Introduzione
Il blocco spinale, noto anche come anestesia subaracnoidea o spinale, è una tecnica anestesiologica largamente utilizzata in chirurgia ortopedica, ostetrica e urologica. Viene eseguita iniettando un anestetico direttamente nello spazio subaracnoideo del midollo spinale, provocando una perdita temporanea della sensibilità e della motilità nella parte inferiore del corpo. Quando tutto va come previsto, il paziente beneficia di un’anestesia sicura e ben tollerata. Tuttavia, un errore nella tecnica di esecuzione o nella scelta del farmaco può comportare complicanze neurologiche gravi, come paresi parziali o totali, permanenti o reversibili.

Il danno da blocco spinale errato è uno degli eventi più gravi nell’ambito dell’anestesia locoregionale, con un impatto devastante sulla vita del paziente. La lesione delle radici nervose o del midollo spinale può causare incontinenza, perdita della deambulazione, dolore neuropatico cronico, fino alla paraplegia irreversibile. In questi casi, la legge riconosce il diritto al risarcimento danni, purché venga accertata la responsabilità del medico o della struttura sanitaria.
La giurisprudenza italiana, negli ultimi anni, ha aumentato l’attenzione verso la responsabilità da errore anestesiologico spinale, richiedendo protocolli rigorosi, verifica della corretta esecuzione e gestione post-operatoria tempestiva. La mancata individuazione immediata dei sintomi di compromissione neurologica costituisce aggravante per il medico.
Nel presente articolo affronteremo nel dettaglio cosa comporta un blocco spinale eseguito male, quali sono i rischi, chi è responsabile, come si agisce per ottenere un risarcimento e, soprattutto, come possono intervenire gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità per tutelare i diritti del paziente leso.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Cos’è il blocco spinale e quando si utilizza?
Il blocco spinale è una forma di anestesia regionale che prevede l’iniezione di un anestetico locale nello spazio subaracnoideo, tra la seconda e la quinta vertebra lombare. L’effetto è rapido e provoca:
- anestesia sensitiva e motoria dal punto di iniezione in giù,
- rilassamento muscolare,
- perdita di controllo della minzione e dell’alvo durante l’effetto.
È indicato per:
- taglio cesareo,
- interventi a ginocchio, anca o vescica,
- chirurgia pelvica e addominale bassa.
Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di blocco spinale errato con conseguente paresi?
Il blocco spinale, o anestesia subaracnoidea, è una tecnica molto diffusa in ambito chirurgico e ostetrico. Consente di anestetizzare in modo mirato la parte inferiore del corpo in maniera efficace e duratura, evitando l’impiego dell’anestesia generale. È ampiamente utilizzato per tagli cesarei, interventi ortopedici su arti inferiori, operazioni urologiche o ginecologiche. Tuttavia, come ogni procedura che coinvolge direttamente il sistema nervoso centrale, comporta rischi. Tra le complicanze più temute c’è la paresi, cioè una perdita parziale o totale della funzione motoria, che può insorgere subito o a distanza dalla procedura, e che, se permanente, rappresenta una tragedia personale e un fallimento sanitario. Comprendere quali sono le cause più frequenti di un blocco spinale errato che porta a paresi è fondamentale per garantire sicurezza, prevenzione e responsabilità.
Una delle cause principali di errore è l’identificazione imprecisa dello spazio subaracnoideo. L’anestesia spinale prevede l’inserimento di un ago molto sottile all’interno del canale vertebrale, a livello lombare, con l’obiettivo di attraversare la dura madre e raggiungere lo spazio in cui circola il liquido cefalorachidiano. Quando questa manovra non viene eseguita correttamente, perché il punto di inserzione è sbagliato o l’ago viene diretto con angolazioni scorrette, si rischia di danneggiare direttamente il midollo spinale o le radici nervose. In particolare, se si esegue la puntura a un livello troppo alto (al di sopra di L1), si può colpire il midollo, provocando lesioni irreversibili.
Un’altra causa grave riguarda l’uso di anestetici a concentrazioni o volumi errati. Se la dose somministrata è eccessiva, oppure se il farmaco si distribuisce in modo anomalo nel liquido spinale, può verificarsi una neurotossicità diretta oppure un blocco eccessivamente esteso. Quando il farmaco raggiunge aree del midollo non destinate ad essere anestetizzate, può interferire con le vie motorie superiori, causando una paralisi progressiva. Nei casi più gravi, si arriva a un blocco totale che coinvolge anche i centri respiratori.
Un errore critico avviene anche quando il paziente ha controindicazioni alla procedura, ma l’anestesista non le riconosce o le sottovaluta. Pazienti con disturbi coagulativi, infezioni spinali, ipertensione endocranica o malformazioni vertebrali non dovrebbero essere sottoposti ad anestesia subaracnoidea. In questi casi, il rischio di ematoma spinale aumenta enormemente. Se si forma un coagulo all’interno del canale vertebrale, questo può comprimere il midollo o le radici nervose, causando deficit motori anche gravi. Il ritardo nella diagnosi e nell’evacuazione dell’ematoma può trasformare un danno reversibile in una paresi permanente.
Non va trascurata la difficoltà tecnica legata alla conformazione del paziente, che può complicare la procedura. Nei pazienti obesi, nei soggetti con scoliosi o con alterazioni posturali, è difficile localizzare con precisione lo spazio intervertebrale. L’ago può deviare, colpire strutture vascolari o nervose laterali, o penetrare in modo anomalo. In assenza di ecografia o di un’anamnesi ben strutturata, l’anestesista può “andare a tentativi”, aumentando così il rischio di lesione diretta o di iniezione in sedi errate.
Un’altra causa di danno è l’utilizzo di materiali inadeguati o di aghi di vecchia generazione, più grossi o meno atraumatici. Oggi si tende a usare aghi sottilissimi per minimizzare il rischio di lesioni e di cefalee post-puntura. Tuttavia, in alcune strutture o in situazioni d’urgenza, si utilizzano ancora aghi traumatici, che aumentano la probabilità di danneggiare i nervi, i vasi o le meningi. Anche il tipo di anestetico utilizzato, se non idoneo alla via subaracnoidea, può risultare neurotossico.
Molti casi di paresi post-anestesia spinale derivano non tanto da errori tecnici puri, quanto da una mancata diagnosi tempestiva delle complicanze. I primi segnali di un danno neurologico possono essere lievi: formicolii, bruciore, debolezza a un arto. Se il paziente viene ascoltato, monitorato e sottoposto subito a visita neurologica e risonanza magnetica, si può intervenire in tempo per evitare danni irreversibili. Ma quando i sintomi vengono banalizzati come “effetto transitorio dell’anestesia”, o se il paziente viene dimesso troppo presto, si perdono ore preziose. Il risultato è che una lesione contenibile diventa permanente.
Dal punto di vista clinico, la paresi dopo un blocco spinale può manifestarsi con quadri molto variabili, da un deficit motorio parziale di un solo arto, fino alla paraplegia completa con incontinenza urinaria e fecale. Nei casi gravi, il paziente perde totalmente la mobilità delle gambe, la sensibilità e la capacità di camminare. Può essere costretto all’uso della sedia a rotelle, con una perdita drastica dell’autonomia e un impatto psicologico devastante. Se il danno colpisce anche i nervi sacrali, può insorgere disfunzione sessuale e incontinenza, peggiorando ulteriormente la qualità della vita.
Dal punto di vista medico-legale, una paresi in seguito a blocco spinale è tra le cause più frequenti di contenzioso in anestesia. I giudici valutano se l’anestesista ha seguito le linee guida, se ha informato correttamente il paziente, se ha valutato le controindicazioni e se ha agito con la dovuta diligenza. In particolare, si analizzano la tecnica impiegata, la documentazione dell’anestesia, le dosi somministrate, i tempi di insorgenza dei sintomi e la prontezza con cui è stata attivata la diagnostica per immagini. Quando si dimostra che il danno è stato causato da una manovra errata, da un anestetico neurotossico, da una mancata diagnosi di ematoma o da una gestione negligente, la responsabilità professionale è piena e il risarcimento può essere molto elevato, sia per danno biologico che morale ed esistenziale.
Le statistiche indicano che la paresi permanente da blocco spinale ha un’incidenza stimata tra 1 su 10.000 e 1 su 100.000 procedure, ma si ritiene che molti casi siano sottostimati o non denunciati. L’incidenza aumenta nei contesti con personale meno esperto, in assenza di strumentazione avanzata, o in pazienti a rischio non adeguatamente selezionati. È importante ricordare che la maggior parte dei danni neurologici può essere prevenuta o limitata con un monitoraggio attivo e con l’intervento precoce, che consente di evacuare un ematoma, trattare un’infiammazione o interrompere l’azione di un anestetico in tempo utile.
In definitiva, gli errori e le complicanze che portano a una paresi da blocco spinale errato derivano da cattiva tecnica, errori di valutazione del livello d’iniezione, dosaggi eccessivi, scelta impropria di aghi o farmaci, ignoranza delle controindicazioni, mancato ascolto del paziente e ritardo diagnostico. La procedura, sebbene routinaria, coinvolge direttamente il midollo spinale e richiede attenzione assoluta, precisione e capacità di gestione delle complicanze. Ogni singolo gesto, ogni millimetro di profondità, ogni dose scelta, deve essere ponderata con responsabilità.
Affidarsi a anestesisti esperti, in strutture che rispettano i protocolli e dotate di mezzi per il monitoraggio e l’intervento d’urgenza è l’unico modo per garantire che il blocco spinale resti una tecnica sicura. Perché una procedura che nasce per evitare un’anestesia generale non può diventare la causa di una paralisi permanente. La sicurezza del paziente è una conquista quotidiana, che si ottiene con rigore, umiltà e prontezza.
Quando si configura la responsabilità medica per blocco spinale errato con paresi?
La responsabilità medica per blocco spinale errato con conseguente paresi si configura ogni volta che la somministrazione dell’anestesia loco-regionale spinale o peridurale provoca un danno neurologico diretto, duraturo o permanente, a causa di un errore tecnico, di una scelta inappropriata, di una manovra condotta senza adeguata prudenza. L’anestesia spinale, usata comunemente in ortopedia, ginecologia, urologia e ostetricia, è considerata una tecnica sicura, efficace, ben tollerata. Ma proprio questa reputazione, unita all’ampia diffusione della metodica, ha finito col ridurre in alcuni casi la soglia dell’attenzione. Quando qualcosa va storto, l’effetto è immediato e spesso drammatico: il paziente si risveglia da un’operazione minore e scopre di non sentire più le gambe, di non riuscire a muovere i piedi, o di aver perso completamente la sensibilità agli arti inferiori.
Il blocco spinale prevede l’iniezione di un anestetico locale nello spazio subaracnoideo, a contatto diretto con il liquido cerebrospinale che circonda il midollo spinale. È un atto preciso, che richiede una conoscenza perfetta dell’anatomia e una manualità esperta. Ogni millimetro è cruciale. La profondità dell’ago, il livello vertebrale scelto, la direzione dell’introduzione, la pressione del liquido iniettato, la dose e la concentrazione dell’anestetico determinano l’efficacia e la sicurezza della procedura. Quando si commette un errore – ad esempio entrando in un punto sbagliato, forando la dura madre in modo traumatico, iniettando il farmaco in sede midollare o somministrando una dose tossica – si può lesionare in modo irreversibile il tessuto nervoso.
Il danno neurologico può manifestarsi in vari modi: parestesie, anestesia, incontinenza urinaria o fecale, deficit di forza, fino alla paresi completa di uno o entrambi gli arti inferiori. In alcuni casi, il paziente perde ogni controllo della motilità e della sensibilità, diventando dipendente da carrozzina, assistenza, terapie riabilitative lunghe e frustranti. Il trauma psicologico è immediato: la persona che entra in sala operatoria sulle proprie gambe e si risveglia con una paresi vive un crollo dell’identità fisica, emotiva, relazionale. La qualità della vita viene stravolta. Ogni gesto quotidiano diventa una sfida. I progetti si fermano, il lavoro si interrompe, la fiducia nella medicina si spezza.
