Peeling Chimico Profondo Sbagliato e Risarcimento Danni

Introduzione: cosa può succedere quando un peeling chimico profondo è eseguito male?

Il peeling chimico profondo è una procedura dermatologica ed estetica che consiste nell’applicazione di sostanze chimiche altamente caustiche sulla pelle (solitamente del viso) per eliminare gli strati cutanei superficiali e medi, stimolare il rinnovamento cellulare e ottenere una pelle più liscia, levigata, priva di macchie, rughe o cicatrici da acne.

Si tratta di una tecnica molto efficace, ma estremamente delicata: viene eseguita con fenolo, acido tricloroacetico (TCA) ad alte concentrazioni, o combinazioni di agenti chimici, e agisce a una profondità tale da richiedere preparazione medica, monitoraggio, analgesia locale o sedazione.

Purtroppo, quando viene eseguito da mani inesperte, in ambienti non idonei o senza i dovuti accorgimenti, il peeling chimico profondo può provocare danni devastanti e permanenti, come:

  • Ustioni chimiche
  • Iperpigmentazioni o discromie permanenti
  • Cicatrici ipertrofiche o cheloidee
  • Perdita dell’uniformità cutanea
  • Infezioni batteriche o virali (herpes)
  • Necrosi dei tessuti trattati

Il problema è in parte dovuto alla sottovalutazione dei rischi: il peeling chimico, anche quello più profondo, viene spesso pubblicizzato come “trattamento estetico”, quando in realtà è un vero e proprio atto medico, che deve essere eseguito esclusivamente da medici competenti, in ambienti sterili e sotto stretto controllo.

Secondo i dati dell’AIDECO (Associazione Italiana Dermatologia Estetica e Correttiva), nel 2024 in Italia sono stati effettuati oltre 15.000 peeling chimici profondi, ma il 12% ha riportato complicanze cliniche o estetiche significative. In più del 5% dei casi, si è reso necessario un trattamento correttivo medico o chirurgico, e oltre 400 persone hanno avviato procedimenti legali per ottenere il risarcimento del danno.

In questo articolo analizziamo in dettaglio cosa succede quando un peeling chimico profondo è eseguito male, quali sono gli errori più comuni, cosa prevede la legge italiana aggiornata al 2025, quali danni possono essere risarciti, come dimostrarli e, soprattutto, come ottenere giustizia grazie all’assistenza degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze nel peeling chimico profondo sbagliato?

Il peeling chimico profondo è una procedura dermatologica utilizzata per trattare rughe marcate, cicatrici da acne, macchie solari, cheratosi e segni evidenti dell’invecchiamento. A differenza dei peeling superficiali o medi, questa tecnica prevede l’applicazione di agenti esfolianti molto potenti, capaci di penetrare fino allo strato reticolare del derma e stimolare un ricambio cellulare profondo e strutturale. I risultati, se ben ottenuti, possono essere straordinari: pelle levigata, uniforme, visibilmente ringiovanita. Tuttavia, proprio per la sua profondità d’azione, il peeling chimico profondo è anche una delle tecniche più rischiose, con margini d’errore sottili e complicanze potenzialmente gravi. Quando eseguito male, o su pazienti non adatti, può causare danni estetici permanenti, infezioni, alterazioni pigmentarie o perfino cicatrici deturpanti. Comprendere quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze è fondamentale per affrontare questa procedura con il giusto livello di consapevolezza e cautela.

Una delle prime e più gravi cause di errore è la selezione errata del paziente, spesso legata a una valutazione affrettata del fototipo cutaneo, dello stato della pelle e della storia clinica del soggetto. Il peeling chimico profondo, in particolare quello a base di fenolo, è indicato solo per fototipi chiari (Fitzpatrick I e II), in quanto nei fototipi medi o scuri il rischio di iperpigmentazioni o depigmentazioni definitive è molto elevato. Se si ignora questo aspetto e si esegue un trattamento profondo su una pelle olivastra o scura, si può ottenere un effetto a chiazze, con perdita di pigmento a zone, talvolta irreversibile. Il paziente, anziché ottenere una pelle uniforme, si trova con un volto macchiato o “maculato”, difficile da correggere anche con trattamenti successivi.

