Introduzione
Le endoscopie nasali sono procedure diagnostiche e terapeutiche molto utilizzate in otorinolaringoiatria, sia in ambito ambulatoriale che chirurgico. Servono per esplorare e trattare condizioni come poliposi nasale, sinusiti croniche, deviazioni del setto, tumori. Tuttavia, per la vicinanza con strutture neurologiche delicate, comportano rischi significativi, tra cui la lesione del nervo olfattivo.
Il nervo olfattivo (I nervo cranico) è responsabile della percezione degli odori ed è particolarmente vulnerabile durante manovre aggressive nella regione della lamina cribrosa dell’etmoide. Una sua lesione può causare anosmia permanente (perdita dell’olfatto), disgeusia (alterazione del gusto), problemi psicologici e relazionali.

Secondo dati della Società Italiana di Otorinolaringoiatria (SIO) aggiornati al 2025, circa l’1,2% delle endoscopie endonasali chirurgiche comportano una perdita olfattiva permanente, e oltre la metà di questi casi è attribuibile a errore tecnico o diagnosi pre-operatoria inadeguata.
Quando l’olfatto viene compromesso per un errore evitabile, il paziente ha pieno diritto a essere risarcito per il danno biologico, esistenziale e patrimoniale subito.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Come si lesionano i nervi olfattivi durante un’endoscopia?
Le lesioni si verificano quando:
- l’endoscopio viene inserito troppo in alto o con forza eccessiva,
- si interviene sulla volta etmoidale senza protezioni adeguate,
- si praticano manovre su aree prossime alla lamina cribrosa senza navigazione intraoperatoria,
- si rimuovono polipi o mucosa in maniera traumatica,
- si effettua una chirurgia FESS senza una mappatura preoperatoria dell’anatomia individuale.
Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di lesioni del nervo olfattivo durante endoscopie?
Il nervo olfattivo è il primo dei nervi cranici e svolge una funzione fondamentale: la percezione degli odori. È formato da fibre molto sottili che attraversano la lamina cribrosa dell’etmoide per connettere la mucosa olfattiva al bulbo olfattivo, situato nella fossa cranica anteriore. Questa struttura, tanto importante quanto delicata, può essere compromessa in corso di procedure endoscopiche nasali, in particolare durante interventi sui seni paranasali o nelle esplorazioni endoscopiche della volta nasale. Quando la lesione del nervo è causata da errore medico, le conseguenze possono essere gravi e permanenti, incidendo profondamente sulla qualità della vita del paziente.
La lesione del nervo olfattivo può avvenire per errore tecnico durante l’endoscopia diagnostica o chirurgica, soprattutto se condotta senza un’adeguata visione dei piani anatomici. La mucosa olfattiva si trova nel tetto delle cavità nasali, in una zona ristretta, fragile e strettamente contigua alla base cranica. Se l’operatore introduce lo strumento endoscopico senza la necessaria delicatezza o perde l’orientamento, può traumatizzare l’area etmoidale superiore o addirittura perforare la lamina cribrosa, causando una sezione delle fibre olfattive.
Un’altra causa di lesione è l’uso improprio o aggressivo di strumenti chirurgici durante procedure endoscopiche funzionali, come l’etmoidectomia o l’apertura dei seni frontali e sfenoidali. In questi casi, se l’intervento si spinge troppo cranialmente o lateralmente senza rispettare le strutture nervose, il rischio di danneggiare il bulbo olfattivo o il fascio nervoso è concreto. Anche una semplice manipolazione meccanica, se eseguita con forza o in assenza di visione tridimensionale, può causare lo stiramento o la lacerazione irreversibile delle fibre nervose.
Una situazione particolarmente a rischio si verifica quando l’endoscopia è effettuata in pazienti con alterazioni anatomiche, esiti di precedenti interventi o gravi infiammazioni croniche, che modificano i riferimenti standard. In questi casi, la mucosa olfattiva può risultare più vulnerabile e meno visibile, e il rischio di lesione cresce se non si esegue una TAC preoperatoria ad alta risoluzione. L’assenza di imaging adeguato prima dell’intervento è una delle omissioni diagnostiche più gravi, e spesso rappresenta il primo passo verso l’errore.
Talvolta, la lesione del nervo non avviene per trauma diretto, ma per ischemia secondaria a compressione, cauterizzazione termica o infiammazione post-operatoria. In caso di coaguli, garze troppo compresse o turbinati infiammati che ostruiscono la fessura olfattiva, il nervo può andare incontro a sofferenza ischemica, con conseguente anosmia o iposmia. Anche l’uso eccessivo di strumenti termici (come radiofrequenza o laser) può creare necrosi dei tessuti mucosi e sottostanti, danneggiando le terminazioni olfattive senza segni visibili immediati.
Un’altra fonte di errore è la mancata protezione della fossa olfattiva nei pazienti sottoposti a interventi complessi, come la rimozione di meningiomi o osteomi etmoidali via endoscopica. In questi casi, l’estensione del campo operatorio alla base cranica richiede competenze neurochirurgiche specifiche, e l’eventuale compromissione della lamina cribrosa o del bulbo può causare non solo perdita dell’olfatto, ma anche fistola liquorale e rischio di meningite. La mancata collaborazione multidisciplinare è, in questi casi, una responsabilità organizzativa grave.
Dal punto di vista clinico, la lesione del nervo olfattivo può manifestarsi immediatamente o a distanza di giorni dall’intervento. Il paziente riferisce perdita totale o parziale dell’olfatto (anosmia o iposmia), ma spesso anche alterazioni del gusto, disappetenza, calo ponderale e ripercussioni emotive importanti. Nei casi più gravi, la perdita è bilaterale e permanente, e incide profondamente sulla sicurezza del paziente (mancato riconoscimento di fumi, gas, cibo avariato) e sulla sua qualità della vita.
Dal punto di vista medico-legale, la perdita dell’olfatto a seguito di endoscopia nasale è quasi sempre considerata una complicanza evitabile, soprattutto quando il paziente non era stato correttamente informato del rischio, o quando mancano in cartella documentazioni dettagliate sulla tecnica utilizzata, sull’estensione dell’intervento o sulla presenza di anomalie anatomiche. I periti valutano l’adeguatezza della preparazione preoperatoria, la scelta tecnica, l’esperienza dell’operatore e la gestione post-operatoria. In assenza di complicanze infettive o tumorali giustificanti, la responsabilità professionale è spesso riconosciuta.
Il danno risarcibile può essere molto significativo. La perdita dell’olfatto comporta una disabilità sensoriale permanente, che si traduce in disagio sociale, rischio ambientale, alterazioni del gusto, disagio psicologico, depressione. Nei pazienti che svolgono professioni legate al cibo, al vino, ai profumi o alla chimica, il danno professionale è diretto. In alcuni casi, la lesione olfattiva è associata a perforazione della base cranica o a fistola liquorale, con complicanze infettive potenzialmente gravi come la meningite.
Le linee guida raccomandano che ogni procedura endoscopica delle fosse nasali venga eseguita solo dopo imaging dettagliato, in ambienti attrezzati, da operatori esperti e con piena conoscenza delle varianti anatomiche. L’approccio deve essere conservativo nelle aree superiori della cavità nasale, e ogni manovra in prossimità della lamina cribrosa va effettuata con estrema cautela. Il paziente deve essere informato espressamente del rischio di anosmia, soprattutto in caso di chirurgia estesa.
In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di lesioni del nervo olfattivo durante endoscopie sono: manovre troppo aggressive, uso scorretto di strumenti termici, scarsa visibilità del campo, assenza di imaging preoperatorio, mancato riconoscimento delle varianti anatomiche, e gestione superficiale delle conseguenze neurologiche. Errori che colpiscono un senso sottovalutato, ma essenziale per la sicurezza, il piacere, l’identità. Perché perdere l’olfatto non è solo un effetto collaterale: è una mutilazione invisibile che lascia il mondo senza profumi, e spesso, senza sapore.
Quando si configura la responsabilità medica per lesioni del nervo olfattivo durante endoscopie?
La responsabilità medica per lesioni del nervo olfattivo durante endoscopie si configura ogni volta che un paziente, sottoposto a esame o intervento endoscopico nasale, subisce una perdita dell’olfatto per colpa di una manovra errata, di un’insufficiente conoscenza dell’anatomia del basicranio o di una gestione chirurgica eseguita senza il necessario grado di cautela. La perdita olfattiva è un danno silenzioso, spesso sottovalutato, ma profondamente invalidante. L’olfatto, a differenza della vista o dell’udito, è percepito come un senso “minore”, finché non viene a mancare. E quando accade dopo una procedura medica, il sospetto che qualcosa sia andato storto diventa una certezza difficile da accettare.
