Cosa si intende per “protesi mobile sbagliata”?
Una protesi mobile sbagliata è una dentiera o scheletrato progettato o realizzato in modo inadeguato, tale da causare dolore, infiammazioni, instabilità, problemi alla masticazione o all’articolazione mandibolare. A differenza delle protesi fisse, quelle mobili devono aderire perfettamente ai tessuti orali e consentire una funzione masticatoria armoniosa, senza creare fastidi né compromessi estetici.

Quando ciò non accade, ci si trova di fronte a un errore odontoiatrico con possibili gravi conseguenze, sia fisiche che psicologiche, e si può chiedere il risarcimento del danno.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Quali sono le cause più frequenti degli errori nella realizzazione di protesi mobili sbagliate?
Quando un paziente si affida alla realizzazione di una protesi mobile, sta cercando non solo di recuperare la funzione masticatoria, ma anche di ritrovare un senso di identità, estetica e dignità personale. La perdita dei denti è un evento che modifica profondamente il modo in cui una persona parla, mangia, sorride e si relaziona con gli altri. La protesi mobile dovrebbe essere la risposta clinica a questa perdita. Ma quando è sbagliata, inadatta o mal progettata, non solo non restituisce ciò che è stato perso, ma peggiora la condizione iniziale, generando frustrazione, dolore, disagi psicologici e spesso un senso di abbandono terapeutico. E purtroppo, sono molti i casi in cui le protesi mobili si rivelano un fallimento evitabile.
Una delle cause più frequenti è la rilevazione imprecisa delle impronte iniziali. Tutto inizia da lì. Se la prima impronta è presa con materiali di bassa qualità, senza rispettare i tempi di presa, o su arcate non stabilizzate, tutta la costruzione successiva sarà inevitabilmente compromessa. L’errore nella rilevazione dei dettagli gengivali, delle aree di appoggio, dei frenuli, degli spessori funzionali si traduce in una protesi che non si adatta correttamente, che si muove, che fa male o che si solleva durante la fonazione. Una protesi mobile non stabile non è una soluzione: è un peso nella bocca del paziente.
La mancanza di una corretta registrazione della dimensione verticale è un altro errore devastante. Se la protesi è realizzata con una dimensione verticale errata, il paziente può manifestare sintomi di affaticamento muscolare, dolori cervicali, difficoltà nella deglutizione o nella masticazione. Un eccesso nella dimensione porta a protesi che creano tensione a labbra e guance; un difetto porta a un collasso dell’occlusione e a un’espressione del volto invecchiata, chiusa, infossata. In entrambi i casi, il paziente percepisce immediatamente che qualcosa non va, ma spesso non sa spiegarlo con parole: lo sente nel volto e nella voce.
Anche la scelta dei denti artificiali ha un impatto estetico e funzionale importante. Denti troppo grandi, troppo bianchi, troppo piatti o non armonizzati con l’anatomia del viso fanno apparire il sorriso finto, sgraziato, posticcio. La bocca non si muove più con naturalezza, la fisionomia cambia, il labbro superiore si irrigidisce o si gonfia in modo anomalo. Nei casi peggiori, la linea del sorriso non coincide con il labbro, i denti posteriori restano invisibili o sporgono in modo innaturale. Ma il paziente, che ha accettato di affidarsi, si sente tradito dal proprio specchio. Perché non è solo una protesi a non funzionare, è l’intera immagine che ne esce alterata.
Gli errori nell’occlusione rappresentano un’altra delle criticità più comuni. Quando i contatti tra i denti artificiali non sono simmetrici, bilanciati e funzionali, la protesi instabile si solleva o slitta durante la masticazione. Questo può generare dolori muscolari, click articolari, disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare. In altri casi, il paziente sviluppa l’abitudine a masticare da un solo lato, provocando asimmetrie funzionali e logorio precoce della protesi stessa. Un’occlusione sbagliata non è solo fastidiosa: è invalidante.
La gestione dello spazio protesico è un passaggio tecnico che spesso viene ignorato o sottovalutato. In presenza di creste ossee fortemente riassorbite, o di mucose mobili e sensibili, è necessario prevedere soluzioni specifiche: flange più estese, basi stabilizzate, utilizzo di materiali morbidi o resilienti. Se tutto ciò viene trascurato, e si realizza una protesi “standard” su un’arcata che non lo è, il fallimento è praticamente certo. Il paziente non riesce a trattenere la protesi, si riempie di afte, prova dolore a ogni pasto. E spesso si sente dire che “ci deve fare l’abitudine”, mentre in realtà la protesi è solo sbagliata.
La comunicazione carente tra clinico e laboratorio è una delle radici più comuni degli errori nelle protesi mobili. Se le indicazioni tecniche sono vaghe, se non si inviano fotografie, richieste di personalizzazione, schemi occlusali chiari, il laboratorio lavora alla cieca. Riceve una cera, un modello e poche istruzioni. Il risultato sarà una protesi esteticamente anonima, funzionalmente debole, e lontana dalle aspettative del paziente. Ma quando il lavoro viene consegnato, molti si limitano a provarlo e cementarlo, senza coinvolgere davvero il paziente nel processo di valutazione estetica e funzionale.
La prova estetica è un passaggio spesso saltato. Eppure è lì che si decide tutto: la linea del sorriso, la simmetria dei canini, il rapporto tra labbra e incisivi. Non fare la prova significa lasciare al caso l’accettabilità finale. Quando il paziente riceve la protesi finita, senza averla mai vista montata, si ritrova con un risultato spesso molto diverso da quello che immaginava. Ma a quel punto, si sente obbligato ad accettarlo. Il danno estetico diventa anche un danno psicologico.
Anche la cementazione o l’adattamento finale può essere causa di disagio. In protesi totali, la ritenzione è tutto. Se la suzione non funziona, se l’estensione del palato è eccessiva o carente, se la flangia invade il frenulo o crea compressione dolorosa, la protesi risulterà instabile. Il paziente sarà costretto a usare continuamente adesivi, a parlare con difficoltà, a evitare di mangiare in pubblico. Nei casi peggiori, la protesi salta fuori dalla bocca con un colpo di tosse o una risata.
La scarsa personalizzazione del lavoro protesico è figlia di una mentalità produttiva. Tempi rapidi, costi contenuti, standardizzazione. Alcuni centri odontoiatrici realizzano protesi mobili con tempistiche e materiali identici per tutti, ignorando le peculiarità individuali. Non esistono due bocche uguali, e ogni protesi dovrebbe essere unica. Ma quando diventa un prodotto seriale, economico, impersonale, non è più un dispositivo medico su misura: è una bocca di plastica standard.
I controlli post-consegna sono fondamentali, ma spesso inesistenti. Le protesi mobili richiedono aggiustamenti progressivi: piccoli ritocchi ai punti di compressione, controllo dei contatti occlusali, verifiche periodiche della stabilità. Ma molti studi consegnano la protesi come fosse un oggetto finito, senza pianificare incontri successivi. Il paziente, dopo aver pagato, non riceve più attenzione. Ma una protesi, per diventare parte del corpo, deve essere curata nel tempo, non solo al momento della consegna.
Dal punto di vista medico-legale, una protesi mobile sbagliata è una delle cause più frequenti di contenzioso in odontoiatria. Le contestazioni più comuni riguardano l’estetica insoddisfacente, la mancata stabilità, il dolore durante la masticazione, la rottura precoce, le afte croniche, le infezioni. Se la documentazione clinica è carente, se manca un consenso informato specifico, se non sono state effettuate prove intermedie, la responsabilità del professionista è quasi sempre accertata.
In conclusione, una protesi mobile è molto più di un manufatto tecnico. È un sostituto della bocca perduta, un pezzo dell’identità, un alleato quotidiano nella vita del paziente. Deve essere comoda, stabile, esteticamente coerente, rispettosa delle mucose, funzionalmente affidabile. E deve essere costruita su misura, con ascolto, cura, precisione e tempo. Perché quando una protesi è sbagliata, non è solo un problema dentale: è un fallimento di relazione, un danno emotivo, un’esclusione dal sorriso e dalla normalità. E ogni paziente che si vergogna a parlare o mangiare in pubblico per colpa di una protesi mal fatta è una sconfitta silenziosa per tutta la medicina odontoiatrica.
Quando si configura la responsabilità medica per protesi mobile sbagliata?
La protesi mobile, comunemente definita dentiera o scheletrato, rappresenta una delle soluzioni terapeutiche più diffuse per la riabilitazione edentula, sia parziale che totale. È indicata in pazienti che hanno perso una parte significativa dell’arcata dentale e nei casi in cui non siano idonei o disposti ad affrontare una riabilitazione implantare. Tuttavia, per quanto si tratti di una procedura apparentemente consolidata, una protesi mobile mal progettata o mal eseguita può generare danni importanti, sia sul piano biologico che funzionale e psicologico, configurando pienamente una responsabilità professionale in capo all’odontoiatra.
La realizzazione di una protesi mobile richiede attenzione, precisione e una fase diagnostica accurata. Il primo passo è un’analisi completa dello stato delle mucose, della quantità e qualità del residuo osseo, del tono muscolare, dell’occlusione preesistente, delle abitudini fonatorie e masticatorie del paziente, nonché della sua capacità di adattamento. Una dentiera progettata senza queste valutazioni è, di fatto, un dispositivo inadatto a garantire la stabilità, la funzionalità e il comfort richiesti.
Tra le complicanze più frequenti derivanti da una protesi mobile sbagliata si annoverano: dolore durante la masticazione, instabilità protesica, ulcerazioni della mucosa, rigetto da parte del paziente, fonazione alterata, deglutizione difficoltosa, e infiammazione cronica del palato o della gengiva. Se il manufatto è stato realizzato su impronte imprecise, senza registrazione occlusale corretta, senza valutazione dei piani masticatori o con materiali inadatti, l’errore non è attribuibile a una complicanza, ma a un difetto tecnico evitabile. Ogni elemento protesico che interferisce con la fisiologia della bocca è un fattore di rischio, non un’opzione terapeutica.
La responsabilità medica si configura anche quando il professionista non considera la capacità di adattamento neuromuscolare del paziente. In soggetti anziani, con ridotta capacità di controllo, o in pazienti con disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare, il rischio che una protesi mobile mal bilanciata provochi disfunzioni è elevato. Il medico ha il dovere di valutare non solo l’anatomia, ma anche la funzione globale dell’apparato stomatognatico. L’assenza di questa valutazione rende la protesi un corpo estraneo, anziché un supporto alla qualità di vita.
Anche l’estetica riveste un ruolo centrale. Una protesi visibilmente artificiale, con denti sproporzionati, colore innaturale o forma incoerente rispetto al viso e al sorriso, compromette l’autostima del paziente. Una protesi che non segue le linee del sorriso, che modifica la dimensione verticale in modo innaturale o che crea uno spessore labiale eccessivo non può essere considerata soddisfacente. Il danno non è solo estetico, ma relazionale, sociale e spesso psicologico.
Una delle criticità più rilevanti riguarda l’occlusione. Una protesi che chiude male, che non rispetta i rapporti tra le arcate o che genera precontatti è destinata a generare dolore, disfunzioni muscolari, cefalee, bruxismo e compromissione dell’articolazione temporo-mandibolare. L’odontoiatra ha l’obbligo di verificare l’equilibrio occlusale attraverso prove multiple, con registrazioni dinamiche e correzioni successive. Saltare o sottovalutare questa fase è uno degli errori tecnici più gravi e frequenti.
Il paziente ha diritto a partecipare al processo di realizzazione della protesi. La comunicazione deve essere chiara, realistica e continua. Ogni passaggio, dalla prova delle basi alla scelta dei denti artificiali, deve essere condiviso, spiegato e, se possibile, accompagnato da fotografie o modelli di riferimento. Una protesi consegnata all’improvviso, senza prove intermedie e senza che il paziente possa esprimere preferenze o segnalare disagi, è una violazione del principio di cura personalizzata.
Il consenso informato, come sempre, è essenziale. Il paziente deve sapere che la protesi mobile comporta un periodo di adattamento, che potrebbe essere necessaria una ribasatura futura, che i primi giorni possono presentare fastidi e che non si tratta di un dispositivo permanente. Se queste informazioni non sono fornite, oppure se la protesi viene presentata come definitiva e insostituibile senza margine di correzione, il consenso è viziato e può diventare un elemento di responsabilità ulteriore.
La cartella clinica deve documentare ogni fase del processo: impronte, rilievo dell’occlusione, scelta dei materiali, prove estetiche, osservazioni del paziente, aggiustamenti e follow-up. Deve inoltre riportare eventuali difficoltà incontrate, modifiche richieste e decisioni tecniche giustificate. L’assenza di questa documentazione impedisce di dimostrare l’avvenuta diligenza professionale. In sede giudiziaria, ogni passaggio non tracciato viene interpretato a sfavore del professionista.
Le sentenze in materia di protesi mobile errata evidenziano un principio costante: il professionista è responsabile se la protesi non rispetta le esigenze funzionali, estetiche e anatomiche del paziente, e se il disagio riferito non viene affrontato con disponibilità e tempestività. Una dentiera instabile, che non viene ribasata a seguito di segnalazione, o che viene consegnata senza alcuna disponibilità a modificarla, è considerata un trattamento incompleto e negligente. L’obbligo di risultato non è assoluto, ma l’obbligo di adeguamento sì.
Anche la struttura odontoiatrica può essere chiamata in causa se ha promosso pacchetti protesici a basso costo, senza valutazione specialistica, o se ha fatto eseguire la prestazione a personale non abilitato. L’utilizzo di laboratori non certificati, materiali di scarsa qualità, o la mancanza di una procedura codificata di controllo qualità sono aspetti che configurano una responsabilità organizzativa.
I danni da protesi mobile errata sono ampi e spesso sottovalutati. Possono includere perdita ulteriore di osso per stimolazione scorretta della cresta, ulcerazioni croniche, infezioni fungine, alterazioni dell’articolazione temporo-mandibolare, dolori diffusi, masticazione inefficace, imbarazzo sociale, difficoltà nella relazione con gli altri e isolamento psicologico. In sede medico-legale, tutti questi aspetti possono essere valutati ai fini di un risarcimento completo, che includa anche il danno esistenziale.
In conclusione, la responsabilità medica per protesi mobile sbagliata si configura ogniqualvolta il dispositivo venga realizzato senza una valutazione completa, progettato senza attenzione all’occlusione e alla morfologia, costruito senza prove intermedie, consegnato senza ascolto del paziente, e gestito con negligenza in caso di problematiche. È una responsabilità che nasce dalla dimenticanza del fatto che la protesi non è solo un oggetto tecnico, ma un’estensione del corpo e della dignità di chi la porta.
Ogni protesi che cade mentre si parla è una voce che si spegne. Ogni bocca che mastica male è una vita che si restringe. Ogni sorriso che si nasconde per vergogna è un dolore che poteva essere evitato. Perché la vera protesi non è solo ben fatta: è fatta per la persona. E ogni errore su quel volto è una mancanza che pesa.
Quali danni può causare una protesi mal progettata?
I danni possono essere:
- Gengiviti e infiammazioni croniche;
- Ulcere della mucosa orale;
- Dolore mandibolare e cefalea da malocclusione;
- Incapacità di alimentarsi correttamente;
- Vergogna nel parlare e nel sorridere in pubblico.
In un caso deciso a Torino nel 2023, una paziente di 62 anni ha ottenuto un risarcimento di 27.000 euro per una protesi instabile e dolorosa che l’ha costretta per mesi a un’alimentazione liquida, con gravi ripercussioni sulla qualità della vita.
Quali sono gli obblighi di legge per il dentista?
Secondo la Legge Gelli-Bianco n. 24/2017, aggiornata al 2025, il professionista sanitario ha l’obbligo di:
- Informare il paziente in modo completo e comprensibile;
- Rispettare le linee guida cliniche e le buone pratiche odontoiatriche;
- Garantire un risultato coerente con quanto pattuito.
L’odontoiatra deve anche documentare accuratamente ogni passaggio del trattamento: impronte, prove, ritocchi, materiali utilizzati, consegna finale e raccomandazioni post-operatorie. L’assenza di documentazione costituisce una grave violazione professionale.
Il dentista può difendersi dicendo che è il paziente a non saper usare la protesi?
Solo se lo dimostra con precisione. Il medico non può addossare automaticamente la colpa al paziente, specie in presenza di dolore, ulcerazioni o problemi evidenti legati alla progettazione.
L’onere della prova spetta al professionista, che deve dimostrare:
- Di aver realizzato la protesi secondo criteri clinici accettabili;
- Di aver fornito tutte le informazioni necessarie;
- Di aver eseguito i controlli e ritocchi richiesti.
In assenza di tali elementi, la responsabilità per il danno è pienamente configurabile.
Come si calcola il risarcimento?
Il risarcimento comprende:
- Danno biologico temporaneo e permanente;
- Danno estetico (sorriso alterato, gonfiore);
- Danno morale (frustrazione, imbarazzo);
- Danno esistenziale (isolamento sociale, difficoltà nei rapporti);
- Spese odontoiatriche per rifare la protesi.
Esempio con le Tabelle di Milano 2025:
- 30 giorni di invalidità temporanea: 3.000 €
- 5 punti di invalidità permanente: 4.500 €
- Danno estetico e morale: 5.000 €
- Spese per nuova protesi: 2.500 €
Totale stimato: 15.000 € – 20.000 €, con possibilità di aumenti in caso di danni funzionali o lavorativi.
Quali documenti servono per chiedere il risarcimento?
Sono fondamentali:
- Cartella clinica del dentista;
- Fatture e preventivi;
- Foto prima/dopo e radiografie panoramiche;
- Relazione medico-legale odontoiatrica;
- Testimonianze o documenti che attestino il disagio vissuto.
Ogni elemento documentale rafforza la richiesta risarcitoria e rende più difficile per la controparte negare il danno.
Cosa succede se il danno emerge dopo mesi?
È del tutto normale. Alcuni danni (come dolore mandibolare o ulcere croniche) si manifestano gradualmente. La legge prevede che la prescrizione inizia dal momento in cui il paziente ha piena consapevolezza del nesso causale tra la protesi e il danno, non dalla data dell’intervento.
Il termine ordinario è:
- 5 anni per il dentista libero professionista (responsabilità extracontrattuale);
- 10 anni se la protesi è stata realizzata in una struttura odontoiatrica (responsabilità contrattuale);
- 2 anni per eventuali aspetti penali.
Cosa fare concretamente per ottenere il risarcimento?
Il percorso consigliato è:
- Recuperare tutta la documentazione clinica;
- Rivolgersi a un avvocato esperto in malasanità odontoiatrica;
- Effettuare perizia medico-legale odontoiatrica;
- Inviare diffida formale al dentista o alla struttura;
- Partecipare a mediazione obbligatoria o ATP (accertamento tecnico preventivo);
- Se serve, iniziare la causa civile.
Tutti i passaggi devono essere seguiti con rigore, metodo e competenza.
Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specialisti in errori odontoiatrici e vantano una competenza specifica proprio in ambito protesico. Ecco cosa fanno:
- Analizzano ogni elemento clinico, protesico e giuridico;
- Collaborano con odontoiatri forensi e medici legali per la ricostruzione dei fatti;
- Valutano ogni tipo di danno: biologico, estetico, morale, funzionale;
- Sanno ottenere risarcimenti sia in via stragiudiziale che giudiziale, anche contro grandi cliniche e assicurazioni aggressive;
- Offrono un’assistenza legale completa, con linguaggio chiaro, atti precisi, e aggiornamento costante al cliente.
Ogni caso viene trattato con attenzione assoluta. Ogni paziente viene ascoltato, difeso, accompagnato. Il danno subito non viene minimizzato, ma valorizzato giuridicamente per ottenere un risarcimento equo e pieno.
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: