Frattura Della Mandibola Durante Estrazioni Denti Complesse e Risarcimento Danni

Quando ci si affida a un professionista per un’estrazione dentale, soprattutto in presenza di denti inclusi, ottavi posizionati in profondità o radici compromesse, si dà per scontato che la procedura avverrà in sicurezza. Tuttavia, in alcuni casi, il trattamento odontoiatrico si trasforma in un vero incubo: la frattura della mandibola è uno degli eventi più gravi che possono verificarsi durante o dopo un’estrazione dentale complessa.

Questo tipo di frattura può derivare da un’eccessiva forza impiegata nella rimozione del dente, da un errore di valutazione dell’anatomia mandibolare, oppure da una carenza nella diagnostica preliminare. Il risultato è devastante: dolore intenso, impossibilità di aprire correttamente la bocca, difficoltà nella masticazione, necessità di interventi chirurgici ricostruttivi e, nei casi peggiori, conseguenze permanenti.

Non tutti sanno che una frattura mandibolare post-estrattiva può costituire un danno risarcibile, a condizione che si dimostri la responsabilità del medico odontoiatra e l’assenza di un consenso informato adeguato o di una corretta condotta sanitaria.

Nell’ambito della responsabilità sanitaria, questo tipo di eventi rientra nel più ampio spettro dei danni da malpractice odontoiatrica, un settore in cui la competenza tecnica degli avvocati specializzati in risarcimento danni da malasanità è determinante per ottenere giustizia.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Quando una frattura della mandibola è responsabilità del dentista?

Una frattura della mandibola può essere considerata responsabilità del medico odontoiatra quando si dimostra che l’evento è stato causato da negligenza, imperizia o imprudenza nell’esecuzione dell’intervento.

L’art. 2236 del Codice Civile stabilisce che, se la prestazione implica la soluzione di problemi tecnici di particolare difficoltà, il prestatore d’opera risponde solo in caso di dolo o colpa grave. Tuttavia, nelle estrazioni complesse, questo limite può decadere se il medico:

  • Non ha effettuato radiografie panoramiche o TAC 3D prima dell’intervento;
  • Ha utilizzato manovre eccessivamente traumatiche;
  • Non ha informato il paziente dei rischi specifici, in violazione del consenso informato.

Cassazione Civile n. 18392/2017 ha chiarito che, in ambito sanitario, il professionista ha l’onere di provare di aver agito secondo le linee guida e la buona pratica clinica.

Quali sono i sintomi di una frattura mandibolare post-estrazione?

I pazienti che subiscono una frattura mandibolare durante o dopo un’estrazione complessa possono manifestare sintomi immediati e molto chiari, tra cui:

  • Dolore acuto localizzato nella zona mandibolare;
  • Crepitio osseo (scricchiolio percepito durante il movimento);
  • Difficoltà nell’apertura della bocca (trisma);
  • Deviazione della mandibola in fase di apertura;
  • Gonfiore anomalo persistente.

Tutti questi segni devono allarmare il paziente e spingerlo a rivolgersi immediatamente a uno specialista maxillo-facciale per una corretta diagnosi radiologica.

Quali sono le cause più frequenti della frattura della mandibola durante estrazioni dei denti complesse?

In chirurgia orale, l’estrazione dentale è considerata una procedura di routine. Tuttavia, quando si tratta di denti inclusi, semi-inclusi o gravemente compromessi, soprattutto nel settore posteriore mandibolare, l’intervento assume una complessità del tutto diversa. È in questi casi che, se non eseguito con cautela e secondo criteri chirurgici ben definiti, l’atto estrattivo può comportare complicanze severe, fra cui la più temuta: la frattura della mandibola. Sebbene rara, questa eventualità ha un impatto devastante sulla funzione masticatoria, sull’estetica del volto e sull’equilibrio psicologico del paziente. E quando si verifica, nella maggior parte dei casi, non è frutto del caso ma di errori prevedibili.

Una delle cause più frequenti è l’applicazione eccessiva di forza durante l’estrazione. I denti inclusi, in particolare i terzi molari inferiori, spesso presentano radici complesse, curvature marcate o adesione profonda all’osso. Se il chirurgo, nel tentativo di completare la manovra rapidamente, impiega leve e strumenti senza controllo progressivo, senza effettuare un’osteotomia preventiva o senza praticare la necessaria separazione radicolare, la forza esercitata può superare la resistenza dell’osso mandibolare. E la mandibola, in corrispondenza dell’angolo o del corpo, può fratturarsi sotto stress meccanico.

Un altro fattore predisponente è la presenza di osso mandibolare assottigliato o demineralizzato. Pazienti anziani, soggetti con atrofia ossea per edentulia prolungata o affetti da osteoporosi, presentano una mandibola molto più fragile del normale. Anche un movimento estrattivo modesto può, in questi casi, provocare una linea di frattura, soprattutto se non è stata effettuata una corretta valutazione radiografica preoperatoria. Quando non si esamina adeguatamente la qualità ossea, la densità, la morfologia radicolare e la presenza di lesioni cistiche o neoplastiche, il rischio di procedere alla cieca aumenta notevolmente.

In alcuni casi, è l’inclusione profonda a rappresentare il fattore di rischio principale. Quando un dente è completamente coperto da osso, o si trova in prossimità del margine basale della mandibola, ogni tentativo di estrarlo in blocco, senza tecnica piezosuggerita o senza osteotomia calibrata, può diventare un azzardo. L’ancoraggio profondo crea una leva sfavorevole, e la resistenza dell’osso spugnoso, se già compromessa da rarefazione o da infezioni croniche, può cedere di colpo. In questi casi, la frattura avviene spesso con un suono netto, improvviso, mentre il paziente è ancora in anestesia locale.

Anche l’inesperienza dell’operatore è un elemento centrale in molti casi documentati. Non tutti i dentisti generici hanno una preparazione chirurgica avanzata, e alcuni tentano estrazioni complesse senza disporre di attrezzatura adeguata, di assistenza formata o di un piano chirurgico preciso. Si sottovaluta la difficoltà dell’intervento, si procede con strumenti inadatti o in condizioni operative sfavorevoli. Alcuni si ostinano a completare l’intervento in una sola seduta, nonostante segnali clinici evidenti di rischio, come il blocco radicolare, la vicinanza al nervo alveolare inferiore, l’assenza di mobilità iniziale. Il risultato è che un dente da rimuovere si trasforma in una mandibola da ricostruire.

La cattiva valutazione radiografica è un altro errore tecnico che può favorire la frattura. Una panoramica dentale o una TAC 3D sono strumenti diagnostici imprescindibili prima di procedere all’estrazione di denti del giudizio inclusi o semi-inclusi. Ma se si lavora su vecchie immagini, se non si esegue una simulazione chirurgica, o se si interpretano superficialmente le relazioni anatomiche tra radici, canale mandibolare, corticale basale e lesioni adiacenti, si procede alla cieca. E in chirurgia, operare alla cieca significa affidarsi alla fortuna, che non sempre è presente.

Alcuni pazienti presentano una mandibola indebolita da lesioni preesistenti. Cisti follicolari, granulomi cronici, espansioni neoplastiche, infezioni osteolitiche o lesioni da trauma riducono l’integrità della corticale e del trabecolato osseo. Se non si esplorano e si trattano prima queste condizioni, e si esegue comunque l’estrazione, l’osso può fratturarsi lungo la zona già patologica. E in questi casi, la frattura non solo è prevedibile, ma anche evitabile. Ma se non viene diagnosticata per tempo, il danno è inevitabile e aggravato dalla negligenza.

Durante l’atto estrattivo, anche l’uso improprio di leve può contribuire alla frattura. Le leve dritta, laber, winter e altri strumenti devono essere usati con controllo, rispettando i fulcri anatomici, applicando forza dosata e direzionale. L’appoggio sulla corticale interna o sulla base mandibolare, anziché sulla corticale vestibolare, può determinare un’esplosione dell’osso. Questo accade soprattutto quando l’operatore non ha una visione chirurgica completa, e si affida a manovre di forza più che di strategia. L’osso cede non perché fragile, ma perché maltrattato.

In alcuni pazienti, la mandibola è resa vulnerabile da un’arcata dentaria già compromessa. Quando il secondo molare è assente, quando esiste una grave perdita parodontale diffusa, o quando il dente da estrarre è l’ultimo elemento presente, la mandibola non è più stabilizzata dalla catena occlusale. In questi casi, anche un’estrazione semplice può produrre una frattura da stress, soprattutto se la forza viene applicata senza un appoggio passivo o senza stabilizzazione manuale dell’osso. Il chirurgo, in questi contesti, dovrebbe supportare attivamente la mandibola durante l’intervento, cosa che troppo spesso viene omessa.

Quando la frattura si verifica, il riconoscimento immediato è cruciale. Ma molti operatori, impreparati o in difficoltà, tendono a minimizzare o a negare l’accaduto. Il paziente avverte un dolore insolito, sente un rumore, perde la sensibilità a metà del labbro, ma riceve rassicurazioni vaghe. Nei giorni successivi, gonfiore, deviazione mandibolare, impossibilità ad aprire la bocca o a masticare confermano ciò che nessuno ha avuto il coraggio di dire. E a quel punto il paziente non solo soffre, ma scopre anche di essere stato lasciato solo davanti a una complicanza grave.

La gestione tardiva della frattura comporta ulteriori rischi: infezione, non consolidazione, malocclusione, asimmetria permanente. Alcuni casi richiedono il ricovero ospedaliero, un intervento chirurgico con placche e viti in titanio, settimane di dieta liquida e riabilitazione funzionale. Il paziente, partito per rimuovere un dente, si ritrova con una frattura facciale, un carico emotivo pesantissimo e un impatto lavorativo, estetico e psicologico duraturo. Un intervento ambulatoriale si trasforma così in un percorso chirurgico complesso, costoso e pieno di conseguenze.

Dal punto di vista medico-legale, la frattura della mandibola durante l’estrazione è considerata una complicanza evitabile in molti casi. Se si dimostra che non è stata fatta un’adeguata diagnosi radiografica, che non sono stati spiegati i rischi al paziente, che non è stato ottenuto un consenso informato specifico, e che l’intervento è stato condotto senza i criteri minimi di prudenza, la responsabilità professionale è difficile da smentire. Il paziente ha diritto a un risarcimento, e spesso anche a un nuovo intervento per riparare i danni subiti.

In conclusione, la frattura della mandibola durante un’estrazione dentale complessa non è solo una sfortunata eventualità. È, nella maggior parte dei casi, il risultato di una valutazione preoperatoria incompleta, di una tecnica esecutiva aggressiva, di una sottovalutazione del rischio. È l’effetto collaterale di un approccio frettoloso, meccanico, a un atto chirurgico che richiede invece delicatezza, strategia e conoscenza approfondita dell’anatomia. Perché quando la mandibola si rompe, non si rompe solo un osso. Si rompe anche la fiducia, il tempo, la serenità di chi pensava di aver fatto solo “una semplice estrazione”.

Quando si configura la responsabilità medica per frattura della mandibola durante estrazioni dei denti complesse?

L’estrazione dentale, soprattutto dei terzi molari inferiori inclusi o semi-inclusi, è tra gli atti chirurgici più frequenti in odontoiatria, ma non per questo privo di rischi. Quando ci si confronta con una morfologia sfavorevole, una posizione profonda o orizzontale del dente, un osso mandibolare assottigliato o una concomitante patologia ossea, il margine di rischio aumenta esponenzialmente e la procedura, se non condotta con competenza e cautela, può comportare complicanze gravi come la frattura della mandibola. Tale evento, pur raro, è ben noto nella letteratura odontoiatrica e deve essere previsto, prevenuto e gestito in modo corretto dal professionista.

La frattura della mandibola, quando avviene durante un’estrazione dentaria, può essere causata da un eccessivo utilizzo di leve, da una forza non controllata, dall’assenza di un’osteotomia preventiva o da una scarsa valutazione dello stato osseo e anatomico del paziente. La responsabilità del dentista si configura quando il danno non è frutto di un evento imprevedibile o inevitabile, ma di una condotta negligente, imperita o imprudente. Ciò può avvenire per una mancata pianificazione dell’intervento, per la sottovalutazione dei segnali radiografici o clinici, per l’utilizzo di strumenti non adeguati o per un’esecuzione affrettata o grossolana.

La valutazione pre-operatoria ha un ruolo decisivo nel prevenire le fratture mandibolari. In presenza di denti profondamente inclusi, di corticale ossea sottile, di lesioni cistiche o di ridotta densità ossea (tipica in pazienti anziani o osteoporotici), il professionista ha il dovere di effettuare esami tridimensionali come la CBCT (cone beam computed tomography) e pianificare un accesso chirurgico controllato, con eventuale osteotomia e sezione radicolare. L’assenza di questi accertamenti può configurare un errore diagnostico alla base del danno.

Anche la comunicazione con il paziente è parte integrante della corretta condotta clinica. Il rischio di frattura mandibolare, sebbene raro, deve essere indicato nel consenso informato, soprattutto nei casi complessi. Se il paziente non è stato avvisato della possibilità di tale complicanza e si verifica una lesione con esiti permanenti (difficoltà masticatorie, alterazione del profilo, necessità di intervento maxillo-facciale), la mancanza di consenso informato specifico può costituire un ulteriore profilo di responsabilità.

Il momento esecutivo dell’intervento è centrale nella dinamica della frattura. Un’estrazione troppo aggressiva, condotta senza frazionamento del dente o senza osteotomia, in presenza di un’anatomia sfavorevole, può generare forze di leva che superano la resistenza dell’osso mandibolare. Le zone più a rischio sono l’angolo mandibolare e la regione molare posteriore, dove la densità ossea è spesso compromessa. Se il chirurgo non interrompe l’intervento alla comparsa di segni premonitori come crack ossei, mobilità sospetta o resistenza anomala, e continua l’estrazione forzata, l’evento traumatico può essere considerato interamente evitabile.

La gestione della frattura, se e quando si verifica, deve essere tempestiva e documentata. Il professionista ha l’obbligo di diagnosticare immediatamente la lesione, di interrompere la procedura se necessario, di informare il paziente in modo chiaro e trasparente, e di attivare un percorso terapeutico adeguato, che può includere il rinvio a un chirurgo maxillo-facciale, esami radiografici d’urgenza, immobilizzazione mandibolare o interventi di riduzione e sintesi. Omettere o minimizzare l’evento, oppure ritardare l’intervento specialistico, aggrava la condotta e rende più probabile l’insorgenza di complicanze a lungo termine.

La documentazione clinica è uno strumento essenziale per comprendere se l’evento rientra tra le complicanze accettabili o se costituisce un errore professionale. La cartella deve contenere il piano terapeutico, le immagini pre-operatorie, la descrizione dell’intervento, la registrazione del consenso informato, e l’indicazione precisa delle difficoltà incontrate, dei passaggi eseguiti e delle decisioni prese in corso d’opera. L’assenza di queste informazioni è già di per sé un segnale di negligenza organizzativa.

La giurisprudenza tende a valutare la frattura mandibolare durante l’estrazione come un evento che, pur possibile, deve essere oggetto di prevenzione e gestione esperta. Se si accerta che l’intervento è stato condotto da un operatore non specializzato in chirurgia orale, o privo di esperienza documentata, o in assenza di strumenti diagnostici adeguati, la responsabilità si configura in modo evidente. Allo stesso modo, se la frattura è stata determinata da un approccio tecnico inadeguato, o da un’errata valutazione del rischio, il paziente ha diritto a ottenere il risarcimento dei danni biologici, funzionali, estetici e morali.

Le conseguenze della frattura possono essere anche molto gravi. Nei casi più complessi, si può verificare una deviazione del profilo mandibolare, difficoltà masticatorie croniche, dolore articolare, parestesie del labbro e del mento, malocclusione secondaria, rigidità articolare e necessità di interventi chirurgici invasivi per il ripristino dell’integrità ossea. Tali esiti costituiscono un danno permanente, spesso associato a un impatto psicologico significativo, che deve essere valutato in sede medico-legale.

Anche la struttura sanitaria può essere chiamata a rispondere, soprattutto se ha affidato l’intervento a personale non qualificato, in ambienti non idonei o senza protocolli di valutazione preoperatoria. La responsabilità non si limita dunque all’atto chirurgico in sé, ma può estendersi all’organizzazione del servizio e alla gestione complessiva del rischio clinico. In odontoiatria chirurgica, la preparazione e la prudenza devono prevalere sempre sulla fretta o sull’improvvisazione.

In conclusione, la responsabilità medica per frattura mandibolare durante estrazioni dentarie complesse si configura ogniqualvolta il danno derivi da una valutazione preoperatoria inadeguata, da una tecnica chirurgica impropria, da una mancata informazione del paziente o da una gestione negligente della complicanza, e da ciò derivino conseguenze invalidanti o permanenti. È una responsabilità che si fonda sulla violazione del principio di precauzione, su una condotta non conforme agli standard clinici e su una scarsa attenzione alla sicurezza anatomica del paziente.

Ogni mandibola che si rompe per errore è una voce che tace nel dolore. Ogni forza non dosata è un rischio che frattura la fiducia. Ogni bocca che resta muta per un danno evitabile è un grido silenzioso che chiama giustizia. Perché anche l’osso più duro, sotto una mano incerta, può spezzarsi. Ma la coscienza del medico non può farlo mai.

Come si calcola il risarcimento per una frattura mandibolare?

Il calcolo del danno risarcibile avviene sulla base di diversi parametri:

  • Invalidità temporanea (giorni di dolore, cure, difficoltà quotidiane);
  • Invalidità permanente (eventuali esiti funzionali o estetici);
  • Danno biologico, morale ed esistenziale;
  • Perdita della capacità lavorativa.

Si utilizzano le tabelle di Milano aggiornate al 2025, che attribuiscono un valore economico per ogni punto di invalidità permanente (attualmente circa 850-950 € per punto, a seconda dell’età). Per una frattura mandibolare con esiti, i risarcimenti possono variare da 20.000 a oltre 80.000 euro, in base alla gravità.

Quali sono gli errori più comuni durante un’estrazione dentale complessa?

Gli errori più frequenti che possono causare una frattura mandibolare comprendono:

  • Mancata valutazione del rischio anatomico prima dell’intervento;
  • Utilizzo di strumenti chirurgici inadatti o manovre eccessivamente invasive;
  • Errata angolazione nella lussazione del dente;
  • Forza eccessiva senza l’uso di tecniche conservative (es. piezochirurgia).

Un esempio tipico è il caso del dente del giudizio incluso orizzontalmente, molto vicino al nervo alveolare inferiore: una rimozione eseguita senza taglio preliminare dell’osso corticale può provocare una spaccatura della branca mandibolare.

Che differenza c’è tra complicanza e colpa medica?

La complicanza è un evento sfavorevole che può verificarsi nonostante la corretta esecuzione della procedura. La colpa medica, invece, presuppone un comportamento non conforme alle regole dell’arte medica.

Per essere esclusa la responsabilità del dentista, la complicanza deve essere imprevedibile e inevitabile nonostante l’adozione delle linee guida corrette. Se il medico ha agito con superficialità, senza informare il paziente dei rischi o senza eseguire la corretta diagnostica pre-operatoria, non si parla di complicanza, ma di colpa.

Il consenso informato era valido o carente?

Un altro nodo cruciale in caso di danno è il consenso informato. Secondo la Cassazione Civile n. 28985/2019, un intervento eseguito senza adeguato consenso informato può costituire motivo di risarcimento, anche se non vi è stato errore tecnico.

Il modulo firmato non è sufficiente: occorre dimostrare che il paziente ha ricevuto spiegazioni comprensibili sul tipo di intervento, sui rischi specifici (frattura, parestesia, emorragia), sulle alternative terapeutiche e sulla possibilità di complicanze permanenti.

Se manca questa informazione, il paziente può ottenere un risarcimento per violazione del diritto all’autodeterminazione.

Cosa succede dopo una frattura mandibolare non trattata correttamente?

Quando una frattura della mandibola non viene diagnosticata tempestivamente o non viene trattata con i protocolli adeguati (es. osteosintesi con placche e viti, riduzione chirurgica, fisioterapia maxillo-facciale), si rischiano conseguenze invalidanti, tra cui:

  • Malocclusione permanente;
  • Asimmetria facciale;
  • Rigidità articolare temporo-mandibolare (ATM);
  • Dolore cronico e disfunzioni masticatorie;
  • Perdita di capacità lavorativa (soprattutto per professioni vocali o fisiche).

In un caso affrontato dal Tribunale di Bologna nel 2023, un paziente ha ricevuto un risarcimento di 95.000 euro per una frattura non trattata correttamente, che ha causato perdita permanente della funzione masticatoria sul lato sinistro e difficoltà nella fonazione.

Quanto tempo ha il paziente per agire legalmente?

Il termine ordinario di prescrizione per l’azione risarcitoria è di:

  • 10 anni in caso di responsabilità contrattuale verso la struttura (art. 2946 c.c.);
  • 5 anni in caso di responsabilità extracontrattuale verso il medico libero professionista (art. 2947 c.c.);
  • 2 anni per lesioni personali colpose con risvolto penale (art. 590 c.p.).

Il termine decorre dal momento in cui il paziente ha piena consapevolezza del danno e della sua riconducibilità a un errore medico. Questo significa che, anche se la frattura avviene nel 2022, ma il danno permanente viene diagnosticato solo nel 2023, i termini iniziano a decorrere da quella data.

Come si avvia la causa di risarcimento?

Per avviare una richiesta di risarcimento danni, è necessario seguire una procedura precisa:

  1. Raccolta della documentazione sanitaria: cartella clinica, consenso informato, esami diagnostici;
  2. Consulenza medico-legale di parte: per valutare l’errore e quantificare il danno;
  3. Tentativo obbligatorio di mediazione o accertamento tecnico preventivo (art. 8 L. 24/2017);
  4. In caso di fallimento, causa civile ordinaria.

L’atto introduttivo deve contenere tutte le allegazioni relative alla condotta colposa, al nesso causale e al danno subito, supportato da documentazione e perizia medico-legale.

Perché rivolgersi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità per una frattura mandibolare da estrazione dentale?

Quando si affronta un danno grave come la frattura della mandibola in seguito a un’estrazione dentale, non basta un avvocato generico. È essenziale rivolgersi a professionisti con una competenza mirata e approfondita in materia di responsabilità medica e odontoiatrica.

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità si distinguono per una serie di competenze tecniche, giuridiche e medico-legali che li rendono i migliori interlocutori per chi cerca giustizia in questo ambito complesso.

Conoscono perfettamente la responsabilità sanitaria odontoiatrica

Ogni caso viene valutato in base alle linee guida scientifiche, alla giurisprudenza più recente e alle normative aggiornate fino al 2025, inclusa la Legge Gelli-Bianco (L. 24/2017) e i più recenti orientamenti della Corte di Cassazione in materia di danno medico.

Sanno distinguere tra:

  • Colpa lieve e colpa grave;
  • Complicanza inevitabile e errore evitabile;
  • Danno da trattamento e danno da mancata informazione.

Questa capacità di inquadramento preciso consente di costruire cause solide, fondate su argomenti giuridici e scientifici difficilmente contestabili.

Collaborano con medici legali e odontoiatri forensi di fiducia

Il successo di una causa per frattura mandibolare dipende in larga parte dalla qualità della consulenza medico-legale. Per questo motivo, questi avvocati non si affidano a perizie superficiali o standardizzate, ma coinvolgono professionisti in grado di:

  • Redigere relazioni dettagliate con ricostruzione dei fatti e stime del danno biologico;
  • Partecipare attivamente ai procedimenti di accertamento tecnico preventivo (ATP);
  • Difendere tecnicamente il paziente anche in sede di mediazione o CTU.

Questo lavoro sinergico tra avvocato e medico-legale è decisivo per ottenere risarcimenti congrui e completi.

Analizzano tutta la documentazione clinica, anche quando incompleta

Molti pazienti non ricevono la cartella clinica completa o la ricevono in forma confusa. Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono in grado di ricostruire ogni passaggio, anche in presenza di documentazione lacunosa o contraddittoria.

Attraverso l’accesso agli atti, le richieste alla ASL e l’analisi comparativa dei documenti, riescono a individuare omissioni, errori procedurali, incongruenze nei referti e omissioni nel consenso informato.

Ogni anomalia viene trasformata in una prova a favore del paziente danneggiato.

Quantificano correttamente il danno usando le tabelle medico-legali più aggiornate

Il danno subito da una frattura mandibolare non è solo fisico. C’è il danno biologico, morale, esistenziale, estetico, lavorativo. Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità utilizzano le tabelle di Milano aggiornate al 2025 per quantificare il danno in modo preciso e verosimile.

Esempio:

  • Invalidità temporanea: 60 giorni a 100 €/giorno = 6.000 €;
  • Invalidità permanente: 8 punti a 900 € per punto = 7.200 € (valore medio per pazienti under 40);
  • Danno morale stimato al 50% del biologico = 3.600 €;
  • Danno estetico permanente (asimmetria mandibolare): da 2.000 a 10.000 €;
  • Perdita capacità lavorativa (es. insegnante, attore, cuoco): fino a 30.000 €.

Tutte queste voci vengono elaborate in un quadro probatorio coerente e fondato, utile sia in sede stragiudiziale che in tribunale.

Portano avanti mediazioni e processi con determinazione e metodo

Nel 70% dei casi trattati, le richieste di risarcimento vengono definite in fase di mediazione civile o accordo stragiudiziale. Ma quando necessario, gli avvocati proseguono senza esitazioni fino al giudizio, depositando atti completi, memorie difensive, CTU di parte, e partecipando attivamente alle udienze.

In tribunale, la loro competenza tecnica e retorica è decisiva per far comprendere al giudice la gravità della frattura e l’impatto sulla vita del paziente.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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