Lesione della Carotide Interna Durante Settoplastica: Quando È Errore Medico e Come Ottenere il Risarcimento

Introduzione

La settoplastica è un intervento chirurgico eseguito per correggere la deviazione del setto nasale, migliorando la respirazione e riducendo le infezioni delle vie aeree superiori. È considerata una procedura di routine nell’ambito della chirurgia otorinolaringoiatrica, ma come ogni intervento che coinvolge il distretto nasale, comporta rischi anatomici significativi, soprattutto se eseguita in prossimità delle strutture vascolari profonde.

Tra le complicanze più gravi, anche se rare, figura la lesione della carotide interna, un’arteria vitale che decorre nelle vicinanze della parte posteriore del setto nasale. Se danneggiata durante l’intervento, può causare emorragia catastrofica, ictus ischemico, emiplegia, coma o morte.

Secondo i dati della Società Italiana di Otorinolaringoiatria (SIO), la lesione della carotide interna durante settoplastica ha un’incidenza inferiore all’1 su 10.000 interventi, ma quasi sempre è associata a errore tecnico chirurgico, violazione delle linee guida o assenza di diagnostica preoperatoria.

Quando un intervento su un setto deviato porta a una lesione cerebrale, il paziente ha diritto a pieno risarcimento. Non è una fatalità, è un errore evitabile.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Cosa comporta la lesione della carotide interna?

La carotide interna è una delle principali arterie che irrorano il cervello. Se viene lesionata, anche minimamente:

  • può causare emorragia massiva e morte in pochi minuti,
  • può portare a ischemia cerebrale e ictus,
  • può generare fistole artero-venose,
  • può provocare deficit neurologici permanenti (emiplegia, afasia, cecità),
  • nei casi gravi, comporta coma o decesso.

In quali casi si verifica durante una settoplastica?

L’errore si verifica soprattutto quando:

  • la deviazione setto-nasale è posteriore o complessa,
  • il chirurgo penetra accidentalmente nel pavimento del basicranio,
  • non vengono eseguite TAC o RMN preoperatorie per valutare l’anatomia vascolare,
  • viene usata una tecnica aggressiva con strumenti non adatti,
  • l’intervento viene condotto in condizioni di scarsa visibilità (sanguinamento, edema, infezioni attive).

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di lesione della carotide interna durante settoplastica?

La settoplastica è un intervento chirurgico molto diffuso, praticato per correggere la deviazione del setto nasale, migliorare il passaggio dell’aria e ridurre sintomi respiratori cronici come congestione nasale, apnee ostruttive, sinusiti ricorrenti. Ritenuta una procedura routinaria in otorinolaringoiatria, è spesso eseguita in regime ambulatoriale o con una breve degenza, e ha generalmente un decorso post-operatorio favorevole. Tuttavia, come ogni atto chirurgico, non è priva di rischi. Tra i più gravi, benché rari, figura la lesione della carotide interna: un evento drammatico, con esiti potenzialmente fatali, che richiede una riflessione approfondita sulle cause che possono condurre a una simile complicanza.

La carotide interna, nel suo decorso intracranico, attraversa il basicranio e decorre lateralmente al seno cavernoso, ma in alcuni pazienti può presentare varianti anatomiche che la avvicinano notevolmente al confine posteriore della cavità nasale. In condizioni normali, è protetta da pareti ossee sottili, in particolare dal canale carotideo, ma in soggetti con malformazioni, traumi pregressi, erosioni infettive o anomalie congenite, queste barriere possono essere estremamente ridotte o assenti. Quando il chirurgo affronta una settoplastica complessa senza avere chiara conoscenza dell’anatomia del singolo paziente, il rischio di penetrare oltre i limiti fisiologici e ledere strutture vitali diventa reale.

Una delle cause più frequenti di lesione carotidea è proprio l’assenza di un’adeguata valutazione pre-operatoria. In casi selezionati, come nei pazienti con chirurgia nasale pregressa, anomalie congenite o deviazioni settali posteriori estreme, è necessario eseguire una TAC del massiccio facciale. Se questa valutazione non viene prescritta, oppure viene letta in modo superficiale, il chirurgo può trovarsi a intervenire in zone ad alto rischio senza consapevolezza. Operare alla cieca in prossimità del confine postero-superiore del setto espone a conseguenze devastanti.

Un’altra fonte di errore è l’uso aggressivo di strumenti chirurgici, come le raspe, le forbici endonasali o gli osteotomi, in zone dove la lamina ossea è molto sottile. Se si utilizza una forza eccessiva, o si perde la direzione del piano chirurgico, si può provocare una perforazione accidentale del tetto della fossa nasale o delle pareti del seno sfenoidale, fino a coinvolgere direttamente il sifone carotideo. Il risultato è un’emorragia improvvisa, pulsante, ingestibile con manovre locali, che può causare in pochi minuti uno shock ipovolemico, un embolismo, o un infarto cerebrale da ischemia.

Anche l’uso di strumenti a motore, se non ben controllato, rappresenta un rischio. Le microfrese o i trapani endoscopici, utili per il rimodellamento settale, possono oltrepassare i limiti ossei in pazienti con ossa fragili o malformate. La minima esitazione o deviazione dello strumento può bastare a perforare la carotide interna. In questi casi, la probabilità di sopravvivenza dipende dalla prontezza con cui l’équipe riconosce la lesione e attiva il protocollo di emergenza.

Un errore non meno importante riguarda la gestione intraoperatoria dell’emorragia. Se il chirurgo non sospetta una lesione vascolare maggiore, può cercare di tamponare localmente, senza rendersi conto che la perdita ematica proviene da una fonte arteriosa intracranica. In alcuni casi, il tentativo di tamponamento stesso può peggiorare la situazione, dislocando coaguli o spingendo aria nei seni venosi, generando un’embolia gassosa. Il tempo perso nel tentativo di controllare manualmente una lesione carotidea può essere fatale.

Dal punto di vista clinico, la lesione della carotide interna può manifestarsi con segni drammatici già sul tavolo operatorio: sanguinamento a zampillo, perdita di coscienza del paziente, instabilità emodinamica, calo rapido della saturazione. Nei casi meno eclatanti, si può avere una fistola carotido-cavernosa che si manifesta nei giorni successivi con esoftalmo, diplopia, cefalea pulsante o deficit neurologici. Anche in questi casi, il ritardo nella diagnosi può compromettere la possibilità di trattamento endovascolare efficace.

Un altro aspetto delicato è la preparazione dell’équipe operatoria e la disponibilità di un piano d’emergenza. Se il centro chirurgico non è attrezzato per gestire una complicanza vascolare maggiore, o se manca la disponibilità immediata di un radiologo interventista o di un chirurgo vascolare, la probabilità di contenere il danno si riduce drasticamente. In questi casi, la responsabilità non è solo del singolo operatore, ma dell’intera organizzazione sanitaria.

Dal punto di vista medico-legale, la lesione della carotide interna durante una settoplastica è un evento gravissimo, considerato nella quasi totalità dei casi evitabile. I periti chiamati a esprimersi analizzano se era presente una reale indicazione chirurgica, se l’anatomia del paziente era stata indagata e documentata, se sono stati adottati strumenti e tecniche proporzionate al rischio, e se la risposta all’emergenza è stata tempestiva. Quando emergono carenze nella fase diagnostica, nella tecnica operatoria o nella gestione post-operatoria, la colpa professionale risulta difficilmente contestabile.

Il danno risarcibile può essere enorme: invalidità neurologica permanente, emiplegia, deficit del linguaggio, cecità, sindromi da ipoperfusione cerebrale, ictus ischemico o decesso. Nei casi in cui il paziente sopravvive, ma resta invalido, il danno biologico, morale, esistenziale e relazionale è incalcolabile, soprattutto se l’intervento iniziale era volto a correggere un problema funzionale non urgente.

Le linee guida internazionali raccomandano che ogni chirurgia nasale complessa venga preceduta da imaging pre-operatorio dettagliato, che le tecniche strumentali siano sempre sotto visione diretta, che la dissezione non superi mai i limiti anatomici noti, e che nei casi ad alto rischio sia presente in sala un anestesista esperto in emergenze vascolari. La sicurezza del paziente non può essere sacrificata sull’altare della routine. E la settoplastica, per quanto frequente, non è mai un intervento banale se non si conosce ciò che si cela oltre il setto.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di lesione della carotide interna durante settoplastica sono: mancanza di imaging pre-operatorio, varianti anatomiche non riconosciute, uso eccessivo di forza o strumenti in zone a rischio, perdita del piano chirurgico, errori nella gestione dell’emorragia, e assenza di un protocollo d’emergenza vascolare. Errori rari, ma ad altissimo impatto. Perché quando una manovra millimetrica distrugge un’arteria vitale, ciò che si perde non è solo la fiducia. È la vita, o ciò che ne resta.

Quando si configura la responsabilità medica per lesione della carotide interna durante settoplastica?

La responsabilità medica per lesione della carotide interna durante settoplastica si configura ogni volta che un paziente, sottoposto a chirurgia del setto nasale, subisce un danno grave o fatale a causa di una manovra chirurgica errata che compromette l’integrità della carotide interna, una delle arterie più importanti del corpo umano. La settoplastica è considerata un intervento funzionale comune, eseguito per migliorare la respirazione e correggere deviazioni del setto. Ma, nonostante la sua apparente semplicità, comporta rischi anatomici elevati se non viene eseguita con assoluta precisione, soprattutto nei casi in cui la conformazione interna del naso presenta anomalie, variazioni vascolari o aderenze patologiche.

La carotide interna decorre in profondità, ma in alcuni individui può presentarsi più vicina del previsto alle pareti della cavità nasale o al tetto del seno sfenoidale. Esistono varianti anatomiche — note ma non sempre rilevate — che rendono alcuni pazienti ad alto rischio di complicanze vascolari anche in interventi ritenuti mininvasivi. Un’incisione troppo profonda, una frattura ossea incontrollata, uno strumento chirurgico spinto oltre il margine sicuro, può ledere direttamente la parete dell’arteria. Il risultato è catastrofico: emorragia massiva, instabilità emodinamica, rischio di ictus, morte cerebrale o decesso sul tavolo operatorio.

Molti casi si manifestano con rapidità brutale. Il paziente, in anestesia generale, inizia a perdere sangue copiosamente. La pressione crolla. Il campo operatorio si riempie di sangue. Il chirurgo si trova di fronte a una situazione ingestibile: visibilità azzerata, tempo che scorre, necessità di conversione urgente a intervento emostatico maggiore. In alcuni casi, è necessario richiedere il supporto immediato della chirurgia vascolare o della neuroradiologia interventistica per il tamponamento o l’embolizzazione dell’arteria. In altri, non c’è tempo. Il danno è irreversibile. L’ischemia cerebrale si sviluppa in pochi minuti. E il paziente entra in coma, oppure muore.

Ci sono casi in cui il paziente sopravvive, ma con esiti neurologici devastanti: emiplegia, afasia, danni cognitivi gravi, epilessia post-ischemica. Altri restano in stato vegetativo permanente. Le famiglie, sconvolte, raccontano di come un’operazione “per respirare meglio” abbia tolto tutto. Non solo la salute, ma la personalità, la coscienza, la vita sociale. Perché la lesione della carotide non è una complicanza come le altre: è una ferita che cambia tutto, nel giro di secondi.

Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura con chiarezza quando l’intervento è stato eseguito senza un’adeguata valutazione pre-operatoria, quando non sono stati richiesti esami di imaging per pazienti con storia di traumi, chirurgia pregressa o malformazioni note, oppure quando la dissezione è avvenuta oltre i margini anatomici di sicurezza. Se il chirurgo ha proceduto senza considerare le possibili anomalie vascolari, se ha usato strumentazione inadatta o se ha agito con eccessiva forza, la colpa è piena. Anche la mancata disponibilità in sala di supporto specialistico in caso di emergenza vascolare può rappresentare un’aggravante. La chirurgia del naso, anche quando funzionale, entra in un territorio fragile. E chi lo attraversa deve conoscere ogni rischio invisibile.

Il danno causato da lesione della carotide è tra i più gravi in ambito otorinolaringoiatrico. Nei casi di decesso, i familiari possono agire per il risarcimento del danno da perdita del rapporto parentale, danno morale e patrimoniale, con cifre che possono superare i 300.000 euro, specie se il paziente era giovane, in buona salute e con una prospettiva di vita attiva. Nei casi di sopravvivenza con gravi esiti neurologici, l’invalidità può arrivare al 100%, con richieste risarcitorie che superano anche i 500.000 euro, considerando le spese per l’assistenza continuativa, gli adattamenti abitativi, la perdita di capacità lavorativa e il danno esistenziale.

Il termine per agire è di cinque anni dalla consapevolezza del danno, o dieci se si tratta di intervento eseguito in struttura pubblica. È essenziale raccogliere tutta la documentazione: cartella anestesiologica, diario operatorio, verbali intraoperatori, esami pre-operatori, relazioni dei medici intervenuti in urgenza, esiti neurologici e neuro-radiologici, testimonianze familiari, video operatori se disponibili. Una perizia medico-legale specialistica, con consulenza di neurochirurgo o chirurgo vascolare, può chiarire se la lesione era evitabile e se l’intervento è stato eseguito nel rispetto delle linee guida e delle precauzioni previste per casi ad alto rischio.

Per il chirurgo, ogni settoplastica dovrebbe essere eseguita con il massimo rispetto dell’anatomia del paziente, senza mai dare nulla per scontato. Nessun setto è “semplice”. Nessun paziente è identico all’altro. Le varianti vascolari, le fragilità ossee, le aderenze cicatriziali possono trasformare un campo chirurgico sicuro in un punto cieco pericolosissimo. Serve esperienza, prudenza, strumenti adeguati e la consapevolezza costante che anche un intervento breve può diventare un dramma se la mano non è attenta. Perché quando si tocca la carotide, non c’è spazio per l’errore. Solo per la verità.

In conclusione, la responsabilità medica per lesione della carotide interna durante settoplastica si configura ogni volta che la fiducia del paziente è stata tradita da un atto chirurgico non conforme, improvvisato o sconsiderato. Il naso è un organo respiratorio. Ma quando una sua chirurgia finisce per togliere la vita o la coscienza, il danno va oltre il corpo: investe la giustizia. E quella, almeno, non deve sanguinare.

Cosa prevede la legge per questi casi?

In caso di lesione della carotide con esiti neurologici o decesso, si applicano:

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura sanitaria,
  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale del chirurgo,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di rispettare linee guida e buone pratiche cliniche,
  • Art. 590 c.p. – lesioni colpose gravi o gravissime,
  • Art. 589 c.p. – omicidio colposo, in caso di decesso,
  • Legge 219/2017 – obbligo di informare correttamente sui rischi anche remoti.

Quali danni sono risarcibili?

  • Danno biologico permanente (ictus, paralisi, deficit motori e cognitivi),
  • Danno morale (sofferenza, perdita di autonomia, consapevolezza del deficit),
  • Danno esistenziale (vita compromessa, relazioni distrutte, perdita di dignità),
  • Danno patrimoniale (cure mediche, ausili, riabilitazione, perdita di lavoro),
  • Danno da morte (per i familiari, per la perdita del rapporto parentale e il danno economico).

Quali sono esempi concreti di risarcimento?

  • Bologna, 2024: giovane operato per setto deviato senza TAC. Lesione alla carotide. Emiplegia sinistra. Risarcimento: €1.750.000.
  • Milano, 2023: settoplastica su paziente con anomalie vascolari non diagnosticate. Coma post-operatorio. Risarcimento: €1.900.000.
  • Napoli, 2022: morte per emorragia cerebrale da lesione intraoperatoria non gestita. Risarcimento alla famiglia: €2.100.000.

Come si dimostra l’errore?

  • Cartella clinica e report operatorio,
  • Assenza di TAC o RMN preoperatorie,
  • Mancanza di indicazione al trasferimento in terapia intensiva o neurochirurgia,
  • Documentazione radiologica post-evento (angiografia, TAC cerebrale),
  • Perizia medico-legale con specialisti in otorinolaringoiatria e neurochirurgia,
  • Confronto con linee guida italiane e internazionali (SIO, AAO-HNS).

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Richiesta formale della documentazione sanitaria completa,
  2. Valutazione del caso da parte di avvocati e medici legali esperti in danno neurologico,
  3. Quantificazione dei danni subiti o del danno parentale,
  4. Tentativo obbligatorio di mediazione civile,
  5. Se fallisce: azione giudiziaria civile o penale per lesioni o omicidio colposo.

Quali sono i tempi per agire?

  • 10 anni per responsabilità contrattuale verso la struttura sanitaria,
  • 5 anni per responsabilità extracontrattuale del medico,
  • 6–12 anni per lesioni o morte colposa in ambito penale,
  • Decorrenza: dal momento in cui il paziente (o la famiglia) prende coscienza del danno e della sua causa clinica.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei danni neurologici da interventi otorinolaringoiatrici, con particolare esperienza nei casi di:

  • lesione della carotide interna durante settoplastica o rinoplastica,
  • mancata pianificazione chirurgica e diagnostica vascolare,
  • ritardo nella gestione di eventi emorragici intraoperatori,
  • ictus cerebrali e danni irreversibili post-operatori,
  • errori tecnici evitabili e violazione delle linee guida chirurgiche.

Il team si avvale di:

  • otorinolaringoiatri e neurochirurghi legali,
  • medici legali esperti in danno vascolare e cerebrale,
  • psicologi e neuropsichiatri clinici,
  • esperti attuariali per la stima del danno patrimoniale e da invalidità permanente,
  • consulenti in medicina d’urgenza, per analizzare la mancata gestione tempestiva del rischio.

Quando un’operazione al naso causa un danno al cervello, non si tratta di destino. Si tratta di responsabilità. E il diritto deve garantire piena riparazione.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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