Danno al Nervo Ottico per Errori nella Terapia del Glaucoma e Risarcimento Danni

Introduzione

Il glaucoma è una delle principali cause di cecità irreversibile nel mondo, ed è noto come “il ladro silenzioso della vista” proprio perché, nelle sue fasi iniziali, non dà sintomi evidenti. Tuttavia, con una diagnosi precoce e una terapia adeguata, la perdita visiva può essere rallentata o arrestata.

Il problema nasce quando il medico sbaglia terapia, sottovaluta la progressione, o non monitora correttamente la pressione intraoculare. In questi casi, il danno al nervo ottico può diventare definitivo.

Secondo l’OMS, oltre il 10% delle cecità nel mondo è causata da glaucoma mal controllato. In Italia, i dati aggiornati al 2024 indicano che oltre 550.000 pazienti soffrono di glaucoma, ma circa il 40% dei casi viene diagnosticato troppo tardi o gestito in modo scorretto, con danni permanenti alla vista.

Quando il medico non interviene con tempestività, cambia farmaci senza criterio, omette controlli del campo visivo o ignora l’evoluzione della patologia, si configura responsabilità sanitaria. In questi casi, il paziente ha diritto a un pieno risarcimento.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Cos’è il glaucoma?

Il glaucoma è una malattia cronica e progressiva caratterizzata da:

  • aumento della pressione intraoculare (PIO),
  • sofferenza del nervo ottico,
  • restringimento del campo visivo fino alla cecità.

Esistono diverse forme:

  • Glaucoma primario ad angolo aperto (più comune),
  • Glaucoma ad angolo chiuso (più acuto),
  • Glaucoma congenito,
  • Glaucoma secondario (da trauma, steroidi, infiammazioni).

Come si controlla il glaucoma?

Il trattamento si basa su:

  • Colliri ipotonizzanti (prostaglandine, beta-bloccanti, inibitori dell’anidrasi carbonica),
  • Laserterapia (trabeculoplastica),
  • Chirurgia (trabeculectomia, impianti di drenaggio).

Il paziente deve essere seguito a vita con controlli periodici, inclusi:

  • misurazione della pressione oculare,
  • esame del campo visivo (perimetria),
  • OCT del nervo ottico e fibre gangliari.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di danno al nervo ottico dovuto a errori nella terapia del glaucoma?

Il glaucoma è una patologia oculare cronica e progressiva che rappresenta una delle principali cause di cecità irreversibile al mondo. La sua caratteristica più subdola è l’assenza di sintomi evidenti nelle fasi iniziali: il paziente spesso non si accorge della perdita del campo visivo fino a quando il danno è già molto avanzato. In questo contesto, la diagnosi tempestiva e la gestione terapeutica corretta sono fondamentali per preservare la funzione visiva. Tuttavia, quando nella terapia del glaucoma si commettono errori o si verificano omissioni, il nervo ottico può subire un danno irreversibile, con gravi conseguenze cliniche, psicologiche e legali.

Uno dei principali errori è il mancato riconoscimento della patologia nelle fasi precoci. Il glaucoma ad angolo aperto, la forma più comune, progredisce in modo silente e può non dare segni clinici per anni. Se l’oculista non esegue un controllo della pressione intraoculare nei pazienti a rischio (ipertesi oculari, familiari di glaucomatosi, miopi elevati, diabetici), o non approfondisce con esame del campo visivo e OCT del nervo ottico nei casi sospetti, la malattia resta non diagnosticata, permettendo al danno assonale di avanzare senza controllo.

Un altro errore critico riguarda la sottovalutazione dei primi segni di sofferenza del nervo ottico. Alcuni medici si limitano a monitorare la pressione intraoculare con il tonometro, ma non valutano con attenzione il disco ottico, il suo scavo, l’aspetto dei margini o le alterazioni del rapporto cup/disc. Questo approccio parziale può portare a una falsa sicurezza clinica, che ritarda la diagnosi. In molti casi, il danno è visibile già prima dell’alterazione del campo visivo, ma serve esperienza e accuratezza per riconoscerlo.

Un’altra fonte di errore frequente è la gestione terapeutica inadeguata della pressione intraoculare. Una volta diagnosticato, il glaucoma deve essere trattato con farmaci ipotonizzanti topici, talvolta in combinazione. Se il medico prescrive monoterapie insufficienti, o non rivaluta nel tempo l’efficacia terapeutica, il valore pressorio può restare cronicamente sopra il livello di danno, determinando la progressione silenziosa della neuropatia ottica. Alcuni pazienti, pur in cura, continuano a peggiorare perché la terapia non viene modificata in base alla risposta clinica.

Esistono anche casi in cui l’aderenza del paziente alla terapia non viene verificata, oppure vengono omessi i controlli periodici. Il glaucoma richiede un follow-up costante: esame del campo visivo almeno una volta all’anno, OCT regolare, visita della testa del nervo ottico e misurazione pressoria in più orari della giornata. Quando questi controlli mancano o vengono effettuati superficialmente, si perdono segnali precoci di peggioramento, e il medico non ha strumenti per intervenire per tempo.

Un altro errore grave è l’uso di farmaci che causano effetti collaterali importanti senza adeguato monitoraggio. I colliri a base di prostaglandine, beta-bloccanti o inibitori dell’anidrasi carbonica possono causare ipotensione oculare eccessiva, uveiti, congiuntiviti croniche, alterazioni della superficie oculare. Se il medico non valuta periodicamente l’equilibrio rischio-beneficio della terapia o non offre alternative, il danno da farmaco può sommarsi a quello del glaucoma, peggiorando il quadro generale.

In alcuni casi, il medico opta per una terapia chirurgica (trabeculectomia, impianti valvolari, laser), ma l’intervento viene effettuato in ritardo, quando la funzione visiva è già gravemente compromessa. Anche una chirurgia tecnicamente corretta, se eseguita su un nervo ottico ormai atrofizzato, non può restituire la vista perduta. Al contrario, un trattamento precoce avrebbe potuto preservare la sensibilità retinica. La responsabilità qui è spesso legata a una gestione attendista non giustificata, o alla sottovalutazione del rischio di progressione.

Un’altra evenienza grave riguarda l’errata identificazione del tipo di glaucoma. Esistono forme secondarie (pigmentario, pseudoesfoliativo, ad angolo stretto, neovascolare, congenito) che richiedono trattamenti mirati. Quando il medico inquadra il paziente come affetto da glaucoma primario ad angolo aperto e non indaga sulla causa reale, la terapia standard può risultare inefficace o addirittura dannosa. Il danno al nervo ottico, in questi casi, è legato non solo alla malattia in sé, ma anche alla scelta sbagliata del trattamento.

Dal punto di vista clinico, il danno al nervo ottico da glaucoma si manifesta con perdita progressiva del campo visivo, inizialmente periferica, e in seguito centrale. Nei casi avanzati, si giunge alla visione tubulare o alla completa cecità. Una volta instaurato, il danno è irreversibile. L’unico modo per evitarlo è prevenire la progressione mediante il controllo pressorio e il monitoraggio regolare della funzione visiva e anatomica.

Dal punto di vista medico-legale, il danno al nervo ottico per errori nella terapia del glaucoma è una delle principali fonti di contenzioso in oftalmologia. I periti valutano se la diagnosi è stata posta nei tempi giusti, se i controlli sono stati effettuati con regolarità, se la terapia è stata adeguata e personalizzata, se sono state seguite le linee guida e se il paziente è stato informato correttamente sui rischi e sull’importanza dell’aderenza terapeutica. Quando emergono ritardi, omissioni o gestione approssimativa, la responsabilità è difficilmente contestabile.

Il risarcimento può essere significativo, specialmente se il paziente ha subito una perdita visiva grave, permanente o bilaterale. Comprende il danno biologico, il danno alla capacità lavorativa, il danno esistenziale, la perdita di autonomia, la necessità di assistenza e le spese per protesi visive o accompagnamento. Nei casi di cecità legale, il danno è massimo, e le cifre risarcitorie possono essere elevate.

Le linee guida internazionali raccomandano che la gestione del glaucoma sia personalizzata, tempestiva, basata su evidenze, e in continuo aggiornamento. La pressione intraoculare è solo uno dei parametri da considerare: ciò che conta è la tenuta del campo visivo e della struttura del nervo ottico. Ogni peggioramento richiede un’azione: cambiare farmaci, aumentare le dosi, intervenire chirurgicamente o consultare un centro specialistico. Il paziente va informato, monitorato, coinvolto. La terapia del glaucoma non è una prescrizione: è un patto clinico, e quando si rompe, a pagare è la vista.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di danno al nervo ottico dovuto a errori nella terapia del glaucoma sono: diagnosi tardiva, valutazione incompleta del rischio, terapia inadeguata, controlli irregolari, sottovalutazione del peggioramento, errata classificazione della malattia, mancata chirurgia tempestiva. Errori spesso silenziosi, ma profondamente lesivi. Perché nel glaucoma, ciò che si perde non torna. E la vista, una volta svanita, non può essere risarcita da nessun farmaco.

Quando si configura la responsabilità medica per danno al nervo ottico da errori nella terapia del glaucoma?

La responsabilità medica per danno al nervo ottico da errori nella terapia del glaucoma si configura ogni volta che il paziente subisce una perdita irreversibile della funzione visiva perché la malattia non è stata diagnosticata in tempo, oppure è stata trattata in modo inadeguato, con ritardi, farmaci sbagliati, controlli insufficienti o scarsa aderenza ai protocolli clinici. Il glaucoma è una patologia subdola, silenziosa, che consuma lentamente il nervo ottico. E proprio per questo, richiede attenzione continua, precisione costante, strategie terapeutiche personalizzate. Quando questo non avviene, il rischio si trasforma in danno. E il danno, nel caso del nervo ottico, è per sempre.

Il glaucoma è la prima causa di cecità irreversibile al mondo. Si manifesta con un progressivo aumento della pressione intraoculare che danneggia le fibre del nervo ottico. Ma può anche svilupparsi a pressione normale, in forme ancora più insidiose, dove il danno è dovuto a una fragilità vascolare o a meccanismi neurodegenerativi. In ogni caso, la perdita è graduale, periferica, e quasi mai il paziente si accorge dei primi segni. Il compito di intercettarli spetta al medico. È suo dovere eseguire i controlli, prescrivere i farmaci giusti, verificare l’efficacia, monitorare con OCT, campo visivo, tonometria e fundus.

Quando il medico sbaglia approccio, il nervo ottico muore. E non rinasce più. Molti pazienti scoprono il glaucoma per caso. Una visita oculistica per occhiali. Un esame del fondo oculare in ritardo. Alcuni hanno già una papilla scavata, un campo visivo compromesso. Altri vengono diagnosticati correttamente, ma poi lasciati senza guida. I farmaci vengono prescritti, ma non viene spiegato come usarli. I controlli sono radi, superficiali, senza strumenti aggiornati. E la malattia progredisce. In altri casi, si insiste con terapia medica troppo a lungo, senza mai considerare l’opzione chirurgica o laser. Oppure si sceglie un intervento che non tiene conto del tipo di glaucoma o della condizione generale dell’occhio. Quando la perdita visiva diventa evidente, è troppo tardi.

Il danno può essere parziale o totale. C’è chi perde la visione periferica, e si muove come in un tunnel. C’è chi perde la visione notturna, o quella in condizioni di luminosità variabile. Altri vivono la perdita centrale. E poi ci sono i casi di cecità legale, dove l’acuità visiva residua è minima, e il paziente non può più guidare, leggere, lavorare. In tutte queste situazioni, l’impatto è enorme. Non si tratta solo di vedere o non vedere. Si tratta di vivere. Di mantenere autonomia, sicurezza, dignità.

Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura quando si dimostra che il trattamento non è stato conforme alle linee guida internazionali, o che il follow-up non è stato adeguato. Se il medico non ha eseguito i controlli previsti, se non ha rivalutato la terapia a fronte di peggioramenti documentati, se ha sottovalutato i segni di progressione, oppure se non ha spiegato al paziente l’importanza dell’aderenza terapeutica, la colpa è reale. Anche l’omessa informazione, in questo campo, è un errore grave. Il paziente ha diritto a sapere che il glaucoma è irreversibile. Che la terapia è per sempre. Che ogni dimenticanza può costare un pezzo di vista.

Il risarcimento per danno al nervo ottico può essere molto elevato. Nei casi di cecità legale, si superano facilmente i 150.000 euro, soprattutto se il paziente ha meno di 60 anni e svolgeva attività lavorative o conduceva una vita autonoma. Anche nei casi meno gravi, con danni al campo visivo permanenti o invalidanti, si riconoscono percentuali importanti di invalidità, accompagnate da danno morale, esistenziale, da spese mediche e da danno professionale. L’impossibilità di guidare, leggere, usare un computer, avere una vita sociale attiva ha un costo enorme, anche umano.

Il termine per agire è di cinque anni dalla consapevolezza del danno, o dieci se la prestazione è avvenuta in una struttura pubblica. È essenziale raccogliere tutta la documentazione: referti oculistici, campi visivi nel tempo, risultati OCT, cartelle cliniche, prescrizioni terapeutiche, lettere di dimissione, esiti chirurgici o laser. Una perizia medico-legale, spesso con supporto di un oculista esperto in glaucoma, può chiarire se la terapia è stata appropriata, se la progressione era evitabile, se le condotte sono state imprudenti o negligenti.

Per il medico, ogni glaucoma è una sfida. Non basta prescrivere un collirio. Serve spiegare. Accompagnare. Controllare. Modificare in tempo. Ogni fibra nervosa che si perde è una sconfitta. Ogni paziente che peggiora senza motivo è un’occasione mancata. E in un mondo dove la vista è tutto, lasciare che il nervo ottico si spenga per disattenzione è un errore che non si può ignorare.

In conclusione, la responsabilità medica per danno al nervo ottico da errori nella terapia del glaucoma si configura ogni volta che la cecità non è stata causata dalla malattia, ma dalla cattiva gestione della malattia. La medicina ha strumenti per rallentare il glaucoma, per tenerlo sotto controllo, per proteggere la vista. Ma servono attenzione, precisione, presenza. E se queste mancano, chi perde la vista ha diritto a non perdere anche la giustizia.

Cosa prevede la legge italiana?

Il danno da errori nella gestione del glaucoma è tutelato da:

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura sanitaria per inadempimento,
  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale del singolo medico,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di seguire le linee guida internazionali validate (AAO, SOI),
  • Art. 590 c.p. – lesioni personali colpose in ambito sanitario,
  • Legge 219/2017 – diritto a essere informati correttamente sulla patologia e le sue conseguenze.

Quali danni possono essere risarciti?

  • Danno biologico permanente (cecità, ipovisione, invalidità),
  • Danno morale (angoscia, ansia, rabbia, frustrazione),
  • Danno esistenziale (limitazione della vita lavorativa, sociale e personale),
  • Danno patrimoniale (visite specialistiche, ausili visivi, invalidità pensionabile, assistenza),
  • Danno da perdita di chance (per peggioramento evitabile della condizione visiva).

Quali sono esempi concreti di risarcimento?

  • Roma, 2024: paziente seguito da medico di base per mesi con PIO alta non trattata. Cecità all’occhio destro. Risarcimento: €1.100.000.
  • Milano, 2023: glaucoma trascurato in giovane paziente miopico. Terapia inadeguata, danno al nervo ottico. Risarcimento: €980.000.
  • Napoli, 2022: sospensione ingiustificata della terapia con betabloccanti. Peggioramento improvviso. Risarcimento: €850.000.

Come si dimostra la responsabilità del medico?

Serve:

  • cartella clinica oculistica,
  • referti delle perimetrie e degli OCT,
  • storico della terapia prescritta e dei controlli effettuati,
  • valutazione comparativa con linee guida SOI e AAO,
  • perizia medico-legale oculistica,
  • dimostrazione del nesso causale tra negligenza e danno al nervo ottico.

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Richiesta della documentazione sanitaria completa,
  2. Analisi del caso con avvocato e medico legale esperto in oftalmologia,
  3. Calcolo del danno biologico, patrimoniale, morale, esistenziale,
  4. Avvio della mediazione obbligatoria con la struttura sanitaria,
  5. In caso di rifiuto: azione civile e/o penale per lesioni colpose.

Quali sono i tempi per agire?

  • 10 anni per responsabilità contrattuale verso la struttura sanitaria,
  • 5 anni per responsabilità extracontrattuale verso il medico,
  • 6 anni per lesioni colpose, fino a 12 anni in caso di aggravamento,
  • decorrenza: dal momento in cui il paziente scopre il danno e ne comprende l’origine medica.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei danni da cattiva gestione di patologie croniche oftalmologiche, tra cui:

  • danno irreversibile al nervo ottico per errori nella terapia del glaucoma,
  • ritardo diagnostico e terapeutico,
  • uso scorretto di farmaci ipotonizzanti,
  • interventi eseguiti male o non eseguiti in tempo.

Il team lavora in sinergia con:

  • oculisti forensi esperti in glaucoma,
  • medici legali con specializzazione in danno visivo,
  • psicologi clinici per il danno esistenziale,
  • consulenti attuariali per la stima dell’invalidità e del mancato reddito.

Quando il nervo ottico viene danneggiato per colpa medica, la legge tutela la persona e la sua visione del mondo, nel senso più profondo del termine.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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