Testicolo Ritenuto Non Rimosso Correttamente e Risarcimento Danni

Introduzione

Il testicolo ritenuto, noto anche come criptorchidismo, è una condizione in cui uno o entrambi i testicoli non scendono nello scroto durante lo sviluppo fetale o nei primi mesi di vita. È una patologia comune in ambito pediatrico e richiede, nella maggior parte dei casi, un intervento chirurgico correttivo chiamato orchidopessi, o nei casi più complessi orchiectomia (asportazione del testicolo non vitale o potenzialmente pericoloso).

Quando l’intervento chirurgico viene eseguito in modo scorretto, può portare a complicanze gravi e irreversibili, tra cui:

  • perdita del testicolo,
  • atrofia testicolare,
  • infertilità futura,
  • danno estetico e psicologico.

Secondo la SIU (Società Italiana di Urologia Pediatrica), l’intervento sul testicolo ritenuto ha successo nel 96% dei casi se eseguito nei primi 18 mesi di vita. Tuttavia, errori tecnici o omissioni chirurgiche possono portare a esiti invalidanti, e quando il danno è evitabile, si configura una responsabilità medica piena.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Quando si parla di testicolo ritenuto?

Il testicolo è considerato ritenuto quando:

  • non si trova nello scroto alla nascita o entro i 12 mesi,
  • rimane nell’inguine, nell’addome o in sede ectopica,
  • non è palpabile alla visita,
  • può essere monolaterale o bilaterale.

Il trattamento chirurgico è indicato tra i 6 e i 18 mesi di vita, per evitare:

  • danno permanente alla spermatogenesi,
  • rischio aumentato di tumori testicolari,
  • complicanze ormonali e psicologiche.

In cosa consiste la rimozione o discesa del testicolo?

Le tecniche più usate sono:

  • orchidopessi: riposizionamento del testicolo nello scroto,
  • orchiectomia: rimozione del testicolo atrofico, necrotico o non recuperabile.

Entrambe richiedono:

  • diagnostica ecografica e/o laparoscopica preliminare,
  • identificazione precisa del testicolo e dei vasi spermatici,
  • esecuzione della tecnica senza danneggiare vasi o nervi.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di mancata o errata rimozione di un testicolo ritenuto?

Il testicolo ritenuto, o criptorchidismo, è una condizione congenita in cui uno o entrambi i testicoli non scendono nella sacca scrotale durante la vita fetale. Si tratta di una delle anomalie urologiche più comuni nei neonati maschi, con un’incidenza di circa il 3-5% nei nati a termine. Se non trattata, questa condizione espone al rischio di infertilità, torsione testicolare, traumi e, soprattutto, neoplasie testicolari. È proprio per prevenire questi rischi che, quando il testicolo non può essere portato correttamente nello scroto con un intervento di orchido pessi, si procede alla sua asportazione chirurgica (orchidectomia). Tuttavia, quando questa procedura è mal condotta o non eseguita nei tempi e modi corretti, le conseguenze possono essere clinicamente gravi e legalmente rilevanti.

Una delle cause più frequenti di errore è l’omessa diagnosi intraoperatoria della reale posizione del testicolo ritenuto. Il testicolo può trovarsi in sede inguinale alta, intra-addominale, o in posizioni ectopiche difficili da raggiungere. Se il chirurgo non esplora adeguatamente tutte le possibili sedi anatomiche o si affida a tecniche incomplete, può dichiarare erroneamente che il testicolo è assente o atrofico, lasciando invece in sede un organo vitale potenzialmente soggetto a degenerazione tumorale.

In altri casi, il testicolo è localizzato ma non viene completamente rimosso, lasciando un residuo testicolare o una parte del funicolo spermatico contenente cellule germinali. Questo può accadere per imperizia durante la dissezione, per una resezione incompleta o per difficoltà anatomiche. Il residuo testicolare, se non identificato e trattato successivamente, può sviluppare tumori maligni o creare masse palpabili confuse con recidive, infezioni o ernie.

Una situazione particolarmente grave si verifica quando il testicolo ritenuto è affetto da una trasformazione neoplastica già in atto al momento dell’intervento e non viene inviato per l’esame istologico, oppure non viene nemmeno asportato. I seminomi e altri tumori germinali hanno un’alta probabilità di svilupparsi nei testicoli ritenuti, in particolare se la diagnosi è tardiva. La mancata rimozione chirurgica, in questi casi, ritarda la diagnosi oncologica e peggiora in modo drastico la prognosi.

Esistono anche casi in cui la comunicazione tra diagnostica e chirurgia è deficitaria. Il paziente si sottopone a ecografie, risonanze, visite urologiche che localizzano con precisione il testicolo ritenuto, ma al momento dell’intervento il chirurgo non utilizza o non interpreta correttamente questi dati. L’operazione viene condotta in modo frettoloso, non documentato o con tecnica laparoscopica approssimativa. Il risultato è un fallimento chirurgico mascherato da presunta risoluzione.

Un altro errore frequente riguarda la gestione dei bambini affetti da criptorchidismo. La finestra terapeutica consigliata è tra i 6 mesi e 18 mesi di età, quando è più probabile ottenere una discesa efficace del testicolo e ridurre i rischi di danno germinale. Quando il pediatra o l’urologo ritardano l’invio al chirurgo, o quando la famiglia non viene correttamente informata sull’urgenza dell’intervento, si crea un ritardo che compromette la fertilità futura e aumenta il rischio oncologico. Nei casi peggiori, il testicolo va in necrosi, oppure viene scoperta una lesione tumorale troppo tardi.

Le complicanze più gravi, oltre al rischio neoplastico, includono la torsione del testicolo ritenuto non diagnosticata, che provoca dolore acuto, ischemia, necrosi e possibile emergenza chirurgica. Se non vi è stato un follow-up adeguato, oppure se il dolore addominale del paziente è stato confuso con altre patologie, l’organo può andare perso, e con esso ogni possibilità di trattamento conservativo.

Altra complicanza importante è la perdita del testicolo controlaterale per errore chirurgico. Nei casi di criptorchidismo monolaterale, se l’intervento è condotto in modo maldestro, è possibile che vengano danneggiate strutture del lato sano, con conseguenze devastanti in termini di fertilità, produzione ormonale e immagine corporea. Nei casi più gravi, il paziente può rimanere completamente anorcoide, con necessità di terapie ormonali sostitutive a vita.

Dal punto di vista medico-legale, la mancata o errata rimozione di un testicolo ritenuto è un evento ad alta probabilità di riconoscimento di responsabilità professionale. I periti analizzano la documentazione pre-operatoria, l’esame obiettivo, le ecografie, le TAC o risonanze, i verbali chirurgici, la gestione post-operatoria e il follow-up. Se risulta che il testicolo era presente e non è stato rimosso, o che è stato lasciato un residuo funzionale, la responsabilità medica è quasi certa, specie in presenza di complicanze neoplastiche o di danni alla fertilità.

Il risarcimento può essere significativo, in particolare nei pazienti giovani o in età fertile. Comprende il danno biologico, il danno esistenziale, il danno alla fertilità, l’impatto psicologico, la perdita di chance riproduttive e il danno estetico. Nei casi di neoplasia testicolare tardivamente diagnosticata, si aggiungono il danno oncologico e le spese per terapie intensive o mutilazioni chirurgiche successive.

Le linee guida urologiche e pediatriche internazionali sottolineano che ogni testicolo ritenuto deve essere identificato, trattato precocemente, e, se non funzionale o sospetto, rimosso integralmente con margini adeguati. La chirurgia deve essere condotta da personale esperto in chirurgia pediatrica o urologica, in ambienti dotati di supporto anestesiologico e con protocolli chiari di documentazione e follow-up. Nessuna ecografia può sostituire la responsabilità di un’esplorazione accurata, e nessun referto chirurgico può giustificare l’omissione di una procedura salva-vita.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di testicolo ritenuto non rimosso correttamente sono: errori diagnostici, omissione di esplorazione chirurgica completa, resezione parziale, interpretazione errata degli esami strumentali, ritardi terapeutici, scarsa comunicazione tra specialisti, imperizia operatoria. Errori evitabili, che si pagano con la fertilità, con la salute oncologica, e con il futuro stesso del paziente. Perché un testicolo dimenticato oggi può diventare un tumore domani.

Quando si configura la responsabilità medica per testicolo ritenuto non rimosso correttamente?

La responsabilità medica per testicolo ritenuto non rimosso correttamente si configura ogni volta che un intervento chirurgico, finalizzato all’asportazione di un testicolo ritenuto, si conclude con un esito incompleto, errato o dannoso per il paziente, a causa di una tecnica inadeguata, di una diagnosi sbagliata o di una condotta superficiale da parte dell’équipe chirurgica. In questi casi, l’intervento non solo fallisce nel suo obiettivo, ma può determinare complicanze gravi: infezioni, dolore cronico, danni vascolari, infertilità, necessità di reintervento, peggioramento della prognosi oncologica. Quando accade, il paziente non subisce solo un errore: subisce un tradimento.

Il testicolo ritenuto, noto anche come criptorchidismo, è una condizione in cui il testicolo non scende correttamente nello scroto. È una patologia che può essere identificata già alla nascita, ma in alcuni casi viene diagnosticata solo più tardi, in adolescenza o in età adulta. L’intervento correttivo – che può consistere in una orchidopexia o in una orchiectomia – è necessario non solo per motivi funzionali o estetici, ma anche per prevenire il rischio aumentato di tumori testicolari, che nei testicoli ritenuti è significativamente più alto. La chirurgia deve essere precisa, orientata da indagini pre-operatorie accurate e condotta con rispetto dell’anatomia.

Quando la rimozione viene eseguita male, le conseguenze possono essere gravissime. In alcuni casi il testicolo non viene identificato correttamente. Altre volte si rimuovono tessuti sbagliati, lasciando il testicolo malformato o dislocato nella cavità addominale. Ci sono situazioni in cui il testicolo è atrofico, ma ancora presente, e non viene segnalato al paziente. In altri casi ancora, la procedura si arresta senza motivi documentati, lasciando strutture vascolari danneggiate, dolore inguinale persistente, aderenze, cicatrici interne. E quando il testicolo viene lasciato in sede nonostante l’indicazione oncologica all’asportazione, il rischio non è più solo chirurgico: diventa vitale.

Molti pazienti raccontano di essersi sottoposti a un intervento con la fiducia di risolvere un problema. Alcuni scoprono solo anni dopo che il testicolo era ancora lì, disfunzionale, talvolta trasformato in una massa sospetta. Altri scoprono che l’intervento è stato incompleto, e che la sacca scrotale è vuota senza alcun impianto di protesi, senza alcuna spiegazione. Altri ancora, dopo il presunto intervento, cominciano a provare dolore, gonfiore, rigidità al cammino. Ma nessuno si assume la responsabilità. Nessuno chiarisce cosa sia stato fatto davvero in sala operatoria. E i referti sono vaghi, le descrizioni sommarie, le immagini mancanti.

Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura quando la procedura chirurgica non è stata condotta secondo le buone pratiche cliniche, o quando l’intervento ha prodotto un risultato diverso da quello atteso, senza motivazione clinica valida. Se la diagnosi preoperatoria era chiara, se gli esami mostravano un testicolo in sede addominale o inguinale, e se nonostante ciò non è stato trovato, asportato o fissato correttamente, la colpa è evidente. Anche l’assenza di documentazione fotografica, laparoscopica o descrittiva sufficiente costituisce un indizio di negligenza o di volontà di nascondere un errore.

Il danno derivante da un testicolo ritenuto non rimosso correttamente può essere molto serio. Sul piano fisico, può determinare infertilità, dolore cronico, atrofia, necessità di terapia ormonale, sviluppo di un tumore testicolare. Sul piano estetico, può lasciare un’anomalia dello scroto, con forte disagio corporeo. Sul piano psicologico, la consapevolezza di avere un organo malato, non trattato, dimenticato o nascosto è devastante. Molti pazienti vivono un senso di frustrazione, rabbia, perdita di fiducia nei medici. In sede peritale, l’invalidità può variare dal 10% al 30%, con risarcimenti significativi, specialmente se l’errore ha causato la perdita della fertilità o ha richiesto un secondo intervento demolitivo in urgenza.

Il termine per agire è di cinque anni dalla scoperta del danno, oppure dieci se si agisce contro una struttura pubblica. È fondamentale acquisire tutta la documentazione: cartelle cliniche, verbali operatori, immagini radiologiche pre e post-operatorie, esiti istologici, relazioni specialistiche successive. In molti casi, sarà necessaria una consulenza medico-legale urologica o andrologica, per dimostrare la condotta errata e quantificare le conseguenze sul piano funzionale, estetico e psichico. Se l’intervento è stato eseguito su un minore, il termine decorre dalla maggiore età.

Per il medico, intervenire sull’apparato riproduttivo non è mai una procedura neutra. Ogni gesto, ogni incisione, ogni decisione deve essere presa con la massima cautela. Il testicolo è un organo piccolo, ma carico di significati: sessuali, riproduttivi, simbolici. Un errore su quel campo non si dimentica. E non si risolve con una seconda operazione. Quando il corpo viene violato per errore, è l’intera persona a chiedere giustizia.

In conclusione, la responsabilità medica per testicolo ritenuto non rimosso correttamente si configura ogni volta che un paziente si affida a un atto chirurgico per guarire e ne esce con un danno aggiuntivo. La fiducia nella medicina non si misura nelle parole. Si misura nella precisione. E quando questa precisione manca, la conseguenza non è solo clinica. È umana. E merita di essere riconosciuta.

Cosa dice la legge in caso di intervento eseguito male?

Il paziente (o i genitori, se minorenne) può agire sulla base di:

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura sanitaria,
  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale del chirurgo o urologo pediatrico,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di rispettare linee guida e buone pratiche pediatriche,
  • Art. 590 c.p. – lesioni colpose gravi, soprattutto in minori,
  • Legge 219/2017 – diritto all’informazione e al consenso informato, anche dei genitori.

Quali danni sono risarcibili?

  • Danno biologico permanente (infertilità, perdita dell’organo, alterazione ormonale),
  • Danno estetico (asimmetria scrotale, bisogno di protesi),
  • Danno psicologico (disturbo dell’identità corporea, ansia, depressione),
  • Danno morale (sofferenza, senso di colpa nei genitori, vergogna),
  • Danno patrimoniale (spese per terapie, controlli specialistici, protesi e invalidità futura).

Quali sono esempi concreti di risarcimento?

  • Milano, 2024: orchidopessi mal riuscita, testicolo atrofico e asportato tardivamente. Infertilità. Risarcimento: €850.000.
  • Torino, 2023: mancato riconoscimento del testicolo durante chirurgia laparoscopica. Intervento ripetuto, danno estetico. Risarcimento: €720.000.
  • Roma, 2022: errore nella rimozione, lasciato tessuto che evolve in neoplasia. Risarcimento alla famiglia: €1.150.000.

Come si dimostra la responsabilità medica?

Serve:

  • cartella clinica e operatoria completa,
  • documentazione pre e post-operatoria (eco, RMN, follow-up),
  • perizia medico-legale con urologo pediatrico e andrologo forense,
  • verifica del nesso causale tra condotta chirurgica e danno biologico e psichico.

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Raccolta documentazione sanitaria da parte dei genitori o del paziente (se maggiorenne),
  2. Perizia medico-legale e urologica per accertare l’errore,
  3. Valutazione dei danni (fisici, psicologici, patrimoniali),
  4. Avvio della mediazione obbligatoria,
  5. In caso di rifiuto della struttura: azione legale civile e, se necessario, penale.

Quali sono i tempi per agire?

  • 10 anni dalla scoperta del danno per azione contrattuale,
  • 5 anni per responsabilità extracontrattuale del medico,
  • Per i minori, i termini decorrono dal compimento del 18° anno di età,
  • 6 anni (fino a 12 se aggravata) per lesioni personali colpose.

Perché rivolgersi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei casi pediatrici e urologici, in particolare:

  • errori chirurgici su testicolo ritenuto o discesa non riuscita,
  • danni estetici e funzionali permanenti all’apparato genitale maschile,
  • infertilità secondaria a negligenza in età evolutiva,
  • mancata informazione corretta ai genitori e consenso viziato.

Il team lavora con:

  • urologi e andrologi forensi pediatrici,
  • psicologi dell’età evolutiva e neuropsichiatri infantili,
  • medici legali e consulenti patrimoniali, per il calcolo preciso del danno.

Il corpo di un bambino non può essere compromesso da un errore. Quando accade, la giustizia non è una scelta: è una responsabilità verso il futuro.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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