Lipofilling Sbagliato (infiltrazione di grasso autologo in viso o corpo) e Risarcimento Danni

Introduzione: cosa significa lipofilling e quando diventa un danno?

Il lipofilling è una procedura chirurgica sempre più utilizzata in medicina estetica. Consiste nel prelevare grasso autologo (cioè dallo stesso paziente), generalmente da addome o cosce, per poi reimpiantarlo in altre zone del corpo o del viso, con l’obiettivo di rimodellare, riempire o ringiovanire l’area trattata. Viene eseguito per migliorare il profilo degli zigomi, riempire le occhiaie, correggere esiti cicatriziali, ridare volume al seno, ai glutei o alle mani.

Quando eseguito correttamente, può dare risultati armoniosi e naturali. Ma quando è eseguito male, può trasformarsi in una vera tragedia estetica, funzionale e psicologica.

Lipofilling sbagliato significa iniezioni troppo profonde, embolie, infezioni, necrosi tissutale, asimmetrie, gonfiori cronici, granulomi, reazioni infiammatorie, assorbimenti irregolari. Le complicanze possono essere dolorose, invalidanti e disastrose per l’aspetto della persona.

Il problema è spesso legato all’impreparazione tecnica del medico, all’uso di metodiche non sicure, oppure alla mancanza di informazione completa prima dell’intervento. Purtroppo, il lipofilling è talvolta eseguito anche da operatori non specialisti in chirurgia plastica, in ambulatori non autorizzati, o all’estero, dove i controlli sono assenti.

Nel 2024, in Italia, sono stati effettuati oltre 20.000 interventi di lipofilling, con un incremento del 19% rispetto al 2022. Ma crescono anche i casi di danno: l’Osservatorio Nazionale sulla Responsabilità Sanitaria ha registrato 510 cause legali legate a complicanze da lipofilling nel solo 2023.

In questo articolo analizziamo tutti i profili legali del lipofilling mal eseguito: errori, leggi, risarcimenti, esempi concreti, tempi per agire, difesa legale, valore del consenso informato, e la possibilità di ottenere giustizia con l’aiuto degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze nel lipofilling sbagliato (infiltrazione di grasso autologo in viso o corpo)?

Il lipofilling, anche detto lipostruttura, è una procedura sempre più utilizzata nella chirurgia estetica e ricostruttiva. Si tratta di una tecnica che prevede il prelievo di grasso autologo – cioè del paziente stesso – da una zona del corpo e la sua successiva re-iniezione in un’altra area per ottenere un effetto volumizzante, correttivo o rigenerativo. È ampiamente impiegata per il viso, per i glutei, per il seno (non in sostituzione della protesi ma come completamento), per mani e cicatrici depresse. Se ben eseguita, la procedura è sicura, biocompatibile e naturale. Tuttavia, non è esente da errori e complicanze, spesso sottovalutati perché erroneamente si crede che “trattandosi del proprio grasso” l’intervento sia banale. In realtà, il lipofilling richiede una profonda conoscenza dell’anatomia, una grande precisione tecnica e una sensibilità artistica per ottenere risultati armoniosi e duraturi. Quando questi requisiti mancano, le conseguenze possono essere anche molto gravi, sia sul piano estetico che funzionale.

Una delle cause più frequenti di complicanze nel lipofilling è l’iniezione del grasso in un piano anatomico sbagliato. Il grasso, per attecchire correttamente, deve essere infiltrato in modo microgocciolato in strati ben vascolarizzati. Se il chirurgo inserisce troppo materiale in un’unica sede, si verifica una sofferenza dei tessuti con rischio di necrosi del grasso. Il tessuto necrotico può calcificarsi, infettarsi o trasformarsi in noduli fibrotici palpabili e visibili, causando irregolarità, asimmetrie e deformazioni. L’errore di lavorare con cannule troppo grosse o senza un’adeguata distribuzione porta spesso a risultati grumosi, non uniformi, con evidenti dislivelli cutanei.

Ancora più grave è l’iniezione in zone vascolari sensibili, in particolare nel volto. Se il grasso viene iniettato in modo troppo profondo, può entrare in contatto con vasi arteriosi di grosso calibro e causare embolia adiposa. Questa evenienza, seppur rara, può essere drammatica: embolie retiniche con cecità permanente, ischemie cerebrali, necrosi della pelle o – in altri distretti come glutei e seno – embolie polmonari anche fatali. I casi di embolia da lipofilling sono stati documentati in letteratura medica e hanno portato ad aggiornamenti dei protocolli di sicurezza. Usare cannule smusse, controllare costantemente il piano di iniezione e lavorare lentamente sono misure essenziali per ridurre questo rischio.

Un’altra causa frequente di insuccesso è la scarsa sopravvivenza del grasso trapiantato. Il grasso non è un materiale inerte: una volta trasferito ha bisogno di essere rivascolarizzato per sopravvivere. Se viene prelevato, processato o iniettato in modo scorretto, non attecchisce. Questo porta a un riassorbimento rapido del volume ottenuto, con perdita del risultato estetico entro poche settimane o mesi. Il paziente, che si era entusiasmato per l’effetto iniziale, si ritrova con un ritorno alla situazione di partenza o addirittura con nuove irregolarità. Il problema può derivare dall’uso di tecniche troppo traumatiche nella fase di prelievo, da una centrifugazione troppo aggressiva o, al contrario, da un trapianto effettuato con materiale non purificato. Anche la zona ricevente, se scarsamente vascolarizzata, può non supportare il trapianto.

Molti pazienti lamentano asimmetrie evidenti dopo il lipofilling, soprattutto al volto. Questo accade quando le due metà non vengono trattate con lo stesso volume o la stessa distribuzione. Anche pochi millilitri di differenza, in un’area delicata come lo zigomo o la mandibola, possono creare uno squilibrio difficile da correggere. In casi ancora peggiori, la mancanza di visione tridimensionale porta a un aumento in aree sbagliate, con un viso “gonfio” in punti non desiderati e troppo vuoto in altri. Il viso è una struttura simmetrica ma non perfetta: il chirurgo deve conoscere le discrepanze naturali e lavorare per migliorarle, non per accentuarle.

In campo gluteo o corporeo, una delle complicanze estetiche più frequenti è l’effetto a “bozzi”. Accade quando il grasso viene depositato in modo non omogeneo, oppure quando, durante la guarigione, una parte attecchisce e un’altra no. Le pazienti riferiscono avvallamenti, zone dure o “scalini” sotto la pelle. In assenza di un’adeguata manualità, la modellazione tridimensionale viene compromessa e il risultato può apparire grezzo, irregolare, talvolta peggiore rispetto alla situazione iniziale.

Un’altra complicanza è la formazione di cisti oleose o calcificazioni, dovute alla morte del grasso non integrato. Quando il materiale adiposo non viene rivascolarizzato correttamente, si liquefa o viene calcificato dal corpo come forma di “contenimento”. Questi residui possono essere dolorosi, visibili o confusi con lesioni sospette a esami diagnostici come ecografie o mammografie. In alcuni casi richiedono biopsie o asportazioni chirurgiche.

Nel seno, per esempio, la lipostruttura è usata sia come completamento dopo mastectomie che come tecnica estetica per piccoli aumenti. Tuttavia, un lipofilling mal eseguito può interferire con la lettura dei futuri esami senologici, se non si tiene conto della posizione e della natura delle iniezioni. È indispensabile che il chirurgo documenti in modo preciso le aree trattate, anche per evitare falsi allarmi diagnostici o esami inutili in futuro.

Il dolore post-operatorio prolungato, la formazione di ematomi o il gonfiore eccessivo sono altri segnali che indicano errori tecnici. Se il prelievo viene effettuato in modo traumatico, le aree donatrici (di solito fianchi, addome, cosce) possono sviluppare ematomi estesi o fibrosi dolorose che impiegano mesi per risolversi. Lo stesso accade se la zona ricevente viene trattata in modo troppo aggressivo. Il corpo reagisce all’aggressione chirurgica con infiammazione, e se questa non viene tenuta sotto controllo, può lasciare esiti cicatriziali interni.

Una componente fondamentale è la gestione post-operatoria, spesso sottovalutata. Dopo un lipofilling è essenziale seguire regole precise: evitare compressioni sulle aree trattate, non esporle a fonti di calore, non fare massaggi nei primi giorni, indossare eventuali guaine o indumenti compressivi solo se indicato. Anche la dieta, il fumo e l’attività fisica influiscono sull’attecchimento del grasso. Un paziente che fuma o riprende a correre dopo pochi giorni vanifica in parte l’intervento, ma se non è stato informato correttamente, attribuirà il fallimento al chirurgo.

Spesso gli insuccessi nascono da una comunicazione sbagliata o assente. Il paziente si aspetta un cambiamento evidente, immediato e definitivo, ma il lipofilling non è una tecnica predicibile al 100%. Il grasso può riassorbirsi in misura diversa da zona a zona, e in molti casi sono necessari due o più interventi per ottenere il risultato desiderato. Se questo non viene spiegato prima, il paziente vivrà il riassorbimento come un tradimento della promessa fatta, anche se tecnicamente tutto è stato fatto correttamente.

I dati clinici confermano che le complicanze gravi sono rare ma possibili. Le più comuni restano l’asimmetria, il riassorbimento, i noduli e le irregolarità. Le complicanze maggiori, come l’embolia o la necrosi massiva, sono sotto l’1% ma quando accadono hanno conseguenze importanti. Le richieste di ritocco estetico nei primi 12 mesi post-lipofilling, soprattutto al viso o ai glutei, sono stimate attorno al 20-25%. Ciò non significa che il primo intervento sia stato “sbagliato”, ma solo che la tecnica richiede spesso più sedute, e questo va spiegato.

In definitiva, gli errori e le complicanze del lipofilling derivano da scelte tecniche sbagliate, eccessiva pressione commerciale, carenza di preparazione anatomica, strumenti inadeguati, mancata personalizzazione del trattamento, scarsa gestione del post-operatorio e aspettative irrealistiche. È una procedura che premia la precisione, la pazienza e l’abilità manuale. Non basta avere del grasso da spostare per ottenere un buon risultato.

Affidarsi a un chirurgo plastico esperto in lipostruttura, con un portfolio fotografico documentato, che utilizzi strumenti delicati, operi in sicurezza e spieghi in modo trasparente i limiti della tecnica, è l’unico modo per garantire che il grasso trapiantato non diventi un problema ma una risorsa per il benessere estetico, funzionale e psicologico del paziente.

Quando si configura la responsabilità medica per un lipofilling sbagliato (infiltrazione di grasso autologo in viso o corpo)?

La responsabilità medica per un lipofilling sbagliato si configura ogni volta che l’intervento non produce il risultato estetico atteso oppure provoca danni peggiorativi, complicanze evitabili o esiti innaturali a causa di errori nella tecnica, nella pianificazione o nella gestione post-operatoria da parte del chirurgo. Il lipofilling, noto anche come lipostruttura, è una procedura chirurgica che prevede il prelievo di grasso da una zona del corpo e la sua successiva infiltrazione in un’altra, con finalità volumetriche, correttive o rigenerative. Il suo impiego è molto diffuso sia a livello del viso, per il riempimento delle rughe e il ringiovanimento, sia a livello corporeo, ad esempio per migliorare i glutei, il seno o correggere depressioni cicatriziali o post-traumatiche.

L’uso del proprio grasso corporeo è spesso percepito dai pazienti come una soluzione “naturale”, sicura, priva di rischi. Ma la realtà clinica è ben diversa. Il lipofilling è un intervento chirurgico a tutti gli effetti e, come tale, richiede competenza tecnica, padronanza anatomica, selezione accurata dei casi e rispetto assoluto delle regole igienico-sanitarie. Quando qualcosa va storto, le conseguenze possono essere importanti: non solo estetiche, ma anche funzionali, psicologiche e mediche.

Gli errori più comuni che portano alla responsabilità del medico includono il riassorbimento disomogeneo del grasso trapiantato, l’infiltrazione troppo superficiale o troppo profonda, la necrosi del tessuto adiposo, la formazione di noduli o cisti oleose, la comparsa di irregolarità o asimmetrie, infezioni post-operatorie non trattate correttamente o, nei casi più gravi, embolie grasse. Il fallimento tecnico del lipofilling si traduce spesso in risultati estetici innaturali, in visibili bozzetti, in profili del volto o del corpo alterati, in esiti sgradevoli tanto quanto o più dell’inestetismo iniziale.

