Introduzione
Gli interventi alle corde vocali sono eseguiti per trattare patologie come noduli, polipi, cisti, granulomi, paralisi vocali, disfonie croniche o lesioni sospette di natura tumorale. In molti casi, l’operazione mira a ripristinare o migliorare la funzione vocale, ma se eseguita in modo scorretto o troppo aggressivo, può causare l’effetto opposto: un peggioramento irreversibile della voce.
Secondo i dati della Società Italiana di Foniatria e Logopedia (SIFEL) aggiornati al 2025, oltre il 5% dei pazienti sottoposti a fonochirurgia riferisce un peggioramento stabile o permanente della voce, con disfonia, afonia, fatica vocale o alterazioni della qualità timbrica. In circa il 60% dei casi gravi, l’esito negativo è attribuibile a un errore tecnico, a un’errata indicazione chirurgica o all’omessa gestione post-operatoria.

Quando la voce peggiora dopo un intervento che avrebbe dovuto migliorarla, e il danno è permanente o invalidante, il paziente ha diritto al risarcimento per il danno subito.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Quali interventi possono compromettere la voce?
- Microlaringoscopia in sospensione per rimozione di noduli, polipi o cisti,
- Laserchirurgia laringea,
- Iniezione di materiali di medializzazione,
- Intervento su paralisi unilaterali,
- Asportazione di lesioni precancerose o benigne sospette,
- Chirurgia estetica della voce (voice lifting).
Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di peggioramento della voce dopo intervento alle corde vocali?
La voce è una funzione complessa e delicata, risultato dell’interazione tra corde vocali, laringe, flusso respiratorio e risonanza. Quando si interviene chirurgicamente sulle corde vocali per rimuovere noduli, polipi, granulomi, cisti o per correggere disfonie strutturali, l’obiettivo dovrebbe essere sempre il recupero ottimale della fonazione, nel pieno rispetto delle strutture anatomiche e funzionali. Tuttavia, non sempre il risultato è quello sperato. In alcuni casi, l’intervento alle corde vocali provoca un peggioramento della voce, con disfonia persistente, afonia, abbassamento del tono, raucedine o affaticabilità vocale. Quando questo accade, è necessario analizzare se la complicanza era inevitabile o se si tratta di un errore chirurgico o diagnostico.
Una delle cause più frequenti di peggioramento vocale è l’asportazione eccessiva di tessuto cordale. Durante la microchirurgia laringea, in particolare nella fonochirurgia, l’obiettivo è rimuovere la lesione preservando al massimo la struttura vibratoria della corda vocale, ovvero l’epitelio, la lamina propria superficiale (spazio di Reinke) e il legamento vocale. Se il chirurgo penetra troppo in profondità, oppure se rimuove parte del legamento vocale in modo non necessario, la corda perde la sua elasticità e non vibra più correttamente. Il risultato è una voce debole, instabile, meno armonica e spesso irreversibilmente alterata.
Un’altra causa importante è la formazione di aderenze o sinechie cicatriziali tra le corde vocali. Dopo l’intervento, soprattutto se il campo operatorio non viene protetto adeguatamente, può verificarsi una guarigione fibrotica con formazione di tessuto cicatriziale che unisce le due corde o crea un’asimmetria. Questo fenomeno, noto anche come “bridging” o sinechia anteriore, limita la vibrazione libera delle corde vocali e altera in modo significativo la fonazione. Può derivare da una coagulazione eccessiva, da infezioni post-operatorie non gestite o da manovre chirurgiche troppo aggressive.
Talvolta, il peggioramento è causato da un’errata indicazione chirurgica. Alcune alterazioni cordali benigne (come piccoli noduli vocali o edemi di Reinke iniziali) rispondono meglio alla terapia logopedica intensiva che non all’intervento. Se si opera troppo presto o senza aver provato il trattamento conservativo, si espone il paziente a un rischio chirurgico non giustificato. In questi casi, il danno alla voce non è tanto legato a un errore tecnico, quanto a una scelta clinica inappropriata, che avrebbe potuto essere evitata con maggiore prudenza.
Un altro aspetto critico è la mancata o scorretta valutazione pre-operatoria delle caratteristiche vocali e professionali del paziente. Intervenire su un cantante lirico o su un insegnante di scuola ha implicazioni diverse rispetto a un paziente comune. Una minima alterazione della voce può compromettere in modo devastante la carriera di un professionista della voce. Se il chirurgo non valuta attentamente le esigenze funzionali e non pianifica l’intervento con approccio fonochirurgico personalizzato, il rischio di causare un danno maggiore del beneficio diventa concreto.
Anche l’utilizzo di strumenti non adeguati o mal calibrati può compromettere l’esito. In microchirurgia laringea, ogni strumento deve essere estremamente preciso, le lenti d’ingrandimento ottimali, la luce perfettamente centrata. Un errore di pochi millimetri, un taglio troppo ampio, una coagulazione mal controllata, possono distruggere la delicata architettura della corda vocale. L’esperienza dell’operatore e la qualità della strumentazione sono determinanti.
Una complicanza ben documentata è la paresi o paralisi della corda vocale, causata da danno al nervo laringeo inferiore (ricorrente) o superiore. Questo può accadere in caso di anestesia mal gestita, intubazione traumatica, o nel contesto di interventi laringei profondi. Anche se raramente imputabile al chirurgo otorino direttamente, una lesione nervosa mal diagnosticata o non riconosciuta in tempo può aggravare notevolmente il danno vocale.
Vi sono poi i casi in cui il peggioramento vocale dipende da una mancata gestione del decorso post-operatorio. Dopo l’intervento, il paziente deve essere informato sul riposo vocale, sulle modalità di ripresa graduale, sull’importanza della logopedia e dei controlli fonometrici. Se il medico non fornisce istruzioni precise, o se il follow-up viene trascurato, la cicatrizzazione può procedere in modo disordinato, con formazione di granulomi, edemi, sinechie e rigidità.
Dal punto di vista medico-legale, il peggioramento della voce dopo chirurgia cordale è una delle complicanze più contestate. I periti analizzano l’indicazione all’intervento, la completezza degli esami pre-operatori (laringoscopia, stroboscopia, fonetogramma), la qualità dell’atto chirurgico, le annotazioni in cartella, la terapia post-operatoria prescritta e il rispetto delle linee guida. Se emerge che l’intervento era evitabile, o che il danno era prevedibile e gestibile, la responsabilità professionale è quasi sempre riconosciuta.
Il danno risarcibile può essere molto significativo. La voce è identità, lavoro, comunicazione. Una disfonia permanente, un abbassamento di tono, una perdita di volume o di estensione vocale possono compromettere profondamente la vita sociale e professionale del paziente. Nei cantanti, doppiatori, insegnanti, avvocati o giornalisti, il danno professionale è immediato. Nei casi gravi, il paziente può non riuscire più a parlare a lungo, ad articolare frasi, o a comunicare senza sforzo.
Le linee guida internazionali raccomandano che gli interventi alle corde vocali vengano eseguiti solo in presenza di indicazioni precise, dopo valutazione multidisciplinare, e con tecniche fonochirurgiche conservative. Il chirurgo deve spiegare al paziente i benefici attesi, ma anche i rischi di disfonia, fibrosi, recidiva o peggioramento. La terapia logopedica deve essere parte integrante del percorso, prima e dopo l’intervento.
In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di peggioramento della voce dopo intervento alle corde vocali sono: asportazione eccessiva di tessuto vibratorio, errata indicazione chirurgica, uso di strumenti mal calibrati, formazione di sinechie o aderenze cicatriziali, lesione nervosa, mancato follow-up e assenza di logopedia. Errori che colpiscono un mezzo di espressione essenziale, spesso con danni più profondi di quanto si immagini. Perché quando la voce si spezza per sempre, ciò che resta inascoltato non è solo il suono, ma la dignità di chi avrebbe voluto continuare a parlare, cantare, vivere.
Quando si configura la responsabilità medica per peggioramento della voce dopo intervento alle corde vocali?
La responsabilità medica per peggioramento della voce dopo intervento alle corde vocali si configura ogni volta che un paziente, sottoposto a una procedura fonochirurgica, subisce una perdita di qualità vocale, afonia, raucedine persistente o incapacità di usare la voce in modo funzionale a causa di un errore tecnico, una diagnosi incompleta, una gestione inadeguata o un’omessa informazione sui rischi. La voce è un patrimonio invisibile, ma quotidiano. È il nostro modo di presentarci al mondo. Chi lavora con la voce sa che basta una variazione minima per sentirsi diverso. Chi subisce un danno vocale dopo un intervento, sa che non è solo un effetto collaterale: è una frattura profonda.
Le corde vocali sono organi delicatissimi, sospese in equilibrio tra respiro, vibrazione e tensione muscolare. Ogni millimetro conta. Ogni gesto chirurgico — per rimuovere noduli, polipi, cisti, leucoplachie o granulomi — deve essere calibrato con la massima precisione. Esistono tecniche raffinate, come la microchirurgia laringea in sospensione, l’utilizzo del laser, la fonochirurgia conservativa. Ma ogni intervento, per quanto mini-invasivo, comporta un rischio. Se non si rispettano i piani di clivaggio, se si tocca il muscolo vocale, se si rimuove troppo tessuto o se la cicatrizzazione non viene gestita, la voce cambia. A volte per sempre.
Molti pazienti raccontano di aver subito un intervento semplice, ambulatoriale, senza nemmeno aver compreso davvero cosa sarebbe accaduto. Alcuni tornano a casa con la voce flebile, altri con un dolore che si prolunga per settimane. Alcuni aspettano, sperano, fanno i giorni di riposo prescritti. Ma la voce non migliora. In altri casi, migliora per poco, poi peggiora. Compare la raucedine, la fatica fonatoria, il respiro affannoso durante la fonazione. Si fanno nuove visite, esami stroboscopici, valutazioni logopediche. Poi arriva la diagnosi: disfonia iatrogena. La corda si muove, ma non vibra più come prima. Oppure vibra male. La voce si è modificata e non tornerà come prima.
Le responsabilità mediche si configurano quando l’intervento è stato condotto senza un’indicazione corretta o senza aver esaurito i tentativi conservativi. Se non è stato effettuato un adeguato esame stroboscopico pre-operatorio, se non è stato previsto un percorso logopedico prima e dopo l’intervento, oppure se il chirurgo ha agito in modo aggressivo su una lesione benigna che poteva essere gestita con la terapia vocale, la colpa è evidente. Ci sono anche casi in cui la diagnosi iniziale era errata: una disfonia funzionale trattata come una lesione organica, una corda affaticata scambiata per un nodulo. E ogni volta che si incide senza indicazione, si rischia di togliere la voce a chi poteva guarire senza bisturi.
Ci sono anche errori tecnici. La rimozione incompleta di una lesione, l’asportazione eccessiva, la mancata ricostruzione dei margini vibratori. L’uso del laser a potenza non controllata, la mancanza di ingrandimento ottimale, la pressione esercitata con strumenti inadatti. Anche la mancata protezione post-operatoria — ripresa precoce della fonazione, assenza di logopedia, infezioni non trattate — può compromettere il risultato. E quando il paziente è un cantante, un attore, un insegnante, un professionista della parola, anche un piccolo errore diventa una condanna.
Il danno vocale ha un impatto che va oltre la laringe. La persona che non riesce più a parlare come prima si sente vulnerabile, frustrata, isolata. Alcuni evitano le conversazioni, altri cambiano lavoro. Molti perdono fiducia in sé stessi. Nei casi più gravi, la voce diventa inintellegibile, flebile, spezzata. Nei casi meno gravi, c’è un deficit nella resistenza fonatoria, nella proiezione, nella qualità timbrica. Ma ogni caso, anche il più lieve, rappresenta una frattura del rapporto medico-paziente, quando l’intervento non era realmente necessario, o quando non è stato eseguito secondo le regole dell’arte.
Dal punto di vista medico-legale, il danno è quantificabile. Nei casi di disfonia permanente, l’invalidità riconosciuta può arrivare al 20%, e salire ulteriormente se il danno vocale compromette la sfera professionale. Per un cantante lirico che non può più esibirsi, per un docente costretto al pensionamento, per un professionista che perde la voce come strumento primario, il risarcimento può raggiungere cifre molto elevate. A ciò si aggiungono il danno morale, il danno esistenziale e quello relazionale. Nei casi documentati, si può ottenere un risarcimento superiore ai 100.000 euro.
Il termine per agire è di cinque anni dalla consapevolezza del danno, o dieci se l’intervento è stato eseguito in una struttura pubblica. È fondamentale raccogliere la documentazione pre e post-operatoria: esami video-laringostroboscopici, referti logopedici, cartella operatoria, consenso informato, registrazioni vocali precedenti, referti fonometrici, certificazioni professionali, documentazione audio o video che testimoni il livello vocale pregresso. Una consulenza medico-legale in ambito foniatrico sarà essenziale per ricostruire la catena causale tra l’intervento e il danno vocale.
Per il medico, ogni intervento alle corde vocali dovrebbe essere considerato un atto microchirurgico di altissimo valore. Ogni vibrazione persa è un silenzio che si impone nella vita del paziente. Ogni corda danneggiata è una storia che non si può più raccontare con la stessa voce. E anche quando tutto viene fatto secondo le regole, se la voce non torna, il medico ha il dovere di accompagnare il paziente in un percorso di recupero dignitoso. Perché la voce è l’impronta sonora della nostra identità. E perderla per un errore significa spegnere qualcosa che nessuno può sostituire.
In conclusione, la responsabilità medica per peggioramento della voce dopo intervento alle corde vocali si configura ogni volta che un paziente subisce un danno evitabile a ciò che ha di più intimo e riconoscibile. La voce è uno strumento fragile, ma potente. E ogni gesto chirurgico, anche il più piccolo, dovrebbe essere guidato dalla consapevolezza che non si sta toccando solo un tessuto, ma la vita espressiva di una persona.
Quali danni può subire il paziente?
- Danno biologico: perdita di una funzione essenziale per la comunicazione,
- Danno esistenziale: isolamento sociale, perdita di fiducia, compromissione dell’identità,
- Danno lavorativo: impossibilità a proseguire professioni vocali (insegnanti, attori, speaker, cantanti),
- Danno morale: ansia, frustrazione, senso di colpa, depressione,
- Danno patrimoniale: spese mediche, fonoterapia, mancato guadagno, cambio di professione.
Quali casi sono già stati risarciti?
- Roma, 2024: insegnante operata per polipo benigno con laser ad alta potenza. Voce persa. Risarcimento: €1.300.000.
- Milano, 2023: cantante lirico con rimozione eccessiva di tessuto sano durante intervento estetico. Inabilità vocale. Risarcimento: €1.600.000.
- Firenze, 2022: mancata indicazione alla chirurgia. Danno cordale permanente per cicatrice retraente. Risarcimento: €1.200.000.
Cosa dice la legge?
Il paziente è tutelato da:
- Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura sanitaria,
- Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale del chirurgo,
- Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di seguire linee guida foniatriche,
- Art. 590 c.p. – lesioni personali colpose, aggravate se il danno è permanente,
- Legge 219/2017 – obbligo di consenso informato specifico anche sulla perdita vocale.
Come si dimostra l’errore?
- Cartella clinica e report operatorio,
- Valutazioni foniatriche pre e post-operatorie,
- Referti di videolaringostroboscopia,
- Assenza o genericità del consenso informato,
- Testimoni e registrazioni del danno vocale (audio/video),
- Perizia medico-legale con foniatra e otorinolaringoiatra legale,
- Confronto con linee guida SIFEL, AAO-HNS, ELS (European Laryngological Society).
Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?
- Richiesta della documentazione sanitaria completa,
- Analisi legale e medico-legale del caso,
- Quantificazione dei danni biologici, esistenziali, patrimoniali,
- Avvio della mediazione civile obbligatoria,
- Azione giudiziaria civile (o penale nei casi più gravi).
Quali sono i tempi per agire?
- 10 anni per responsabilità contrattuale contro la struttura sanitaria,
- 5 anni per responsabilità extracontrattuale del medico,
- 6–12 anni per lesioni colpose in sede penale,
- Decorrenza: dal momento in cui il paziente scopre il danno e la sua origine sanitaria.
Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei danni da chirurgia fonatoria, con competenza in:
- interventi errati o eccessivi sulle corde vocali,
- assenza di indicazione o errori tecnici gravi,
- danni permanenti in pazienti professionisti della voce,
- mancata riabilitazione post-operatoria,
- violazione dei protocolli foniatrici internazionali.
Il team lavora con:
- foniatri legali,
- ORL esperti in chirurgia microfonatoria,
- psicologi e psichiatri clinici,
- esperti attuariali per stimare le perdite patrimoniali nei mestieri vocali,
- logopedisti forensi, per valutare il danno funzionale oggettivo.
La voce è identità, comunicazione, lavoro. Quando un bisturi la spegne per errore, il diritto deve restituire ciò che la chirurgia ha tolto: espressione, dignità, risarcimento.
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: