Distruzione Tessutale da Radiofrequenza Troppo Profonda e Risarcimento Danni

Introduzione

La radiofrequenza estetica è una delle tecnologie più utilizzate per il trattamento non invasivo della lassità cutanea, delle rughe, della cellulite e della tonificazione dei tessuti molli. Attraverso la generazione di calore controllato in profondità, stimola la produzione di collagene e il rimodellamento del derma. Tuttavia, quando la radiofrequenza penetra troppo in profondità o viene applicata con parametri errati, può causare danni gravi ai tessuti sottocutanei, fino a vere e proprie lesioni necrotiche, cicatrici permanenti o ustioni profonde.

Secondo i dati raccolti nel 2025 dalla Società Italiana di Medicina Estetica (SIME), lo 0,6% dei trattamenti con radiofrequenza provoca effetti avversi gravi, ma nel 90% di questi casi si tratta di errore operativo: uso scorretto del dispositivo, errata valutazione del paziente o mancanza di formazione dell’operatore.

Quando un trattamento cosmetico mirato al miglioramento estetico genera invece una lesione tissutale irreversibile, il paziente ha diritto al risarcimento integrale dei danni subiti.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Come funziona la radiofrequenza e dove si applica?

La radiofrequenza utilizza onde elettromagnetiche che, penetrando nei tessuti, generano calore endogeno. Questo calore provoca la contrazione delle fibre di collagene e stimola la rigenerazione dei tessuti. Esistono diversi tipi di radiofrequenza:

  • Monopolare (più profonda e potente),
  • Bipolare (più superficiale),
  • Multipolare o frazionata.

Le zone più trattate sono:

  • Viso e collo (lifting non chirurgico),
  • Braccia e addome (tonificazione),
  • Cosce e glutei (cellulite e adiposità localizzate).

Cosa succede se la radiofrequenza penetra troppo in profondità?

L’uso improprio o eccessivo della radiofrequenza può causare:

  • Necrosi del tessuto sottocutaneo,
  • Ustioni di secondo e terzo grado,
  • Cicatrici ipertrofiche o atrofiche,
  • Retrazioni cutanee,
  • Perdita di sensibilità o dolore neuropatico,
  • Asimmetrie permanenti,
  • Adesioni fibrose profonde,
  • Distruzione dei setti adiposi o muscolari superficiali.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di distruzione tessutale da radiofrequenza troppo profonda?

La radiofrequenza è una tecnologia ampiamente utilizzata in medicina estetica e dermatologia per il trattamento non invasivo del rilassamento cutaneo, delle rughe, della cellulite e del rimodellamento del viso e del corpo. Il suo principio si basa sulla generazione di calore controllato nei tessuti profondi attraverso onde elettromagnetiche ad alta frequenza, che stimolano la produzione di collagene e migliorano la tonicità cutanea. Tuttavia, quando non viene calibrata con precisione, questa energia può penetrare troppo in profondità e colpire non solo il derma, ma anche il tessuto adiposo, la fascia muscolare o perfino terminazioni nervose e vasi, provocando distruzione tessutale non prevista e danni permanenti.

La causa più frequente di queste complicanze è la scelta errata dei parametri di potenza, tempo e profondità. Ogni dispositivo a radiofrequenza — mono-, bi- o multipolare, ablativo o frazionato, con aghi o senza — prevede impostazioni personalizzabili in base alla zona trattata, allo spessore della cute e all’obiettivo clinico. Quando l’operatore imposta valori troppo elevati o li mantiene troppo a lungo, il calore si concentra in profondità e supera la soglia di sicurezza, generando necrosi delle strutture sottocutanee. Questo può causare avvallamenti, fibrosi, retrazioni cicatriziali e dolore persistente.

Una causa molto frequente è la mancanza di conoscenza approfondita dell’anatomia del distretto trattato. Non tutte le aree del corpo rispondono allo stesso modo alla radiofrequenza. Il volto, ad esempio, presenta uno strato adiposo molto sottile in alcune zone (come tempie, palpebre, mandibola), mentre in altre è più profondo. Sbagliare l’intensità in aree sottili può portare alla distruzione del grasso facciale, con perdita dei volumi naturali, invecchiamento precoce, asimmetrie e aspetto scheletrico del volto. L’effetto, anziché essere ringiovanente, risulta drammaticamente peggiorativo.

Un altro errore tecnico è l’utilizzo scorretto dei manipoli o delle sonde a radiofrequenza frazionata con aghi. Alcuni dispositivi penetrano nel derma tramite microaghi e rilasciano energia in punti profondi. Se l’operatore non controlla correttamente l’angolazione, la pressione o il numero di impulsi, gli aghi possono raggiungere il tessuto adiposo profondo o colpire strutture nervose. Le conseguenze possono essere la necrosi adiposa, la comparsa di noduli sottocutanei fibrotici, la perdita di sensibilità o la formazione di depressioni permanenti.

Una criticità sottovalutata è l’assenza di una valutazione pre-trattamento approfondita. In pazienti molto magri, con poca massa adiposa, cute rilassata o pregressi interventi estetici (come lipofilling o lifting), la radiofrequenza deve essere usata con estrema prudenza. Se si applica con gli stessi parametri standard previsti per soggetti normopeso, il calore si concentra in profondità e danneggia ciò che resta del supporto sottocutaneo, portando a peggioramento della lassità e danno estetico.

Altra causa importante è l’esecuzione del trattamento da parte di personale non medico o non adeguatamente formato. In molti centri estetici, la radiofrequenza viene effettuata da operatori estetici con preparazione superficiale, che non conoscono le implicazioni termiche a livello dei tessuti. Senza una diagnosi dermo-anatomica precisa e senza la capacità di intervenire in caso di reazione avversa, l’uso dell’apparecchio può diventare pericoloso.

Un ulteriore errore è la mancata sorveglianza del feedback termico del paziente. Durante la radiofrequenza, il paziente può segnalare calore eccessivo, bruciore o dolore puntorio. Se queste sensazioni vengono ignorate o minimizzate dall’operatore, si supera la soglia di tolleranza tissutale e si rischia un danno termico diretto. In alcuni casi, la distruzione tissutale si manifesta solo dopo alcuni giorni con edema persistente, arrossamenti, zone indurite o dolenti, che poi si trasformano in aree avvallate o cicatriziali.

Una complicanza frequente è l’infiammazione cronica post-trattamento, che può attivare processi fibrotici permanenti. Questo accade quando l’energia è stata eccessiva o mal distribuita e l’organismo, nel tentativo di riparare il danno, produce collagene disorganizzato, generando noduli sottocutanei, bande retraenti, dolore cronico o senso di tensione.

Non va sottovalutato infine il ruolo del consenso informato inadeguato. Il paziente deve essere informato del fatto che, sebbene rara, la distruzione tissutale è una possibile complicanza della radiofrequenza troppo profonda. Se questo rischio non viene spiegato, il paziente non ha la possibilità di valutare correttamente il trattamento. In caso di complicanza, l’assenza di una corretta informazione diventa elemento aggravante di responsabilità professionale.

Dal punto di vista clinico, la distruzione tissutale si manifesta con depressioni visibili, retrazioni cutanee, zone ipotrofiche, perdita di volume localizzata, alterazioni sensoriali e, in alcuni casi, dolore cronico. Le sedi più colpite sono zigomi, guance, tempie, collo, addome e braccia. I danni estetici sono spesso evidenti, difficili da trattare, e possono peggiorare con il tempo, soprattutto nei soggetti predisposti a fibrosi.

Dal punto di vista medico-legale, questa complicanza è quasi sempre considerata evitabile. I periti valutano se l’apparecchiatura era certificata, se i parametri erano adeguati, se il paziente è stato valutato correttamente, se era presente un medico, se è stato fornito un consenso informato adeguato, e se l’operatore ha gestito correttamente eventuali segnali di rischio. In presenza di superficialità, errori tecnici o negligenza nella selezione del paziente, la responsabilità professionale è frequentemente riconosciuta.

Il danno risarcibile può includere danno estetico permanente, danno biologico, danno morale, spese per trattamenti correttivi, sofferenza psicologica e riduzione della qualità della vita. Nei casi peggiori, il paziente subisce una deformazione permanente del volto o del corpo da un trattamento che avrebbe dovuto migliorare l’aspetto.

Le linee guida raccomandano che i trattamenti di radiofrequenza vengano eseguiti solo dopo valutazione medica personalizzata, con macchinari certificati CE, da operatori sanitari qualificati, su pazienti idonei, con parametri regolati in base alla zona, al tipo di pelle, all’età e allo spessore tissutale. È essenziale garantire un follow-up post-trattamento e fornire un’informazione completa sui rischi, anche se rari.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di distruzione tessutale da radiofrequenza troppo profonda sono: impostazioni energetiche errate, scarsa conoscenza dell’anatomia, utilizzo improprio degli strumenti, trattamenti su pazienti non idonei, esecuzione da parte di personale non qualificato, ignoranza del feedback del paziente e mancato consenso informato. Errori che trasformano un trattamento non invasivo in una ferita invisibile, ma reale, che lascia il suo segno non solo sulla pelle, ma anche nella fiducia del paziente verso la medicina estetica.

Quando si configura la responsabilità medica per distruzione tessutale da radiofrequenza troppo profonda?

La responsabilità medica per distruzione tessutale da radiofrequenza troppo profonda si configura ogni volta che un paziente, sottoposto a un trattamento estetico con radiofrequenza per il rassodamento della pelle, la riduzione delle rughe o il miglioramento del tono tissutale, sviluppa lesioni interne, necrosi sottocutanea, retrazioni, depressioni cutanee o cicatrici permanenti a causa di una profondità d’azione eccessiva, mal calibrata o inadatta al tipo di pelle trattata. La radiofrequenza è diventata uno degli strumenti più diffusi nella medicina estetica non invasiva. Si pubblicizza come sicura, efficace, con tempi di recupero minimi. Ma quando è usata senza la giusta prudenza, può causare danni profondi, invisibili in un primo momento, ma gravi e persistenti.

Il principio di base è semplice: generare calore nei tessuti attraverso un’onda elettromagnetica ad alta frequenza, in modo da stimolare la produzione di collagene e contrarre le fibre esistenti. L’effetto dovrebbe essere un rassodamento, un miglioramento del turgore cutaneo, una riduzione del rilassamento. Ma ogni pelle ha uno spessore diverso, una sensibilità termica specifica, una tolleranza che cambia in base a età, idratazione, stato infiammatorio, presenza di filler o altri trattamenti pregressi. E quando il calore va troppo in profondità, la bellezza si trasforma in danno.

Molti pazienti raccontano che, durante il trattamento, hanno avvertito un calore intenso, a volte insopportabile. Alcuni sono stati rassicurati con frasi come “è normale, vuol dire che funziona”, “resisti ancora un attimo”, “se senti bruciare è perché la pelle si sta tendendo”. Ma quello che è seguito non era un miglioramento. Nei giorni successivi, hanno notato gonfiore anomalo, indurimento sottocutaneo, arrossamento persistente. Poi la pelle ha iniziato a ritirarsi in alcuni punti, a cedere in altri, a formare depressioni o rigonfiamenti asimmetrici. In certi casi sono comparse bolle, ulcerazioni, pigmentazioni disomogenee. Altri si sono accorti che una parte del viso aveva cambiato consistenza, diventando rigida, ispessita, insensibile. E quando hanno cercato risposte, hanno ricevuto silenzi, scuse o scaricabarile.

Il danno da radiofrequenza eccessiva è un danno termico profondo. Colpisce lo strato dermico e, se spinto troppo in profondità, può raggiungere il pannicolo adiposo, distruggere il grasso sottocutaneo, alterare i setti fibrosi. Il risultato è una modificazione permanente dell’anatomia del viso. Le guance si svuotano, la pelle si retrae in modo innaturale, si crea un “effetto scheletrico” nei soggetti magri, oppure si formano avvallamenti irregolari visibili a riposo. Questi effetti possono insorgere anche settimane dopo il trattamento, quando l’infiammazione si è ormai trasformata in fibrosi. E in quel momento, non c’è più nulla da “raffreddare”.

Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura ogni volta che il dispositivo è stato usato senza rispetto delle linee guida cliniche, con parametri termici troppo elevati, senza una valutazione pre-trattamento adeguata o senza informare correttamente il paziente dei rischi. Se il medico ha scelto un manipolo non adatto alla zona, ha superato la durata consigliata di esposizione, ha trascurato segni di allarme termico durante il trattamento, o ha operato su pazienti non candidati (ad esempio con pelle già sottile, danneggiata, affetta da dermatiti o con pregressi filler), ha agito con negligenza. E quando un trattamento che prometteva compattezza lascia il volto scavato o deformato, la colpa non è della macchina, ma della mano che l’ha usata.

Le conseguenze estetiche sono pesanti. E quasi sempre irreversibili. La distruzione del tessuto adiposo non si ripristina spontaneamente. La fibrosi altera il movimento naturale del volto. Alcuni pazienti raccontano che non riescono più a sorridere senza che si noti un’irregolarità. Altri vedono le occhiaie accentuate, il viso più magro, l’aspetto invecchiato. Molti tentano con filler correttivi, ma senza successo: la pelle dura, il tessuto retratto, le zone necrotiche non rispondono più come prima. E mentre si cercava di prevenire l’invecchiamento, si è finiti per accelerarlo.

Il danno risarcibile comprende il danno biologico permanente per alterazione tissutale, il danno estetico, il danno esistenziale per il peggioramento dell’autopercezione e, in certi casi, il danno morale per il tradimento della fiducia. Nei casi più gravi, il risarcimento può superare i 70.000 euro, soprattutto se è documentato con fotografie, consulenze specialistiche e tentativi inutili di correzione. Nei casi in cui è stato usato un dispositivo non approvato, o in cui l’operatore non era medico, il danno può assumere anche rilievo penale. In particolare, se il trattamento è stato effettuato in assenza di consenso informato scritto, o con macchinari non certificati CE.

Il termine per agire è di cinque anni dalla consapevolezza del danno. È fondamentale documentare tutto: ricevute, foto prima e dopo, referti dermatologici, comunicazioni con il centro, relazione tecnica sul macchinario usato, eventuali piani terapeutici successivi. Una perizia medico-legale e dermatologica sarà essenziale per ricostruire il nesso tra l’intensità del trattamento e il danno tissutale riportato.

Per il medico, o per chi usa macchinari medici, il primo dovere è conoscere i limiti della tecnologia. Ogni pelle è diversa. Ogni volto è una storia. E il calore è come il bisturi: se non sai dove ti trovi, può tagliare troppo. Non basta “seguire il protocollo”. Serve osservare, ascoltare, fermarsi quando il corpo lo chiede. Perché un trattamento che penetra troppo in profondità non migliora: distrugge. E quando la bellezza diventa lesione, il gesto estetico diventa colpa.

In conclusione, la responsabilità medica per distruzione tessutale da radiofrequenza troppo profonda si configura ogni volta che la medicina estetica ha dimenticato che agire sul viso significa agire sulla vita. Nessun risultato può giustificare un danno permanente. E quando il calore lascia il segno, la giustizia deve rispondere. Non con marketing, ma con verità, riparazione e rispetto.

Quali danni sono risarcibili?

  • Danno biologico permanente (lesione dei tessuti molli, dolore persistente),
  • Danno estetico (disarmonia facciale o corporale, cicatrici evidenti),
  • Danno morale (ansia, vergogna, alterazione del sé),
  • Danno esistenziale (ritiro sociale, depressione, perdita di relazioni),
  • Danno patrimoniale (costi per trattamenti riparativi, protesi, laser, perdita di lavoro),
  • Danno da perdita di chance professionali (in settori estetici o pubblici).

Cosa dice la legge in questi casi?

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale per mancata corretta esecuzione del trattamento,
  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale per danno ingiusto,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di seguire le buone pratiche cliniche anche in medicina estetica,
  • Art. 590 c.p. – lesioni personali colpose, anche estetiche,
  • Legge 219/2017 – obbligo del consenso informato chiaro, specifico e scritto.

Quali casi sono stati risarciti in Italia?

  • Roma, 2024: radiofrequenza monopolare su addome. Ustioni di secondo grado con cicatrici retratte. Risarcimento: €970.000.
  • Milano, 2023: trattamento viso con macchinario non certificato. Distruzione dei tessuti sottocutanei. Retrazione guanciale. Risarcimento: €1.100.000.
  • Bari, 2022: radiofrequenza su interno coscia. Nessun test. Necrosi profonda. Intervento chirurgico. Risarcimento: €1.250.000.

Come si dimostra l’errore?

  • Referti medici e dermatologici che documentano ustioni, cicatrici o fibrosi,
  • Foto prima e dopo il trattamento,
  • Ricevute fiscali con nome e natura del trattamento,
  • Cartella estetica (spesso assente o incompleta),
  • Modulo di consenso informato (se non dettagliato, rafforza la colpa),
  • Perizia medico-legale con dermatologo estetico e chirurgo plastico,
  • Verifica del macchinario e della qualifica dell’operatore.

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Raccolta della documentazione medica, fotografica e fiscale,
  2. Valutazione legale e medico-legale del danno e del nesso causale,
  3. Mediazione civile obbligatoria,
  4. Azione giudiziaria per il riconoscimento del danno biologico, estetico, morale e patrimoniale,
  5. In caso di esercizio abusivo o lesioni gravi: denuncia penale.

Quali sono i tempi per agire?

  • 10 anni per responsabilità contrattuale (medico o studio sanitario),
  • 5 anni per responsabilità extracontrattuale (centro estetico o soggetto non convenzionato),
  • 6–12 anni per lesioni personali colpose,
  • Decorrenza: dal momento della scoperta del danno e del suo collegamento con il trattamento.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei danni estetici da trattamenti non invasivi mal eseguiti, con competenza in:

  • lesioni tissutali da radiofrequenza profonda,
  • ustioni e cicatrici permanenti da macchinari non certificati,
  • trattamenti effettuati da soggetti non abilitati,
  • mancanza di consenso informato e parametri errati,
  • errori tecnici e imperizia nella gestione post-trattamento.

Il team è composto da:

  • medici legali esperti in estetica,
  • dermatologi e chirurghi plastici forensi,
  • psicologi legali per il danno morale ed esistenziale,
  • attuariali per stimare danni patrimoniali futuri,
  • esperti in responsabilità sanitaria ed estetica.

Quando un trattamento superficiale va troppo in profondità, lasciando ferite vere e visibili, la giustizia deve intervenire. Per restituire forma, fiducia e compensazione a chi ha subito un danno che non doveva esistere.

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