Introduzione
La degenerazione maculare è una malattia cronica della retina che colpisce la macula, l’area centrale responsabile della visione nitida e dei dettagli. Può manifestarsi in forma secca (atrofica) o umida (essudativa), e colpisce soprattutto le persone sopra i 60 anni. In Italia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, ne soffrono oltre 1 milione di persone.
Il problema sorge quando la malattia non viene diagnosticata in tempo, o peggio, viene scambiata per un’altra patologia o completamente ignorata. Il risultato? Perdita progressiva della vista, spesso irreversibile. Una diagnosi errata o tardiva impedisce infatti di avviare le terapie (anti-VEGF, integratori, fotodinamica) che potrebbero salvare la funzione visiva.

Quando l’oculista non individua i segni clinici della degenerazione maculare, non prescrive esami fondamentali o sottovaluta i sintomi, si configura una responsabilità medica. Il paziente ha diritto a ottenere il risarcimento per il danno subito.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Cos’è la degenerazione maculare?
È una malattia che colpisce la macula, cioè il centro della retina. Ne esistono due forme:
- Degenerazione maculare secca (atrofica): evoluzione lenta, dovuta a perdita progressiva delle cellule retiniche.
- Degenerazione maculare umida (essudativa): rapida, causata dalla formazione di vasi sanguigni anomali sotto la retina che possono sanguinare o causare edema.
Quali sono i sintomi iniziali che il medico non deve ignorare?
- Visione distorta o ondulata (metamorfopsie),
- Difficoltà nella lettura o nella visione dei volti,
- Zone d’ombra o macchie scure al centro del campo visivo,
- Calore visivo centrale improvviso,
- Riduzione della visione in ambienti poco illuminati.
Quali esami sono fondamentali per una diagnosi corretta?
- OCT (Tomografia a Coerenza Ottica): per visualizzare in dettaglio le strutture della macula,
- Angiografia Fluoresceinica: per osservare la vascolarizzazione retinica,
- Test di Amsler: per identificare distorsioni centrali,
- Esame del fondo oculare con pupilla dilatata,
- Visus e valutazione della funzione maculare.
L’assenza di questi esami in presenza di sintomi specifici rappresenta una colpa grave.
Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di errata diagnosi di degenerazione maculare?
La degenerazione maculare legata all’età (DMLE) è una delle principali cause di perdita visiva nei Paesi industrializzati. Colpisce la zona centrale della retina, la macula, responsabile della visione fine e dei dettagli, e compromette progressivamente la capacità di leggere, guidare, riconoscere i volti. La sua forma secca è più lenta e insidiosa, mentre quella umida è rapidamente evolutiva e potenzialmente devastante. In entrambi i casi, la diagnosi tempestiva è fondamentale per rallentare il decorso o, nel caso della forma umida, intervenire con efficacia. Quando la diagnosi è errata, ritardata o sottovalutata, il danno visivo può diventare irreversibile.
Una delle cause più frequenti di errore è la confusione tra sintomi iniziali della DMLE e disturbi visivi comuni dell’età, come la presbiopia, l’opacità del cristallino o la semplice astenopia da schermo. Il paziente riferisce annebbiamento, distorsione delle linee, difficoltà a leggere da vicino, ma l’oculista può attribuire questi segni a un difetto refrattivo o a una cataratta iniziale. Se non viene effettuata un’osservazione attenta della macula con esame del fondo e OCT, la patologia maculare resta inosservata nei suoi stadi precoci, perdendo mesi preziosi per il contenimento del danno.
Un altro errore frequente è la mancata esecuzione o l’errata interpretazione dell’OCT (Tomografia Ottica a Coerenza), esame fondamentale per la diagnosi differenziale tra forma secca e forma umida. Alcuni operatori non colgono i segni iniziali della neovascolarizzazione, o non sanno riconoscere la presenza di liquido sottoretinico o intraretinico, che richiederebbe un trattamento immediato. In altri casi, l’OCT viene eseguito ma non confrontato con quello precedente, impedendo di rilevare cambiamenti significativi. Quando la DMLE umida non viene diagnosticata in tempo, il paziente perde rapidamente decimi di vista e, in certi casi, resta cieco centralmente.
Non mancano i casi in cui la DMLE viene scambiata per altre patologie retiniche, come una corioretinopatia sierosa centrale, una membrana epiretinica o un edema maculare diabetico. Senza una corretta diagnosi, il trattamento può essere non solo inutile, ma anche dannoso. Alcuni pazienti ricevono iniezioni intravitreali non indicate o sono sottoposti a controlli saltuari, mentre la lesione maculare peggiora. La diagnosi sbagliata non è solo un ritardo: è un errore attivo che può peggiorare il quadro clinico.
Un ulteriore aspetto critico riguarda l’approccio attendista di alcuni professionisti, soprattutto nella forma secca. Anche se la degenerazione maculare secca non è trattabile con farmaci, va comunque monitorata con regolarità, poiché può evolvere nella forma umida. Se il medico non istruisce il paziente a riconoscere i segni di progressione – come metamorfopsie, calo visivo improvviso, zone scure centrali – si perde l’opportunità di intervenire tempestivamente. Molti pazienti arrivano all’appuntamento successivo con un danno ormai stabilizzato e non più reversibile.
In alcuni casi, la causa dell’errore è una valutazione frettolosa e non approfondita della retina in soggetti già affetti da altre patologie oculari. Nei pazienti con cataratta, retinopatia diabetica o glaucoma, l’attenzione del medico può essere concentrata su altre priorità, trascurando la macula. Inoltre, se non si esegue la dilatazione pupillare o si utilizzano strumenti obsoleti, le alterazioni sottili della retina centrale possono sfuggire all’osservazione diretta.
Anche la mancata collaborazione con il centro retinico o la non attivazione di un follow-up ravvicinato rientrano tra le criticità. Alcuni pazienti, pur segnalando peggioramento visivo, non vengono inviati allo specialista in tempi utili. Altri ricevono una diagnosi, ma senza essere inseriti in un protocollo terapeutico con iniezioni anti-VEGF, monitoraggi seriati e OCT mensili. Senza una gestione attiva, la forma umida avanza rapidamente e distrugge la macula, anche in pochi giorni.
La degenerazione maculare, inoltre, può essere diagnosticata erroneamente come problema psicologico o funzionale, soprattutto nei pazienti ansiosi, depressi o molto anziani. In questi casi, i sintomi soggettivi vengono minimizzati o attribuiti a una percezione alterata, senza accertamenti strumentali. L’errore è grave: la perdita del visus centrale non è mai un segnale da trascurare. Anche se le lamentele sembrano vaghe, vanno sempre indagate con strumenti oggettivi.
Dal punto di vista medico-legale, l’errata diagnosi di degenerazione maculare è una delle cause emergenti di contenzioso in oftalmologia geriatrica. I periti valutano se gli esami erano adeguati, se i controlli erano regolari, se è stata rispettata la tempistica di invio allo specialista, se il paziente è stato informato sui segni di allarme e se l’intervento terapeutico è stato avviato entro i tempi ottimali. Quando si dimostra che un’occasione di cura è stata perduta a causa di negligenza, la responsabilità professionale è concreta.
Il risarcimento può essere significativo, soprattutto nei pazienti ancora attivi, autonomi, o con un solo occhio funzionante. Comprende il danno biologico, il danno alla capacità lavorativa o alla vita relazionale, l’impatto psicologico della disabilità e, in alcuni casi, la necessità di assistenza continuativa. Perdere la vista centrale, infatti, significa non poter più leggere, scrivere, riconoscere volti, firmare documenti o condurre una vita indipendente.
Le linee guida internazionali raccomandano che ogni paziente oltre i 55 anni con sintomi visivi venga sottoposto a esame del fondo oculare, OCT e, se necessario, fluorangiografia. Il medico deve istruire il paziente ad autovalutarsi con la griglia di Amsler, a monitorare ogni variazione visiva e a presentarsi immediatamente ai controlli in caso di peggioramento. La diagnosi non si improvvisa. E quando viene sbagliata, ciò che si perde non è solo la vista: è la dignità del vivere con i propri occhi.
In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di errata diagnosi di degenerazione maculare sono: sottovalutazione dei sintomi iniziali, diagnosi confusa con altre patologie, errori nell’interpretazione dell’OCT, assenza di follow-up, approccio attendista alla forma secca, gestione superficiale del paziente anziano o ansioso, mancato invio allo specialista. Errori silenziosi, che si misurano in decimi di vista perduti. E che, se evitabili, devono essere affrontati con serietà, competenza e responsabilità.
Quando si configura la responsabilità medica per errata diagnosi di degenerazione maculare?
La responsabilità medica per errata diagnosi di degenerazione maculare si configura ogni volta che un paziente subisce un danno visivo permanente, o viene sottoposto a terapie inutili o dannose, perché la patologia è stata mal interpretata, trascurata o scambiata per altro. Quando si parla di maculopatia, si parla del cuore della visione. E sbagliare significa, nella maggior parte dei casi, perdere qualcosa che non tornerà più.
La degenerazione maculare legata all’età, nota come AMD, è una delle principali cause di cecità nei Paesi sviluppati. Colpisce la parte centrale della retina, la macula, compromettendo la visione nitida, quella che serve per leggere, guidare, riconoscere i volti. Esistono forme secche, più lente e degenerative, e forme umide, neovascolari, che possono evolvere rapidamente se non trattate. Proprio per questo, la diagnosi precoce è fondamentale. E la sua assenza può cambiare per sempre la vita del paziente.
Molti pazienti riferiscono di aver notato, all’inizio, piccoli segni: linee storte, difficoltà nella lettura, bisogno di più luce per vedere. Alcuni si sono rivolti a un medico oculista che ha parlato di presbiopia, di stanchezza visiva, di alterazioni normali legate all’età. Nessuno ha richiesto un OCT. Nessuno ha guardato la macula con attenzione. Qualcuno ha suggerito un cambio di occhiali. E il tempo è passato. Quando il paziente torna perché “non legge più le lettere” o “vede una macchia al centro”, l’esame rivela una degenerazione avanzata. A quel punto, le iniezioni possono rallentare, ma non ripristinare. La funzione è persa.
In altri casi, si verifica l’opposto: una degenerazione maculare viene diagnosticata senza averne le basi. Pazienti giovani, con miopia elevata, patologie retiniche differenti, vengono etichettati come “maculopatici” e trattati con terapie non appropriate. Alcuni ricevono iniezioni intraoculari inutili. Altri vengono esclusi da percorsi lavorativi o assicurativi. L’errore, in questi casi, non è solo medico: è sociale. Una diagnosi infondata può generare ansia, stigma, costi, rinunce. Anche questo è un danno.
Ci sono poi pazienti affetti da forme atipiche o da patologie correlate – come la corioretinopatia sierosa centrale, le forme infiammatorie maculari, le distrofie retiniche ereditarie – che vengono confusi con maculopatia legata all’età. Le immagini OCT non vengono interpretate correttamente. Le alterazioni vengono sottovalutate o mal classificate. E così il trattamento viene ritardato o mal diretto. Il tempo gioca sempre contro. E quando il tempo viene perso per un errore di lettura, il danno è doppio: biologico e medico-legale.
Dal punto di vista della responsabilità professionale, l’errore diagnostico si configura quando il medico non ha eseguito gli accertamenti minimi richiesti in presenza di sintomi compatibili. Se il paziente lamenta visione distorta o centrale alterata e non viene sottoposto a OCT, ad analisi del fundus o ad angiografia, si tratta di negligenza. Se gli esami vengono eseguiti ma interpretati in modo errato, o se il paziente viene rassicurato senza ragione, la colpa è evidente. Anche il mancato invio a centri specialistici costituisce un’omissione. La degenerazione maculare ha bisogno di un occhio esperto. E se l’occhio del medico non guarda bene, è la vista del paziente a pagare.
Le conseguenze di una diagnosi errata possono essere devastanti. In caso di mancato riconoscimento della forma umida, la perdita visiva può essere rapidissima, anche nel giro di giorni. Il paziente perde la capacità di leggere, di riconoscere i volti, di muoversi autonomamente. Nei casi bilaterali, si arriva alla cecità legale. Ma anche un solo occhio perso può compromettere profondamente la qualità della vita. Al contrario, una diagnosi e un trattamento tempestivi possono preservare molto. Ecco perché l’errore non è mai “secondario”.
Sul piano risarcitorio, il danno può essere molto rilevante. La perdita della visione centrale è un danno funzionale e relazionale enorme. Chi ne è colpito non riesce più a usare strumenti digitali, a scrivere, a leggere, a firmare documenti. L’autonomia si riduce. L’ansia cresce. Nei casi in cui l’errore diagnostico ha causato il peggioramento evitabile della condizione, si configurano danni biologici permanenti tra il 25% e il 40%, con risarcimenti anche superiori ai 100.000 euro, specie se il paziente era ancora attivo, lavorava o svolgeva mansioni di precisione.
Il termine per agire è di cinque anni dalla consapevolezza del danno, o dieci se si tratta di una struttura sanitaria pubblica. È essenziale raccogliere la documentazione: referti delle prime visite, immagini OCT, angiografie, cartelle cliniche, prescrizioni, indicazioni ricevute, diari clinici. Una consulenza medico-legale oculistica potrà chiarire se il medico ha rispettato le linee guida, se l’errore era evitabile, se il danno è stato causato o aggravato dal ritardo.
Per il medico, ogni paziente che racconta di vedere distorto, sfocato, alterato al centro del campo visivo deve essere trattato come una priorità. La macula non dà molte seconde occasioni. Serve attenzione, approfondimento, umiltà diagnostica. Meglio un OCT in più che un paziente che non vede più. Perché perdere la vista per un errore di interpretazione non è destino. È una colpa.
In conclusione, la responsabilità medica per errata diagnosi di degenerazione maculare si configura ogni volta che un paziente viene ingannato da un rassicurante “non è niente”, e scopre troppo tardi che quel “niente” gli ha tolto la visione centrale. In medicina, saper vedere conta. Ma conta ancora di più saper riconoscere quando non si è sicuri. Perché chi sbaglia a leggere una macula, può oscurare una vita intera.
Cosa prevede la legge italiana?
Il paziente è tutelato da:
- Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura sanitaria,
- Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale del medico,
- Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di seguire linee guida cliniche e aggiornate,
- Art. 590 c.p. – lesioni colpose gravi per danni alla vista,
- Legge 219/2017 – diritto a un’informazione completa e accessibile, con raccolta del consenso informato.
Quali danni possono essere risarciti?
- Danno biologico permanente (cecità legale, perdita del visus),
- Danno morale (sofferenza psicologica per la progressiva menomazione),
- Danno esistenziale (riduzione dell’autonomia personale e della qualità della vita),
- Danno patrimoniale (spese mediche, ausili visivi, pensione di invalidità, mancato reddito),
- Danno da perdita di chance (impossibilità di beneficiare della terapia tempestiva).
Quali sono esempi concreti di risarcimento?
- Milano, 2024: paziente con segni precoci ignorati. Nessuna OCT prescritta. Cecità centrale all’occhio sinistro. Risarcimento: €1.250.000.
- Roma, 2023: degenerazione umida scambiata per cataratta. Ritardo di 8 mesi nella terapia. Visus ridotto permanentemente. Risarcimento: €980.000.
- Napoli, 2022: diagnosi errata in ambulatorio pubblico. Terapia anti-VEGF non avviata. Danno irreversibile alla retina. Risarcimento: €1.100.000.
Come si dimostra l’errore medico?
Serve:
- Cartella clinica completa,
- Referti mancanti o ritardi evidenziati nella prescrizione degli esami,
- Confronto tra sintomi, visite e mancato trattamento,
- Perizia medico-legale oftalmologica che dimostri il nesso causale tra ritardo/errore e danno visivo,
- Confronto con le linee guida SOI, AAO, Euretina aggiornate.
Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?
- Richiesta della documentazione sanitaria al centro oculistico,
- Valutazione del caso con avvocato e oculista legale,
- Stima dei danni: biologici, morali, patrimoniali, esistenziali,
- Mediazione civile obbligatoria,
- Se fallisce: azione civile in tribunale, e in caso di lesioni gravi: procedura penale.
Quali sono i tempi per agire?
- 10 anni contro la struttura sanitaria (responsabilità contrattuale),
- 5 anni contro il medico (responsabilità extracontrattuale),
- 6 anni in ambito penale per lesioni colpose, fino a 12 anni se aggravate,
- Decorrenza: dal giorno in cui il paziente ha consapevolezza del danno e del legame con l’errore medico.
Perché rivolgersi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei danni oculari da diagnosi errate o mancate, in particolare nei casi di:
- degenerazione maculare non riconosciuta per tempo,
- ritardo nell’avvio della terapia anti-VEGF,
- assenza di controlli OCT e angiografici nonostante i sintomi,
- informazioni incomplete o rassicurazioni inappropriate.
Il team si avvale di:
- oculisti forensi di alto profilo,
- medici legali esperti in invalidità visiva,
- psicologi clinici e neuropsichiatri,
- consulenti economici per il calcolo del danno da invalidità e assistenza.
Quando la diagnosi sbagliata distrugge ciò che poteva essere salvato, il diritto deve restituire almeno ciò che la medicina ha tolto: dignità, voce e risarcimento.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.