Un’altra causa frequente di complicanze è l’uso improprio dei prodotti esfolianti. Le sostanze più utilizzate per i peeling profondi sono il fenolo e l’acido tricloroacetico (TCA) ad alte concentrazioni. Queste sostanze devono essere dosate con estrema precisione, applicate in modo uniforme e per tempi rigorosamente controllati. Anche un piccolo errore nella quantità, nella zona di applicazione o nel tempo di posa può provocare ustioni chimiche vere e proprie, con conseguente necrosi dei tessuti. Le aree più a rischio sono quelle dove la pelle è più sottile, come le palpebre, le tempie o i lati del naso. In questi punti, il derma è meno protetto e più vulnerabile all’azione caustica della sostanza.

Un errore particolarmente pericoloso è l’esecuzione del peeling senza una preparazione cutanea adeguata. Prima di un peeling profondo, è necessario pre-trattare la pelle con prodotti specifici per almeno 2-4 settimane. Questa fase serve a uniformare lo spessore dello strato corneo, ridurre la risposta melanocitaria e aumentare la penetrazione controllata del principio attivo. Se questa fase viene saltata, la reazione al peeling sarà imprevedibile: alcune zone assorbiranno più prodotto di altre, generando un’esfoliazione disomogenea, con esiti estetici disastrosi. In più, la mancanza di preparazione aumenta il rischio di macchie scure (iperpigmentazione post-infiammatoria), soprattutto in soggetti predisposti o nei fototipi più scuri.

Una delle complicanze più temute è la comparsa di cicatrici ipertrofiche o atrofiche, che si manifestano quando la risposta infiammatoria post-peeling è troppo intensa, oppure quando si sviluppano infezioni secondarie. Le cicatrici ipertrofiche sono spesse, rosse, rilevate, e spesso dolorose. Le cicatrici atrofiche invece si presentano come depressioni irregolari della superficie cutanea, simili a quelle dell’acne, ma causate da una rigenerazione incompleta del derma. In entrambi i casi, il paziente si trova con segni permanenti che peggiorano l’aspetto estetico e richiedono trattamenti laser, filler o addirittura interventi chirurgici di correzione.

Una causa frequente di errore è anche l’esecuzione del peeling su aree infiammate, irritate o con patologie cutanee attive, come acne, dermatite, rosacea o infezioni latenti. In queste situazioni la pelle non ha una barriera protettiva efficiente e reagisce in modo eccessivo all’agente chimico. Questo può causare infiammazione diffusa, riacutizzazione dell’acne, peggioramento di condizioni preesistenti o, nei casi peggiori, riattivazione dell’herpes simplex con formazione di vescicole, croste e rischio di cicatrici. Per questo motivo è essenziale che il paziente sia valutato attentamente prima del trattamento e, se necessario, che venga trattato preventivamente con antivirali o antinfiammatori specifici.

Tra le complicanze più sottovalutate vi è la disidratazione severa della pelle e la conseguente rottura della barriera epidermica, che può favorire l’ingresso di batteri patogeni. Dopo un peeling profondo, la pelle è completamente priva dello strato protettivo naturale e deve essere trattata con prodotti emollienti, antibiotici topici e agenti riparatori. Se il paziente non segue correttamente le istruzioni post-operatorie o se viene consigliata una routine inadeguata, il rischio di infezioni secondarie, arrossamenti prolungati, sensibilità cutanea cronica o prurito persistente aumenta drasticamente.

Una problematica estetica molto diffusa è la pigmentazione irregolare del viso. Alcuni pazienti sviluppano macchie scure dopo il peeling, soprattutto se si espongono al sole nei mesi successivi o se hanno una predisposizione genetica. Altri, invece, vanno incontro a una depigmentazione a chiazze, con zone più chiare che non recuperano il normale colore cutaneo nemmeno dopo mesi. Entrambe le condizioni compromettono gravemente il risultato e spesso richiedono lunghi cicli di trattamenti schiarenti, creme depigmentanti, laser non ablativi e un monitoraggio dermatologico costante. Queste complicanze sono tanto più gravi quanto più il peeling è stato eseguito su una base di pelle non uniforme o su un viso già soggetto a discromie.

Un’altra causa frequente di insuccesso è la mancata personalizzazione del trattamento. Il peeling profondo non è una procedura “standard”, ma deve essere calibrata su ogni paziente in base all’età, al tipo di pelle, al problema da trattare, alla zona del viso, alla tolleranza cutanea e alla capacità di seguire il post-operatorio. Eseguire lo stesso protocollo su tutti i pazienti è un errore grave che espone a risultati non controllabili. Anche la preparazione psicologica è importante: il paziente deve sapere che la pelle diventerà crostosa, arrossata, gonfia e che la fase di recupero durerà settimane. Se non è pronto a gestire questa trasformazione temporanea, rischia di sospendere i trattamenti, esporsi al sole, grattarsi o interferire con la guarigione, peggiorando ulteriormente la situazione.

Una complicanza a medio termine è la fibrosi dermica, cioè la formazione di tessuto fibrotico sottocutaneo che rende la pelle meno elastica, meno luminosa e più rigida. Questo può accadere quando il peeling è troppo aggressivo, oppure se si ripete troppo frequentemente. Una pelle sottoposta a peeling profondi a distanza ravvicinata perde la sua capacità rigenerativa naturale e sviluppa un tessuto meno vitale, che invecchia prima e risponde meno ai successivi trattamenti estetici.

Non vanno dimenticate le complicanze sistemiche, seppur rare, come l’assorbimento sistemico del fenolo, che può avere effetti tossici sul cuore, sul fegato e sui reni, soprattutto se applicato su aree molto estese o su pazienti con patologie preesistenti. Per questo motivo il peeling chimico profondo deve essere eseguito solo in ambiente medico controllato, da professionisti qualificati, con monitoraggio dei parametri vitali nei pazienti a rischio. Anche l’anestesia locale o la sedazione possono comportare rischi se non gestite da un team esperto.

Infine, una delle principali cause di insoddisfazione è l’errata comunicazione tra medico e paziente. Alcune persone si aspettano un ringiovanimento completo, una pelle perfetta o la cancellazione totale delle rughe. In realtà, anche il miglior peeling profondo ha dei limiti: non elimina i cedimenti cutanei, non rimuove le rughe più profonde in una sola seduta, non cancella cicatrici molto marcate, e non può garantire una durata illimitata nel tempo. Se queste informazioni non vengono chiarite, anche un risultato oggettivamente buono può essere vissuto come un fallimento.

Le statistiche cliniche mostrano che, se eseguito correttamente, il peeling profondo ha una soddisfazione alta nei pazienti selezionati, con effetti che possono durare anni. Tuttavia, le complicanze lievi come arrossamenti prolungati, discromie o ipersensibilità si verificano nel 30-40% dei casi. Le complicanze gravi, come infezioni, cicatrici o esiti disastrosi, si mantengono sotto il 5%, ma sono quasi sempre associate a errori tecnici, selezione sbagliata o gestione post-trattamento carente.

In definitiva, gli errori e le complicanze nel peeling chimico profondo derivano da una combinazione di fattori: selezione non accurata del paziente, scelta errata dei prodotti, tecniche applicative imprecise, mancanza di personalizzazione, errori nella fase di guarigione, aspettative sproporzionate. Si tratta di una procedura che richiede esperienza, preparazione, rigore e soprattutto un’informazione chiara e onesta.

Affidarsi a un medico dermatologo o estetico qualificato, che conosca bene la fisiologia cutanea e le caratteristiche dei peeling ad alta penetrazione, che esegua il trattamento in ambiente sicuro, che segua il paziente nel tempo e sappia gestire anche le complicanze con tempestività: è questo l’unico modo per ottenere risultati soddisfacenti senza rischiare danni permanenti. Il peeling chimico profondo può regalare un volto nuovo, ma solo se eseguito con profonda competenza e rispetto per la pelle.

Quando si configura la responsabilità medica per un peeling chimico profondo sbagliato?

La responsabilità medica per un peeling chimico profondo sbagliato si configura ogni volta che il trattamento volto a rigenerare la pelle attraverso l’applicazione di agenti chimici provoca un danno estetico, funzionale o psicologico, in conseguenza di una condotta non conforme ai criteri di prudenza, perizia e diligenza richiesti al professionista sanitario. Il peeling chimico è una procedura dermatologica che può variare nella sua profondità d’azione: esistono trattamenti superficiali, medi e profondi, a seconda del tipo di acido utilizzato, della concentrazione e della durata dell’applicazione. I peeling profondi, che agiscono fino al derma reticolare, sono i più invasivi e richiedono un’attenzione estrema nella selezione dei pazienti, nell’esecuzione e nella gestione post-trattamento.

Il paziente che si sottopone a un peeling profondo lo fa generalmente per rimuovere rughe marcate, cicatrici da acne, discromie estese, cheratosi attiniche o segni del fotoinvecchiamento severo. Il risultato atteso è quello di una pelle visibilmente più liscia, uniforme, ringiovanita. Ma i rischi sono tutt’altro che trascurabili. Se il trattamento viene eseguito su un fototipo non adatto, su una pelle infiammata, o in presenza di patologie dermatologiche attive, può provocare complicanze gravi come ustioni, iperpigmentazioni permanenti, cicatrici visibili, infezioni o reazioni avverse sistemiche.

Il danno da peeling chimico profondo non è solo un’imperfezione temporanea: può lasciare segni permanenti sul volto, che compromettono la fisionomia, la simmetria e la naturale espressività della pelle. In alcuni casi, il paziente si ritrova con una pelle depigmentata a chiazze, con aree più scure o più chiare, oppure con cicatrici in rilievo che non erano presenti prima del trattamento. In altri casi ancora, può svilupparsi un dolore persistente, bruciore, prurito cronico o una perdita di elasticità della pelle che rende impossibile il trucco, l’esposizione al sole o la semplice quotidianità relazionale.

Uno degli aspetti più delicati è la selezione del paziente. Il medico ha il dovere di valutare se la persona è idonea a ricevere un peeling chimico profondo. Non tutti i tipi di pelle reagiscono nello stesso modo agli agenti chimici. I fototipi più scuri sono più soggetti a iperpigmentazioni post-infiammatorie. Le pelli sensibili o sottili sono più esposte a reazioni abnormi. L’anamnesi deve includere l’uso di farmaci fotosensibilizzanti, retinoidi, la presenza di herpes simplex attivo, la storia di cicatrici ipertrofiche o cheloidi. Se il medico non effettua questa valutazione con rigore e procede ugualmente al trattamento, la sua condotta è colposa.

Altro punto fondamentale è il consenso informato. Spesso, nei centri estetici o anche negli studi medici, il peeling profondo viene descritto al paziente come un semplice trattamento estetico. Invece si tratta di una vera e propria procedura medica che comporta un rischio significativo. Il paziente deve essere avvisato che il recupero può durare settimane, che la pelle sarà arrossata, sensibile, soggetta a esfoliazione estesa, e che esiste la possibilità di complicanze permanenti, come discromie, infezioni e cicatrici. Se queste informazioni non vengono fornite, o se vengono minimizzate con espressioni come “trattamento leggero” o “ringiovanimento senza bisturi”, il consenso è invalido e il medico è responsabile anche in assenza di errori tecnici.

Il paziente si affida al professionista con l’aspettativa di migliorare il proprio aspetto, di eliminare un difetto o di sentirsi più sicuro. Se il risultato è un peggioramento visibile, il volto danneggiato, la pelle segnata o disomogenea, il danno è evidente e, nella chirurgia e medicina estetica, si presume responsabilità. Spetta infatti al medico dimostrare che il danno non era evitabile, che è stato causato da un’imprevedibile reazione individuale e che ogni fase è stata gestita correttamente. In mancanza di questa prova, il paziente ha diritto a un risarcimento.

Le prove principali per avviare una richiesta di risarcimento sono rappresentate da fotografie prima e dopo il trattamento, dalla cartella clinica con le annotazioni sulla tecnica utilizzata, dalla documentazione del consenso informato, dai referti medici relativi alle complicanze sopraggiunte e dalle ricevute delle eventuali cure correttive. Se il medico ha omesso di documentare in modo adeguato l’intervento, o se ha utilizzato prodotti non tracciabili o non autorizzati, la sua posizione si aggrava.

Anche la gestione del post-trattamento è determinante. Dopo un peeling chimico profondo, il paziente deve essere monitorato attentamente. Il medico deve fornire indicazioni precise su come proteggere la pelle, prescrivere creme cicatrizzanti e antibiotiche se necessario, vietare l’esposizione al sole, raccomandare l’uso costante di filtri solari ad alta protezione, controllare l’eventuale insorgenza di infezioni o reazioni anomale. Se queste precauzioni vengono omesse, o se il medico si rende irreperibile in caso di difficoltà, ogni complicanza non gestita diventa fonte di responsabilità autonoma.

Nei casi più gravi, il paziente può aver bisogno di trattamenti laser correttivi, terapie dermatologiche a lungo termine, make-up medicale coprente, supporto psicologico. Ogni spesa sostenuta, ogni disagio vissuto, ogni limitazione subita può essere oggetto di risarcimento. Il danno estetico viene quantificato tenendo conto dell’estensione, della visibilità, della permanenza e dell’età del paziente. Il danno biologico riguarda gli effetti fisici permanenti. Il danno morale rappresenta la sofferenza soggettiva, mentre il danno esistenziale riguarda la compromissione della qualità della vita.

Un volto rovinato da un peeling chimico profondo sbagliato è una ferita che non si vede solo sulla pelle, ma nell’identità della persona. I pazienti raccontano di non voler più uscire di casa, di evitare specchi, di vivere nel timore dello sguardo degli altri. Alcuni interrompono relazioni, rinunciano a opportunità lavorative, sviluppano forme di ansia o depressione. Tutto questo per un trattamento presentato come sicuro, rapido, “senza effetti collaterali”, e invece gestito con leggerezza o superficialità.

Per promuovere un’azione legale, il termine ordinario è di cinque anni dalla piena consapevolezza del danno. È essenziale non perdere tempo, rivolgersi a un avvocato esperto in responsabilità medica e farsi assistere da un medico legale o un dermatologo che possa valutare le lesioni e redigere una relazione tecnica. Una buona documentazione, accompagnata da una consulenza specialistica approfondita, aumenta le possibilità di ottenere un risarcimento congruo.

Dal lato del professionista, la prevenzione è la chiave per evitare contestazioni. Ogni trattamento va preceduto da un’attenta valutazione della storia clinica, da un confronto onesto con il paziente, da una spiegazione chiara dei benefici ma anche dei rischi, da una documentazione scrupolosa e da un accompagnamento reale nel decorso post-trattamento. La medicina estetica non è mai un atto banale: agisce sull’identità, sulla fiducia, sulla vita sociale di chi si affida. Quando il risultato non è un miglioramento, ma una ferita, il diritto interviene per ristabilire l’equilibrio violato.

In conclusione, la responsabilità medica per un peeling chimico profondo sbagliato si configura ogni volta che il trattamento causa danni evitabili alla pelle o all’identità della persona, in assenza di adeguata informazione, prudenza o perizia tecnica. Il viso è il luogo della relazione, della dignità, della riconoscibilità. Chi vi agisce deve farlo con coscienza, perché ogni errore si imprime non solo sulla pelle, ma sulla storia stessa della persona che lo subisce.

Quando un peeling è considerato “sbagliato” dal punto di vista legale?

Un peeling chimico profondo è considerato sbagliato quando:

  • I risultati sono peggiorativi rispetto alla condizione iniziale
  • Il trattamento ha causato danni estetici visibili e permanenti
  • Il paziente non era stato informato in modo adeguato
  • Il trattamento è stato eseguito in ambiente non sanitario
  • Non sono stati rispettati i protocolli dermatologici ufficiali

Quali sono i danni estetici più comuni da peeling chimico profondo?

  • Discromie permanenti (macchie bianche o scure)
  • Iperpigmentazione post-infiammatoria
  • Ustioni chimiche con desquamazione profonda
  • Cicatrici atrofiche o ipertrofiche
  • Infezioni cutanee con esiti visibili
  • Aspetto “plastificato” o irregolare del viso

Cosa prevede la legge italiana in caso di errore?

La responsabilità è regolata da:

  • Art. 1218 Codice Civile – responsabilità contrattuale del medico
  • Art. 2043 Codice Civile – responsabilità extracontrattuale
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017, che impone l’obbligo di perizia e rispetto delle linee guida

La legge stabilisce che ogni errore dovuto a imperizia, imprudenza o negligenza è risarcibile se ha causato un danno evitabile.

È valido il consenso informato?

Solo se è:

  • Chiaro, dettagliato e comprensibile
  • Personalizzato secondo la condizione clinica e il fototipo
  • Rilasciato dopo colloquio orale esaustivo
  • Contenente descrizione dei rischi, tempi di guarigione, alternative e cicatrici possibili

Se il consenso è incompleto o generico, non ha valore giuridico.

Quali danni possono essere risarciti?

  • Danno estetico (es. cicatrici, discromie, asimmetrie)
  • Danno biologico (dolore, prurito cronico, ustioni)
  • Danno psichico (vergogna, ansia, depressione)
  • Danno morale (sofferenza, umiliazione)
  • Danno patrimoniale (costi medici, giorni di lavoro persi, trattamenti correttivi)

Quanto può valere un risarcimento?

Esempi di risarcimento ottenuti in Italia:

  • Milano, 2023 – cicatrici ipertrofiche sulle guance da peeling con fenolo → €38.000
  • Firenze, 2024 – iperpigmentazione permanente su viso e collo → €31.000
  • Torino, 2023 – ustioni chimiche e necessità di innesto cutaneo → €54.000
  • Roma, 2024 – grave disagio psichico post intervento → €45.000

Come si dimostra che il peeling è stato eseguito male?

  1. Foto pre e post trattamento
  2. Documentazione clinica del centro estetico/medico
  3. Relazione di un medico legale esperto in dermatologia
  4. Valutazione con specialista in chirurgia plastica o dermatologia
  5. Perizia tecnica su sostanze usate, dosi, modalità e tempi

In quanto tempo si può agire legalmente?

  • 10 anni se si tratta di rapporto contrattuale
  • 5 anni per responsabilità extracontrattuale
  • Il termine parte dal momento della manifestazione del danno (non dall’intervento)

Chi può essere ritenuto responsabile?

  • Il medico che ha eseguito il trattamento
  • Il centro estetico o medico che ha proposto l’intervento
  • Il titolare dell’attività, se non sanitario, che ha consentito la procedura
  • In alcuni casi, anche il produttore delle sostanze chimiche, se difettose

È possibile ottenere giustizia se il trattamento è stato fatto all’estero?

Sì, ma è più complesso. È possibile:

  • Agire in Italia, se la pubblicità o il contratto sono avvenuti nel territorio nazionale
  • Avviare azioni internazionali tramite il Regolamento UE 1215/2012
  • Attivare procedure civili o penali contro operatori non autorizzati

Cosa fare subito dopo aver subito danni da peeling chimico?

  1. Non sottoporsi a nuovi trattamenti correttivi senza parere medico legale
  2. Fotografare i danni
  3. Conservare ricevute, email, messaggi informativi, referti
  4. Richiedere la cartella clinica o relazione dell’intervento
  5. Rivolgersi immediatamente a un avvocato esperto in malasanità estetica

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Perché la responsabilità derivante da un peeling chimico profondo sbagliato è una materia delicata, tecnica e complessa, che richiede competenze legali e medico-legali specifiche.

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità:

  • Lavorano con medici legali, dermatologi e chirurghi plastici esperti
  • Conoscono la giurisprudenza più aggiornata sul tema
  • Redigono perizie tecniche di parte consolidate e difendibili in sede giudiziaria
  • Gestiscono l’intera pratica legale, dalla diffida alla causa
  • Ottengono risarcimenti completi per danni fisici, estetici, psicologici ed economici

Se il tuo viso è stato danneggiato da un peeling chimico mal eseguito, non sei solo. Non è colpa tua. È un danno ingiusto. È un errore medico.

Hai il diritto di farti ascoltare. Hai il diritto di essere risarcito. Hai il diritto di tornare a guardarti allo specchio con serenità.

Contatta gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità. Ti aiuteranno a trasformare il dolore in giustizia.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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