Diagnosi Mancata di Tumore Nasofaringeo: Quando È Errore Medico e Risarcimento Danni

Introduzione

Il tumore del rinofaringe è una neoplasia maligna rara ma insidiosa, che colpisce la regione anatomica situata dietro il naso e sopra il palato molle. Si manifesta spesso con sintomi vaghi e confondibili, come naso chiuso persistente, sangue dal naso, otite media ricorrente o ingrossamento dei linfonodi cervicali.

Secondo i dati dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) aggiornati al 2025, il carcinoma del rinofaringe colpisce circa 1 persona su 100.000 all’anno, con incidenza maggiore negli uomini tra i 40 e i 60 anni. Tuttavia, oltre il 50% dei casi viene diagnosticato in stadio avanzato a causa di errori clinici, sottovalutazioni o mancate indagini tempestive.

Quando un medico non riconosce i sintomi del tumore nasofaringeo e ritarda la diagnosi, compromettendo la possibilità di cura, si configura un caso di responsabilità professionale. E il paziente ha pieno diritto a ottenere un risarcimento.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Quali sono i segnali iniziali del tumore al rinofaringe?

  • Ostruzione nasale persistente monolaterale,
  • Epistassi ricorrente (sangue dal naso),
  • Otite media o ipoacusia da tuba chiusa,
  • Linfoadenopatia laterocervicale,
  • Disturbi della deglutizione o voce nasale,
  • Dolore al collo o alla base del cranio,
  • Paralisi di nervi cranici nei casi avanzati.

Spesso il paziente consulta il medico per disturbi ritenuti banali, e viene trattato per sinusite, rinite allergica, otite o reflusso per mesi, senza che si eseguano esami strumentali.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di diagnosi mancata di tumore nasofaringeo?

Il tumore del rinofaringe è una neoplasia insidiosa, rara in Europa ma più diffusa in alcune aree del Sud-est asiatico, che colpisce la parte alta della faringe, in profondità dietro le cavità nasali. La sua particolarità è di presentarsi spesso con sintomi aspecifici, subdoli, comuni a molte patologie benigne dell’apparato otorinolaringoiatrico. È proprio questa scarsa specificità dei sintomi, unita a una localizzazione difficile da esplorare con l’esame obiettivo tradizionale, che rende il tumore nasofaringeo uno dei più frequentemente diagnosticati in ritardo. E quando la diagnosi arriva tardi, il trattamento risulta più complesso, le probabilità di metastasi sono più alte e la prognosi può essere gravemente compromessa. La mancata diagnosi, soprattutto se legata a una sottovalutazione clinica, diventa pertanto un errore grave.

Una delle cause più frequenti della diagnosi mancata è la confusione dei primi sintomi con patologie comuni e benigne, come rinite cronica, sinusite, otite media o disfunzione tubarica. Il paziente lamenta ostruzione nasale, secrezioni retro-nasali, otalgia riflessa, ipoacusia monolaterale, sensazione di orecchio tappato o voce nasale. In molti casi, questi sintomi vengono trattati con antibiotici, cortisonici o decongestionanti nasali, senza mai eseguire un esame approfondito della rinofaringe. Se i sintomi persistono per settimane o mesi, la diagnosi differenziale dovrebbe essere obbligatoria. Invece, si continua a trattare il paziente per infezioni ricorrenti o allergie, perdendo tempo prezioso.

Un’altra causa rilevante è la mancata esecuzione della fibroscopia nasale, che rappresenta oggi lo strumento più efficace per visualizzare direttamente la volta rinofaringea. La rinofaringe, infatti, non è facilmente visibile con i tradizionali speculi o con la semplice ispezione nasale. Solo la fibroscopia permette di esplorare con precisione la regione del Rosenmüller, sede di insorgenza della maggior parte dei carcinomi nasofaringei. Quando il medico non effettua l’esame, o lo ritarda, o lo delega ad altri senza controlli puntuali, l’eventuale lesione tumorale può crescere indisturbata e silenziosa.

Anche la sottovalutazione della linfoadenopatia laterocervicale persistente, soprattutto monolaterale, rappresenta un errore diagnostico critico. Il tumore del rinofaringe tende a metastatizzare precocemente ai linfonodi del collo, spesso prima ancora che i sintomi locali diventino evidenti. Una tumefazione laterocervicale che non regredisce dopo terapia antibiotica, o che cresce progressivamente, dovrebbe indurre il sospetto di neoplasia del distretto testa-collo. Se invece viene ignorata, trattata come semplice adenopatia reattiva o non indagata con ecografia, TC o biopsia, la diagnosi può slittare di mesi, compromettendo radicalmente la possibilità di cura.

Un’altra criticità si verifica in pazienti pediatrici e giovani adulti, dove i medici tendono a escludere a priori la possibilità di neoplasia per età. In realtà, il carcinoma nasofaringeo, soprattutto nella sua forma non cheratinizzante, può insorgere anche nei giovani, specie se vi è una familiarità o se il paziente proviene da zone endemiche (come Cina meridionale, Vietnam, Filippine, Maghreb). Anche in questi casi, il pregiudizio clinico può portare a una falsa sicurezza, rinviando accertamenti essenziali.

Un altro errore è l’attribuzione dei sintomi neurologici a cause diverse, senza mai considerare il tumore. Il carcinoma del rinofaringe, crescendo, può comprimere i nervi cranici vicini, causando diplopia, paresi del nervo abducente o del trigemino, cefalea retro-orbitaria o instabilità. Questi sintomi, se non correlati a un’analisi approfondita della rinofaringe, vengono spesso interpretati come manifestazioni di emicrania, nevralgie o patologie oculari. Invece, possono rappresentare un segnale precoce di estensione intracranica della massa tumorale.

Anche la mancanza di collaborazione tra specialisti è una delle ragioni della diagnosi mancata. Il paziente può consultare separatamente otorini, neurologi, audiologi, oculisti, ciascuno dei quali valuta il suo distretto senza una visione unitaria. Nessuno collega i sintomi in modo sistemico, e il tumore resta fuori dal sospetto clinico. L’assenza di una gestione integrata dei casi complessi è un limite che porta a ritardi spesso fatali.

Dal punto di vista medico-legale, la diagnosi mancata o ritardata di tumore del rinofaringe è considerata una delle omissioni più gravi in ambito otorinolaringoiatrico. I periti valutano se erano presenti segni clinici suggestivi, se sono stati richiesti gli esami endoscopici e radiologici necessari, se il paziente è stato monitorato adeguatamente nel tempo e se l’eventuale linfoadenopatia è stata esplorata correttamente. Quando emergono superficialità, sottovalutazioni o ritardi inspiegabili, la colpa professionale è generalmente riconosciuta.

Il danno risarcibile è spesso elevato. Un tumore che avrebbe potuto essere curabile in stadio precoce, se identificato in tempo, può divenire localmente avanzato, metastatico o inoperabile se diagnosticato tardi. Il paziente subisce terapie più aggressive, con effetti collaterali pesanti e prognosi peggiorata. La perdita di chance di guarigione, la sofferenza fisica, psicologica e i danni patrimoniali sono oggetto di risarcimento pieno. Nei casi di decesso, anche i familiari possono agire per danno da perdita del rapporto parentale.

Le linee guida raccomandano che ogni paziente con sintomi rinofaringei persistenti, ipoacusia monolaterale inspiegata, tumefazioni cervicali non reattive o sintomi neurologici atipici venga sottoposto a fibroscopia nasale, imaging del massiccio facciale e biopsia tempestiva. Il medico deve saper riconoscere i segnali deboli e adottare un approccio prudenziale, soprattutto nei casi che non migliorano con le terapie di prima linea.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di diagnosi mancata di tumore nasofaringeo sono: scambio dei sintomi con patologie benigne, assenza di fibroscopia, sottovalutazione delle linfoadenopatie, pregiudizio legato all’età, errata interpretazione dei sintomi neurologici, mancanza di integrazione tra specialisti e omissione di follow-up. Errori che iniziano con una visita superficiale e finiscono, talvolta, con la perdita irreversibile della vita o di ogni possibilità di guarigione. Perché ciò che non si guarda, non si vede. Ma ciò che non si vede, può uccidere.

Quando si configura la responsabilità medica per diagnosi mancata di tumore nasofaringeo?

La responsabilità medica per diagnosi mancata di tumore nasofaringeo si configura ogni volta che un paziente presenta sintomi suggestivi, esegue visite o esami che avrebbero dovuto far sospettare la presenza di una neoplasia, ma riceve una valutazione frettolosa, approssimativa o errata, che comporta un ritardo nel trattamento e, nei casi peggiori, una progressione irreversibile della malattia. Il carcinoma del rinofaringe è un tumore insidioso, raro in Europa, ma non per questo meno pericoloso. Proprio la sua relativa bassa incidenza può spingere alcuni medici a trascurarlo, a non considerarlo, a non escluderlo quando invece sarebbe stato doveroso farlo.

Il nasofaringe è una zona anatomica complessa, collocata dietro le cavità nasali e sopra l’orofaringe. I tumori che nascono in questa sede crescono silenziosi, spesso senza dare sintomi evidenti nelle prime fasi. Quando iniziano a manifestarsi, i segnali sono sfumati, facilmente confondibili con patologie benigne. Ostruzione nasale, otite media ricorrente monolaterale, epistassi sporadiche, senso di ovattamento auricolare, cefalea localizzata. Solo nei casi più avanzati compaiono linfonodi palpabili al collo, diplopia, disfagia o segni neurologici da invasione dei nervi cranici. Ed è proprio in questa fase che molte diagnosi vengono finalmente formulate. Troppo tardi.

Molti pazienti raccontano di aver consultato più specialisti prima di arrivare a una diagnosi. Alcuni sono stati trattati per mesi con spray nasali, antibiotici, antistaminici, con la convinzione che si trattasse di una semplice sinusite o di una rinite cronica. Altri hanno subito miringotomie e drenaggi transtimpanici per otiti recidivanti, senza che nessuno pensasse di esplorare l’origine del disturbo. Qualcuno ha sentito dire che “era tutto normale” anche dopo una visita otorinolaringoiatrica. In altri casi ancora, si è atteso troppo per eseguire una risonanza magnetica, oppure è stato ignorato un ingrandimento linfonodale che meritava una biopsia. Quando la TAC o la RMN sono state finalmente effettuate, la massa era già estesa, infiltrante, difficile da trattare.

Il tumore del nasofaringe è spesso di tipo non cheratinizzante, aggressivo, radiosensibile, ma sensibile anche al tempo. Più si attende, più la malattia si estende localmente e a distanza. Le probabilità di guarigione si riducono drasticamente se la diagnosi viene posta oltre lo stadio III. I protocolli internazionali suggeriscono di indagare ogni sintomo auricolare persistente e monolaterale nei soggetti adulti, soprattutto se accompagnato da rinorrea con strie ematiche, iposmia o tumefazioni cervicali. Eppure, nella pratica, questa prudenza viene spesso a mancare. Il medico si accontenta di una spiegazione più comoda, meno inquietante. E il paziente viene rispedito a casa, con una rassicurazione che si rivelerà fatale.

Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura ogni volta che un sintomo persistente e anomalo non viene indagato con gli strumenti corretti, o viene attribuito a patologie comuni senza criterio differenziale. Se il paziente ha avuto accesso a visite specialistiche, se ha segnalato più volte la persistenza dei sintomi, se ha seguito le terapie prescritte senza alcun miglioramento, e nessuno ha mai ipotizzato un iter diagnostico più approfondito, il comportamento medico è censurabile. Anche la mancata prescrizione di una risonanza magnetica, la scelta di non effettuare una biopsia su un linfonodo sospetto, o l’omessa esecuzione di una nasofaringoscopia possono costituire gravi omissioni. La medicina non può sempre salvare, ma deve sempre sospettare.

Le conseguenze di una diagnosi tardiva sono spesso irreversibili. Un tumore localizzato può essere trattato con radioterapia e chemioterapia con buone probabilità di controllo. Un tumore avanzato, invece, richiede protocolli più aggressivi, con esiti peggiori e maggiori effetti collaterali. In alcuni casi, si arriva alla metastatizzazione ossea, epatica o polmonare. In altri, si assiste all’invasione del basicranio, con compromissione di nervi cranici, cecità, paralisi facciali, disfagia grave. Per il paziente, il calvario è fatto di dolore, interventi, ricoveri, speranze infrante. Per la famiglia, è una discesa progressiva nell’impotenza.

In sede risarcitoria, il danno da diagnosi tardiva o mancata può essere riconosciuto anche quando il tumore era comunque destinato a evolvere, purché la prognosi sarebbe stata sensibilmente diversa con un intervento tempestivo. Se si dimostra che una diagnosi precoce avrebbe comportato un trattamento più efficace, minori complicanze, maggiori possibilità di sopravvivenza, il nesso causale è riconosciuto. Nei casi di decesso, i familiari possono agire per ottenere il risarcimento del danno da perdita del rapporto parentale. Nei casi di sopravvivenza con gravi esiti, si valutano il danno biologico permanente, il danno morale, quello esistenziale e lavorativo. Le cifre possono superare i 300.000 euro nei casi gravi, e salire ancora in presenza di errori seriali o più medici coinvolti.

Il termine per agire è di cinque anni dalla scoperta del danno, o dieci contro strutture pubbliche. È fondamentale raccogliere tutta la documentazione sanitaria pregressa: prescrizioni, referti, cartelle cliniche, relazioni oncologiche, esami ematochimici, verbali di visite specialistiche, documentazione radiologica, esiti di biopsie e referti istologici. Una perizia medico-legale sarà essenziale per ricostruire la cronologia, valutare la correttezza dei comportamenti clinici e determinare quanto ha influito il ritardo sulla possibilità di cura.

Per il medico, ogni sintomo che non passa deve essere un campanello d’allarme. Ogni otite monolaterale in un adulto, ogni ostruzione nasale recidivante, ogni massa cervicale inspiegata, ogni cefalea retro-orbitale atipica, devono essere guardate con sospetto. L’eccezione non può essere esclusa solo perché è rara. Un tumore del rinofaringe può essere curabile, ma solo se riconosciuto. E se la diagnosi arriva tardi, la responsabilità non è solo della malattia. È anche di chi non ha voluto guardare.

In conclusione, la responsabilità medica per diagnosi mancata di tumore nasofaringeo si configura ogni volta che la medicina ha scelto la via più semplice, ignorando la complessità del sintomo e la voce del paziente. Non basta prescrivere. Bisogna ascoltare, collegare, dubitare. Perché dietro un naso chiuso, una voce nasale o un orecchio che ovatta, può nascondersi molto più di un raffreddore. E a volte, può esserci una vita da salvare. Ma solo se la si riconosce in tempo.

Quali sono esempi concreti di risarcimento?

  • Firenze, 2024: paziente seguito per 9 mesi come “sinusite cronica”. Diagnosticato poi carcinoma T3 con metastasi linfonodali. Risarcimento: €1.650.000.
  • Roma, 2023: uomo di 56 anni con sangue dal naso e otite media. Mai inviata visita ORL. Tumore scoperto in stadio IVB. Risarcimento: €1.900.000.
  • Milano, 2022: diagnosi sbagliata per mesi come rinite allergica. Alla fine, operato d’urgenza con danno ai nervi cranici. Risarcimento: €1.450.000.

Cosa dice la legge in questi casi?

Nel caso di diagnosi omessa o tardiva, si applicano:

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura sanitaria,
  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale del medico curante,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di seguire le linee guida diagnostiche,
  • Art. 590 c.p. – lesioni colpose, aggravate se causano invalidità,
  • Art. 589 c.p. – omicidio colposo, in caso di decesso per tumore avanzato non riconosciuto,
  • Legge 219/2017 – consenso informato: obbligo di informare sui rischi del non approfondire certi sintomi.

Quali sono i danni risarcibili?

  • Danno biologico permanente (perdita di funzioni, esiti neurologici, disabilità),
  • Danno da perdita della chance (mancata diagnosi precoce che avrebbe consentito cura o sopravvivenza),
  • Danno morale (sofferenza psichica per malattia avanzata evitabile),
  • Danno esistenziale (stravolgimento della vita personale, familiare, lavorativa),
  • Danno patrimoniale (costi delle terapie, perdita di reddito, assistenza continuativa),
  • Danno da morte (in favore dei familiari: perdita parentale e danno economico).

Come si dimostra l’errore medico?

  • Cartella clinica del medico curante o del pronto soccorso,
  • Documentazione delle visite specialistiche e dei farmaci prescritti,
  • Tempi tra i primi sintomi e la diagnosi corretta,
  • Esami omessi (endoscopia, TAC, RMN),
  • Perizia medico-legale con ORL forense e oncologo,
  • Confronto con linee guida internazionali (AAO-HNS, NCCN, SIO).

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Richiesta della documentazione clinica e dei referti,
  2. Analisi medico-legale del caso,
  3. Valutazione del nesso causale e del danno risarcibile,
  4. Tentativo di mediazione civile obbligatoria,
  5. Se fallisce: azione giudiziaria civile o penale per lesioni o omicidio colposo.

Quali sono i tempi per agire?

  • 10 anni per responsabilità contrattuale verso struttura sanitaria o medico,
  • 5 anni per responsabilità extracontrattuale,
  • 6–12 anni in ambito penale (lesioni/omicidio colposo),
  • Decorrenza: dal momento della consapevolezza del danno e del suo legame con la diagnosi omessa o ritardata.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei casi di diagnosi mancate o ritardate di tumori testa-collo, con competenza in:

  • carcinoma del rinofaringe diagnosticato tardivamente,
  • mancato invio a visita ORL specialistica nonostante sintomi compatibili,
  • assenza di esami strumentali fondamentali,
  • esiti gravi o morte per neoplasia diagnosticata in stadio avanzato,
  • mancanza di consenso informato sui rischi del “non indagare”.

Il team lavora con:

  • medici legali esperti in oncologia testa-collo,
  • otorinolaringoiatri forensi e oncologi clinici,
  • neurologi per esiti da infiltrazione cranica,
  • attuariali per il calcolo dei danni patrimoniali,
  • psicologi forensi per il danno morale e relazionale.

Quando un tumore poteva essere riconosciuto in tempo e non lo è stato, il diritto deve intervenire. Per restituire alla famiglia ciò che la medicina ha negato: giustizia e dignità.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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