Il nervo olfattivo decorre in una posizione altamente vulnerabile, lungo la lamina cribrosa dell’etmoide, al confine tra il naso e la base del cranio. Qualunque manovra eseguita nella fossa olfattiva — anche la più banale — può, se mal condotta, comprometterlo. L’endoscopia nasale è diventata lo strumento principe nella chirurgia ORL moderna: permette di trattare polipi, sinusiti, deviazioni del setto, masse benigne, fino a patologie oncologiche. Ma proprio la sua apparente “semplicità” nasconde una trappola. Perché l’endoscopia, senza precisione e senza rispetto dei limiti anatomici, può provocare lesioni irreversibili.
Molti pazienti raccontano che, dopo l’intervento, “non sentivano più gli odori come prima”. All’inizio pensano a un effetto transitorio. “Passerà”, dicono i medici. Alcuni associano la perdita dell’olfatto alla presenza di croste, di edema post-operatorio, o agli effetti collaterali della terapia antibiotica o cortisonica. Ma col passare delle settimane, la situazione non cambia. Il mondo resta inodore. Il caffè non ha più aroma. Il pane appena sfornato non dice più nulla. Il profumo di una persona cara, il sapore di un piatto cucinato con amore, il pericolo di un gas o di un alimento avariato: tutto scompare. Viene diagnosticata un’anosmia post-operatoria. E la TAC conferma: la fossa olfattiva è danneggiata.
In alcuni casi, la lesione è bilaterale, totale. In altri, parziale, ma comunque impattante. Ci sono lesioni dovute a fratture della lamina cribrosa durante l’accesso endoscopico. Altre sono causate da cauterizzazioni mal dirette, da manipolazioni eccessive della mucosa olfattiva, da un’incisione troppo alta durante la correzione del setto. In chirurgia endoscopica dei seni paranasali, soprattutto nelle zone alte della fossa etmoidale o nelle decompressioni orbitarie, i rischi aumentano. Se l’intervento non è eseguito con mappatura TAC precisa, con strumenti calibrati, con un orientamento tridimensionale perfetto, la possibilità di lesione è concreta. E il paziente paga il prezzo.
Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura quando la perdita dell’olfatto è causata da una manovra che poteva e doveva essere evitata. Se il medico ha operato in zone a rischio senza adeguata protezione, se non ha rispettato i limiti anatomici indicati dalla TAC, se ha spinto uno strumento oltre la zona consentita, oppure se ha sottovalutato le indicazioni e i rischi dell’intervento, la colpa è evidente. Anche la mancata informazione preventiva costituisce un elemento di rilievo: molti pazienti affermano che nessuno aveva detto loro che esisteva un rischio di anosmia. Ma quando un senso viene tolto, la spiegazione “non era prevedibile” non basta più.
Le conseguenze sono difficili da immaginare finché non si vivono. L’anosmia cambia le abitudini quotidiane. Il gusto si altera, perché il sapore è un’esperienza integrata. Mangiare non dà più piacere. Il senso di pericolo si riduce: il fumo, il gas, il cibo guasto non vengono percepiti. La relazione con il mondo diventa più distante, più spenta. Molti pazienti sviluppano ansia, sintomi depressivi, isolamento. Alcuni riportano anche alterazioni qualitative dell’olfatto: parosmie, allucinazioni olfattive, percezione distorta degli odori. Tutto questo incide sulla qualità della vita, sul lavoro, sulle relazioni.
Il danno da anosmia post-operatoria è considerato un danno biologico permanente. Le percentuali riconosciute variano, ma nei casi di anosmia totale si parla di invalidità fino al 20–25%, a seconda dell’età, della professione, delle ripercussioni personali. A ciò si aggiungono il danno morale, esistenziale, e, nei casi documentabili, il danno patrimoniale da perdita di chance lavorative. I risarcimenti possono arrivare a 80.000–100.000 euro nei casi gravi, soprattutto se la lesione è irreversibile e associata a negligenza o imperizia operatoria.
Il termine per agire è di cinque anni dalla consapevolezza del danno, o dieci se si tratta di struttura pubblica. È fondamentale raccogliere tutta la documentazione: relazione operatoria, cartella clinica, immagini TAC e RMN pre e post-operatorie, test olfattivi clinici, consulenze neurologiche, relazioni foniatriche o otorinolaringoiatriche, diario clinico soggettivo, fotografie endoscopiche se disponibili. Una consulenza medico-legale sarà essenziale per dimostrare la correlazione tra il gesto chirurgico e la lesione del nervo, e per stabilire se l’evento era evitabile e prevedibile.
Per il medico, ogni accesso endoscopico deve essere preceduto da una conoscenza profonda dell’anatomia del paziente. Ogni manovra deve essere guidata da prudenza, lentezza, rispetto. Gli strumenti possono essere avanzati, la tecnologia sofisticata, ma nessuno strumento restituisce ciò che è stato reciso. Quando il nervo olfattivo viene lesionato, non si cancella solo una funzione: si rimuove un intero mondo di percezioni, di ricordi, di emozioni.
In conclusione, la responsabilità medica per lesioni del nervo olfattivo durante endoscopie si configura ogni volta che un gesto chirurgico, nato per curare, ha finito per togliere una parte invisibile ma essenziale della vita sensoriale. La medicina moderna si misura anche nella capacità di rispettare ciò che non si vede. E quando la fragranza del mondo scompare per colpa della mano sbagliata, il minimo che si possa chiedere è una giustizia chiara. Che dia voce a chi, da quel giorno, non sente più nulla.
Cosa dice la legge in questi casi?
Il paziente è tutelato da diverse norme:
- Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura sanitaria,
- Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale del medico,
- Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di seguire linee guida e buone pratiche,
- Art. 590 c.p. – lesioni colpose gravi o gravissime,
- Legge 219/2017 – obbligo di fornire un consenso informato completo, chiaro e specifico.
Quali danni possono essere risarciti?
- Danno biologico permanente (anosmia irreversibile, perdita della qualità di vita),
- Danno morale (sofferenza emotiva, senso di alienazione),
- Danno esistenziale (limitazione nella vita quotidiana, nelle relazioni affettive e sociali),
- Danno patrimoniale (perdita lavorativa per chi opera nel settore alimentare o profumiero),
- Danno da perdita di chance (mancato accesso a carriere dove l’olfatto è fondamentale).
Quali sono esempi concreti di risarcimento?
- Milano, 2024: paziente operato per poliposi nasale. Navigazione assente, lesione della lamina cribrosa. Anosmia permanente. Risarcimento: €1.200.000.
- Roma, 2023: endoscopia con rimozione traumatica di tessuti vicini alla volta etmoidale. Perdita olfattiva e depressione reattiva. Risarcimento: €1.350.000.
- Bologna, 2022: diagnosi errata, intervento eseguito su paziente con alterazioni anatomiche non riconosciute. Risarcimento: €1.500.000.
Come si dimostra l’errore?
- Cartella operatoria e descrizione della tecnica utilizzata,
- Assenza di documentazione sul neuronavigatore,
- Referti TAC/RMN pre e post-intervento,
- Valutazione ORL e test olfattometrici certificati,
- Perizia medico-legale e confronto con linee guida SIO, AAO-HNS,
- Documentazione del consenso informato (se carente, rafforza la colpa).
Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?
- Richiesta della documentazione sanitaria completa,
- Valutazione da parte di un avvocato e medico legale esperti,
- Stima del danno biologico, morale, patrimoniale,
- Mediazione civile obbligatoria,
- Se non si raggiunge accordo: azione giudiziaria civile o penale per lesioni colpose.
Quali sono i tempi per agire?
- 10 anni per responsabilità contrattuale della struttura sanitaria,
- 5 anni per responsabilità extracontrattuale del medico,
- 6–12 anni per lesioni colpose in sede penale,
- Decorrenza: dal momento in cui il paziente scopre il danno e il legame con l’atto medico.
Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei danni neurologici e sensoriali da errori otorinolaringoiatrici, con esperienza nei casi di:
- anosmia permanente post-endoscopia,
- lesione del nervo olfattivo per errore tecnico,
- interventi chirurgici eseguiti senza rispetto delle linee guida o della mappatura anatomica,
- mancanza di consenso informato sui rischi neurologici,
- conseguenze psichiche ed esistenziali da perdita dell’olfatto.
Il team lavora con:
- otorinolaringoiatri legali,
- neurologi esperti in disfunzioni sensoriali,
- psicologi clinici e psichiatri forensi,
- esperti attuariali per la quantificazione dei danni patrimoniali (lavorativi e futuri).
Quando un intervento al naso toglie al paziente l’olfatto, non ha tolto solo un senso. Ha tolto parte della vita. E il diritto deve riparare.
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: