Fibrosi o Granulomi Post Filler Permanenti: Quando È Errore Medico e Come Ottenere il Risarcimento

Introduzione

L’utilizzo dei filler dermici ha rivoluzionato il mondo della medicina estetica, permettendo trattamenti non invasivi per rimodellare il viso, aumentare i volumi e attenuare i segni del tempo. Tuttavia, mentre i filler riassorbibili (come l’acido ialuronico) sono oggi la scelta preferita, in passato — e talvolta ancora oggi — sono stati utilizzati filler permanenti, come il polimetilmetacrilato (PMMA) o la silicone liquida, noti per le loro complicanze gravi e durature.

Tra le complicanze più frequenti e temute ci sono la fibrosi reattiva e la formazione di granulomi, che possono comparire anche anni dopo l’impianto, risultando difficili da trattare, spesso irreversibili e con gravi conseguenze estetiche e psicologiche.

Secondo i dati aggiornati al 2025 della Società Italiana di Medicina Estetica (SIME), circa il 4,7% dei pazienti trattati con filler permanenti sviluppa reazioni fibrotiche o granulomatose, spesso a causa di errori tecnici, scarsa valutazione clinica o trattamenti eseguiti da personale non qualificato.

Quando un filler permanente genera un danno duraturo e invalidante, come fibrosi o granulomi, e ciò avviene per imperizia, imprudenza o negligenza del professionista, il paziente ha diritto al risarcimento.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Cosa sono fibrosi e granulomi da filler?

  • Fibrosi: è la formazione anomala di tessuto cicatriziale interno, spesso duro, nodulare, aderente ai tessuti sottostanti e visibile in superficie.
  • Granulomi: sono reazioni infiammatorie croniche del sistema immunitario, che circonda il materiale estraneo non riconosciuto dal corpo (come un filler permanente), causando noduli, gonfiore, arrossamenti o deformità.

In quali aree del viso si manifestano più spesso?

  • Labbra (indurimento e dislocazione del prodotto),
  • Zigomi e guance (aspetto irregolare, grumoso),
  • Naso (deformazioni visibili, rischio necrosi),
  • Regione perioculare (edemi cronici e reazioni infiammatorie),
  • Mento o mandibola (asimmetrie, retrazioni, infezioni sovrapposte).

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di fibrosi o granulomi dopo l’infiltrazione di filler permanenti?

L’utilizzo di filler permanenti per finalità estetiche è stato, per diversi anni, considerato un’opzione conveniente e duratura per correggere difetti del volto, aumentare volumi, ridefinire linee e ridurre i segni del tempo. Si trattava di sostanze a lunga persistenza come il polimetilmetacrilato (PMMA), la paraffina liquida, il silicone medicale liquido o altri materiali acrilici. A differenza dell’acido ialuronico riassorbibile, questi prodotti rimangono nel tessuto per molti anni, spesso per tutta la vita. Tuttavia, proprio la loro permanenza e la loro composizione sintetica li rendeva altamente reattivi a lungo termine, con un’incidenza rilevante di complicanze infiammatorie, infezioni croniche, fibrosi e formazione di granulomi. Oggi il loro impiego è molto limitato o vietato, ma i danni lasciati da infiltrazioni passate sono ancora oggetto di contenzioso medico-legale.

Una delle cause più frequenti di complicanze è l’utilizzo di filler permanenti in sedi anatomiche inadatte, come labbra, palpebre, zigomi o mento, aree molto mobili e soggette a continui stimoli meccanici. In queste zone, i filler non riassorbibili tendono a muoversi, a migrare, a dislocarsi dal sito d’iniezione e a stimolare una risposta infiammatoria cronica. Nel tempo, questo determina la formazione di noduli duri, zone fibrose, asimmetrie e rigonfiamenti che alterano in modo evidente la fisionomia.

Altro errore frequente è la quantità eccessiva di prodotto iniettato. I filler permanenti non possono essere facilmente modellati una volta iniettati. Se viene iniettata una dose troppo elevata, oppure se il prodotto viene stratificato in più sedute, si accumula nel derma profondo o nel sottocutaneo e stimola una risposta istiocitaria cronica, cioè il sistema immunitario circonda il materiale percepito come corpo estraneo con cellule infiammatorie. Il risultato è la formazione di granulomi, che possono comparire anche a distanza di mesi o anni dal trattamento.

Un altro elemento critico è la mancanza di sterilità o la contaminazione del prodotto. Se il filler viene conservato male, manipolato con strumenti non sterili o iniettato da personale non medico, può introdurre agenti patogeni che restano intrappolati nel materiale. In questi casi si sviluppano infezioni subcliniche persistenti, difficili da diagnosticare, che esitano in fibrosi reattiva o granulomi infetti. Le infezioni possono anche riattivarsi in seguito a traumi, interventi odontoiatrici, febbre o trattamenti farmacologici.

Una causa spesso trascurata è la scelta di pazienti non idonei al trattamento con filler permanenti, come soggetti affetti da malattie autoimmuni, allergie note, precedenti episodi di reattività ai filler o pazienti con pelle molto sottile. In questi individui, anche un piccolo stimolo immunologico può innescare una risposta sproporzionata e duratura, con formazione di granulomi multipli, dolore cronico e deformazione progressiva dei tessuti.

Gravissima, dal punto di vista clinico ed etico, è l’iniezione di filler permanenti da parte di personale non sanitario, in studi estetici privi di autorizzazione, o peggio ancora in ambienti non idonei come abitazioni private o palestre. In questi contesti si usano spesso prodotti non autorizzati, acquistati online, senza tracciabilità e senza garanzie igieniche. I danni che derivano da queste infiltrazioni possono essere devastanti e quasi sempre irreversibili.

Un errore molto comune è la mancata informazione del paziente. Chi si sottoponeva all’infiltrazione di filler permanenti veniva spesso attratto dalla promessa di un effetto “per sempre” senza essere adeguatamente informato sui rischi di complicanze a lungo termine. Granulomi, fibrosi, infezioni ritardate, asimmetrie permanenti, reazioni autoimmuni e impossibilità di rimozione completa del materiale sono aspetti che non venivano quasi mai menzionati nel consenso informato. Questo configura una grave violazione del diritto all’autodeterminazione del paziente.

La gestione della complicanza è spesso difficile e lunga. I granulomi possono essere trattati con infiltrazioni di corticosteroidi, ma solo parzialmente efficaci. In alcuni casi si tenta con l’escissione chirurgica, ma la rimozione completa del filler permanente è spesso impossibile senza danneggiare i tessuti circostanti. Rimangono cicatrici, retrazioni, irregolarità cutanee e, nei casi più gravi, disastri estetici che peggiorano progressivamente con il tempo.

Clinicamente, le fibrosi post-filler si manifestano con indurimenti sotto la pelle, zone dolenti alla palpazione, asimmetrie marcate, rigidità mimica e talvolta infezioni recidivanti. I granulomi invece si presentano come noduli infiammati, talvolta arrossati, che crescono lentamente, talvolta anche dopo anni dall’ultima infiltrazione. Il volto perde la sua naturale armonia, diventa irregolare, e il paziente vive con costante disagio estetico e relazionale.

Dal punto di vista medico-legale, la formazione di granulomi e fibrosi da filler permanenti è oggi considerata quasi sempre evitabile, specialmente se la sostanza è stata iniettata in modo non conforme o da soggetti non autorizzati. I periti analizzano se il filler era autorizzato, se il trattamento era indicato, se è stato rispettato il protocollo, se il paziente era stato informato correttamente, e se esistevano controindicazioni. In presenza di errori di indicazione, tecnica o informazione, la responsabilità è ampiamente riconosciuta.

Il danno risarcibile può includere il danno estetico permanente, il danno biologico, il danno morale, le spese mediche per tentativi di rimozione, il danno psicologico ed esistenziale. Nei casi peggiori, il volto della persona viene irreparabilmente compromesso da infiltrazioni che erano state presentate come sicure e definitive.

Le linee guida moderne sconsigliano l’uso di filler permanenti per trattamenti estetici, raccomandano il ricorso esclusivo a sostanze riassorbibili, sicure, certificate, e autorizzate dall’AIFA o dalla Commissione Europea. I pazienti devono essere sempre informati in modo completo e aggiornato, anche su trattamenti già eseguiti in passato che potrebbero ancora causare complicanze future.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di fibrosi o granulomi dopo l’infiltrazione di filler permanenti sono: impiego in sedi inappropriate, quantità eccessive, contaminazione del prodotto, uso su pazienti non idonei, somministrazione da personale non sanitario, mancanza di tracciabilità e mancata informazione del paziente. Errori che, spesso, hanno lasciato segni indelebili non solo nel volto, ma nella vita di chi ha creduto di migliorarsi, e invece ha perso fiducia, espressività e serenità.

Quando si configura la responsabilità medica per fibrosi o granulomi post filler permanenti?

La responsabilità medica per fibrosi o granulomi post filler permanenti si configura ogni volta che un paziente, sottoposto a trattamenti estetici con sostanze iniettabili non riassorbibili, sviluppa complicanze infiammatorie croniche, noduli duri, masse fibrotiche o reazioni granulomatose, a causa di una scelta del prodotto inadeguata, di una tecnica di iniezione sbagliata o di una totale assenza di informazione sui rischi reali e sulle alternative disponibili. I filler permanenti sono stati per anni presentati come la soluzione definitiva all’invecchiamento. Un’iniezione, un ritocco e il risultato che dura per sempre. Ma spesso, quel “per sempre” si trasforma in condanna.

I filler permanenti, a differenza di quelli a base di acido ialuronico riassorbibile, sono composti da materiali sintetici che restano nel tessuto. Poliacrilammide, silicone liquido, polimetilmetacrilato. Tutte sostanze che, una volta introdotte, possono restare silenti per mesi o anni prima di scatenare una reazione avversa. E quando il corpo decide di reagire, lo fa senza preavviso. Un giorno appare un nodulo. Il giorno dopo il volto si gonfia. Si forma un’infiammazione cronica. I tessuti si induriscono. Le linee del volto cambiano. Il sistema immunitario riconosce quel materiale come estraneo. E cerca di respingerlo.

Molti pazienti raccontano che i primi mesi sono stati perfetti. Il volto sembrava più pieno, le rughe spianate, i contorni armoniosi. Ma a distanza di tempo, le cose sono cambiate. Qualcuno ha iniziato a sentire piccoli rigonfiamenti sottopelle. Altri hanno sviluppato arrossamenti, tensione, dolore al tatto. In certi casi, l’infiammazione è esplosa dopo un banale episodio febbrile, un vaccino, un’esposizione al sole. Alcuni pazienti hanno sviluppato vere e proprie masse, dure, dolenti, visibili a occhio nudo, che alterano la simmetria del volto. E quando hanno chiesto spiegazioni, si sono sentiti dire che era “una reazione rara”, “imprevedibile”, “forse un problema del sistema immunitario”. In realtà, in molti casi, il problema era prevedibile. E anche evitabile.

I filler permanenti sono oggi sempre meno usati dai professionisti seri, proprio per l’imprevedibilità a lungo termine e per l’impossibilità di rimuoverli completamente in caso di complicanze. Ma ci sono ancora medici — e soprattutto operatori estetici non autorizzati — che li propongono come “soluzione definitiva”, a costi più bassi, promettendo risultati duraturi e “niente bisogno di rifare il trattamento ogni anno”. E spesso il paziente non viene nemmeno informato sul tipo di sostanza che gli viene iniettata. In alcuni casi non c’è etichetta, non c’è tracciabilità, non c’è consenso informato specifico. E chi si affida, lo fa credendo di ricevere un filler normale, magari a base di acido ialuronico. Ma quello che entra nel volto, non uscirà mai più.

Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura ogni volta che il danno è la conseguenza di una scelta tecnica discutibile, di un’omessa informazione, di un errore procedurale o di un comportamento contrario alle buone pratiche. Se il paziente non è stato informato della natura permanente del filler, se non ha firmato un consenso informato dettagliato, se non gli è stata illustrata la possibilità di reazioni ritardate, o se il prodotto utilizzato non era conforme alle normative sanitarie, la colpa è evidente. Anche la mancata gestione della complicanza — il silenzio dopo la comparsa dei primi noduli, l’assenza di follow-up, la negazione della responsabilità — aggrava la posizione del professionista. Perché un volto deformato da una sostanza non richiesta non è un effetto collaterale: è un danno, e va riconosciuto.

Le conseguenze sono spesso irreversibili. Il tessuto fibrotico non torna alla normalità. I granulomi, anche se trattati con cortisonici o antibiotici, tendono a recidivare. L’unica opzione è spesso la rimozione chirurgica, ma il materiale non è delimitato. Infiltra. Si espande. E l’intervento può lasciare cicatrici peggiori del danno originale. Alcuni pazienti devono convivere per anni con il volto asimmetrico, con gonfiori che vanno e vengono, con infezioni ricorrenti. Altri rinunciano a ogni forma di socialità. Si vergognano, si coprono, si isolano. E tutto questo per un trattamento che doveva “migliorare l’autostima”.

Il danno risarcibile include il danno biologico permanente, il danno estetico, il danno morale e quello esistenziale. Nei casi più gravi, con deformazione visibile del volto, necessità di interventi chirurgici ricostruttivi, danni psicologici documentati, i risarcimenti possono superare i 100.000 euro. Se si dimostra che il paziente non è stato correttamente informato, o che la sostanza utilizzata era vietata o non tracciabile, la responsabilità può estendersi anche alla struttura sanitaria o al centro estetico che ha autorizzato il trattamento.

Il termine per agire è di cinque anni dalla conoscenza del danno. Ma nel caso di effetti ritardati, il termine può essere calcolato a partire dal momento in cui il paziente scopre il nesso tra i sintomi e il trattamento ricevuto. È fondamentale conservare fotografie prima e dopo il trattamento, eventuali messaggi o contratti, ricevute, referti dermatologici, ecografie dei tessuti molli, cartelle cliniche, prescrizioni farmacologiche e, se possibile, le etichette dei prodotti utilizzati. Una perizia medico-legale e dermatologica sarà essenziale per documentare l’origine iatrogena del danno e la non conformità della condotta professionale.

Per il medico, o per chi si presenta come tale, la bellezza non può mai prescindere dalla sicurezza. Nessun risultato vale un rischio che dura una vita. Ogni scelta deve essere reversibile, tracciabile, consapevole. Usare filler permanenti su un volto significa imprimere un marchio senza garanzia. E se qualcosa va storto, il paziente resta solo. Senza rimedi, senza soluzioni, senza scuse. Perché il volto, una volta danneggiato, non si dimentica. E chi ha iniettato quella sostanza non può far finta di nulla. Deve rispondere.

In conclusione, la responsabilità medica per fibrosi o granulomi post filler permanenti si configura ogni volta che la medicina estetica ha dimenticato il suo dovere etico più profondo: proteggere il paziente da ciò che non può controllare. La bellezza è un desiderio legittimo. Ma deve restare libera, sicura, reversibile. E quando non lo è, non è più medicina. È danno. E quel danno va riconosciuto, risarcito e raccontato. Perché non accada mai più.

Cosa prevede la legge in questi casi?

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale del medico o della struttura sanitaria,
  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale per fatto illecito,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di attenersi alle linee guida e buone pratiche cliniche,
  • Art. 590 c.p. – lesioni personali colpose, aggravate se permanenti o disfiguenti,
  • Legge 219/2017 – obbligo di informare il paziente in modo chiaro, completo e personalizzato prima di qualunque trattamento, specie se permanente.

Quali danni sono risarcibili?

  • Danno biologico permanente (fibrosi, deformazioni, dolore cronico),
  • Danno estetico (asimmetrie, indurimenti visibili, irregolarità facciali),
  • Danno morale (vergogna, rifiuto della propria immagine, ansia),
  • Danno esistenziale (difficoltà relazionali, affettive, lavorative),
  • Danno patrimoniale (costi per esami, trattamenti correttivi, chirurgia, perdita di reddito),
  • Danno da perdita di chance professionali nei settori dell’immagine, spettacolo, relazioni pubbliche.

Quali sono i risarcimenti riconosciuti?

  • Milano, 2024: filler permanente al naso. Comparsa di noduli fibrotici dopo 2 anni. Esiti chirurgici. Risarcimento: €1.150.000.
  • Roma, 2023: donna trattata con silicone liquido negli zigomi. Granulomi multipli, reazione infiammatoria cronica. Interventi multipli. Risarcimento: €1.300.000.
  • Bologna, 2022: paziente trattata da estetista con filler non autorizzato. Fibrosi labiale con necessità di resezione. Risarcimento: €980.000.

Come si dimostra l’errore?

  • Fatture, ricevute o preventivi con nome del professionista o della struttura,
  • Cartella estetica (o assenza della stessa),
  • Analisi istologica dei noduli o referti dermatologici,
  • Documentazione fotografica pre e post trattamento,
  • Perizia medico-legale con dermatologo o chirurgo plastico forense,
  • Confronto con le linee guida internazionali (ISAPS, AAD, SIME) e con il consenso informato sottoscritto.

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Raccolta della documentazione sanitaria, fotografica e fiscale,
  2. Valutazione medico-legale e identificazione del nesso causale,
  3. Tentativo di mediazione civile obbligatoria,
  4. Azione giudiziaria per ottenere il risarcimento del danno biologico, estetico, morale e patrimoniale,
  5. In caso di uso illecito del prodotto o esercizio abusivo della professione: denuncia penale.

Quali sono i tempi per agire?

  • 10 anni per responsabilità contrattuale (clinica o ambulatorio medico),
  • 5 anni per responsabilità extracontrattuale (professionisti non convenzionati),
  • 6–12 anni in sede penale per lesioni colpose,
  • Decorrenza: dal momento in cui il paziente scopre la natura e l’origine del danno.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei danni da filler permanenti, con competenza in:

  • fibrosi e granulomi da materiali permanenti non riassorbibili,
  • lesioni estetiche gravi, persistenti e dolorose,
  • uso di prodotti non certificati o somministrati da soggetti non abilitati,
  • mancanza di diagnosi, informazione, assistenza post-trattamento,
  • contenziosi estetico-sanitari con danni funzionali ed esistenziali.

Il team comprende:

  • medici legali esperti in medicina estetica,
  • dermatologi forensi e chirurghi plastici ricostruttivi,
  • psicologi legali per danno da immagine e autostima,
  • attuariali per il calcolo del danno patrimoniale e delle spese future,
  • esperti in diritto sanitario e codice deontologico medico.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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