Trattamento Errato di Calcoli Renali: Quando È Errore Medico e Come Ottenere il Risarcimento

Introduzione

I calcoli renali (o nefrolitiasi) rappresentano una delle patologie urologiche più comuni, con una prevalenza crescente negli ultimi anni. Secondo i dati della SIU (Società Italiana di Urologia), aggiornati al 2024, circa il 10% degli italiani sviluppa almeno un calcolo renale nel corso della vita, e una parte significativa ha bisogno di un trattamento medico o chirurgico.

Il trattamento può includere farmaci, litotrissia extracorporea (ESWL), ureteroscopia, nefrolitotomia percutanea o interventi a cielo aperto. Tuttavia, quando la diagnosi è sbagliata, il trattamento non è adeguato al tipo di calcolo o la procedura è eseguita con imperizia, il paziente può subire gravi danni a carico dei reni, dell’uretere o della vescica, con esiti anche permanenti.

Secondo l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS), il 6% dei pazienti trattati chirurgicamente per calcolosi renale sviluppa complicanze evitabili. In oltre la metà dei casi più gravi, si riscontra una responsabilità medica legata a errore diagnostico o tecnico.

In questo articolo vedremo quando un trattamento errato dei calcoli renali costituisce colpa medica, quali sono i danni risarcibili, cosa dice la legge, come si prova l’errore e come agiscono gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Come si classificano i calcoli renali?

I calcoli si distinguono per:

  • composizione: ossalato di calcio, acido urico, cistina, struvite,
  • sede: renali, ureterali, vescicali,
  • dimensione e numero: singoli o multipli, piccoli (<5 mm) o voluminosi (>2 cm),
  • ostruzione: ostruenti, parziali o migranti.

Il trattamento dipende da sede, dimensione, composizione e condizioni cliniche del paziente.

Quali sono le opzioni terapeutiche corrette?

  • Idratazione e farmaci espulsivi per calcoli <5 mm,
  • Litotrissia extracorporea (ESWL) per calcoli medi (5–15 mm),
  • Ureteroscopia flessibile o semirigida per calcoli ureterali,
  • Nefrolitotomia percutanea (PCNL) per calcoli renali >2 cm o complessi,
  • Chirurgia a cielo aperto solo nei casi estremi.

Il piano terapeutico deve essere personalizzato, tempestivo e conforme alle linee guida SIU, EAU (European Association of Urology) e WHO.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di trattamento errato dei calcoli renali?

Il trattamento dei calcoli renali è una delle attività più frequenti in ambito urologico. Si tratta di una patologia molto diffusa, che interessa persone di tutte le età, con una prevalenza maggiore nei soggetti maschili e in determinate aree geografiche. Sebbene oggi esistano tecniche mini-invasive altamente efficaci, gli errori nel trattamento dei calcoli possono avere conseguenze gravi, talvolta permanenti, e derivano spesso da diagnosi incomplete, scelte terapeutiche inappropriate, mancanza di follow-up o gestione approssimativa delle complicanze.

Una delle cause più frequenti di trattamento errato è la mancata identificazione della reale posizione, dimensione e composizione del calcolo. In alcuni casi, la diagnostica si basa solo su ecografie parziali o su esami datati, senza l’uso della TAC spirale, che è oggi lo standard diagnostico per determinare il tipo di calcolo e la strategia migliore. Quando il calcolo viene sottovalutato o ritenuto eliminabile spontaneamente senza verifica, può crescere, incunearsi, generare infezioni, coliche ricorrenti o danni all’apparato urinario.

Altro errore frequente è l’adozione di una tecnica terapeutica non adeguata alla situazione. Se, ad esempio, si sceglie di trattare un calcolo renale di grandi dimensioni con la sola litotrissia extracorporea (ESWL), si rischia un fallimento terapeutico, con frammenti che non vengono espulsi, formazione di nuovi calcoli o ostruzioni ureterali. In altre circostanze, la chirurgia endoscopica (ureteroscopia o nefrolitotomia percutanea) viene eseguita senza tenere conto dell’anatomia renale del paziente o della storia clinica, aumentando il rischio di complicanze come emorragie, perforazioni, lesioni ureterali o infezioni sistemiche.

Tra le cause più gravi vi è l’omessa rimozione di frammenti litiasici residui. Dopo un trattamento, specialmente chirurgico o con onde d’urto, è necessario verificare l’assenza di residui attraverso esami di imaging post-operatori. Se questi controlli non vengono eseguiti o sono letti con superficialità, i frammenti possono crescere o spostarsi, causando nuove ostruzioni, infezioni urinarie ricorrenti o coliche acute che potevano essere evitate. Il paziente, convinto di essere stato curato, torna a soffrire per la stessa patologia, aggravata dalla disattenzione clinica.

Un errore critico è anche la mancata gestione delle infezioni correlate alla calcolosi. In presenza di calcoli infetti o di pielonefrite ostruttiva, l’intervento chirurgico deve essere rimandato fino alla stabilizzazione del quadro settico. Operare un paziente in fase di infezione acuta, senza profilassi adeguata o senza antibiotico mirato, può condurre a sepsi, shock settico e insufficienza multiorgano. Alcuni casi riportano decessi evitabili, avvenuti perché non si è attesa la negativizzazione delle urine prima della rimozione del calcolo.

Anche l’inserimento scorretto o ritardato dello stent ureterale (double-J) rappresenta una fonte di complicazioni. Questo dispositivo viene usato per evitare l’ostruzione urinaria e facilitare il passaggio dei calcoli o la guarigione post-operatoria. Se posizionato in modo errato, se lasciato troppo a lungo senza controllo, o se dimenticato, può causare dolore, ematuria, infezioni, encrustazioni e danni all’uretere o al rene.

Talvolta, il trattamento errato dipende dalla sottovalutazione delle patologie associate, come diabete, insufficienza renale cronica, cardiopatie o coagulopatie. In questi pazienti, anche una colica renale o un piccolo intervento può avere conseguenze importanti. Se non viene effettuato un preoperatorio completo, con valutazione anestesiologica, bilancio ematochimico, controllo cardiaco e terapia preventiva, il rischio operatorio aumenta e la prognosi si aggrava in modo evitabile.

Un’altra causa è l’assenza di educazione del paziente e di indicazioni post-trattamento. Molte recidive o complicanze derivano dalla mancata prescrizione di dieta, idratazione adeguata, terapia farmacologica specifica o controlli di follow-up. I pazienti vengono dimessi senza sapere che esistono esami per tipizzare i calcoli, diete per prevenirne la ricomparsa, farmaci per modificare il pH urinario o l’assorbimento intestinale di calcio e ossalati. Il calcolo rimosso chirurgicamente è solo il sintomo: la vera malattia spesso resta non trattata.

Dal punto di vista medico-legale, gli errori nel trattamento dei calcoli renali sono tra i più sottostimati ma più frequenti. I periti valutano se la scelta terapeutica era adeguata alla dimensione, sede e composizione del calcolo, se il paziente era stato correttamente informato dei rischi, se sono stati eseguiti controlli post-operatori, se le complicanze sono state riconosciute in tempo e se sono state trattate con tempestività. Quando emerge che vi è stato un ritardo nell’intervento, un errore tecnico o un’omissione diagnostica, la responsabilità professionale viene quasi sempre riconosciuta.

Il risarcimento può essere elevato soprattutto nei casi in cui si verifica la perdita di funzione renale, la necessità di nefrectomia, un’infezione sistemica con esiti invalidanti, una stenosi ureterale permanente o danni riproduttivi. Anche in assenza di danno d’organo, il dolore cronico, le infezioni ricorrenti, l’ansia, i giorni di lavoro persi e la perdita di qualità della vita possono essere risarciti come danno biologico e morale.

Le linee guida urologiche internazionali raccomandano che ogni paziente affetto da calcoli renali venga inquadrato con esami specifici, seguito in modo personalizzato, trattato con tecniche appropriate e informato sui rischi, sui sintomi di allarme e sulla prevenzione delle recidive. Il follow-up è parte integrante della terapia. Trascurarlo equivale a lasciare la porta aperta al ritorno della patologia.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di trattamento errato dei calcoli renali sono: sottovalutazione diagnostica, scelta inappropriata della tecnica, gestione inadeguata delle infezioni, omissione dei controlli post-operatori, errori tecnici, mancata personalizzazione, scarsa educazione del paziente. Errori evitabili, ma che continuano a ripetersi. Perché il calcolo è piccolo, ma le sue conseguenze, se mal gestite, possono essere enormi.

Quando si configura la responsabilità medica per trattamento errato di calcoli renali?

La responsabilità medica per trattamento errato di calcoli renali si configura ogni volta che il paziente subisce un danno perché il calcolo non è stato diagnosticato correttamente, oppure è stato gestito con una procedura inadeguata, eseguita male, o decisa senza considerare le reali condizioni cliniche. I calcoli renali sono una patologia molto frequente, ma questo non li rende banali. Il dolore che provocano può essere lancinante. Le conseguenze, se non trattati correttamente, vanno ben oltre la colica: infezioni urinarie, ostruzioni, idronefrosi, sepsi, perdita funzionale del rene. E quando la medicina sbaglia la strategia o i tempi, il rischio si trasforma in danno.

La terapia dei calcoli renali può seguire diverse vie: approccio conservativo, litotrissia extracorporea, ureteroscopia, nefrolitotomia percutanea, o intervento chirurgico. La scelta della tecnica dipende da molti fattori: grandezza, localizzazione, composizione del calcolo, presenza di infezioni, condizioni anatomiche del paziente, stato funzionale del rene. Ma la decisione deve essere basata su criteri clinici solidi, imaging accurati e valutazioni multidisciplinari. Quando, invece, si decide troppo in fretta, o si applica un trattamento standard senza tener conto del quadro individuale, si apre la porta all’errore.

Molti pazienti raccontano storie simili. Hanno una colica, si recano in pronto soccorso, ricevono una diagnosi rapida con una semplice ecografia. Vengono dimessi con antidolorifici e idratazione. Nessuno prescrive una TAC spirale, nessuno valuta l’eventuale ostruzione dell’uretere. I giorni passano, il dolore continua, le urine diventano torbide, la febbre sale. Tornano in ospedale. Questa volta il rene è dilatato, compromesso, infetto. Alcuni vengono operati d’urgenza. Altri finiscono in terapia intensiva per sepsi. E quando chiedono perché non sia stato fatto nulla prima, la risposta è sempre la stessa: “sembrava solo un piccolo calcolo”.

Altri ancora vengono sottoposti a litotrissia su calcoli non indicati: troppo grossi, troppo duri, mal localizzati. L’intervento fallisce, il calcolo si frammenta male, i residui bloccano l’uretere, si formano coliche ripetute. Oppure viene eseguita un’ureteroscopia senza aver valutato il rischio di perforazione o la lunghezza del tratto da percorrere. Alcuni pazienti riportano lacerazioni, altri infezioni gravi per batteri introdotti con strumenti non sterilizzati correttamente. Ci sono casi in cui lo stent ureterale viene dimenticato in sede per mesi, provocando infezioni croniche, calcificazioni, dolore permanente.

Il danno non è solo fisico. È anche emotivo, psicologico, relazionale. I pazienti che subiscono un trattamento sbagliato per calcoli renali spesso devono affrontare più interventi, degenze prolungate, assenze dal lavoro, sensazione di essere stati trascurati. Molti perdono fiducia nella medicina. Alcuni rimangono con un rene non più funzionante. Altri convivono con infezioni ricorrenti. Alcuni hanno subito nefrectomie che potevano essere evitate. E tutto ciò era prevedibile, evitabile, se solo l’approccio fosse stato più attento, più aggiornato, più umano.

Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura quando si dimostra che l’intervento non era indicato, che il trattamento scelto era incongruo rispetto alla situazione clinica, o che la procedura è stata eseguita con negligenza o imperizia. Se non viene eseguita una TAC in urgenza, se non si controlla lo stato del rene prima della litotrissia, se non si effettuano esami delle urine e colture prima dell’ureteroscopia, ogni omissione può avere conseguenze gravi. Il rispetto dei protocolli, delle linee guida urologiche e dell’appropriatezza terapeutica è un dovere. E ogni violazione può diventare una colpa.

Il risarcimento in questi casi varia in base alla gravità delle conseguenze. Se il paziente ha avuto solo un aggravamento temporaneo, si riconosce il danno biologico e morale. Ma se ha subito la perdita di funzionalità renale, la necessità di dialisi, l’asportazione di un rene, oppure una sepsi con esiti neurologici, i risarcimenti crescono notevolmente. Nei casi più gravi, si superano i 150.000 euro. Se la vittima è deceduta, i familiari hanno diritto a un risarcimento per danno parentale, a seconda della loro relazione con il defunto, dell’età, della situazione familiare.

Il termine per agire è di cinque anni dalla scoperta del danno, oppure dieci anni se si procede contro una struttura sanitaria pubblica. È fondamentale conservare tutta la documentazione: referti ecografici, TAC, lettere di dimissione, cartelle operatorie, analisi del sangue, documenti relativi alle infezioni, ai ricoveri, agli interventi successivi. Una consulenza medico-legale con specialista urologo può chiarire se il percorso terapeutico è stato corretto, se le linee guida sono state rispettate, e se il danno era evitabile.

Per il medico, il trattamento dei calcoli renali non è una prassi meccanica. Ogni paziente ha una storia diversa. Ogni calcolo ha un comportamento proprio. Ogni decisione deve essere presa con attenzione, con esperienza, con rispetto. Non si può trattare un calcolo con leggerezza: può sembrare piccolo, ma il danno che può causare è immenso. E quando è la medicina a peggiorare ciò che poteva essere curato, il paziente ha diritto non solo alla guarigione, ma anche alla giustizia.

In conclusione, la responsabilità medica per trattamento errato di calcoli renali si configura ogni volta che un intervento eseguito senza criterio rovina, invece di curare. La medicina ha gli strumenti per evitare errori: esami, linee guida, tecniche raffinate. Ma deve usarli. E se non lo fa, se sbaglia dove avrebbe potuto agire meglio, chi ha sofferto merita di essere risarcito. Perché il dolore del rene può passare. Ma quello dell’ingiustizia resta.

Quando si configura l’errore medico?

La responsabilità medica si configura se:

  • non è stata fatta una valutazione completa pre-operatoria (imaging, esami ematochimici, urinocoltura),
  • si è adottato un trattamento incongruo rispetto alle caratteristiche del calcolo,
  • non sono state seguite le linee guida internazionali,
  • l’intervento è stato eseguito da personale non specializzato, o senza i requisiti minimi di sicurezza,
  • non si è gestita tempestivamente una complicanza prevedibile.

Cosa dice la legge?

I riferimenti principali sono:

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura sanitaria,
  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale del singolo medico,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di seguire linee guida accreditate e tracciabilità della condotta medica,
  • Art. 590 c.p. – lesioni personali colpose,
  • Art. 589 c.p. – omicidio colposo in caso di decesso per complicanza evitabile.

Quali danni possono essere risarciti?

  • Danno biologico permanente (perdita di funzione renale, incontinenza, stenosi),
  • Danno morale (sofferenza, frustrazione, ansia),
  • Danno esistenziale (limitazioni nella vita quotidiana e lavorativa),
  • Danno estetico (esiti cicatriziali, nefrostomia permanente),
  • Danno patrimoniale (spese per farmaci, terapie, riabilitazione, invalidità).

Quali sono esempi concreti di risarcimento?

  • Milano, 2024: trattamento con ESWL ripetuto su calcolo di 2,8 cm. Rottura ureterale, idronefrosi, nefrectomia. Risarcimento: €980.000.
  • Bologna, 2023: ureteroscopia eseguita senza controllare infezione urinaria. Sepsi post-operatoria, ricovero in terapia intensiva. Risarcimento: €790.000.
  • Napoli, 2022: paziente con calcolo bilaterale trattato in modo incompleto. Perdita parziale di funzione renale. Risarcimento: €850.000.

Come si dimostra l’errore medico?

Serve:

  • cartella clinica completa, comprese TAC, ecografie, referti operatori,
  • analisi dei protocolli eseguiti rispetto alle linee guida SIU e EAU,
  • perizia medico-legale urologica,
  • documentazione del decorso post-operatorio e delle complicanze,
  • verifica del nesso causale tra trattamento errato e danno subito.

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Acquisizione della documentazione sanitaria completa.
  2. Perizia con urologo forense e medico legale.
  3. Valutazione del danno: biologico, morale, patrimoniale, esistenziale.
  4. Avvio della mediazione civile obbligatoria.
  5. In caso negativo: azione giudiziaria civile e/o penale.

Quali sono i termini per agire?

  • 10 anni per azione contrattuale contro la struttura sanitaria,
  • 5 anni contro il medico per responsabilità extracontrattuale,
  • 6 anni per lesioni colpose, 12 anni in caso di morte (penale),
  • Decorrenza: dal momento in cui il paziente scopre il danno e la sua origine.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei casi di malasanità urologica, in particolare:

  • trattamento errato di calcoli renali e complicanze post-intervento,
  • errori di valutazione nella scelta terapeutica,
  • lesioni a carico dell’uretere, della vescica o del rene,
  • ritardi diagnostici che aggravano la condizione.

Il team lavora con:

  • urologi forensi, radiologi, medici legali, psicologi clinici e fisiatri, per valutare ogni aspetto del danno,
  • consulenti economici per stimare i costi presenti e futuri delle cure.

I risarcimenti ottenuti dallo studio superano frequentemente €800.000 nei casi di danni renali permanenti e oltre €1.200.000 nei casi di sepsi, nefrectomia o invalidità permanente.

Il trattamento dei calcoli renali non può essere affidato al caso. Quando un errore rovina un organo vitale, il diritto al risarcimento è un dovere della giustizia.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

Contattaci Per Errori Medici e Malasanità, Siamo qui per aiutarti.

Se hai bisogno di assistenza legale o vuoi maggiori informazioni sui nostri servizi, non esitare a contattarci.
Il nostro team di esperti è a tua disposizione per rispondere a qualsiasi domanda e offrirti una consulenza personalizzata.

Puoi fissare un appuntamento presso il nostro studio o richiedere una consulenza online, in base alle tue esigenze.
Non aspettare, siamo qui per difendere i tuoi diritti.

Compila il modulo qui sotto e ti risponderemo il prima possibile.

PRIMA DI ANDARE VIA...

Abbiamo Notato Che Stai Leggendo L’Articolo.

Desideri Una Prima Consulenza Gratuita A Riguardo? Clicca sul Pulsante Qui Sotto e Prenotala Subito!