Altre volte, i danni non sono immediatamente visibili. Il paziente può iniziare a notare che il risultato si modifica nel tempo: il grasso riassorbito in modo irregolare lascia zone infossate o sproporzionate, il volto assume una forma asimmetrica, le correzioni si rivelano instabili. Tutto ciò può generare grande frustrazione e senso di tradimento delle aspettative. L’intervento che avrebbe dovuto migliorare l’aspetto e la percezione di sé diventa la causa di disagio, isolamento, imbarazzo, perdita di fiducia nel proprio corpo e nei professionisti sanitari.

Uno degli aspetti centrali, nei giudizi di responsabilità medica per lipofilling, è la valutazione del consenso informato. Il chirurgo ha il dovere non solo di descrivere la tecnica e i suoi vantaggi, ma anche di elencare con chiarezza i limiti e i possibili esiti negativi. Il paziente deve sapere che il grasso può riassorbirsi anche in modo parziale o irregolare, che il risultato finale non è prevedibile al 100%, che può essere necessario ripetere l’intervento, che possono insorgere noduli o infezioni, che in alcune sedi del corpo – come i glutei – esiste il rischio, se la tecnica è sbagliata, di gravi complicanze sistemiche.

Un consenso informato raccolto in modo generico, con promesse troppo rassicuranti, è un indizio grave di condotta negligente. Il paziente ha diritto a una scelta libera e consapevole, e questa può avvenire solo se è stato messo nella condizione di conoscere anche gli aspetti scomodi della procedura. Se il medico non fornisce queste informazioni, o se le minimizza, sarà considerato responsabile anche in presenza di rischi che potevano rientrare nella normale variabilità del risultato.

Nella chirurgia estetica – e il lipofilling rientra pienamente in questa categoria – il medico assume un’obbligazione di risultato. Il paziente non si aspetta solo l’impegno del chirurgo, ma anche un effetto concreto: miglioramento dell’aspetto, armonia dei volumi, stabilità del risultato. Se ciò non si verifica, o se l’aspetto peggiora, il chirurgo ha l’onere di dimostrare che l’insuccesso è stato causato da eventi imprevedibili, indipendenti dalla sua condotta, o da condizioni patologiche sopravvenute. Se non riesce a fornire questa prova, la responsabilità è automatica.

I danni derivanti da un lipofilling sbagliato possono essere molto pesanti. Esteticamente, il paziente può trovarsi con zone infossate, bozzetti, irregolarità, viso alterato, profilo corporeo compromesso. Sul piano fisico, può soffrire per dolore cronico, infiammazioni persistenti, noduli fastidiosi, cisti che richiedono drenaggi o interventi successivi. Dal punto di vista psicologico, la delusione si trasforma in disagio costante, rifiuto dell’immagine allo specchio, depressione, perdita di vita sociale, isolamento relazionale, perdita di fiducia in sé stessi.

La responsabilità medica non si esaurisce nell’esecuzione tecnica. Molto spesso la condotta colposa emerge nella fase post-operatoria. Il chirurgo ha il dovere di seguire il paziente, monitorare l’andamento del trapianto di grasso, verificare la simmetria dei risultati, intervenire tempestivamente in caso di complicanze, riconoscere segnali di infezione o necrosi. Se questa fase viene trascurata o affidata in modo superficiale ad altri operatori, o se il paziente viene lasciato solo dopo l’intervento, ogni complicanza non gestita adeguatamente può diventare un’ulteriore fonte di responsabilità.

La prova della responsabilità si fonda su una documentazione solida. La cartella clinica deve contenere ogni dettaglio dell’intervento, i materiali utilizzati, le dosi di grasso iniettato, le zone trattate, il decorso post-operatorio, le istruzioni date al paziente. Il consenso informato deve essere firmato ma soprattutto dettagliato. Le fotografie prima e dopo sono fondamentali per ricostruire il cambiamento. Le relazioni mediche successive, soprattutto se vi sono stati interventi correttivi, rappresentano una traccia importante per accertare la sequenza degli eventi.

Se il paziente decide di avviare un’azione legale, il giudice nominerà un consulente tecnico d’ufficio, specializzato in chirurgia estetica, per valutare se il lipofilling è stato eseguito secondo le regole dell’arte medica, se il danno lamentato è oggettivo e collegato all’intervento, se si poteva evitare con una condotta professionale diversa. Il parere del CTU è quasi sempre decisivo per l’esito della causa.

Il risarcimento danni può essere molto significativo. Comprende il danno biologico se vi è una lesione fisica, anche temporanea. Comprende il danno estetico per il peggioramento visibile. Comprende il danno morale, ovvero la sofferenza interiore. E comprende anche il danno esistenziale, cioè la perdita di qualità della vita. A tutto questo si sommano le spese sostenute per visite, trattamenti, farmaci, eventuali nuove operazioni. In casi gravi, il risarcimento può superare i cinquantamila euro, soprattutto quando è necessario un percorso di recupero fisico e psicologico.

Un lipofilling sbagliato colpisce in modo profondo l’identità della persona. Il paziente che si sottopone a questa procedura lo fa per sentirsi meglio nel proprio corpo, per recuperare armonia, per cancellare i segni del tempo o di eventi traumatici. Ritrovarsi invece con un corpo peggiorato, segnato da difetti nuovi, o addirittura deformato, genera un trauma difficile da superare. Alcuni pazienti riferiscono di non voler più uscire di casa, di aver interrotto relazioni affettive, di sentirsi “rotti” e abbandonati.

Il termine per agire legalmente è di cinque anni dal momento in cui il paziente ha preso piena consapevolezza del danno e della sua causa. È quindi essenziale rivolgersi rapidamente a un avvocato specializzato, avviare una valutazione medico-legale e raccogliere tutte le prove utili. Più passa il tempo, più diventa difficile dimostrare la dinamica dei fatti.

Dal lato del chirurgo, la strategia migliore per evitare contestazioni è la prevenzione: selezionare i pazienti con attenzione, informare correttamente, non creare illusioni, eseguire la procedura con precisione tecnica, documentare tutto e accompagnare il paziente anche dopo l’intervento. La chirurgia estetica è un gesto di fiducia da parte del paziente: tradire questa fiducia, per fretta o superficialità, è ciò che apre la porta alla responsabilità civile.

In conclusione, la responsabilità medica per un lipofilling sbagliato si configura quando il medico non ha rispettato le regole di buona pratica, ha informato male, ha gestito in modo errato il trattamento o ha lasciato il paziente con danni estetici e psicologici che potevano e dovevano essere evitati. Il volto e il corpo di una persona non sono un laboratorio su cui sperimentare: sono una parte essenziale della sua identità, e ogni errore commesso su di essi ha un prezzo umano altissimo.

Cosa dice la legge italiana sul lipofilling mal eseguito?

Il lipofilling, come ogni procedura estetica, rientra sotto la tutela degli articoli 1218 e 2043 del Codice Civile. Inoltre, è regolato dalla Legge Gelli-Bianco n. 24/2017, che stabilisce criteri di responsabilità medica, uso delle linee guida, obbligo di consenso informato e diritto al risarcimento in caso di danno.

La struttura sanitaria e il medico sono responsabili per ogni danno causato da imperizia, imprudenza o negligenza.

È sempre necessario il consenso informato?

Sì. Sempre. Il paziente deve ricevere informazioni chiare e dettagliate su:

  • Finalità del trattamento
  • Rischi e possibili complicanze
  • Percentuali di riassorbimento
  • Necessità di ritocchi futuri
  • Possibili alternative

In assenza di consenso valido, anche un risultato negativo non dovuto a colpa può essere risarcito, come confermato da numerose sentenze della Cassazione.

Quali danni si possono chiedere in tribunale?

Il danno da lipofilling sbagliato si divide in:

  • Danno biologico: fisico o psichico, certificato da un medico legale
  • Danno estetico: alterazione dell’aspetto, anche temporanea
  • Danno morale: sofferenza, umiliazione, isolamento
  • Danno patrimoniale: spese mediche, chirurgiche, perdita lavorativa

Quali sono gli errori commessi più frequentemente dai medici?

  • Uso di siringhe e cannule non appropriate
  • Iniezione in sede pericolosa (es. muscolo grande gluteo)
  • Scarsa esperienza anatomica
  • Mancato rispetto delle linee guida SICPRE (Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica)
  • Follow-up assente o sottovalutazione delle complicanze

Esistono linee guida ufficiali per il lipofilling?

Sì. Nel 2023 la SICPRE ha aggiornato le proprie raccomandazioni. Tra le indicazioni principali:

  • Iniezione superficiale e non in piani profondi nei glutei
  • Massima attenzione all’aspirazione e centrifugazione del grasso
  • Divieto assoluto di interventi in ambiente non chirurgico
  • Necessità di specialisti in chirurgia plastica

In quali casi si può ottenere il risarcimento?

Ogni volta che:

  • Il danno è evitabile
  • Il medico ha agito in modo non conforme agli standard
  • Non è stato dato un consenso adeguato
  • Il trattamento ha provocato peggioramenti evidenti e duraturi
  • È dimostrabile un nesso causale tra intervento e lesioni

Che importi si possono ottenere?

Le sentenze variano da caso a caso. Alcuni esempi:

  • Roma, 2023: lipofilling occhiaie con edema permanente → €35.000
  • Milano, 2024: necrosi glutea dopo lipofilling → €62.000
  • Palermo, 2023: asimmetria post-lipofilling seno, chirurgia correttiva necessaria → €48.000
  • Bologna, 2023: iniezione maldestra nel viso con granuloma → €25.000

In quanto tempo bisogna agire?

Il termine di prescrizione è 10 anni dalla data del trattamento se si tratta di rapporto contrattuale, oppure 5 anni in caso di azione extra-contrattuale.

È fondamentale però agire subito, per:

  • Raccogliere prove
  • Bloccare la prescrizione
  • Far valutare il caso da un medico legale
  • Richiedere una perizia di parte

Come si svolge il percorso legale per ottenere il risarcimento?

  1. Raccolta documentazione clinica
  2. Valutazione con medico legale e chirurgo plastico di parte
  3. Diffida legale alla clinica o al medico
  4. Tentativo di composizione stragiudiziale
  5. Avvio della causa civile (eventualmente penale)
  6. Nomina CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio)
  7. Sentenza e quantificazione del danno

Chi risponde se l’intervento è stato eseguito in un centro non autorizzato?

La responsabilità è penale e civile. In caso di clinica abusiva o senza autorizzazioni sanitarie, si può procedere per lesioni personali colpose, truffa o esercizio abusivo della professione. Il risarcimento può essere richiesto sia al medico che al gestore del centro.

Cosa succede se il lipofilling è stato fatto all’estero?

Occorre valutare:

  • Legislazione dello Stato estero
  • Possibilità di azione transfrontaliera
  • Eventuale sede del medico o della società in Italia

Nei casi più complessi, l’azione può essere intentata presso il foro italiano se il danno è emerso in Italia, ai sensi del Regolamento UE 1215/2012.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Non tutti gli studi legali sono in grado di affrontare la complessità di un danno estetico da lipofilling. Servono conoscenze approfondite, una rete di specialisti e padronanza delle normative sanitarie, assicurative e giurisprudenziali.

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità:

  • Conoscono perfettamente la Legge Gelli-Bianco, le sue interpretazioni e le più recenti pronunce della Cassazione
  • Collaborano con medici legali esperti in medicina estetica e chirurgia plastica
  • Sono in grado di dimostrare il nesso causale, quantificare i danni e ottenere il massimo risarcimento
  • Offrono assistenza immediata anche per bloccare la prescrizione e raccogliere le prove fondamentali
  • Affrontano ogni fase, dalla mediazione civile al tribunale ordinario, con strategia e metodo

Il paziente danneggiato da un lipofilling sbagliato ha il diritto di ottenere giustizia. L’intervento chirurgico è sempre un atto delicato, che richiede massima professionalità e correttezza.

Chi ha subito un danno non deve subire anche il silenzio o l’abbandono. Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono pronti a intervenire con precisione, competenza e dedizione per far valere i tuoi diritti.

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