L’errore può derivare da una scelta tecnica sbagliata – ad esempio eseguire un blocco spinale in un paziente con controindicazioni, alterazioni della colonna, infezioni locali o patologie ematologiche – oppure da un gesto eseguito in modo approssimativo: ago troppo lungo, penetrazione eccessiva, posizione del paziente non adeguata, assenza di controllo visivo, mancanza di comunicazione con il paziente durante la manovra. Ma anche il dosaggio errato, l’uso di farmaci non idonei, l’iniezione troppo rapida o una scarsa attenzione ai segnali di sofferenza del paziente possono causare lesioni neurologiche. In altri casi, il problema nasce dopo: quando il paziente riferisce sintomi allarmanti ma non viene ascoltato, o quando un’emorragia spinale non viene riconosciuta per tempo, comprimendo il midollo fino a causare danni irreversibili.
I danni da blocco spinale errato non sono solo motori. Possono includere disfunzioni sessuali, anestesia perineale, problemi alla vescica e all’intestino, dolore neuropatico, deficit sensoriali ingravescenti. Alcuni pazienti convivono con dolore cronico, formicolii insopportabili, scosse elettriche agli arti, mentre altri restano privi di ogni percezione, prigionieri in un corpo che non risponde più. I percorsi riabilitativi sono lunghi, costosi, spesso infruttuosi. I danni psicologici includono depressione, ansia, isolamento sociale, rifiuto del proprio corpo, perdita di autostima. In certi casi, la condizione invalidante porta a una riduzione drastica della speranza di vita.
Dal punto di vista giuridico, la responsabilità medica è pienamente configurabile quando il danno neurologico è causato da una manovra errata, da un’anestesia condotta in modo negligente, imperito o imprudente. I giudici valutano la corretta indicazione alla procedura, la sua esecuzione, la documentazione clinica, la cartella anestesiologica, l’adeguatezza dell’informazione fornita al paziente. Se mancano gli accertamenti pre-anestesiologici, se l’esecuzione tecnica non è descritta nel dettaglio, se non vi è traccia della valutazione dei rischi, la responsabilità diventa evidente. Se il paziente ha subito una lesione permanente, la negligenza nella tecnica anestesiologica assume un peso enorme.
Il risarcimento riconosciuto varia a seconda della gravità dell’invalidità. Nei casi di paresi totale o paraplegia permanente, si supera facilmente il 70% di danno biologico, con risarcimenti che possono superare i 300.000 euro, soprattutto se il paziente è giovane, attivo, con un’aspettativa di vita lunga e un lavoro interrotto. A questo si somma il danno morale, esistenziale, patrimoniale, le spese per le cure mediche e riabilitative, l’acquisto di ausili, l’adeguamento dell’abitazione, la perdita della capacità lavorativa. Nei casi in cui il danno comporti anche l’impossibilità di avere una vita affettiva, relazionale o sessuale normale, il riconoscimento economico si estende anche a questi aspetti.
Il termine per agire in giudizio è di cinque anni dalla scoperta del danno, o dieci anni se si configura una responsabilità contrattuale nei confronti della struttura sanitaria. È essenziale agire tempestivamente, conservare ogni documento clinico, richiedere una perizia medico-legale, affidarsi a un legale esperto in responsabilità sanitaria. Ogni dettaglio può essere determinante: il tipo di ago usato, la posizione scelta, la dose e la velocità del farmaco, le condizioni generali del paziente, la tempistica con cui sono stati riconosciuti i primi sintomi. La responsabilità è anche dell’équipe: l’infermiere, il medico che ha ignorato i primi segnali, il reparto che ha ritardato la risonanza magnetica.
Per il medico, eseguire un blocco spinale non è mai un atto routinario. Richiede concentrazione, precisione, prudenza. Ogni paziente è diverso, ogni colonna vertebrale è unica, ogni spazio subaracnoideo è una zona da rispettare. L’anestesia regionale non è solo una tecnica: è una promessa di sicurezza. Quando fallisce, quella promessa diventa un tradimento. E nessuna spiegazione può cancellare le gambe che non si muovono più.
In conclusione, la responsabilità medica per blocco spinale errato con paresi si configura ogni volta che l’intervento anestesiologico, anziché accompagnare l’intervento chirurgico in sicurezza, diventa causa diretta di una menomazione grave, evitabile e devastante. Il paziente che subisce questo danno non cerca solo un risarcimento: cerca giustizia, verità, e la consapevolezza che ciò che è accaduto a lui non debba accadere ad altri. La medicina deve imparare dai propri errori. E la legge ha il compito di ricordarlo, ogni volta che il silenzio prende il posto del cammino.
Quali sono i sintomi di un danno neurologico dopo blocco spinale?
Tra i segni clinici più frequenti vi sono:
- debolezza agli arti inferiori,
- perdita del controllo urinario o fecale,
- formicolii persistenti,
- difficoltà a camminare,
- dolori brucianti o lancinanti.
Se questi sintomi non vengono riconosciuti e trattati immediatamente, il danno può diventare irreversibile.
Cosa prevede la legge in caso di danno da anestesia spinale errata?
Secondo la Legge Gelli-Bianco n. 24/2017, la struttura sanitaria è responsabile a titolo contrattuale ex art. 1218 c.c., mentre il medico risponde a titolo extracontrattuale ex art. 2043 c.c.
Per ottenere il risarcimento, occorre dimostrare:
- l’errore tecnico o di valutazione nella manovra anestesiologica,
- il danno subito,
- il nesso causale tra manovra ed esito.
In quali casi il giudice riconosce il risarcimento?
Ecco alcuni esempi concreti:
- Torino, 2024: un uomo subisce una paresi alla gamba sinistra dopo intervento ortopedico con blocco spinale. Il CTU dimostra che la puntura è avvenuta in sede L1, troppo alta. Risarcimento: €620.000.
- Catania, 2023: donna di 38 anni rimane incontinente dopo cesareo con anestesia spinale. I periti evidenziano una neuroassia traumatica evitabile. Risarcimento: €480.000.
- Bologna, 2022: errore nella scelta dell’anestetico (dose eccessiva di bupivacaina) provoca blocco motorio persistente. Danno da invalidità al 65%. Risarcimento: oltre €750.000.
Come si dimostra l’errore medico in sede giudiziaria?
Serve una perizia medico-legale che analizzi:
- la documentazione sanitaria (scheda anestesiologica, cartella operatoria),
- le linee guida violate (SIAARTI, ESA),
- il monitoraggio intraoperatorio e post-operatorio,
- la cronologia dei sintomi.
Spesso il giudice nomina un CTU (consulente tecnico d’ufficio), mentre la parte lesa si avvale di un medico legale di parte.
Quali sono i diritti del paziente leso?
Il paziente ha diritto a:
- un risarcimento per il danno biologico permanente e temporaneo,
- rimborso delle spese mediche e riabilitative,
- risarcimento per danno morale ed esistenziale,
- riconoscimento dell’invalidità civile e assegni di accompagnamento.
Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?
- Accesso alle cartelle cliniche complete.
- Analisi da parte di avvocato e medico legale.
- Redazione della perizia medico-legale.
- Tentativo di mediazione obbligatoria.
- Causa civile in caso di mancato accordo.
Quali sono i tempi di prescrizione?
- 10 anni contro la struttura sanitaria (responsabilità contrattuale),
- 5 anni contro il medico (extracontrattuale),
- In caso di morte, decorrono dal decesso del paziente.
Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono tra i pochi in Italia ad avere una competenza specifica nei danni neurologici da errore anestesiologico spinale.
Si occupano in particolare di:
- paresi post-anestesia spinale,
- paraplegia da errore nella puntura lombare,
- lesioni nervose da iniezione in sede errata,
- complicanze non gestite in fase post-operatoria.
Ogni caso è analizzato da un team integrato di avvocati, anestesisti, neurologi, neurochirurghi e medici legali, che ricostruiscono con precisione scientifica la dinamica del danno e la responsabilità della struttura.
Lo studio cura l’intero iter procedurale:
- richiesta documentazione,
- analisi tecnica preliminare,
- redazione della perizia di parte,
- negoziazione stragiudiziale o mediazione,
- causa civile e ricorso in Cassazione, se necessario.
Affidarsi a professionisti preparati è l’unica via per ottenere giustizia. Chi ha subito una lesione spinale ha il diritto di non essere lasciato solo.
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: