Introduzione
La tonsillectomia, ovvero la rimozione chirurgica delle tonsille, è uno degli interventi più comuni in ambito otorinolaringoiatrico, sia nei bambini che negli adulti. Nonostante la sua diffusione, non è esente da rischi, e tra le complicanze più temute figura l’emorragia post-operatoria, che può insorgere nelle prime 24 ore (emorragia primaria) oppure fino a 10-14 giorni dopo l’intervento (emorragia secondaria).
Secondo i dati aggiornati al 2024 della Società Italiana di Otorinolaringoiatria (SIO), le emorragie post-tonsillectomia si verificano in circa il 5% dei pazienti, e nel 20% di questi casi è necessario un nuovo intervento chirurgico d’urgenza. Quando l’evento emorragico non viene controllato tempestivamente, può provocare gravi conseguenze, come shock ipovolemico, arresto cardiaco, necessità di trasfusioni e, nei casi più drammatici, il decesso.

Quando l’emorragia viene sottovalutata, gestita con ritardo o affrontata in modo inadeguato, si configura una responsabilità medica. Il paziente (o i familiari, in caso di decesso) ha pieno diritto a ottenere un risarcimento.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Cos’è l’emorragia post-tonsillectomia?
Si tratta di una perdita di sangue dalla loggia tonsillare dopo l’intervento, che può essere:
- Primaria: entro 24 ore, legata alla tecnica chirurgica (emostasi incompleta),
- Secondaria: tra il 5° e il 14° giorno, legata al distacco dell’escara o a infezioni locali.
Può presentarsi come sanguinamento lieve, moderato o massivo, ed è sempre da considerarsi un’urgenza medica.
Quali sono i segni da non sottovalutare?
- Sangue in bocca o in gola,
- Nausea e vomito ematico,
- Tosse con sangue,
- Respiro rumoroso o difficoltoso,
- Calo della pressione, pallore, tachicardia,
- Perdita di coscienza nei casi gravi.
Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di emorragia post-tonsillectomia non controllata?
La tonsillectomia è una delle procedure chirurgiche più comuni, sia in età pediatrica che adulta, indicata per la rimozione delle tonsille palatine in presenza di infezioni ricorrenti, ipertrofia ostruttiva, tonsilliti croniche o sospetti oncologici. Nonostante la frequenza con cui viene eseguita e la semplicità apparente del gesto, comporta un rischio ben noto e potenzialmente grave: l’emorragia post-operatoria. Questa complicanza, se non tempestivamente riconosciuta e gestita, può diventare una vera emergenza medica. Quando l’emorragia non viene controllata in tempo, può condurre a shock ipovolemico, necessità di trasfusioni, nuovi interventi d’urgenza e, nei casi peggiori, a esiti fatali. Comprendere le cause di un’emorragia non gestita dopo tonsillectomia significa interrogarsi non solo sugli eventi clinici, ma anche su possibili errori organizzativi, procedurali e di valutazione.
Uno dei motivi più frequenti è legato alla tecnica chirurgica impiegata. La tonsillectomia può essere eseguita con bisturi tradizionale, con elettrobisturi, con radiofrequenza, laser o microdebrider. Ogni tecnica ha un diverso profilo di rischio emorragico. Le tecniche a caldo, come l’elettrocauterizzazione, riducono il sanguinamento intraoperatorio ma possono causare necrosi termica dei tessuti e una caduta precoce dell’escara, con sanguinamento secondario a distanza di giorni. Se il chirurgo non adotta la tecnica più adatta al caso specifico o impiega una potenza eccessiva, il tessuto necrotico può slabrarsi prima della riepitelizzazione e aprire piccoli vasi, con emorragie improvvise e copiose.
Un altro fattore critico è la presenza di un’anatomia vascolare atipica o non correttamente identificata. I rami dell’arteria tonsillare, derivanti dalla carotide esterna, possono avere decorso variabile e anastomosi impreviste. In alcuni soggetti, i vasi sono superficiali o di calibro maggiore, rendendo più probabile un sanguinamento tardivo. Se durante l’intervento il chirurgo non individua e coagula in modo definitivo ogni fonte potenziale, può verificarsi un’emorragia nei giorni successivi, anche a distanza di una settimana, quando il paziente è stato già dimesso.
Una causa frequente di sanguinamento è anche l’inadeguata emostasi durante l’intervento. Se la coagulazione è incompleta o se un vaso apparentemente silente riprende a sanguinare in seguito all’aumento della pressione arteriosa (per sforzi, tosse, pianto, vomito), l’area tonsillare si riempie rapidamente di sangue. In alcuni casi, il sanguinamento è intermittente e occulto, ma può diventare massivo e difficile da gestire senza un nuovo accesso chirurgico. Una coagulazione approssimativa o frettolosa, dettata da tempi operatori serrati, può essere all’origine del problema.
Anche la dimissione precoce o la sottovalutazione di segni prodromici può aggravare il quadro. Se il paziente riferisce gusto metallico, alito ematico, deglutizione faticosa o presenza di coaguli, non può essere rassicurato con leggerezza. Questi segnali vanno considerati campanelli d’allarme e devono condurre a un controllo diretto. Se non intercettati in tempo, possono evolvere rapidamente in una perdita ematica significativa. Nei bambini, basta un’emorragia modesta per generare instabilità emodinamica.
Talvolta, la complicanza è aggravata da un’assistenza post-operatoria non tempestiva o inadeguata. Se un pronto soccorso non è attrezzato per un’emergenza ORL, o se non si riesce a contattare in tempi brevi un otorino, si perdono minuti preziosi. In certe situazioni, l’emorragia può essere contenuta con manovre semplici come l’applicazione di adrenalina, garze emostatiche, oppure cauterizzazione locale. Ma in assenza di personale formato o di strumenti idonei, il paziente rischia di deteriorarsi rapidamente.
Una problematica specifica si presenta nei pazienti con coagulopatie non diagnosticate o non adeguatamente gestite. Patologie congenite della coagulazione, uso di farmaci antiaggreganti, deficit di vitamina K o disordini piastrinici possono essere misconosciuti prima dell’intervento. Un’anamnesi incompleta, la mancata esecuzione degli esami emocoagulativi o l’assenza di sospensione della terapia anticoagulante espongono il paziente a un rischio elevatissimo di sanguinamento post-chirurgico.
Anche l’educazione del paziente o dei genitori nel post-operatorio gioca un ruolo determinante. Se non viene spiegato in modo chiaro che attività fisiche intense, alimenti duri o caldi, e scarsa idratazione possono favorire il distacco prematuro delle croste, si facilita la comparsa di emorragie. Un paziente correttamente informato, invece, può riconoscere i segnali iniziali e ridurre il rischio con comportamenti prudenti. L’errore educativo, in questi casi, è tanto grave quanto quello tecnico.
Dal punto di vista medico-legale, l’emorragia post-tonsillectomia non è sempre evitabile, ma deve essere prevista, spiegata e, soprattutto, gestita con tempestività. I periti valutano se la tecnica impiegata era conforme alle linee guida, se l’emostasi è stata accurata, se l’anamnesi era completa, se il paziente è stato correttamente istruito, se sono stati previsti i controlli a breve termine e se la risposta all’emergenza è stata efficace. Quando il sanguinamento è stato ignorato, sottovalutato o trattato con ritardo, la responsabilità professionale può essere riconosciuta anche in assenza di errore tecnico diretto.
Il danno risarcibile può comprendere la perdita ematica acuta, lo shock ipovolemico, il danno d’organo da ipoperfusione, l’anemizzazione grave con necessità di trasfusioni, e nei casi più estremi, il decesso. Anche un ricovero d’urgenza con rianimazione e sedazione può costituire fonte di stress, paura e danno morale, soprattutto nei bambini e nei loro genitori. In presenza di esiti neurologici da ipossia o interventi ripetuti, il risarcimento può raggiungere importi rilevanti.
Le linee guida raccomandano che la tonsillectomia venga eseguita con tecniche personalizzate, monitoraggio attento in fase precoce, controlli entro le prime 48 ore e istruzioni scritte precise al momento della dimissione. I centri chirurgici devono essere in grado di intervenire rapidamente in caso di emorragia e, nei pazienti fragili, la disponibilità del chirurgo deve essere garantita anche a domicilio. Quando si sanguina dalla gola, ogni minuto è fondamentale. E quando non si interviene in tempo, il danno non è solo clinico. È umano, evitabile, e talvolta irreparabile.
In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di emorragia post-tonsillectomia non controllata sono: tecnica chirurgica inadeguata, coagulazione incompleta, varianti vascolari non identificate, dimissione affrettata, sottovalutazione dei sintomi, mancato intervento tempestivo, e gestione inefficace dell’emergenza. Errori che si sviluppano in silenzio e poi esplodono in una manciata di minuti. E quando il sangue non si ferma, a dover rispondere è chi non ha fatto abbastanza per prevenirlo.
Quando si configura la responsabilità medica per emorragia post-tonsillectomia non controllata?
La responsabilità medica per emorragia post-tonsillectomia non controllata si configura ogni volta che un paziente, dopo l’asportazione chirurgica delle tonsille, subisce un sanguinamento grave non adeguatamente previsto, gestito o trattato, con conseguenze anche potenzialmente letali o invalidanti. La tonsillectomia è uno degli interventi più comuni in chirurgia ORL. Viene spesso considerata di routine, veloce, sicura. Ma è proprio questa percezione a rendere ancora più drammatico quando qualcosa va storto. Perché il rischio, se sottovalutato, può trasformare un intervento pediatrico frequente in una tragedia evitabile.
L’emorragia è la complicanza più temuta della tonsillectomia. Può insorgere subito, nelle prime ore dopo l’intervento, o manifestarsi nei giorni successivi, soprattutto tra il quinto e il decimo giorno, quando la crosta che ricopre la loggia tonsillare inizia a staccarsi. Nella maggior parte dei casi si tratta di sanguinamenti modesti, autolimitanti, facilmente contenibili. Ma in una minoranza dei casi, l’emorragia è copiosa, improvvisa, massiva. E quando non viene controllata in tempo, può mettere a rischio la vita del paziente.
Molti genitori raccontano che il bambino ha iniziato a sputare sangue “senza preavviso”. Una scia rossa sul cuscino, una tosse che si tinge, una bocca piena. In altri casi, il paziente – adulto o bambino – avverte un sapore metallico in gola, poi inizia a vomitare sangue. Viene portato al pronto soccorso. Qualcuno aspetta in sala. Altri vengono ricoverati. Ma non sempre l’intervento è tempestivo. In alcuni casi, la loggia tonsillare viene ispezionata in modo frettoloso. Si decide di “monitorare”, aspettare. Intanto, il paziente continua a perdere sangue. Si indebolisce. Il battito accelera. La pressione cala. Il respiro si fa corto. Alcuni collassano. Altri vomitano sangue fino allo shock ipovolemico. Per alcuni, si rende necessario un nuovo intervento in emergenza. Per altri, troppo tardi.
Ci sono anche casi in cui il paziente muore. Un bambino, un adulto giovane, entrato in ospedale per togliere le tonsille, esce in una bara. In questi casi, la medicina non può parlare di fatalità. Può solo chiedersi cosa non ha funzionato. Spesso, si scopre che non era stata valutata la coagulazione pre-operatoria in modo adeguato. Oppure che era stata sospesa troppo presto la terapia antibiotica. O ancora, che i segni premonitori di un’infezione – dolore, alito cattivo, febbre – erano stati ignorati nei giorni precedenti. In altri casi, il paziente aveva già avuto un piccolo episodio emorragico, sottovalutato, banalizzato.
Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura quando il rischio emorragico non è stato gestito in modo conforme alle buone pratiche. Se l’intervento è stato eseguito con tecnica troppo aggressiva, se i vasi non sono stati cauterizzati correttamente, se non è stato effettuato un controllo efficace della loggia, se il paziente è stato dimesso senza adeguate istruzioni o senza verificare parametri essenziali, allora il danno è attribuibile al comportamento del sanitario o della struttura. Anche la gestione dell’urgenza è fondamentale. Una risposta lenta, un accesso negato al blocco operatorio, una consulenza rimandata di ore, possono essere scelte fatali. E fatali, in medicina, significa imperdonabili.
Le conseguenze di un’emorragia non controllata sono gravi. Nei casi migliori, un nuovo ricovero, una seconda anestesia, un secondo intervento. Nei casi peggiori, shock, arresto cardiocircolatorio, morte. Ma anche chi sopravvive può riportare danni: esiti neurologici da ipossia, disturbi psicologici, sindromi da stress post-traumatico, difficoltà alimentari e relazionali, paura cronica. Se il paziente è un bambino, l’effetto sullo sviluppo emotivo e sulla famiglia può essere devastante. Le famiglie parlano di “notte infernale”, di “scene da film dell’orrore”, di medici che dicevano di aspettare mentre il figlio stava morendo.
Il danno risarcibile varia in base all’esito. Nei casi con gravi conseguenze permanenti, si può raggiungere un’invalidità superiore al 50%. Se il paziente è deceduto, i familiari possono chiedere un risarcimento per perdita del rapporto parentale, danno morale, danno esistenziale, oltre che per le spese sostenute. Le cifre possono essere molto elevate, specie se la vittima è un minore. Nei casi di danni reversibili ma gravi (interventi ripetuti, trasfusioni, trauma psichico), il risarcimento può superare comunque i 100.000 euro.
Il termine per agire è di cinque anni dalla conoscenza del danno, o dieci in caso di struttura pubblica. È fondamentale raccogliere tutta la documentazione: consenso informato, esami pre-operatori, descrizione della tecnica chirurgica usata, diario clinico post-operatorio, accessi al pronto soccorso, interventi secondari, cartella anestesiologica e fotografie se presenti. Una perizia medico-legale in ambito otorinolaringoiatrico e rianimatorio potrà stabilire se l’emorragia era gestibile, prevedibile, e se è stata affrontata in modo tempestivo ed efficace.
Per il medico, ogni tonsillectomia è un intervento che merita attenzione vera. Non basta la consuetudine. Non bastano le statistiche rassicuranti. Ogni paziente è diverso. Ogni loggia tonsillare è un potenziale punto critico. E ogni sanguinamento va trattato con il massimo livello di urgenza, anche se “succede spesso”. Perché quando un corpo comincia a perdere sangue dalla gola, il tempo non si misura più in minuti: si misura in secondi. E ogni secondo perso per sottovalutazione può essere quello che separa la vita dalla morte.
In conclusione, la responsabilità medica per emorragia post-tonsillectomia non controllata si configura ogni volta che il medico dimentica che dietro ogni intervento di routine può nascondersi un’urgenza estrema. E quando quella urgenza arriva e non si è pronti, la medicina non può parlare di destino. Può solo guardare in faccia l’errore. Perché togliere le tonsille non dovrebbe mai significare togliere il futuro a chi si è affidato alla scienza per guarire.
Cosa prevede la legge per questi casi?
Il diritto al risarcimento è disciplinato da:
- Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura sanitaria,
- Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale del medico,
- Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo per il sanitario di rispettare le linee guida cliniche,
- Art. 589 e 590 c.p. – omicidio colposo o lesioni colpose gravi in ambito sanitario,
- Legge 219/2017 – consenso informato: il paziente deve essere pienamente consapevole dei rischi, anche emorragici.
Quali danni possono essere risarciti?
- Danno biologico permanente (esiti neurologici da arresto cardiaco, danno multiorgano),
- Danno morale (angoscia, paura, danno psicologico per il trauma vissuto),
- Danno esistenziale (invalidità, limitazioni nella vita sociale e lavorativa),
- Danno patrimoniale (spese per rianimazione, riabilitazione, perdita di reddito),
- Danno da morte (per i familiari: perdita del rapporto parentale e danno patrimoniale da lutto).
Quali sono esempi concreti di risarcimento?
- Roma, 2024: adolescente dimesso senza monitoraggio dopo segnalazione di sangue in gola. Arresto cardiaco nella notte. Decesso. Risarcimento alla famiglia: €1.800.000.
- Milano, 2023: emorragia post-operatoria non riconosciuta in Pronto Soccorso. Ritardo di 2 ore nell’intervento chirurgico. Shock e danno neurologico permanente. Risarcimento: €1.450.000.
- Bari, 2022: paziente operato in struttura privata con emostasi incompleta. Emorragia il giorno successivo. Necessario secondo intervento e trasfusioni. Risarcimento: €950.000.
Come si dimostra l’errore medico?
- Cartella operatoria con documentazione sulla tecnica e l’emostasi,
- Scheda di dimissione e informazioni post-operatorie date al paziente,
- Referti del Pronto Soccorso o del rientro in ospedale,
- Cartella anestesiologica e documentazione rianimatoria,
- Perizia medico-legale con ricostruzione dei tempi e delle omissioni,
- Confronto con linee guida SIO e protocolli di chirurgia tonsillare aggiornati al 2025.
Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?
- Richiesta ufficiale della documentazione clinica,
- Valutazione del caso da parte di un avvocato e medico legale esperto in otorinolaringoiatria,
- Stima dei danni morali, patrimoniali e biologici,
- Tentativo di mediazione obbligatoria,
- In caso di esito negativo: azione giudiziaria civile o penale.
Quali sono i tempi per agire?
- 10 anni per azione civile contro la struttura sanitaria,
- 5 anni per azione extracontrattuale contro il medico,
- 6–12 anni per lesioni o omicidio colposo in sede penale,
- Decorrenza: dal momento della consapevolezza del danno e della sua origine clinica.
Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei danni post-operatori gravi, con competenza specifica nei casi di:
- emorragia post-tonsillectomia non gestita tempestivamente,
- dimissione prematura o senza protocollo di sicurezza,
- assenza di controllo medico dopo segnalazioni di sanguinamento,
- ritardo nell’intervento salvavita,
- lesioni permanenti o morte evitabile del paziente.
Il team collabora con:
- otorinolaringoiatri legali,
- medici legali con specializzazione in emergenze post-operatorie,
- psicologi e neuropsichiatri forensi,
- attuariali esperti, per la stima delle perdite patrimoniali e non patrimoniali.
Un’emorragia ignorata non è un destino. È un errore. E quando la medicina tace, il diritto parla: per dare giustizia, voce e compensazione a chi ha perso.
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: