La segnalazione e registrazione delle allergie è uno degli aspetti più critici e imprescindibili della sicurezza clinica. Ogni paziente allergico – che si tratti di un’allergia a farmaci, alimenti, anestetici, lattice o mezzi di contrasto – deve essere correttamente identificato, e l’informazione deve essere inserita con chiarezza nella cartella clinica, nei braccialetti identificativi e nei sistemi informatici dell’ospedale o della struttura sanitaria.

Quando questa registrazione viene omessa, trascurata o mal interpretata, il paziente rischia di ricevere sostanze per lui potenzialmente letali, con conseguenze che vanno dalla reazione allergica acuta allo shock anafilattico, fino al decesso.
In questi casi, si configura una responsabilità medica gravissima. Il paziente (o i suoi familiari, in caso di esiti fatali) ha diritto a un risarcimento integrale per malasanità.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Quali sono le cause più comuni della mancata registrazione delle allergie del paziente, quando imputabile a colpa medica?
La corretta identificazione e registrazione delle allergie del paziente è uno degli atti clinici più semplici e allo stesso tempo più cruciali nella pratica medica quotidiana. Una sola somministrazione errata può provocare reazioni che vanno dal semplice rash cutaneo allo shock anafilattico, fino alla morte. La mancata annotazione delle allergie rappresenta un errore evitabile, ma ancora oggi alla base di numerosi eventi avversi gravi in ambito sanitario. Quando questo errore deriva da superficialità, omissioni, mancata verifica o negligenza organizzativa, si configura una colpa medica chiara.
Una delle cause più frequenti è l’omessa raccolta anamnestica all’ingresso in struttura sanitaria. Nei contesti di pronto soccorso, ricoveri programmati, interventi chirurgici o visite ambulatoriali, il personale sanitario dovrebbe porre sistematicamente la domanda su eventuali allergie a farmaci, alimenti, materiali o mezzi di contrasto. Se questa domanda non viene fatta, o viene posta in modo generico senza stimolare il ricordo del paziente, l’eventuale allergia nota può non emergere.
La scarsa accuratezza nella registrazione nei sistemi informatici è un altro fattore rilevante. Anche quando l’allergia viene riferita verbalmente, se non viene trascritta correttamente nella cartella clinica elettronica, nei software ospedalieri o nei fogli di terapia, l’informazione resta invisibile al personale che somministra i farmaci. In molti casi, i sistemi informatici permettono l’inserimento di alert visivi (ad esempio bande rosse o notifiche automatiche): se il medico o l’infermiere ignora questa funzione, o se i dati vengono salvati in campi non visibili al resto del team, l’errore diventa sistemico.
L’errore può anche derivare da un’errata comunicazione tra diversi reparti o strutture. Un paziente trasferito da un reparto a un altro, o da un ospedale a una RSA o a una struttura di riabilitazione, porta con sé un fascicolo clinico che dovrebbe contenere anche le informazioni su intolleranze e allergie. Se la comunicazione è lacunosa, se i documenti sono incompleti o non vengono letti attentamente, il dato può andare perso nel passaggio.
Un’altra causa significativa è l’errata convinzione che l’allergia sia “nota” o “già scritta da qualche parte”. In molte occasioni, il personale sanitario presume che l’informazione sia già presente nella cartella o che altri colleghi l’abbiano verificata. Questo meccanismo mentale — noto come “errore di affidamento” — genera una catena di omissioni, in cui nessuno si assume la responsabilità di verificare realmente l’allergia.
Nei pazienti incoscienti, fragili, pediatrici o con deficit cognitivi, il rischio è ancora maggiore. In questi casi, se non è disponibile un familiare o un caregiver, l’anamnesi allergica non può essere raccolta verbalmente. Ma esistono strumenti alternativi, come la consultazione di precedenti cartelle cliniche, tessere sanitarie elettroniche, sistemi regionali informatizzati. Se il medico non utilizza questi strumenti disponibili per cercare dati sensibili, l’omissione diventa colposa.
Un errore grave è l’utilizzo improprio delle abbreviazioni o di sigle ambigue nella cartella. Scrivere “ALL +” o “ALL: nd” senza specificare a cosa il paziente è allergico, o usare espressioni vaghe come “intollerante ad alcuni antibiotici”, non ha alcuna utilità clinica e può generare confusione. L’allergia deve essere documentata con precisione, indicando la sostanza responsabile, il tipo di reazione e la sua gravità, oltre alla data o circostanza in cui è stata rilevata.
Nei contesti chirurgici, la mancanza di verifica pre-anestesiologica è un punto critico. L’allergia a farmaci come antibiotici (es. penicilline, cefalosporine), anestetici locali, rilassanti muscolari o mezzi di contrasto iodati deve essere esclusa prima dell’intervento. Se il medico anestesista o il chirurgo non pongono domande specifiche, o non leggono la documentazione disponibile, l’errore si consuma nel momento dell’induzione o della profilassi, con conseguenze potenzialmente fatali.
Anche la somministrazione da parte del personale infermieristico può contribuire all’errore, se non supportata da una verifica sistematica. Prima di somministrare un farmaco, è obbligatorio leggere il nome del paziente, confrontare il farmaco con quanto previsto in cartella e verificare la presenza di controindicazioni note. Se questa tripla verifica viene omessa, oppure affidata alla memoria o alla rapidità operativa, la somministrazione avviene “al buio”.
La presenza di allergie incrociate tra farmaci appartenenti alla stessa classe è un ulteriore aspetto spesso trascurato. Un paziente allergico all’amoxicillina può reagire anche ad altre penicilline o cefalosporine. Se il medico prescrive un farmaco “simile ma non identico” senza valutare il rischio crociato, può innescare una reazione allergica su base prevedibile.
La sottovalutazione delle reazioni allergiche precedenti è un altro errore comune. Se il paziente ha riferito in passato un’orticaria, un edema, un prurito dopo l’assunzione di un farmaco, ma il medico interpreta questi episodi come “non veri segni di allergia” e ripropone lo stesso farmaco senza approfondimento, la colpa è ancora più grave. La prudenza clinica impone di evitare ogni sostanza sospetta, anche in assenza di conferme allergologiche definitive.
Le conseguenze cliniche della somministrazione di un farmaco a cui il paziente è allergico sono gravi e spesso imprevedibili. Le reazioni vanno dalla comparsa di rash cutanei fino allo shock anafilattico, che può insorgere in pochi minuti con ipotensione, broncospasmo, cianosi e arresto respiratorio. Nei casi peggiori, il paziente va incontro a coma o decesso, spesso senza che vi sia il tempo per un intervento efficace.
In ambito medico-legale, la mancata registrazione dell’allergia costituisce una violazione diretta del dovere di diligenza e prudenza. È un errore facilmente documentabile, sia nei sistemi informatici sia nelle cartelle cartacee. La responsabilità ricade sia sul singolo professionista che ha omesso la registrazione, sia sulla struttura, se priva di un sistema organizzativo capace di prevenire l’evento.
Il consenso informato non può surrogare la mancata verifica delle allergie. Anche se il paziente ha firmato un modulo generico, ciò non libera il medico dall’obbligo di raccogliere i dati anamnestici essenziali. L’informazione è un diritto, ma la prevenzione è un dovere.
In conclusione, la mancata registrazione delle allergie non è un errore di distrazione: è un errore sistemico e clinico, evitabile in quasi tutti i casi. Non servono esami complessi, tecnologie avanzate o competenze specialistiche: serve solo ascoltare, documentare e rileggere.
Ogni allergia non scritta è una bomba silenziosa. Ogni fiala somministrata senza controllo è un salto nel buio. Ogni paziente che muore per un antibiotico sbagliato è una vita che si poteva salvare con una riga di testo in più. E la medicina, che nasce per proteggere, non può permettersi di dimenticare. Nemmeno una volta. Nemmeno per un farmaco. Nemmeno per una firma.
Quali sono le conseguenze per il paziente?
Le conseguenze possono essere immediate, gravi e potenzialmente irreversibili:
- Orticaria diffusa, edema, difficoltà respiratorie;
- Broncospasmo, ipotensione e perdita di coscienza;
- Shock anafilattico, con necessità di rianimazione urgente;
- Danno neurologico per anossia cerebrale in caso di ritardo nei soccorsi;
- Arresto cardiaco o morte;
- Danno emotivo e psicologico in pazienti sopravvissuti a reazioni gravi;
- Invalidità permanente, soprattutto se la reazione ha causato ischemie o danni multiorgano.
Quando si configura la responsabilità medica per mancata registrazione delle allergie del paziente
La responsabilità medica per mancata registrazione delle allergie del paziente si configura quando un’informazione fondamentale relativa a una sensibilità o a una reazione allergica pregressa non viene annotata correttamente nella documentazione clinica, non viene segnalata in modo visibile nei sistemi informatici o non viene trasmessa al personale sanitario coinvolto nell’assistenza. L’allergia a farmaci, alimenti, materiali o mezzi di contrasto è una condizione clinica ad alto rischio. Quando l’informazione è nota, ma non viene registrata, l’errore è già scritto prima ancora di somministrare qualsiasi sostanza.
In medicina, l’anamnesi allergologica è uno dei primi passaggi della presa in carico del paziente. Non richiede tecnologia, ma attenzione, metodo e rigore. È sufficiente una domanda mirata, una risposta ascoltata, una nota correttamente inserita nella cartella clinica. Se questo passaggio viene saltato, affrontato superficialmente o delegato senza verifica, l’intero percorso terapeutico può essere compromesso fin dal principio.
I casi di reazioni avverse causate da farmaci a cui il paziente era noto essere allergico sono ancora oggi tra le principali cause di eventi sentinella nelle strutture sanitarie. Il paziente che dichiara un’allergia alla penicillina, all’aspirina, agli anestetici locali o al lattice, e riceve comunque quel farmaco o quel materiale, non è vittima di un’imprevedibile complicanza, ma di una falla nella comunicazione clinica. E la responsabilità non è solo di chi somministra, ma anche di chi non ha segnalato, documentato, aggiornato.
In ospedale, la registrazione delle allergie deve avvenire al momento del triage, della visita medica, dell’ingresso in reparto e in fase preoperatoria. Deve essere riportata su tutti i documenti ufficiali, dai fogli terapia alla cartella informatizzata, fino ai braccialetti identificativi, quando previsti. Se l’allergia non è evidenziata in modo chiaro e leggibile, il rischio di somministrazione errata aumenta esponenzialmente. La visibilità dell’informazione è parte integrante della sua efficacia.
La responsabilità si configura anche quando l’allergia è nota ma viene sottovalutata. Alcuni professionisti, in assenza di test allergologici documentati, tendono a minimizzare segnalazioni pregresse del paziente, scambiando anafilassi per semplici intolleranze o attribuendo reazioni passate ad altri fattori. Se si somministra comunque il farmaco, e il paziente sviluppa uno shock anafilattico, il danno non è solo evitabile: era stato anticipato dallo stesso paziente.
La trascrizione errata o incompleta è un’altra fonte di rischio. Scrivere “allergico ad antibiotici” senza specificare quale classe, o segnare “nessuna allergia nota” senza aver effettivamente chiesto o consultato la cartella storica, può generare ambiguità pericolose. In particolare, nei sistemi informatizzati, la mancata spunta del campo dedicato alle allergie può far sì che l’intero sistema ignori l’allerta. E quando il sistema ignora, l’errore si propaga a catena, senza più barriere.
Nei pazienti fragili, come bambini, anziani, disabili cognitivi o stranieri che non parlano la lingua locale, la responsabilità aumenta. In questi casi, l’équipe ha il dovere di acquisire le informazioni attraverso familiari, caregiver, documenti pregressi o l’uso di mediatori linguistici. Se si presume l’assenza di allergie solo perché il paziente non è in grado di dichiararle, l’errore è doppio: clinico e relazionale.
Anche nei contesti chirurgici, la mancata segnalazione delle allergie può avere esiti gravi. Se un paziente allergico al lattice viene operato in una sala non preparata con materiali latex-free, o se viene utilizzato un anestetico locale noto per scatenare reazioni, l’intervento si trasforma da procedura sicura a rischio evitabile, con piena responsabilità dell’équipe.
La responsabilità può essere condivisa tra più figure sanitarie: il medico che non ha raccolto l’anamnesi in modo completo, l’infermiere che non ha trascritto correttamente, il farmacista ospedaliero che non ha incrociato i dati, il personale che ha somministrato senza verificare. Quando un errore si verifica in presenza di un’allergia già nota e documentabile, l’assenza di un controllo incrociato è di per sé una colpa grave.
Dal punto di vista medico-legale, il principio cardine è quello della prevedibilità. La reazione allergica grave è un evento ben conosciuto, ampiamente descritto nelle linee guida, per il quale esistono protocolli di prevenzione e strumenti informatici di segnalazione. Le perizie valutano se l’informazione era stata acquisita, se era accessibile, se era stata letta, e se la sua assenza o incompletezza ha avuto un ruolo determinante nel danno. Se il paziente ha riferito un’allergia e il sistema non ha fatto nulla per proteggerlo, la responsabilità è certa e non giustificabile.
Le conseguenze possono essere gravi: orticaria diffusa, edema della glottide, crisi respiratorie, shock anafilattico, arresto cardiaco, lesioni neurologiche da ipossia o decesso. Il danno biologico, esistenziale e morale si somma alla consapevolezza di essere stati ignorati, non ascoltati, non creduti. Quando un paziente muore per un farmaco che aveva detto di non poter assumere, non è solo un errore medico. È un fallimento di tutto il sistema.
Registrare correttamente le allergie non è una formalità: è una barriera di sicurezza. Una delle più semplici, delle più economiche, delle più potenti. E quando nemmeno questa viene rispettata, la responsabilità non è solo professionale: è etica. Perché bastava una domanda in più, una parola in più, una riga scritta nel posto giusto, per evitare l’irreparabile. E questo, in medicina, non può mai essere accettabile.
Quali sono le normative di riferimento?
- Legge Gelli-Bianco (Legge n. 24/2017), che disciplina la responsabilità sanitaria e la sicurezza delle cure;
- Art. 2043 Codice Civile, per danno ingiusto derivante da fatto illecito;
- Art. 1218 e 1228 Codice Civile, per responsabilità contrattuale di struttura sanitaria e professionisti;
- Art. 2236 Codice Civile, per colpa grave in ambito professionale specialistico;
- Art. 590 e 589 Codice Penale, per lesioni personali colpose o omicidio colposo da errore medico.
Quali sono gli esempi di risarcimento riconosciuto?
- Somministrazione di antibiotico in paziente allergico, con shock anafilattico e morte: risarcimento agli eredi di 1.900.000 euro;
- Mezzo di contrasto iodato in paziente con allergia segnalata ma ignorata dal radiologo: danno neurologico permanente, risarcimento di 1.600.000 euro;
- Reazione allergica da anestetico locale in soggetto già noto come allergico, con paralisi respiratoria: risarcimento di 1.350.000 euro;
- Paziente con allergia al lattice sottoposto a intervento con guanti non adatti: shock e danno multisistemico, risarcimento di 1.500.000 euro.
A chi rivolgersi per ottenere un risarcimento?
Se hai subito danni gravi – o se un tuo familiare è deceduto – a causa della somministrazione di un farmaco o sostanza a cui eri allergico, senza che l’allergia fosse registrata correttamente, è essenziale:
- Rivolgerti a un avvocato specializzato in malasanità e responsabilità sanitaria;
- Richiedere una perizia medico-legale, con l’analisi della cartella clinica, della documentazione pregressa e delle procedure di sicurezza non rispettate;
- Dimostrare il nesso causale tra l’omessa registrazione e il danno subito;
- Agire legalmente per ottenere un risarcimento per danno biologico, morale, patrimoniale ed esistenziale.
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità operano con un team di medici legali, allergologi forensi e consulenti tecnici ospedalieri, offrendo una tutela completa, rigorosa e personalizzata.
Conclusione
Le allergie sono una variabile critica e ben conosciuta in ambito medico. Ignorarle o non registrarle equivale a mettere in pericolo la vita del paziente. Quando ciò accade per negligenza o disorganizzazione, la legge consente di ottenere verità, giustizia e risarcimento.
Se sospetti che un’allergia nota sia stata ignorata o non annotata correttamente e da ciò sia derivato un danno, non restare nel dubbio. Agisci subito. Tutelare la tua salute è un tuo diritto.
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: