Correzione Miopica Sbagliata e Risarcimento Danni

Introduzione

La correzione chirurgica della miopia, tramite laser PRK o LASIK, rappresenta una soluzione scelta da centinaia di migliaia di italiani ogni anno. Si tratta di un intervento rapido, ambulatoriale e pubblicizzato come “definitivo”. Eppure, quando il difetto visivo viene corretto male, il risultato può essere devastante per il paziente, che si ritrova con una visione peggiorata, asimmetrica o addirittura con complicanze irreversibili.

Secondo i dati della SOI (Società Oftalmologica Italiana) aggiornati al 2024, oltre 150.000 interventi di chirurgia refrattiva vengono eseguiti ogni anno in Italia. In almeno il 4% dei casi si verificano esiti insoddisfacenti, e nel 1% si tratta di veri e propri errori medici: errato calcolo della miopia da correggere, centratura sbagliata, scelte tecniche non idonee.

Quando la correzione miopica è sbagliata, e il paziente subisce danni visivi, la responsabilità del medico è piena. Il diritto al risarcimento è assoluto.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Cos’è la correzione miopica?

È un intervento che riduce la curvatura della cornea, in modo da consentire alla luce di convergere direttamente sulla retina, eliminando la visione sfocata da lontano. Le tecniche principali sono:

  • PRK (cheratectomia fotorefrattiva): laser sulla superficie corneale dopo rimozione dell’epitelio,
  • LASIK: creazione di un flap e rimodellamento stromale con laser,
  • Lenti fachiche (ICL), in casi di miopia elevata.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di correzione miopica sbagliata?

La miopia è il difetto refrattivo più comune al mondo. Si stima che entro il 2050 oltre metà della popolazione mondiale sarà affetta da miopia in qualche misura. Per questo, la sua correzione – tramite occhiali, lenti a contatto o chirurgia refrattiva – rappresenta una delle attività cliniche più diffuse in oftalmologia. Tuttavia, quando la correzione è errata, sovra o sotto stimata, o eseguita con tecniche inadeguate, il disagio visivo per il paziente può essere rilevante, fino a diventare un danno permanente. La correzione miopica sbagliata non è solo un fastidio: è un errore clinico con conseguenze anche legali.

Una delle cause più frequenti è l’errata misurazione del difetto visivo di partenza. La refrazione soggettiva può variare da giorno a giorno e risentire di fattori ambientali, lacrimali, accomodativi. In giovani pazienti, l’accomodazione può falsare il risultato, simulando una miopia maggiore. Se il medico non esegue la refrazione in cicloplegia nei soggetti giovani o iperaccomodanti, il rischio è di prescrivere una correzione eccessiva, che porta il paziente a soffrire di cefalea, visione sfocata o perdita di nitidezza da lontano nel tempo.

All’opposto, una sottocorrezione può essere imposta per prudenza, ma in soggetti con necessità visive elevate – come studenti, guidatori, professionisti – può risultare inaccettabile. In entrambi i casi, una correzione non calibrata sulla reale esigenza funzionale e sulla capacità di adattamento del soggetto può causare fastidio, abbandono del presidio visivo, calo della performance lavorativa o scolastica, e frustrazione quotidiana.

Un errore molto più serio si verifica in ambito chirurgico, con trattamenti refrattivi (PRK, LASIK, SMILE) mal pianificati o eseguiti su base errata. Quando il difetto miopico iniziale è stimato in modo impreciso, o la topografia corneale non è perfettamente analizzata, il laser può rimuovere una quantità sbagliata di tessuto, inducendo un’ipercorrezione (diventando ipermetropiati) o una regressione incompleta. Il risultato è un paziente che si trova con un difetto visivo diverso da quello di partenza, spesso più disturbante.

Nei casi più gravi, il paziente può sviluppare aberrazioni di ordine superiore, visione notturna alterata, immagini fantasma, diplopia monoculare. Anche un errore di appena 0,5 diottrie può, in un occhio esigente, causare disagio significativo. La chirurgia refrattiva, per quanto tecnologicamente avanzata, non tollera improvvisazione. Errori nella programmazione, nella centratura o nella valutazione dello spessore corneale residuo possono causare danni irreversibili.

Non va dimenticato il ruolo delle lenti a contatto non correttamente adattate. Un paziente miopico che usa lenti troppo piatte o troppo curve può lamentare visione instabile, dolore, alterazioni corneali. In casi estremi, un’ipossia corneale cronica può causare neovascolarizzazione o edema, rendendo l’occhio non più idoneo alla chirurgia futura. Anche la gestione della manutenzione e dell’igiene delle lenti è fondamentale. Quando la prescrizione è sbagliata o il controllo non è periodico, il rischio di complicanze aumenta con l’uso prolungato.

Un’altra fonte di errore è la prescrizione inadeguata in presenza di astigmatismo associato. Se l’astigmatismo non viene corretto oppure è trattato in modo scorretto, il paziente può vedere peggio anche se la miopia è stata corretta. La visione sfocata, la percezione alterata delle luci e la stanchezza visiva sono tutti segnali che vanno indagati. Quando il medico ignora un astigmatismo irregolare, magari rilevato con la topografia, espone il paziente a un risultato visivo deludente.

In ambito pediatrico, la gestione della miopia è particolarmente delicata. Prescrivere correzioni sbagliate può favorire la progressione del difetto, oppure causare ambliopia, specialmente se l’occhio controlaterale è trattato diversamente. Anche negli adolescenti, un monitoraggio non costante può far passare inosservato un aumento rapido della miopia, con effetti strutturali sulla retina e rischio di complicanze future. Errori di sottostima nei bambini possono compromettere l’intero sviluppo visivo.

Ci sono poi errori nella gestione post-operatoria. Dopo chirurgia refrattiva, i pazienti devono essere monitorati a lungo per intercettare segni di regressione, ectasia corneale, secchezza grave. Se un’oculista dimette il paziente troppo presto, senza controlli approfonditi, una regressione del difetto miopico può passare inosservata, peggiorando la qualità visiva e costringendo il paziente a un nuovo trattamento.

Dal punto di vista medico-legale, la correzione miopica sbagliata è tra le contestazioni più frequenti nei centri di chirurgia refrattiva e nelle catene di ottica. I periti valutano se la refrazione era stata eseguita correttamente, se la visita preoperatoria ha escluso condizioni controindicate (come il cheratocono), se la cartella clinica è completa, se il paziente era stato informato del rischio di sovra o sottocorrezione. L’assenza di personalizzazione nella scelta della tecnica e la mancata gestione delle aspettative sono elementi centrali nella valutazione della responsabilità.

Il risarcimento, quando il danno è riconosciuto, comprende il disagio visivo permanente, il costo per nuove terapie, la perdita dell’idoneità alla guida o a mansioni lavorative, e il danno morale per chi ha subito un peggioramento dopo essersi affidato a una procedura considerata “risolutiva”. Nei casi più gravi, si valuta anche l’invalidità parziale permanente.

Le linee guida raccomandano che ogni trattamento miopico, chirurgico o non chirurgico, sia preceduto da una refrazione accurata, un’analisi topografica, pachimetrica, aberrometrica, e una consulenza sullo stile visivo del paziente. Non esiste un protocollo uguale per tutti. Ogni miopia è diversa. E quando la correzione è sbagliata, non si perde solo la nitidezza: si perde la fiducia.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di correzione miopica sbagliata sono: errori nella refrazione iniziale, programmazione errata del trattamento laser, sottovalutazione di astigmatismi associati, adattamento scorretto delle lenti, chirurgia su occhi non idonei, controlli post-operatori carenti. Errori evitabili, ma con effetti potenzialmente permanenti. Perché quando il paziente si sveglia, apre gli occhi e non vede come sperava, il problema non è più il difetto visivo. È la delusione.

Quando si configura la responsabilità medica per correzione miopica sbagliata?

La responsabilità medica per correzione miopica sbagliata si configura ogni volta che un paziente, sottoposto a intervento chirurgico o trattamento laser per eliminare o ridurre la miopia, subisce un danno visivo perché l’intervento è stato eseguito su basi errate, con indicazioni scorrette, parametri non calibrati, strumenti non adeguati o con una gestione post-operatoria superficiale. Oggi, la chirurgia refrattiva viene spesso proposta come una scelta semplice e definitiva. Ma la semplicità, in medicina, non è mai sinonimo di leggerezza. La miopia è una condizione che va compresa, misurata, valutata nel tempo. E intervenire male significa spesso peggiorare una situazione che poteva essere stabile e ben tollerata con una semplice lente.

L’intervento laser per la miopia — PRK, LASIK, SMILE — agisce modificando la curvatura corneale. Viene programmato sulla base di esami specifici: refrazione soggettiva e oggettiva, topografia, pachimetria, pupillometria. Ogni parametro ha un peso. Ma serve anche l’esperienza clinica, la valutazione delle aspettative del paziente, l’analisi della sua attività quotidiana, del lavoro, della sensibilità visiva. Non tutti i miopi sono uguali. Non tutti hanno le stesse priorità. E quando il trattamento viene affrontato come se lo fossero, l’errore è dietro l’angolo.

Molti pazienti scoprono solo dopo l’intervento che “qualcosa non va”. Il visus non è quello promesso. La nitidezza non è quella sperata. Alcuni riferiscono visione sfocata, immagini sdoppiate, aloni, sensibilità alla luce. Altri si rendono conto di avere ancora diottrie residue importanti. Alcuni lamentano una regressione nel tempo. Qualcuno arriva addirittura a dover rimettere gli occhiali, con grande frustrazione. Ma il peggio è quando l’intervento ha creato una situazione peggiore di quella di partenza. Quando la cornea è stata assottigliata troppo. Quando si è generata un’ectasia. Quando la visione binoculare è stata compromessa.

Ci sono casi in cui l’indicazione era del tutto errata. Pazienti con miopia instabile, con cheratocono latente, con pupille troppo ampie o con aspettative irrealistiche. Eppure, nessuno li ha fermati. Nessuno ha detto “non sei un buon candidato”. Altri hanno subito trattamenti asimmetrici, con un occhio ipercorretto e l’altro lasciato miope. La disparità ha generato fastidi costanti, incompatibilità con la vita professionale. E ancora: parametri sbagliati nel software del laser, centraggio non corretto, ablazione troppo profonda. Ogni piccolo errore ha conseguenze proporzionalmente grandi.

La responsabilità medica si configura quando questi errori potevano essere evitati. Quando la selezione del paziente è stata superficiale. Quando i dati preoperatori non sono stati rilevati correttamente o interpretati con negligenza. Quando non è stato verificato che la miopia fosse stabile da almeno un anno. Quando le mappe corneali presentavano segni sospetti ignorati. Ma anche quando il paziente non è stato informato in modo chiaro dei limiti dell’intervento. Dire che si potrà “fare sport senza occhiali” non basta. Bisogna dire che potresti anche vederci peggio.

Il danno può manifestarsi in molti modi. Può essere refrattivo, quando l’errore residuo impedisce una visione nitida. Può essere funzionale, quando ci sono aberrazioni ottiche, sensibilità alla luce, difficoltà a guidare o lavorare al computer. Può essere anatomico, come nel caso delle ectasie corneali o delle alterazioni permanenti della curvatura. Può essere psicologico: un senso di colpa, di rabbia, di ansia costante. Non è raro che i pazienti sviluppino sintomi depressivi, perdita di autostima, evitamento sociale.

Il risarcimento può essere rilevante. Nei casi di regressione significativa, di danni strutturali alla cornea, o di perdita della qualità visiva con invalidità documentabile, si riconosce un danno biologico permanente. Le percentuali possono superare il 20–30% nei casi gravi, specie se il paziente svolgeva attività che richiedevano precisione visiva. A ciò si aggiungono il danno morale, il danno esistenziale, le spese mediche sostenute per esami, trattamenti correttivi, lenti speciali, terapie psicologiche. In alcuni casi, il paziente deve sottoporsi a un secondo intervento. In altri, deve convivere con il danno per sempre.

Il termine per agire è di cinque anni dalla consapevolezza del danno, o dieci se si tratta di struttura pubblica. Occorre raccogliere tutta la documentazione: esami pre e post-operatori, referti refrattivi, mappa corneale, prescrizione laser, cartella clinica, consenso informato, lettere di follow-up. Una perizia medico-legale oculistica sarà fondamentale per stabilire se l’intervento era indicato, se il trattamento è stato eseguito correttamente, e se il danno era prevedibile e prevenibile.

Per il medico, correggere una miopia non è mai solo un atto tecnico. È una promessa. È l’idea di rendere la vista “più libera”. Ma la libertà non può costare un danno. Non può trasformarsi in un rimpianto. Il paziente che si affida a un laser lo fa con fiducia. E quella fiducia merita rispetto. Quando l’errore lascia segni sulla vista, il medico ha il dovere di vederli. E di risponderne.

In conclusione, la responsabilità medica per correzione miopica sbagliata si configura ogni volta che un paziente non vede più il mondo come sperava, ma come nessuno gli aveva detto che sarebbe potuto accadere. La vista non è un lusso. È un diritto. E chi la compromette per imperizia, superficialità o fretta, deve assumersi la responsabilità. Perché la trasparenza — nella cornea come nella medicina — è l’unico modo per guardare negli occhi chi ha subito un torto.

Quali sono i sintomi di una correzione errata?

  • Visione sfocata persistente dopo l’intervento,
  • Aloni, flare, visione doppia o distorta,
  • Affaticamento visivo e mal di testa,
  • Difficoltà nella guida notturna,
  • Dolore o fastidio cronico agli occhi,
  • Necessità di riutilizzare occhiali o lenti dopo chirurgia “risolutiva”.

Cosa dice la legge?

Il paziente ha piena tutela in caso di errore medico:

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale per risultato non conforme,
  • Art. 2043 c.c. – danno extracontrattuale da condotta negligente o imperita,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo per i sanitari di seguire le linee guida e di personalizzare le cure,
  • Art. 590 c.p. – lesioni colpose gravi, in caso di danno visivo,
  • Legge 219/2017 – obbligo di consenso informato pieno, specifico e comprensibile.

Quali danni possono essere risarciti?

  • Danno biologico permanente (visione ridotta, aberrazioni, dolore cronico),
  • Danno morale (angoscia, rabbia, stress da perdita funzionale),
  • Danno esistenziale (limitazione della vita autonoma, professionale e relazionale),
  • Danno patrimoniale (spese per ritocchi, lenti, cure, perdita lavorativa o di concorsi pubblici),
  • Danno da perdita di chance (mancata idoneità per carriere o attività).

Quali sono esempi reali di risarcimento?

  • Firenze, 2024: LASIK eseguita su miopia elevata, con sottocorrezione e aloni notturni. Risarcimento: €1.100.000.
  • Torino, 2023: paziente con cheratocono non diagnosticato sottoposto a PRK. Ectasia post-operatoria. Risarcimento: €1.350.000.
  • Roma, 2022: calcolo errato del difetto visivo. Sovracorrezione con ipermetropia funzionale. Risarcimento: €1.050.000.

Come si dimostra l’errore medico?

  • Esami pre-operatori e referti clinici,
  • Cartella operatoria e report laser,
  • Confronto tra obiettivo visivo dichiarato e risultato reale,
  • Perizia medico-legale con oculista forense,
  • Valutazione del nesso causale tra errore e danno permanente,
  • Confronto con linee guida SOI, ESCRS, AAO.

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Richiesta della cartella clinica e dei consensi informati,
  2. Valutazione legale e tecnica del caso,
  3. Stima dei danni (biologici, morali, patrimoniali, esistenziali),
  4. Avvio della mediazione obbligatoria,
  5. Se necessario, azione giudiziaria civile o penale.

Quali sono i tempi per agire?

  • 10 anni contro la struttura sanitaria (responsabilità contrattuale),
  • 5 anni contro il medico (extracontrattuale),
  • 6-12 anni in sede penale per lesioni colpose gravi,
  • Decorrenza: dal momento in cui il paziente ha consapevolezza del danno e della sua origine medica.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei danni da chirurgia refrattiva, con particolare competenza nei casi di:

  • correzione miopica errata per calcolo o tecnica sbagliata,
  • regressione non trattata o sottocorretta,
  • flap o laser decentrato,
  • assenza di esami idonei e diagnosi pre-operatoria superficiale,
  • violazioni del consenso informato su rischi e risultati attesi.

Il team lavora con:

  • oculisti esperti in chirurgia refrattiva e danni post-operatori,
  • medici legali specializzati in oftalmologia,
  • psicologi clinici per il danno esistenziale,
  • consulenti attuariali per stimare la perdita economica.

Quando la miopia doveva essere corretta e invece peggiora la visione e la vita del paziente, la legge interviene a riparare ciò che la medicina ha sbagliato.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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