L’artroscopia è una tecnica chirurgica mininvasiva molto utilizzata in ortopedia per intervenire su articolazioni come ginocchio, spalla, caviglia, anca e polso, consentendo diagnosi e trattamenti precisi con piccoli accessi cutanei. Tuttavia, come ogni intervento chirurgico, comporta rischi specifici, tra cui quello – raro ma molto grave – della lesione nervosa iatrogena, ossia provocata dal medico durante l’operazione.

Quando un nervo viene lesionato durante l’artroscopia, il paziente può sviluppare dolore cronico, alterazioni della sensibilità, perdita di forza muscolare, difficoltà nei movimenti o addirittura paralisi parziale dell’arto. Se il danno è la conseguenza di un errore tecnico, negligenza o imperizia, si configura una responsabilità medica risarcibile.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Quali sono le cause più comuni della lesione nervosa durante un’artroscopia, quando imputabile a colpa medica?
L’artroscopia è una procedura chirurgica mininvasiva che consente l’esplorazione e il trattamento delle articolazioni attraverso piccole incisioni e l’uso di strumenti ottici e meccanici. È ampiamente utilizzata per il trattamento di patologie a carico di ginocchio, spalla, caviglia, polso e anca. La sua diffusione è legata a tempi di recupero ridotti, ridotto dolore post-operatorio e minori rischi infettivi. Tuttavia, nonostante la sua apparente semplicità tecnica, l’artroscopia comporta rischi specifici, tra cui quello — non raro — di lesioni ai nervi periferici. Quando queste lesioni sono dovute a errori tecnici, posizionamenti impropri, scarsa conoscenza anatomica o mancanza di precauzioni intraoperatorie, si configura una responsabilità clinica.
Una delle cause più frequenti di lesione nervosa in artroscopia è la scelta errata dei portali d’accesso. Ogni articolazione presenta zone “sicure” e zone “a rischio” per l’inserimento degli strumenti. Una minima deviazione dal punto corretto può esporre strutture nervose superficiali a lesioni da puntura, compressione o trazione. Ad esempio, nell’artroscopia del ginocchio, l’accesso laterale può danneggiare il nervo safeno o il peroneo comune se non viene rispettato l’orientamento anatomico. Nell’artroscopia della spalla, il nervo ascellare o il nervo muscolocutaneo possono essere lesionati da strumenti introdotti troppo medialmente.
L’errore può avvenire anche durante la fase di distensione articolare iniziale. Per creare spazio di lavoro, si insuffla liquido all’interno dell’articolazione o si usa una trazione meccanica (soprattutto nell’anca). Se queste manovre non sono eseguite con cautela, possono generare un’iperpressione o una trazione eccessiva sui nervi che scorrono nelle vicinanze. Nell’artroscopia d’anca, ad esempio, la trazione prolungata e intensa sul femore può causare neuropatie del nervo pudendo, sciatico o femorocutaneo laterale.
Un altro meccanismo di lesione è il trauma diretto da strumentazione, come il trocar, le pinze da presa, il bisturi motorizzato o il debrider. Durante la manovra in articolazioni ristrette, come il polso o la caviglia, gli strumenti possono uscire dai limiti dell’articolazione e lacerare o schiacciare strutture nervose. Se il chirurgo non mantiene costante il controllo visivo o manovra gli strumenti con eccessiva aggressività, può facilmente oltrepassare i margini sicuri, provocando una lesione parziale o completa del nervo.
Anche l’uso di strumenti ad energia — come radiofrequenza, bisturi elettrici o ablatori — comporta un rischio elevato di danno termico ai tessuti nervosi. Il calore generato può propagarsi per via conduttiva o convettiva e danneggiare strutture anche non direttamente coinvolte nel campo visivo. Se non vengono rispettati i tempi di applicazione, la distanza di sicurezza e l’irrigazione continua, il danno può insorgere silenziosamente e manifestarsi solo nel post-operatorio con parestesie, bruciore, debolezza o dolore neuropatico.
Le lesioni possono verificarsi anche durante il posizionamento del paziente sul tavolo operatorio. Una posizione forzata o mantenuta troppo a lungo può causare compressione o stiramento dei nervi periferici. Il più noto è il nervo ulnare, che può essere danneggiato per compressione al gomito in artroscopie del braccio o della spalla, ma anche il nervo sciatico e il femorale sono a rischio in posizione supina con trazione agli arti inferiori. Se il team chirurgico non adotta le corrette precauzioni di supporto, imbottitura e sorveglianza intraoperatoria, il danno è interamente prevenibile.
Una delle problematiche più insidiose è che le lesioni nervose da artroscopia non si manifestano immediatamente. Il paziente si sveglia dall’anestesia e può avvertire formicolio, intorpidimento o debolezza. Questi sintomi vengono talvolta attribuiti all’anestesia stessa o minimizzati come transitori. Se il medico non li riconosce subito come possibili neuropatie da lesione meccanica, non attiva la diagnostica precoce (EMG, visita neurologica, RMN) e non interviene nei tempi utili. Il nervo, in caso di lesione compressiva, può recuperare solo se liberato in fase precoce. Ritardare significa consolidare il danno.
In alcuni casi, la lesione è parziale ma evolutiva: un danno lieve si aggrava per l’assenza di follow-up mirato. Se il paziente riferisce peggioramento dei sintomi nei giorni successivi, e non viene ascoltato o rivalutato con attenzione, il medico perde l’opportunità di intervenire con terapie antinfiammatorie, neuroprotettive o chirurgiche prima della degenerazione delle fibre.
Anche gli errori nel riconoscimento dei sintomi post-operatori possono configurare una responsabilità professionale. Se la diagnosi di lesione nervosa viene formulata solo dopo settimane o mesi, quando il nervo ha già sviluppato un neuroma o una degenerazione walleriana, le possibilità di recupero sono minime. In questi casi, una tempestiva decompressione chirurgica o un trattamento specialistico avrebbe potuto salvare parte della funzione.
L’assenza di un’informazione completa pre-operatoria sul rischio di danno neurologico è un ulteriore elemento di colpa. Ogni paziente ha diritto di sapere che anche interventi mininvasivi comportano rischi, compresa la possibilità — seppur rara — di danni nervosi permanenti. Se questa informazione non viene fornita in modo comprensibile e documentato, anche una complicanza potenzialmente non evitabile può assumere valore medico-legale.
Le lesioni nervose documentate in letteratura includono: il nervo safeno nella artroscopia di ginocchio, il nervo peroneo comune nelle meniscectomie laterali, il nervo femorocutaneo laterale nell’artroscopia d’anca, il nervo ascellare e muscolocutaneo nella spalla, i rami cutanei del nervo radiale nel gomito, il mediano nel polso. Ogni sede ha punti di accesso precisi, “finestra di sicurezza” anatomica, angoli critici e varianti da conoscere. L’ignoranza anatomica o la superficialità nel rispetto dei margini sicuri costituiscono imperizia.
In conclusione, la lesione nervosa da artroscopia rappresenta una complicanza seria che può essere evitata nella maggior parte dei casi con attenzione, tecnica corretta e preparazione. Non si tratta di errori inevitabili: si tratta di deviazioni dalla precisione chirurgica che un professionista esperto può e deve riconoscere, prevenire, diagnosticare e trattare. Il paziente che si sottopone a un’artroscopia non accetta un rischio generico, ma confida nella sicurezza di mani esperte.
Ogni porta artroscopica aperta in modo sbagliato è una via diretta verso una paralisi evitabile. Ogni bruciore che compare dopo l’intervento è una voce che chiede ascolto. Ogni mano che non stringe più, ogni piede che non flette, è il segno di un’occasione persa. E l’artroscopia, da gesto terapeutico, può diventare — per colpa umana — l’inizio di una disabilità non dichiarata. Ma perfettamente prevedibile. E dunque, imputabile.
Quali sono le conseguenze di una lesione nervosa in artroscopia?
- Parestesie (formicolii), perdita di sensibilità o ipersensibilità nella zona innervata;
- Dolore neuropatico cronico e resistente ai farmaci;
- Debolezza muscolare o paralisi parziale del distretto coinvolto;
- Atrofia muscolare con difficoltà motorie permanenti;
- Zoppia, instabilità articolare o impossibilità a eseguire movimenti di base;
- Compromissione delle attività lavorative e della vita quotidiana;
- Danno psicologico e peggioramento della qualità di vita.
In alcuni casi, anche dopo tentativi di neurochirurgia riparativa o riabilitazione, il danno risulta irreversibile.
Quando si configura la responsabilità medica per lesione nervosa in artroscopia
La responsabilità medica per lesione nervosa in artroscopia si configura ogniqualvolta il danno neurologico riportato dal paziente è conseguenza diretta di una manovra chirurgica condotta in modo scorretto, di un errore nella localizzazione degli accessi articolari, di un utilizzo improprio degli strumenti o di una cattiva gestione dell’anatomia individuale. L’artroscopia è una tecnica mini-invasiva che consente di trattare numerose patologie articolari con elevata precisione e tempi di recupero ridotti. Ma proprio l’apparente semplicità e la ridotta invasività del gesto tecnico non devono indurre a sottovalutare i rischi. Quando un intervento poco invasivo lascia un danno permanente, il problema non è la tecnica: è la sua esecuzione.
I nervi periferici più comunemente a rischio sono quelli in stretta prossimità delle articolazioni trattate: peroneo comune e safeno nella chirurgia del ginocchio, ascellare e muscolocutaneo in quella della spalla, mediano e ulnare nell’articolazione del polso. Ogni accesso artroscopico deve essere localizzato rispettando le linee guida anatomiche, utilizzando punti di repere, evitando pressioni eccessive durante la distensione articolare e manovre forzate nei tessuti molli. Se queste cautele non vengono seguite, e il paziente sviluppa parestesie, dolore neuropatico, debolezza muscolare o paralisi parziale post-intervento, il danno neurologico può essere attribuito a una condotta chirurgica imperita.
Anche la durata eccessiva dell’intervento o una trazione prolungata possono favorire la compressione nervosa. Se il braccio o l’arto inferiore viene mantenuto in posizione forzata per troppo tempo, senza verificare la pressione esercitata su nervi superficiali, può insorgere una neuropatia da stiramento o schiacciamento. Questo è particolarmente frequente in pazienti magri, con scarsa massa muscolare o in soggetti diabetici. Se non vengono rispettati i limiti temporali raccomandati o se i dispositivi di trazione non vengono correttamente regolati, la lesione iatrogena è una conseguenza prevedibile di una gestione impropria dell’intervento.
Talvolta la lesione avviene durante l’introduzione degli strumenti artroscopici. Se il portale di accesso viene posizionato troppo vicino a una struttura nervosa, o se durante l’inserimento viene esercitata una pressione eccessiva nei tessuti molli, si può verificare una lesione diretta da taglio, contusione o stiramento. Il chirurgo ha il dovere di conoscere le varianti anatomiche, di verificare la posizione degli accessi con precisione millimetrica e di ridurre al minimo l’uso di strumenti contundenti nei pressi di strutture neurovascolari. Ogni nervo lesionato era lì dove doveva essere: è lo strumento che non doveva passare da lì.
Il riconoscimento precoce della lesione è altrettanto fondamentale. Se il paziente segnala nei giorni successivi all’intervento alterazioni della sensibilità, perdita di forza, formicolii persistenti o dolore bruciante, è obbligo del medico effettuare immediatamente una valutazione neurologica e strumentale (elettromiografia, ecografia, risonanza). Se invece il quadro viene sminuito o attribuito genericamente alla riabilitazione, e la diagnosi di lesione nervosa arriva solo dopo settimane o mesi, il ritardo compromette le possibilità di recupero e costituisce un ulteriore profilo di responsabilità.
Anche in fase pre-operatoria, il medico ha il dovere di informare il paziente del rischio di complicanze neurologiche, spiegando chiaramente la probabilità, la natura e le possibili conseguenze. Se il consenso informato non include questa possibilità, oppure se non viene documentato che il paziente è stato messo in condizione di comprendere e accettare il rischio, la mancanza di informazione diventa un elemento di responsabilità autonoma, anche in presenza di lesione non prevedibile.
Le complicanze neurologiche da artroscopia, seppur statisticamente rare, sono ben note nella letteratura scientifica e dettagliatamente descritte nelle linee guida operatorie. In particolare, la lesione del nervo peroneo comune durante artroscopia del ginocchio in posizione di decubito laterale o quella del nervo ascellare durante l’accesso posteriore alla spalla sono eventi noti, documentati e prevenibili con tecniche corrette. Se in fase peritale si dimostra che il chirurgo ha violato anche solo uno di questi standard tecnici, la responsabilità medica si configura per imperizia operatoria.
Le conseguenze per il paziente possono essere estremamente gravi: deficit motorio permanente, dolore neuropatico cronico, difficoltà nella deambulazione, necessità di tutori ortopedici, impossibilità a svolgere attività lavorative o sportive. Nei casi più gravi, può essere necessaria la chirurgia di neurolisi o il trasferimento tendineo, con risultati spesso parziali. Il danno neurologico, anche se invisibile a occhio nudo, è una ferita che incide nella quotidianità del paziente in modo profondo.
Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si accerta valutando la tecnica utilizzata, la posizione dei portali, la durata della trazione, la documentazione intraoperatoria e post-operatoria, la tempestività della diagnosi e il contenuto del consenso informato. Se si rileva che un chirurgo diligente, a parità di condizioni, avrebbe potuto evitare la lesione con l’uso di accorgimenti standard, il danno è da imputare all’errore umano e non alla sfortuna chirurgica.
Le perizie, inoltre, tengono conto del fatto che l’artroscopia, pur essendo una tecnica mini-invasiva, non è mai banale. La mini-invasività non è sinonimo di minor rischio, ma di rischio differente, spesso concentrato su strutture nervose che si trovano molto vicine ai piani di lavoro. Proprio per questo motivo, l’artroscopista esperto deve mantenere il massimo livello di attenzione in ogni fase, dalla trazione iniziale all’inserimento degli strumenti, dalla gestione della pressione alla chiusura dei portali.
Quando una lesione nervosa si verifica in artroscopia, e lascia una disabilità permanente in un paziente che si era affidato per un intervento rapido e risolutivo, il fallimento non è solo clinico, ma anche comunicativo, organizzativo e relazionale. Perché il dolore di un nervo che non funziona più è sempre accompagnato da un’altra sofferenza: quella di chi avrebbe voluto guarire e si ritrova con un danno che nessuno aveva previsto, ma che qualcuno avrebbe potuto evitare.
Quali sono le normative di riferimento?
- Legge Gelli-Bianco (Legge n. 24/2017), sulla responsabilità sanitaria e la sicurezza delle cure;
- Art. 2043 Codice Civile, per il risarcimento del danno da fatto illecito;
- Art. 1218 e 1228 Codice Civile, per responsabilità contrattuale della struttura e del professionista sanitario;
- Art. 2236 Codice Civile, in caso di attività tecnico-specialistiche;
- Art. 590 Codice Penale, per lesioni colpose da errore medico.
Quali sono gli esempi di risarcimento riconosciuto?
- Lesione del nervo peroneale durante artroscopia del ginocchio, con piede cadente e zoppia permanente: risarcimento di 1.300.000 euro;
- Paziente sottoposto ad artroscopia della spalla, sviluppa paralisi del nervo ascellare: risarcimento di 1.150.000 euro;
- Lesione del nervo sciatico durante artroscopia dell’anca, con invalidità e necessità di tutore per camminare: risarcimento di 1.400.000 euro;
- Danno al nervo mediano durante artroscopia del polso, perdita di funzionalità della mano: risarcimento di 1.250.000 euro.
A chi rivolgersi per ottenere un risarcimento?
Se hai subito una lesione nervosa durante un intervento artroscopico, è fondamentale:
- Rivolgerti a un avvocato specializzato in malasanità ortopedica e neurologica;
- Richiedere una perizia medico-legale con il supporto di ortopedici, neurologi e neurochirurghi forensi;
- Raccogliere la documentazione completa: cartella clinica, referti operatori, EMG, visite neurologiche, riabilitazione;
- Dimostrare il nesso causale tra l’errore chirurgico e il danno subito;
- Avviare un’azione legale per ottenere il risarcimento per danno biologico, morale, esistenziale e patrimoniale.
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità collaborano con periti esperti e medici legali specializzati in chirurgia ortopedica e neurologia forense, per garantire una tutela concreta, personalizzata e tecnica.
Conclusione
L’artroscopia è una tecnica moderna e poco invasiva, ma richiede precisione millimetrica. Quando un nervo viene lesionato per errore, le conseguenze possono essere devastanti e irreversibili.
Se hai riportato danni neurologici dopo un’artroscopia, chiedere giustizia e risarcimento è un tuo diritto. Agire con il supporto giusto può fare la differenza.
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: