L’osteotomia è un intervento chirurgico ortopedico che prevede il rimodellamento dell’osso per correggere difetti di allineamento o distribuire meglio il carico sulle articolazioni. Quando l’operazione viene eseguita correttamente, il paziente può ottenere un netto miglioramento della mobilità e una riduzione del dolore. Tuttavia, se l’osteotomia viene eseguita in modo errato, le conseguenze possono essere devastanti. Errori di misurazione, tagli ossei imprecisi, mancata stabilizzazione con mezzi di sintesi adeguati o valutazioni errate del quadro clinico possono determinare complicazioni permanenti e richiedere revisioni chirurgiche complesse.

Secondo i dati del Ministero della Salute, ogni anno in Italia si eseguono oltre 25.000 interventi di osteotomia, soprattutto a livello del ginocchio e dell’anca. Il tasso di complicanze può variare tra il 5% e il 15%, ma quando l’errore è causato da imperizia del chirurgo o da una gestione inadeguata del post-operatorio, il paziente ha diritto a un risarcimento per i danni subiti.
In Italia, la normativa tutela i pazienti vittime di errori medici attraverso la Legge Gelli-Bianco (n. 24/2017), che disciplina la responsabilità sanitaria. Inoltre, gli articoli 2043 e 1218 del Codice Civile regolano il diritto al risarcimento per danni ingiusti e la responsabilità contrattuale del medico e della struttura sanitaria.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimento Danni Malasanità.
Quali sono gli errori più comuni in un intervento di osteotomia?
L’osteotomia è un intervento chirurgico ortopedico che prevede la correzione dell’allineamento osseo attraverso il taglio e la riposizione dell’osso. Viene comunemente eseguita per trattare deformità congenite, artrosi avanzata o disallineamenti dovuti a traumi. Sebbene sia una procedura consolidata, presenta margini di errore che possono compromettere il recupero del paziente e richiedere un nuovo intervento correttivo.
Uno degli errori più frequenti è l’errata valutazione pre-operatoria, che può portare a una correzione inadeguata dell’angolazione ossea. Se il chirurgo non esegue uno studio approfondito dell’arto con radiografie e TAC tridimensionali, la correzione potrebbe risultare insufficiente o eccessiva, compromettendo la funzionalità dell’arto operato. Ad esempio, un’osteotomia del ginocchio eseguita con un’angolazione errata può portare a un sovraccarico articolare, accelerando la degenerazione dell’articolazione.
Un altro errore comune riguarda la scelta errata della tecnica chirurgica. Esistono diverse tipologie di osteotomia, tra cui l’osteotomia additiva e sottrattiva, e la decisione deve essere presa in base alla specifica condizione del paziente. Se il chirurgo sceglie una tecnica inadatta, la correzione potrebbe non essere stabile, portando a problemi di consolidazione dell’osso e necessità di un nuovo intervento.
La fissazione inadeguata dell’osso è un altro errore critico. Dopo il taglio e la riposizione dell’osso, è fondamentale stabilizzare la correzione con placche, viti o fissatori esterni. Se la fissazione non è abbastanza solida, l’osso può spostarsi durante il periodo di guarigione, causando una pseudoartrosi (mancata saldatura dell’osso) o un consolidamento in posizione scorretta. Questo problema si verifica più frequentemente nei pazienti con osteoporosi o in coloro che non seguono correttamente le indicazioni post-operatorie.
Le complicanze vascolari e nervose rappresentano un altro rischio significativo. Durante l’osteotomia, il chirurgo deve fare attenzione a non danneggiare i vasi sanguigni e i nervi che decorrono vicino all’area operata. Un errore nella dissezione può provocare sanguinamenti abbondanti, trombosi venosa profonda o danni neurologici permanenti, come intorpidimento, perdita di sensibilità o debolezza muscolare nell’arto operato.
L’infezione post-operatoria è un altro problema che può compromettere l’esito dell’intervento. Se non vengono seguite rigorose procedure di sterilizzazione o se la profilassi antibiotica non è adeguata, il rischio di infezione ossea (osteomielite) aumenta significativamente. Questo può portare a dolore persistente, ritardo nella guarigione e, nei casi più gravi, necessità di rimozione della placca o dell’impianto.
Infine, un errore spesso sottovalutato è una riabilitazione inadeguata. Dopo un’osteotomia, il recupero dipende in gran parte dalla fisioterapia e dalla progressiva ripresa del carico sull’arto operato. Se il paziente viene mobilizzato troppo presto o troppo tardi, può sviluppare rigidità articolare, debolezza muscolare o problemi di carico che alterano la biomeccanica dell’arto.
Per evitare questi errori, è fondamentale affidarsi a chirurghi ortopedici esperti, seguire protocolli di imaging avanzati per la pianificazione dell’intervento e garantire un monitoraggio accurato del paziente nel periodo post-operatorio.
Come si dimostra la responsabilità del chirurgo per un’errata osteotomia?
Dimostrare la responsabilità del chirurgo per un’errata osteotomia richiede un’analisi dettagliata della documentazione medica, una perizia medico-legale approfondita e la dimostrazione del nesso di causalità tra l’intervento chirurgico e il danno subito dal paziente. L’osteotomia è un’operazione complessa che prevede il taglio e la correzione dell’osso per migliorare l’allineamento articolare o correggere deformità, e un errore chirurgico può portare a complicanze gravi, come dolore cronico, perdita di funzionalità e necessità di un nuovo intervento.
Il primo passo per accertare la responsabilità del chirurgo è l’analisi della cartella clinica, che deve contenere tutte le informazioni relative alla diagnosi, agli esami pre-operatori, alla tecnica chirurgica utilizzata e al decorso post-operatorio. Se la cartella clinica presenta lacune, omissioni o discrepanze, potrebbe emergere un indizio di negligenza o imperizia da parte del medico.
Un elemento fondamentale nella dimostrazione della colpa medica è la perizia medico-legale, affidata a un esperto ortopedico e a un medico legale, che valuteranno se l’osteotomia sia stata eseguita nel rispetto delle linee guida chirurgiche. Alcuni errori che possono configurare una responsabilità del chirurgo includono:
- Scelta errata della tecnica chirurgica, se il tipo di osteotomia eseguito non era adatto alla condizione del paziente.
- Errata angolazione della correzione ossea, che può portare a instabilità articolare, dolore o compromissione della mobilità.
- Fissazione inadeguata dell’osso, che può provocare pseudoartrosi (mancata saldatura ossea) o consolidamento in posizione scorretta.
- Danni a vasi sanguigni o nervi, che possono causare emorragie, trombosi o deficit neurologici permanenti.
Il nesso di causalità tra l’errore chirurgico e il danno subito dal paziente è un altro punto chiave. Se il paziente presenta sintomi di dolore persistente, difficoltà nella deambulazione o necessità di un secondo intervento correttivo, è necessario dimostrare che questi problemi derivano direttamente dall’errore medico e non da fattori indipendenti, come patologie preesistenti o scarsa collaborazione nella riabilitazione.
Anche la mancata informazione al paziente sui rischi dell’intervento può configurare una responsabilità medica. Il chirurgo ha l’obbligo di fornire un consenso informato chiaro e dettagliato, spiegando tutte le possibili complicanze e alternative terapeutiche. Se il paziente non è stato adeguatamente informato, può contestare la validità del consenso e rafforzare la richiesta di risarcimento.
Un altro elemento di valutazione riguarda la gestione del post-operatorio. Se l’osteotomia è stata eseguita correttamente ma il paziente non ha ricevuto un adeguato monitoraggio post-operatorio, fisioterapia o indicazioni precise per la ripresa della deambulazione, la responsabilità potrebbe estendersi anche alla struttura sanitaria.
Dal punto di vista legale, il chirurgo e la struttura sanitaria rispondono generalmente a titolo di responsabilità contrattuale, il che significa che spetta al medico dimostrare di aver eseguito l’intervento in modo corretto e secondo le regole della scienza medica. Il paziente, invece, deve provare di aver subito un danno e che questo sia una diretta conseguenza dell’errore chirurgico.
Se la responsabilità viene accertata, il paziente ha diritto a un risarcimento danni, che può includere:
- Danno biologico, per la perdita di funzionalità o l’invalidità permanente derivante dall’errore chirurgico.
- Danno morale, per la sofferenza psico-fisica subita a causa dell’intervento errato.
- Danno patrimoniale, che comprende le spese mediche per esami diagnostici, fisioterapia, interventi correttivi e l’eventuale perdita di capacità lavorativa.
Per ottenere il giusto risarcimento, è fondamentale affidarsi a un avvocato specializzato in malasanità, che sappia coordinare la raccolta delle prove, la perizia medico-legale e la gestione del procedimento giudiziario contro il medico o la struttura ospedaliera.
Quali normative regolano il risarcimento per errata osteotomia?
Il risarcimento per errata osteotomia è regolato da normative specifiche in materia di responsabilità medica e sanitaria. In Italia, la disciplina di riferimento è contenuta nella Legge Gelli-Bianco (L. 24/2017), che stabilisce le regole per la responsabilità civile e penale dei medici e delle strutture sanitarie in caso di errore medico.
Secondo la legge, il paziente ha diritto al risarcimento se dimostra che l’errore nell’osteotomia ha causato un danno ingiusto. Per ottenere il risarcimento, è necessario dimostrare il nesso causale tra l’errore chirurgico e il danno subito. Questo può essere accertato tramite una perizia medico-legale che valuti la correttezza dell’intervento e le eventuali conseguenze invalidanti per il paziente.
In ambito civilistico, il risarcimento può essere richiesto sia nei confronti del medico (se operante in regime di libera professione), sia della struttura sanitaria in cui è avvenuto l’intervento. La struttura sanitaria risponde in via contrattuale nei confronti del paziente, mentre il medico risponde in via extracontrattuale, a meno che non sia stato sottoscritto un accordo diretto con il paziente.
Il risarcimento per errata osteotomia può comprendere diverse voci di danno:
- Danno biologico, che riguarda la compromissione della salute del paziente.
- Danno morale, per la sofferenza psicologica subita.
- Danno esistenziale, legato alla riduzione della qualità della vita.
- Danno patrimoniale, che include le spese sostenute per cure mediche, fisioterapia e perdita di reddito.
La quantificazione del risarcimento avviene sulla base delle tabelle del Tribunale di Milano, che rappresentano il principale riferimento per la valutazione del danno biologico ed esistenziale.
Il termine di prescrizione per la richiesta di risarcimento è di 10 anni per la responsabilità contrattuale della struttura sanitaria e 5 anni per la responsabilità extracontrattuale del medico, salvo interruzioni del termine con atti formali.
Per avviare la procedura di risarcimento, è fondamentale raccogliere tutta la documentazione clinica, sottoporsi a una perizia medico-legale e, se necessario, intraprendere un’azione legale con il supporto di un avvocato specializzato in responsabilità medica. Un’azione ben documentata è essenziale per ottenere un risarcimento equo e adeguato al danno subito.
Quali danni possono essere risarciti per un’osteotomia sbagliata?
Un’osteotomia errata può causare danni significativi al paziente, compromettendo la funzionalità dell’arto operato e generando conseguenze permanenti. Il risarcimento dei danni in questi casi dipende dalla gravità delle lesioni, dalla negligenza medica e dalle ripercussioni sulla vita del paziente.
I danni risarcibili si suddividono in diverse categorie. Il primo elemento da valutare è il danno biologico, che rappresenta l’alterazione dell’integrità fisica e psichica del paziente. Una osteotomia mal eseguita può provocare deformità ossee, difficoltà di deambulazione, dolori cronici o la necessità di ulteriori interventi chirurgici correttivi. La valutazione del danno biologico viene effettuata sulla base di tabelle medico-legali che attribuiscono un punteggio alla menomazione subita.
Il danno morale rientra tra quelli risarcibili quando l’errore medico ha causato al paziente una sofferenza interiore particolarmente intensa. Se l’osteotomia ha avuto un impatto negativo sulla qualità della vita, generando ansia, depressione o altre forme di disagio psicologico, il risarcimento può includere anche questi aspetti.
Un altro aspetto fondamentale è il danno patrimoniale, che comprende sia il danno emergente che il lucro cessante. Il primo riguarda le spese sostenute dal paziente a causa dell’errore medico, come costi per ulteriori cure, trattamenti riabilitativi, farmaci e ausili ortopedici. Il secondo attiene alla perdita di reddito derivante dall’impossibilità di svolgere la propria attività lavorativa in modo temporaneo o permanente. Se il paziente è stato costretto a interrompere la sua professione o ha subito una riduzione delle sue capacità lavorative, ha diritto a un risarcimento per la perdita economica subita.
La prova della responsabilità medica è essenziale per ottenere il risarcimento. Per dimostrare l’errore nell’osteotomia, si analizzano la cartella clinica, gli esami pre e post-operatori, e le perizie medico-legali. Se emerge che l’intervento non è stato eseguito secondo le leges artis, ovvero nel rispetto delle migliori pratiche mediche, la struttura sanitaria o il chirurgo responsabile possono essere chiamati a rispondere del danno.
Il danno esistenziale rientra tra quelli riconosciuti in alcuni casi. Se l’errore chirurgico ha determinato un cambiamento radicale nella vita quotidiana del paziente, impedendogli di svolgere normali attività personali, ricreative o sociali, il risarcimento può includere anche questa voce.
Il calcolo del risarcimento viene effettuato sulla base di criteri oggettivi stabiliti dalla giurisprudenza. I tribunali utilizzano tabelle di riferimento che attribuiscono un valore economico al danno biologico in base all’età del paziente e alla percentuale di invalidità riconosciuta. Tuttavia, ogni caso è unico e richiede una valutazione specifica che tenga conto di tutti gli elementi di danno sopra citati.
Dimostrare il danno subito e la responsabilità della struttura sanitaria richiede un’approfondita analisi peritale e una solida strategia legale. Il supporto di un avvocato specializzato in responsabilità medica e di medici legali esperti è fondamentale per ottenere un giusto risarcimento e garantire al paziente il riconoscimento dei propri diritti.
Perché è fondamentale affidarsi a un avvocato esperto in malasanità?
Un avvocato specializzato in risarcimenti per malasanità è essenziale per garantire che il paziente ottenga il giusto indennizzo. Le sue competenze permettono di:
- Esaminare la documentazione clinica e individuare eventuali responsabilità.
- Affidarsi a periti medico-legali per accertare il nesso causale tra intervento e danno.
- Negoziare con le compagnie assicurative per ottenere un risarcimento senza necessità di giudizio.
- Intentare un’azione legale se la struttura sanitaria non riconosce la propria responsabilità.
Gli avvocati esperti in malasanità conoscono le strategie utilizzate dagli ospedali e dalle assicurazioni per minimizzare la responsabilità e sanno come contrastarle. Grazie alla loro esperienza, possono garantire che il paziente ottenga un risarcimento adeguato, evitando lungaggini burocratiche e contestazioni infondate.
In conclusione, un’osteotomia errata può compromettere in modo permanente la qualità della vita del paziente, limitandone la mobilità, causando dolore cronico e incidendo sulla sua capacità di svolgere attività quotidiane e lavorative. Le conseguenze di un intervento chirurgico sbagliato possono richiedere mesi o anni di riabilitazione, costringendo il paziente a ulteriori interventi chirurgici e generando costi elevati per trattamenti medici, terapie fisiche e assistenza domiciliare. Quando il danno è grave, il paziente può sviluppare una disabilità permanente che compromette il suo benessere e la sua autonomia.
Se l’errore è dovuto a una negligenza medica, il paziente ha diritto a ottenere un risarcimento per i danni subiti, comprese le spese mediche sostenute, il danno biologico, patrimoniale ed esistenziale. Un indennizzo adeguato deve coprire non solo il costo delle cure passate, ma anche le future necessità di assistenza sanitaria, la perdita di reddito e il disagio psicologico derivante da una condizione che avrebbe potuto essere evitata.
Affrontare un caso di malasanità senza il supporto legale adeguato può essere estremamente difficile. Affidarsi a un avvocato specializzato è la scelta migliore per tutelare i propri diritti e garantire che l’errore medico non resti impunito. Un professionista esperto in risarcimenti per malasanità può seguire l’intero iter legale, dalla raccolta delle prove alla negoziazione con le compagnie assicurative, fino all’eventuale azione legale in tribunale.
Un adeguato supporto legale permette di ottenere il giusto indennizzo per affrontare con maggiore sicurezza il percorso di guarigione e riabilitazione, assicurando al paziente i mezzi economici necessari per riprendere il controllo della propria vita. Con l’assistenza di un avvocato esperto, è possibile ottenere un risarcimento equo e far valere i propri diritti contro errori medici che non dovrebbero mai verificarsi.
Affidarsi a un avvocato specializzato è la scelta migliore per tutelare i propri diritti e garantire che l’errore medico non resti impunito. Un adeguato supporto legale permette di ottenere il giusto indennizzo per affrontare con maggiore sicurezza il percorso di guarigione e riabilitazione.
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: