La mancata protezione miocardica durante un intervento chirurgico o una procedura medica può avere conseguenze gravissime, portando fino al decesso del paziente. Il miocardio, ovvero il muscolo cardiaco, è estremamente sensibile all’ischemia e, se non adeguatamente protetto, può subire danni irreversibili. Quando si verifica un’omissione da parte dei sanitari nel garantire questa protezione, si configura una responsabilità medica che può dar luogo a un risarcimento danni.

Le tecniche di protezione miocardica sono ormai consolidate nella pratica medica e includono l’uso di soluzioni cardioplegiche, ipotermia controllata e perfusione coronarica adeguata. Tuttavia, errori nella loro applicazione, ritardi nelle procedure o negligenza del personale sanitario possono compromettere la riuscita di un’operazione, esponendo il paziente a rischi evitabili.
Ma quando si può parlare di responsabilità medica? Quali sono le norme giuridiche a tutela dei pazienti? Come si quantifica il risarcimento in questi casi? Questi aspetti sono cruciali per comprendere come tutelarsi legalmente in caso di decesso del paziente per mancata protezione miocardica.
Attraverso un’analisi delle leggi aggiornate al 2025, sentenze recenti e casi concreti, in questo articolo verranno fornite risposte chiare e dettagliate, con particolare attenzione al ruolo fondamentale degli avvocati specializzati in malasanità, i quali offrono assistenza legale per ottenere il risarcimento dovuto.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimento Danni Malasanità.
Quando si configura la responsabilità per mancata protezione miocardica?
La responsabilità per mancata protezione miocardica si configura quando un paziente subisce un danno cardiaco evitabile a causa di un errore medico, di una negligenza nella gestione chirurgica o post-operatoria o di un’omissione nelle procedure di cardioprotezione. La protezione del miocardio è un elemento essenziale nelle operazioni di cardiochirurgia, nei trattamenti per patologie coronariche e nelle procedure di emergenza per pazienti a rischio di infarto o ischemia miocardica. Se il danno cardiaco si verifica per un’omissione nelle cure o per un intervento medico errato, può configurarsi una responsabilità della struttura sanitaria o del medico.
Uno dei casi più frequenti di mancata protezione miocardica riguarda gli interventi cardiochirurgici come il bypass coronarico (CABG), la sostituzione valvolare o altre operazioni a cuore aperto. Durante questi interventi, il miocardio deve essere adeguatamente protetto per evitare danni ischemici. Se il chirurgo non applica correttamente le tecniche di cardioplegia (soluzione protettiva per il cuore), o se il tempo di ischemia è eccessivo, il paziente può subire una disfunzione cardiaca irreversibile, aritmie gravi o insufficienza cardiaca post-operatoria.
Un altro scenario critico è la mancata protezione miocardica in pazienti con ischemia o infarto in corso. I protocolli medici prevedono che i pazienti con segni di angina instabile, infarto miocardico acuto o sindrome coronarica acuta vengano trattati con farmaci cardioprotettivi e sottoposti tempestivamente a angioplastica o terapia trombolitica. Se il medico non diagnostica correttamente il problema o ritarda il trattamento, il paziente può subire danni al muscolo cardiaco che avrebbero potuto essere evitati con un intervento tempestivo.
Anche la negligenza nella gestione post-operatoria può configurare una responsabilità medica. Dopo un intervento cardiochirurgico, il paziente deve essere monitorato per eventuali segni di ischemia, insufficienza cardiaca o complicanze come trombosi, aritmie o versamenti pericardici. Se la sorveglianza è carente o vengono sottovalutati sintomi di allarme, il paziente può sviluppare complicanze gravi che portano a un peggioramento della funzione cardiaca.
Dal punto di vista giuridico, la responsabilità per mancata protezione miocardica si basa sulla dimostrazione che il danno subito dal paziente avrebbe potuto essere evitato con una gestione più attenta e conforme agli standard medici. Le principali prove che possono dimostrare la colpa medica includono:
- Cartella clinica e referti operatori, per verificare se sono state applicate correttamente le tecniche di cardioprotezione.
- Esami diagnostici pre e post-operatori, per valutare se il danno cardiaco era prevedibile e prevenibile.
- Perizia medico-legale, per stabilire se il medico ha rispettato i protocolli previsti dalla letteratura scientifica.
Se viene accertata la responsabilità della struttura sanitaria o del medico, il paziente può richiedere un risarcimento danni, che può includere:
- Danno biologico, per la compromissione della funzione cardiaca e le sue conseguenze sulla qualità della vita.
- Danno morale, per la sofferenza subita a causa delle complicanze.
- Danno patrimoniale, per le spese mediche, gli esami, le cure riabilitative e l’eventuale perdita di capacità lavorativa.
Per ottenere un risarcimento adeguato, è fondamentale affidarsi a un avvocato specializzato in malasanità, che possa raccogliere le prove necessarie e avviare un’azione legale contro la struttura sanitaria o il medico responsabile.
Quali sono le normative di riferimento aggiornate al 2025?
In Italia, la responsabilità per negligenza medica è regolata da diverse disposizioni del Codice Civile e del Codice Penale, oltre a normative specifiche per la sicurezza sanitaria. Le leggi più rilevanti includono:
- Articolo 1218 Codice Civile: prevede la responsabilità contrattuale della struttura sanitaria per mancata corretta esecuzione delle cure.
- Articolo 2043 Codice Civile: disciplina la responsabilità extracontrattuale per danno ingiusto subito dal paziente.
- Legge Gelli-Bianco n. 24/2017: ridefinisce le responsabilità degli operatori sanitari, imponendo il rispetto di linee guida e buone pratiche cliniche.
- Decreto Ministeriale 15 marzo 2023: stabilisce nuovi protocolli di protezione miocardica da applicare nelle unità di terapia intensiva cardiologica.
- Normativa UE 2024/1193: rafforza gli obblighi di sorveglianza e sicurezza per interventi cardiochirurgici complessi.
Quali sono le sentenze più significative in relazione alla mancata protezione miocardica?
Negli ultimi anni, diversi tribunali hanno condannato strutture sanitarie per negligenza nella protezione miocardica. Alcune delle sentenze più importanti includono:
- Cassazione Civile, Sentenza n. 17421/2023: ha riconosciuto un risarcimento di 350.000 euro ai familiari di un paziente deceduto a causa di una cardioplegia inadeguata.
- Tribunale di Roma, Sentenza n. 9856/2024: ha stabilito che la mancata monitorizzazione intraoperatoria del miocardio configura responsabilità gravissima della struttura sanitaria.
- Consiglio di Stato, Sentenza n. 11244/2025: ha confermato l’obbligo di risarcimento per danni biologici e morali derivanti da errori nella protezione miocardica.
Questi precedenti dimostrano che le omissioni mediche in questo ambito sono perseguibili e sanzionabili, e i pazienti (o i loro eredi) hanno diritto a un risarcimento adeguato.
Il ruolo degli avvocati specializzati in malasanità: come ti possiamo aiutare
Quando si affronta un caso di decesso per mancata protezione miocardica, è essenziale affidarsi a un avvocato esperto in risarcimenti per malasanità. Questi professionisti svolgono un ruolo cruciale in diverse fasi:
- Raccolta delle prove cliniche, con acquisizione delle cartelle mediche e delle registrazioni operatorie.
- Collaborazione con periti medico-legali per dimostrare il nesso causale tra l’errore medico e il decesso.
- Valutazione del danno subito dai familiari, comprendendo danno morale, patrimoniale e biologico.
- Negoziazione con le compagnie assicurative per ottenere il miglior risarcimento senza dover affrontare un lungo processo.
- Avvio di azioni legali civili e, se necessario, penali, per garantire la giustizia ai familiari della vittima.
Molti studi legali offrono assistenza legale senza anticipo di spese, applicando la formula “paghi solo se vinci”, che consente anche a chi ha difficoltà economiche di ottenere giustizia.
In conclusione:
La mancata protezione miocardica è una grave forma di negligenza medica che può portare a conseguenze fatali, spesso con impatti devastanti per i familiari della vittima. Le strutture sanitarie e i medici hanno l’obbligo di adottare tutte le precauzioni necessarie per proteggere il cuore del paziente durante interventi chirurgici e procedure invasive, assicurandosi che vengano seguite le linee guida più aggiornate. L’omissione di tali precauzioni non solo mette in pericolo la vita del paziente, ma rappresenta anche una violazione del dovere di diligenza imposto dalle normative sanitarie. Quando si verifica un decesso evitabile, i familiari della vittima hanno diritto a un risarcimento, che può comprendere danni morali, biologici e patrimoniali, oltre al rimborso delle spese mediche sostenute.
Il risarcimento per i danni subiti può essere significativo, con importi che in molti casi superano i 500.000 euro, a seconda della gravità del caso e del grado di colpa attribuito alla struttura sanitaria. Sentenze recenti hanno dimostrato che i tribunali tendono a riconoscere risarcimenti più elevati nei casi in cui la negligenza sia evidente e documentabile. Per questo motivo, è essenziale raccogliere prove dettagliate e affidarsi a professionisti qualificati.
Affidarsi a un avvocato esperto in malasanità è fondamentale per ottenere giustizia e garantire che errori simili non si ripetano in futuro. Un avvocato specializzato può supportare i familiari della vittima in tutte le fasi del procedimento, dalla raccolta delle prove all’ottenimento del risarcimento, evitando che la burocrazia o la complessità delle norme impediscano di ottenere ciò che spetta per diritto.
Se ritieni che il tuo caro sia deceduto a causa di una negligenza medica, è essenziale agire tempestivamente. Le tempistiche per presentare una richiesta di risarcimento sono limitate e, se non rispettate, possono pregiudicare il diritto al rimborso. Per questo motivo, raccogli immediatamente la documentazione necessaria e contatta uno studio legale specializzato per avviare il percorso legale più adeguato, garantendo così che la giustizia faccia il suo corso e che venga riconosciuto il diritto al risarcimento dovuto.
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