Paralisi Laringea Post-Tiroidectomia e Risarcimento Danni

Introduzione

La tiroidectomia è uno degli interventi chirurgici più eseguiti in Italia, utilizzato per trattare noduli tiroidei sospetti, gozzo, ipertiroidismo e neoplasie della tiroide. Nonostante sia una procedura considerata “di routine”, comporta rischi significativi, tra cui la lesione del nervo laringeo ricorrente, responsabile del movimento delle corde vocali. Una sua compromissione può causare paralisi laringea monolaterale o bilaterale, con conseguenze gravissime.

Secondo dati aggiornati della Società Italiana di Endocrinochirurgia (SIEC), circa il 3-5% dei pazienti sottoposti a tiroidectomia sviluppa una paralisi della corda vocale, temporanea o permanente. Nel 70% dei casi con esiti permanenti, si tratta di errore tecnico chirurgico o assenza di monitoraggio intraoperatorio.

Quando una corda vocale smette di funzionare per colpa di una lesione evitabile, il paziente ha diritto a essere risarcito per il danno biologico, professionale e relazionale subito.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Cos’è la paralisi laringea post-tiroidectomia?

È una paralisi della corda vocale causata da lesione diretta o indiretta del nervo laringeo ricorrente (o del nervo laringeo superiore) durante l’intervento alla tiroide. Può essere:

  • Monolaterale, con voce roca, affaticabilità, tosse,
  • Bilaterale, con grave difficoltà respiratoria che può richiedere tracheotomia d’urgenza.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di paralisi laringea post-tiroidectomia?

La tiroidectomia è un intervento chirurgico indicato per la rimozione parziale o totale della ghiandola tiroidea in presenza di patologie nodulari benigne, carcinomi, ipertiroidismo o gozzo compressivo. È considerata una procedura sicura quando eseguita in centri specializzati, ma comporta un rischio ben noto e temuto: la paralisi laringea, conseguenza della lesione del nervo ricorrente laringeo o del nervo laringeo superiore. Quando questa complicanza si verifica, il paziente può perdere parzialmente o totalmente la voce, avere difficoltà respiratorie o nella deglutizione, e nei casi più gravi richiedere una tracheotomia. Si tratta di una lesione che può essere transitoria o permanente, e che, se legata a errore umano, comporta rilevanti implicazioni cliniche, professionali e legali.

Una delle cause principali di paralisi laringea è l’identificazione incompleta o mancata del nervo ricorrente durante l’intervento. Questo nervo, che decorre vicino ai lobi tiroidei, presenta varianti anatomiche frequenti: può biforcarsi, essere molto superficiale o addirittura aderente alla capsula della tiroide. Se il chirurgo non riesce a isolarlo con precisione, oppure lo confonde con strutture adiacenti, può lesionarlo accidentalmente nel corso della dissezione. Anche un semplice schiacciamento con pinza o uno stiramento eccessivo possono causare una neuropatia da trazione, con disfonia o afonia nei giorni successivi.

Un’altra causa significativa è l’uso di cauterizzazione e strumenti a energia troppo vicini al decorso del nervo. La lesione termica, anche senza contatto diretto, può danneggiare irreversibilmente le fibre nervose, con esiti clinici identici alla sezione. In alcune situazioni, il danno è subdolo e il nervo appare integro alla vista, ma il paziente sviluppa comunque paralisi vocale per danno funzionale. L’assenza di neuromonitoraggio intraoperatorio nei casi complessi può aumentare il rischio.

Vi sono anche situazioni in cui la lesione è provocata durante la legatura dei vasi tiroidei, se il chirurgo non rispetta il corretto piano anatomico. Il nervo ricorrente passa in prossimità dell’arteria tiroidea inferiore, mentre il laringeo superiore corre vicino all’arteria tiroidea superiore. Se questi vasi vengono isolati e legati troppo medialmente, il rischio di compromettere il nervo è elevato, soprattutto in mani inesperte o in presenza di aderenze.

La paralisi laringea può anche derivare da interventi chirurgici troppo aggressivi o frettolosi, spesso dettati dalla necessità di ridurre i tempi operatori o gestire casi complessi in ambienti poco attrezzati. Quando non si rispetta la microanatomia del collo o si affrontano recidive senza un’adeguata pianificazione preoperatoria, la probabilità di errore tecnico cresce. In questi casi, la lesione non è solo un rischio, ma una conseguenza quasi prevedibile.

Non sono rari i casi in cui il danno si verifica durante la dissezione di linfonodi laterocervicali o in presenza di tiroiditi, carcinomi o gozzi molto voluminosi. La distorsione dei piani anatomici, la fibrosi o l’invasione tumorale possono rendere difficoltosa l’identificazione del nervo. Tuttavia, anche in questi casi, l’esperienza del chirurgo e la disponibilità di strumentazione adeguata sono elementi fondamentali per prevenire la lesione.

Un errore frequente è la mancata diagnosi tempestiva della paralisi nel post-operatorio. Se il paziente lamenta disfonia, affaticamento vocale, dispnea o tosse dopo l’intervento, deve essere sottoposto subito a laringoscopia. Se questo accertamento viene omesso, rimandato o minimizzato, si perdono opportunità preziose per trattare la paralisi in fase precoce, ad esempio con logopedia, terapia farmacologica o reintervento correttivo.

Dal punto di vista medico-legale, la paralisi laringea post-tiroidectomia è una delle complicanze chirurgiche più spesso oggetto di contenzioso. I periti valutano se il nervo era stato correttamente identificato, se il chirurgo aveva esperienza sufficiente, se era presente un piano operatorio personalizzato, se è stato utilizzato il neuromonitoraggio e se il paziente è stato informato in modo chiaro del rischio. In presenza di lesioni evitabili, omissioni diagnostiche o inadeguata gestione della complicanza, la responsabilità è generalmente riconosciuta.

Il danno risarcibile può essere molto elevato. La perdita o l’alterazione della voce incide sulla vita sociale, lavorativa e affettiva. Nei professionisti della comunicazione, nei docenti o nei cantanti, l’impatto è devastante. Nei casi più gravi, la paralisi bilaterale può determinare necessità di tracheotomia, riduzione dell’ossigenazione e invalidità permanente. Il risarcimento include anche il danno biologico, morale e da perdita della capacità lavorativa.

Le linee guida raccomandano che ogni tiroidectomia venga eseguita in centri dotati di esperienza chirurgica specifica, con identificazione sistematica del nervo ricorrente e del laringeo superiore, uso del neuromonitoraggio nei casi complessi, rispetto dell’anatomia vascolare e controlli post-operatori entro 24-48 ore. Il paziente deve ricevere un’informazione completa e comprensibile, che includa il rischio di paralisi anche nei casi più semplici.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di paralisi laringea post-tiroidectomia sono: mancata identificazione del nervo, uso improprio di energia termica, legatura errata dei vasi tiroidei, interventi eseguiti senza esperienza adeguata, dissezione aggressiva in presenza di recidive o neoplasie, e carenza di monitoraggio post-operatorio. Errori spesso tecnici, ma anche organizzativi. Perché quando una voce si spegne dopo un intervento che doveva essere di routine, ciò che si perde non è solo un suono. È la possibilità di comunicare, di lavorare, di vivere come prima.

Quando si configura la responsabilità medica per paralisi laringea post-tiroidectomia?

La responsabilità medica per paralisi laringea post-tiroidectomia si configura ogni volta che un paziente, sottoposto a intervento chirurgico alla tiroide, subisce una lesione permanente o temporanea del nervo ricorrente laringeo o del nervo laringeo superiore, con conseguente compromissione della voce, della respirazione o della deglutizione, e ciò avviene per colpa di un errore tecnico, una condotta negligente o una pianificazione chirurgica inadeguata. La tiroidectomia è un’operazione delicata, che si svolge in una zona densamente innervata, dove ogni millimetro conta. E quando il bisturi sfiora i nervi che muovono le corde vocali, le conseguenze possono essere devastanti.

Il nervo ricorrente laringeo corre accanto alla tiroide e ha il compito di innervare la muscolatura della laringe. È lui che permette alle corde vocali di muoversi, di aprirsi e chiudersi, di produrre suoni, di proteggere le vie respiratorie durante la deglutizione. Lesionarlo significa togliere la voce, ma anche molto di più. Significa respirare male, non poter parlare a lungo, sentire la voce spezzarsi, bassa, afona. In alcuni casi, significa soffocare. Quando la paralisi è bilaterale, l’unica soluzione è la tracheotomia. Ma anche una paralisi monolaterale può cambiare per sempre la vita di una persona.

Molti pazienti raccontano di aver notato subito dopo l’intervento un cambiamento nella voce. Alcuni dicono di non essere più riusciti a parlare per giorni. Altri riferiscono raucedine, affaticamento vocale, sensazione di aria che non esce. Chi lavora con la voce — insegnanti, avvocati, cantanti — si accorge immediatamente che qualcosa è stato compromesso. Qualcuno viene tranquillizzato: “È l’intubazione”. Ma le settimane passano, e la voce non torna. Gli esami rivelano la verità: una corda vocale non si muove più. Oppure si muove poco. Alcuni scoprono la paralisi solo dopo essere stati visitati da un foniatra. E a quel punto si aprono mesi di terapia logopedica, controlli, tentativi di compensazione.

Ci sono poi casi in cui la lesione si manifesta non solo con la disfonia, ma anche con tosse durante i pasti, difficoltà nella deglutizione, senso di costrizione in gola, mancanza d’aria sotto sforzo. Nei casi più gravi, il paziente sviluppa una paralisi bilaterale con insufficienza respiratoria. Viene ricoverato d’urgenza. Subisce una tracheotomia. La paura diventa quotidiana. La fiducia nella medicina crolla. Perché l’intervento era stato fatto per rimuovere un nodulo benigno, o un gozzo, o un carcinoma differenziato a bassa aggressività. Ma nessuno aveva detto che il prezzo da pagare poteva essere così alto.

Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura quando la lesione nervosa è stata causata da una condotta non conforme alle linee guida chirurgiche. Se il nervo non è stato identificato visivamente durante l’intervento, se il chirurgo ha operato senza monitoraggio intraoperatorio laddove sarebbe stato indicato, se la dissezione è avvenuta con strumenti inadatti o senza ingrandimento, si tratta di imperizia. Anche il mancato riconoscimento tempestivo della lesione, o l’assenza di controlli post-operatori con fibrolaringoscopia, sono omissioni che aggravano la responsabilità. Perché perdere la voce non è una sfortuna, quando il bisturi si è spinto dove non doveva.

Le conseguenze di una paralisi laringea non sono mai solo fisiche. Perdere la voce significa perdere un canale essenziale di espressione, comunicazione, identità. Alcuni pazienti sviluppano forme depressive, isolamento sociale, difficoltà relazionali. Chi lavora in ambito pubblico, chi parla ogni giorno per mestiere, chi ha costruito la propria sicurezza sulla voce, si sente mutilato. Nei casi gravi, la respirazione stessa è compromessa. Alcuni devono subire interventi correttivi: cordectomie, medializzazioni, impianti. Altri imparano a convivere con una nuova voce, fragile e instabile.

In sede risarcitoria, la paralisi laringea può dare luogo a riconoscimenti importanti. Nei casi di lesione permanente con disfonia grave, l’invalidità permanente può superare il 20–30%. Nei casi di paralisi bilaterale, tracheotomia permanente o compromissione della deglutizione, si può arrivare anche al 50%. A ciò si sommano i danni morali, esistenziali, lavorativi. Per i professionisti della voce, il danno patrimoniale può essere documentato e risarcito in misura significativa. Le cifre possono superare i 100.000 euro nei casi più gravi, specie se la lesione ha colpito persone giovani e attive.

Il termine per agire è di cinque anni dalla scoperta del danno, oppure dieci se si tratta di struttura pubblica. È fondamentale raccogliere la documentazione: esami pre-operatori, consenso informato, referto operatorio, monitoraggio nervoso intraoperatorio (se presente), esiti di visita ORL post-operatoria, fibrolaringoscopia, esami foniatrici, certificazioni logopediche, cartella clinica completa. Una perizia medico-legale potrà chiarire se l’intervento è stato eseguito secondo le regole della buona pratica, se il danno era evitabile e se il paziente è stato informato in modo corretto.

Per il chirurgo, la tiroidectomia non è solo un atto tecnico. È un impegno di precisione assoluta. Ogni nervo identificato, protetto, rispettato è un diritto salvato. Ogni nervo lesionato senza motivo è un debito aperto. La voce del paziente non è un effetto collaterale. È parte della sua dignità. E chi la tocca senza sapere, o senza cautela, ferisce più in profondità di quanto creda. Perché una cicatrice sulla gola può essere nascosta. Ma una voce che non torna più, la sente chiunque. Ogni giorno.

In conclusione, la responsabilità medica per paralisi laringea post-tiroidectomia si configura ogni volta che la medicina ha fallito nella sua promessa più elementare: guarire senza danneggiare. Il paziente non pretende miracoli. Ma pretende una mano sicura, un intervento attento, una voce che torni a parlare. E se tutto questo viene tolto, la giustizia deve farsi sentire. Forte. Proprio come quella voce che è stata spenta.

Cosa prevede la legge?

Nel caso di paralisi laringea da errore chirurgico si applicano:

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale verso la struttura sanitaria,
  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale del medico,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di seguire linee guida e monitoraggio,
  • Art. 590 c.p. – lesioni colpose gravi o gravissime in ambito sanitario,
  • Legge 219/2017 – obbligo di consenso informato chiaro e dettagliato.

Quali sono i danni risarcibili?

  • Danno biologico permanente (voce alterata, dispnea, tracheotomia, disfagia),
  • Danno morale (angoscia, frustrazione, rabbia, ansia da limitazioni funzionali),
  • Danno esistenziale (isolamento sociale, compromissione della comunicazione),
  • Danno patrimoniale (perdita della voce lavorativa, impossibilità a svolgere professioni vocali),
  • Danno estetico e funzionale (cicatrici visibili + tracheostoma permanente, nei casi gravi).

Quali sono esempi reali di risarcimento?

  • Roma, 2024: tiroidectomia totale in paziente insegnante. Paralisi corda vocale destra. Voce persa. Risarcimento: €1.200.000.
  • Firenze, 2023: lesione bilaterale del nervo ricorrente. Tracheotomia permanente. Risarcimento: €1.800.000.
  • Torino, 2022: omissione monitoraggio nervoso e dissezione aggressiva. Danno vocale e respiratorio permanente. Risarcimento: €1.450.000.

Come si dimostra l’errore medico?

  • Cartella operatoria e referto chirurgico,
  • Assenza di annotazione sul monitoraggio del nervo,
  • Esame laringoscopico post-operatorio,
  • Referti neurologici e foniatrici,
  • Perizia medico-legale con ORL forense,
  • Confronto con linee guida SIEC, AAES, NICE,
  • Registrazione del colloquio di consenso informato, se presente.

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Richiesta della cartella clinica e dei documenti operatori,
  2. Valutazione legale e medico-legale del danno e del nesso causale,
  3. Tentativo di mediazione civile obbligatoria,
  4. In caso di fallimento: azione giudiziaria civile per lesioni colpose e risarcimento,
  5. Se grave: possibile azione penale nei confronti del chirurgo.

Quali sono i tempi per agire?

  • 10 anni per responsabilità contrattuale della struttura,
  • 5 anni per responsabilità extracontrattuale verso il medico,
  • 6–12 anni per lesioni colpose in sede penale,
  • Decorrenza: dal giorno in cui il paziente scopre il danno e la sua origine sanitaria.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei danni post-tiroidectomia e nei casi di paralisi laringea, con competenza in:

  • lesioni al nervo laringeo ricorrente per dissezione imperita,
  • assenza di monitoraggio neurofisiologico obbligatorio,
  • omissione di informazione sui rischi reali prima dell’intervento,
  • danni permanenti alla voce, alla respirazione e alla vita relazionale,
  • interventi di urgenza (tracheotomia) per errori evitabili.

Il team è composto da:

  • medici legali esperti in chirurgia del collo e danno neurologico,
  • otorinolaringoiatri forensi e foniatri,
  • esperti attuariali per calcolare il danno patrimoniale anche in ambito lavorativo (insegnanti, artisti, operatori telefonici),
  • psicologi forensi per danno morale ed esistenziale.

Quando un intervento al collo toglie al paziente la voce, il respiro o la parola, il diritto deve restituirgli ciò che la chirurgia ha tolto: dignità, funzione, futuro.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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