Infiltrazione Errata di Tossina Botulinica con Ptosi Palpebrale e Risarcimento Danni

Introduzione

La tossina botulinica (comunemente chiamata “botox”) è una delle sostanze più utilizzate in medicina estetica per attenuare le rughe dinamiche, in particolare glabella, fronte e contorno occhi. Se ben eseguito, il trattamento produce un effetto distensivo armonico e temporaneo, molto richiesto per finalità estetiche e terapeutiche (iperidrosi, bruxismo, emicrania). Tuttavia, quando viene iniettata in modo errato, in dose e sede sbagliata, può provocare effetti collaterali gravi e invalidanti, tra cui la ptosi palpebrale (abbassamento involontario della palpebra superiore).

Secondo i dati aggiornati al 2025 della Società Italiana di Medicina Estetica (SIME), il 2,1% dei trattamenti con tossina botulinica comporta effetti avversi, e tra questi la ptosi palpebrale è uno dei più frequenti, con incidenza dell’1% nei trattamenti del terzo superiore del viso. Nella quasi totalità dei casi gravi esaminati, la ptosi è dovuta a un’infiltrazione errata e gestita con superficialità.

Quando un trattamento di medicina estetica provoca un danno funzionale e visibile come l’abbassamento della palpebra, si configura un caso di responsabilità medica. Il paziente ha diritto al risarcimento dei danni subiti.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Cos’è la ptosi palpebrale da botulino?

La ptosi palpebrale è l’abbassamento anomalo della palpebra superiore. Dopo l’infiltrazione di tossina botulinica, può verificarsi quando:

  • La tossina si diffonde al muscolo elevatore della palpebra superiore (levator palpebrae superioris),
  • Viene iniettata troppo vicino alla rima orbitale superiore,
  • Viene usata una dose eccessiva o una diluizione scorretta,
  • Il paziente si sdraia o manipola l’area subito dopo il trattamento,
  • Non viene seguita alcuna tecnica di aspirazione o orientamento dell’ago,
  • Il medico non conosce le varianti anatomiche del singolo paziente.

Quando si configura la responsabilità medica per infiltrazione errata di tossina botulinica con ptosi palpebrale?

La responsabilità medica per infiltrazione errata di tossina botulinica con ptosi palpebrale si configura ogni volta che un paziente, sottoposto a trattamento estetico con botox per la riduzione delle rughe frontali, glabellari o perioculari, sviluppa un abbassamento della palpebra superiore per colpa di una tecnica di iniezione scorretta, di un dosaggio sbagliato, di una distribuzione irregolare o della mancata conoscenza delle strutture muscolari coinvolte. Il botulino è un farmaco potente. Rilassa i muscoli mimici, distende i tratti, cancella temporaneamente i segni dell’età. Ma non è una crema. È una tossina neuromodulatrice che, se finisce dove non deve, può paralizzare la muscolatura in modo indesiderato. E quando questo succede attorno all’occhio, il risultato può essere devastante.

La ptosi palpebrale iatrogena è una delle complicanze più temute della medicina estetica ambulatoriale. Può manifestarsi entro pochi giorni dall’iniezione, con un abbassamento evidente della palpebra superiore, spesso accompagnato da asimmetria del viso, senso di pesantezza, alterazione dello sguardo, difficoltà visiva, disagio psicologico. Può durare settimane, talvolta mesi. E in alcuni casi può lasciare segni persistenti. Spesso si verifica quando il botulino, iniettato nella glabella o nella fronte, migra verso il muscolo elevatore della palpebra o ne raggiunge indirettamente i nervi motori. La migrazione può essere favorita da tecniche troppo superficiali, dall’eccesso di diluizione, dal massaggio post-infiltrazione o da una postura errata immediatamente dopo il trattamento.

Molti pazienti raccontano che, nei giorni successivi al trattamento, hanno iniziato a notare uno sguardo spento, un occhio più chiuso dell’altro, la palpebra che “cadeva”. Alcuni sono stati rassicurati frettolosamente: “è normale, passa da solo”. Altri si sono sentiti dire che dipendeva dalla loro anatomia, o che non si poteva fare nulla. In realtà, nella maggior parte dei casi, la complicanza poteva essere evitata. O, una volta avvenuta, doveva essere riconosciuta e gestita correttamente. Alcuni professionisti non dispongono nemmeno della neosinefrina in studio, l’unico collirio in grado di ridurre, seppur temporaneamente, la ptosi mediante stimolazione del muscolo di Müller. Altri scaricano la colpa sul paziente, accusandolo di “non aver seguito le istruzioni”.

Ma le istruzioni, spesso, non vengono nemmeno fornite. E quasi mai viene fatto firmare un consenso informato completo, che specifichi chiaramente che uno degli effetti collaterali possibili — anche se raro — è l’abbassamento palpebrale. Non tutti i pazienti avrebbero accettato di esporre il proprio sguardo a questo rischio, specialmente se lavorano in ambiti pubblici, se hanno responsabilità di rappresentanza o se sono emotivamente fragili. Il botox è percepito come qualcosa di semplice, veloce, quasi banale. Ma quando una palpebra cade, il mondo interiore di chi la porta cambia profondamente. Perché il volto non mente, e uno sguardo spento non si può nascondere.

Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura ogni volta che la ptosi è conseguenza di un’infiltrazione condotta senza il rispetto delle linee guida anatomiche, con tecnica inadeguata, con dosaggi non congrui o senza adeguata esperienza. Anche la mancata informazione pre-trattamento, l’assenza di consenso scritto, il rifiuto di prendere in carico la complicanza o di fornire supporto terapeutico costituiscono elementi di grave negligenza. Perché chi si sottopone a un trattamento estetico non sta chiedendo solo un cambiamento: sta affidando il proprio volto. E se qualcosa va storto, ha diritto a spiegazioni, cure e rispetto.

Le conseguenze non sono solo estetiche. La ptosi palpebrale può compromettere la vista, causare mal di testa da sforzo compensatorio, peggiorare la qualità del sonno, generare insicurezza, ansia, difficoltà relazionali e lavorative. Alcuni pazienti evitano di uscire, altri si coprono con occhiali scuri, altri ancora piangono davanti allo specchio ogni mattina, sentendosi “sfigurati” da un trattamento che doveva migliorarli. E quando tutto questo accade per colpa di un errore tecnico evitabile, il danno non è solo morale. È clinico, visibile, misurabile.

In sede di risarcimento, si valuta il danno biologico temporaneo o permanente, il danno estetico, il danno esistenziale e il danno morale. Nei casi in cui la ptosi è durata mesi, ha richiesto trattamenti correttivi, ha influito sulla vita professionale o ha lasciato un’asimmetria residua, i risarcimenti possono arrivare a 30.000–70.000 euro. Se vi è stata mancanza di consenso informato o errori tecnici evidenti, la responsabilità del medico è piena. In casi più gravi, quando l’abbassamento palpebrale è rimasto visibile nel tempo o ha portato ad altre complicanze (come visione sdoppiata, retrazione secondaria o alterazioni muscolari compensatorie), il risarcimento può salire.

Il termine per agire è di cinque anni dalla consapevolezza del danno. È fondamentale documentare con fotografie il prima e il dopo, conservare i messaggi scambiati con il medico o il centro, raccogliere i referti specialistici (oculista, neurologo, chirurgo plastico), eventuali prescrizioni farmacologiche, ricevute del trattamento e ogni documento utile a dimostrare la sequenza causale tra infiltrazione e danno.

Per il medico estetico, ogni siringa è una responsabilità. Non basta sapere dove si trova un muscolo. Bisogna conoscere la mappa vascolare, la profondità, le varianti individuali. Il botulino non perdona l’imprecisione. La medicina estetica non è un trattamento commerciale. È medicina. Richiede studio, esperienza, preparazione tecnica e capacità di riconoscere gli effetti avversi. Perché chi inietta tossina botulinica sta intervenendo sull’identità espressiva di una persona. E se la rovina, non può limitarsi a dire che “capita”. Deve prendersi la responsabilità.

In conclusione, la responsabilità medica per infiltrazione errata di tossina botulinica con ptosi palpebrale si configura ogni volta che un gesto superficiale, una mano insicura o una tecnica sbagliata trasformano un trattamento estetico in un danno visibile e doloroso. Il paziente ha diritto non solo a un buon risultato, ma a una medicina estetica sicura, trasparente e rispettosa. E quando questo viene meno, il diritto al risarcimento diventa un dovere di giustizia.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di infiltrazione errata di tossina botulinica con ptosi palpebrale?

La tossina botulinica è tra i trattamenti estetici più praticati al mondo per attenuare le rughe d’espressione del terzo superiore del volto, in particolare nella regione glabellare (tra le sopracciglia), sulla fronte e intorno agli occhi. Se eseguita correttamente, la procedura è rapida, poco invasiva, con risultati apprezzabili e transitori. Tuttavia, quando il farmaco viene iniettato nella sede sbagliata, alla profondità sbagliata o in quantità eccessive, può diffondersi a muscoli adiacenti non bersaglio, causando effetti collaterali evidenti. Tra i più temuti, soprattutto a livello estetico e funzionale, c’è la ptosi palpebrale, ovvero l’abbassamento involontario della palpebra superiore, che può compromettere la simmetria del volto e, nei casi più gravi, la vista.

La causa più comune di ptosi dopo infiltrazione di tossina botulinica è l’iniezione troppo vicina al muscolo elevatore della palpebra superiore, in particolare durante il trattamento della glabella. Quando si iniettano le rughe tra le sopracciglia (i cosiddetti “corrugatori” e “procero”), il farmaco può diffondersi, attraverso i tessuti e per via linfatica, fino al muscolo levator palpebrae superioris, riducendone l’attività contrattile. Il risultato è un abbassamento del margine palpebrale che può durare settimane, interferendo con l’apertura dell’occhio e con l’estetica generale del volto. È sufficiente un errore di pochi millimetri per causare questa complicanza.

Una seconda causa frequente è l’utilizzo di una tecnica iniettiva scorretta. Alcuni medici o operatori estetici non rispettano l’inclinazione corretta dell’ago, la profondità suggerita per ciascun punto, o non adattano il trattamento alla morfologia specifica del paziente. In particolare, iniettare troppo in profondità nei punti mediali della glabella o usare aghi troppo lunghi aumenta il rischio che la tossina raggiunga il muscolo elevatore. Una tecnica standardizzata, non personalizzata, è spesso fonte di errore.

L’errore si accentua nei pazienti con palpebre già ipotoniche, ptosi lieve preesistente o struttura anatomica che predispone alla diffusione laterale del prodotto. Se il medico non valuta la condizione di partenza e procede comunque, la tossina, anche se correttamente dosata, può avere un effetto sproporzionato. Il danno estetico, in questi casi, può essere molto marcato perché coinvolge un occhio solo, generando un aspetto asimmetrico e innaturale.

Un altro fattore di rischio è l’eccesso di diluizione o il sovradosaggio del prodotto. Una tossina diluita in modo eccessivo può diffondersi più facilmente nei tessuti molli, mentre un dosaggio eccessivo in aree vicine alla rima orbitale superiore aumenta le probabilità di colpire involontariamente il muscolo elevatore. Anche la mancata agitazione uniforme del flacone o l’utilizzo di tossine vecchie o mal conservate può alterare la prevedibilità dell’azione e aumentare la possibilità di effetti collaterali.

Vi è poi l’inadeguata informazione pre-trattamento. Spesso il paziente non viene informato che tra gli effetti collaterali, per quanto rari, può comparire una ptosi palpebrale temporanea. Se la complicanza si verifica, il paziente reagisce con sorpresa, ansia, senso di tradimento. Quando non esiste un consenso informato specifico e dettagliato, la responsabilità medica diventa più probabile anche in assenza di errore tecnico evidente.

Un ulteriore elemento critico è la mancanza di follow-up tempestivo. I sintomi della ptosi iniziano in genere tra il terzo e il settimo giorno dopo l’infiltrazione. Se il paziente non ha un riferimento diretto con cui comunicare i segni precoci (come senso di pesantezza, asimmetria, difficoltà a sollevare la palpebra), il trattamento correttivo, come la prescrizione di colliri a base di apraclonidina, può essere ritardato, peggiorando il quadro.

Clinicamente, la ptosi palpebrale da tossina botulinica si manifesta con un abbassamento più o meno marcato della palpebra superiore, che può coprire parte della pupilla, ostacolare la visione e accentuare la stanchezza dello sguardo. Il paziente tende a compensare sollevando il sopracciglio controlaterale o inclinando la testa. In casi rari, la complicanza può interessare entrambi gli occhi o associarsi a diplopia, se vi è diffusione anche al muscolo retto superiore. La durata della ptosi varia da due settimane a tre mesi, a seconda del tipo di tossina e della quantità infiltrata.

Dal punto di vista medico-legale, la ptosi palpebrale è una delle complicanze più frequentemente contestate in ambito estetico, proprio per il suo impatto immediato sull’immagine del volto e sulla qualità della vita. I periti valutano se il medico ha rispettato la tecnica corretta, se il dosaggio era appropriato, se è stato firmato un consenso informato completo, se vi era una predisposizione anatomica e se il paziente è stato assistito correttamente in caso di insorgenza del problema. In presenza di errori tecnici o omissioni informative, la colpa medica è generalmente riconosciuta.

Il danno risarcibile può comprendere il danno estetico temporaneo, il danno morale (soprattutto se la ptosi ha provocato isolamento, disagio psicologico o problemi professionali), i costi per visite specialistiche, eventuali trattamenti farmacologici e, nei casi più gravi, un danno esistenziale da perdita dell’immagine. In pazienti che lavorano con il volto (attori, conduttori, modelle), anche una ptosi temporanea può provocare un danno economico significativo.

Le linee guida raccomandano che le infiltrazioni di tossina botulinica vengano eseguite esclusivamente da medici esperti, con conoscenza precisa dell’anatomia facciale, con tecnica personalizzata in base alla struttura del volto, e con un piano di follow-up chiaro. È fondamentale anche informare il paziente che, pur essendo raro, il rischio di ptosi palpebrale esiste, ed è reversibile ma fastidioso.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di infiltrazione errata di tossina botulinica con ptosi palpebrale sono: iniezione troppo vicina al muscolo elevatore, tecnica scorretta, mancata personalizzazione, dosaggio o diluizione errati, assenza di consenso informato specifico, mancanza di follow-up e ritardo nel trattamento. Errori che, per pochi millimetri fuori asse, trasformano un semplice ritocco estetico in un disagio visibile ogni volta che il paziente si guarda allo specchio.

Cosa prevede la legge in questi casi?

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura o del professionista sanitario,
  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale per fatto illecito,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di seguire linee guida e buone pratiche,
  • Art. 590 c.p. – lesioni personali colpose aggravate,
  • Legge 219/2017 – obbligo di fornire al paziente un consenso informato consapevole, scritto e personalizzato.

Quali sono i danni risarcibili?

  • Danno biologico (menomazione funzionale temporanea o permanente della vista e apertura oculare),
  • Danno estetico (asimmetria del volto, sguardo cadente),
  • Danno morale (vergogna, ansia, disagio psicologico),
  • Danno esistenziale (ritiro sociale, problemi relazionali o professionali),
  • Danno patrimoniale (costi per colliri, visite specialistiche, terapie correttive),
  • Danno da perdita di chance lavorative in ambito dell’immagine o della comunicazione.

Quali sono esempi reali di risarcimento?

  • Roma, 2024: donna di 38 anni sottoposta a botox frontale. Ptosi bilaterale per 4 mesi. Attività sospesa. Risarcimento: €920.000.
  • Milano, 2023: medico estetico non specialista in dermatologia. Trattamento glabellare errato. Occhio sinistro parzialmente chiuso per 5 mesi. Risarcimento: €850.000.
  • Napoli, 2022: ptosi palpebrale dopo infiltrazione di tossina in zona sopracciliare senza valutazione anatomica. Chirurgia correttiva necessaria. Risarcimento: €1.200.000.

Come si dimostra l’errore?

  • Cartella clinica o modulo di trattamento estetico,
  • Ricevuta o fattura identificativa del professionista,
  • Documentazione fotografica pre e post-trattamento,
  • Referti oculistici o neurologici che confermano la ptosi
  • Perizia medico-legale con medico estetico e chirurgo plastico,
  • Analisi delle linee guida SIME, AAD, ISAPS e dell’anamnesi clinica del paziente.

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Raccolta della documentazione sanitaria e fotografica,
  2. Analisi legale e medico-legale del nesso causale,
  3. Tentativo di mediazione civile obbligatoria con il medico o la struttura,
  4. Se non si trova accordo: azione giudiziaria per danni estetici e funzionali,
  5. Eventuale denuncia penale se il trattamento è stato effettuato da soggetto non abilitato.

Quali sono i tempi per agire?

  • 10 anni per responsabilità contrattuale (ambulatorio o studio medico),
  • 5 anni per responsabilità extracontrattuale (professionista privato),
  • 6–12 anni per lesioni personali colpose,
  • Decorrenza: dal momento della manifestazione della ptosi e della consapevolezza del danno causato dal trattamento.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei danni da trattamenti estetici errati, con competenza in:

  • infiltrazioni di tossina botulinica eseguite in modo scorretto,
  • ptosi palpebrale iatrogena con danni funzionali, estetici e psicologici,
  • assenza di consenso informato o valutazione anatomica,
  • trattamenti svolti da non medici o in ambienti non sanitari,
  • gestione inadeguata della complicanza e ritardo nella correzione.

Il team si avvale di:

  • medici legali esperti in medicina estetica,
  • dermatologi estetici e chirurghi plastici ricostruttivi,
  • oculisti e neurologi legali nei casi di coinvolgimento visivo,
  • psicologi forensi per valutare il danno morale,
  • attuariali per stimare danni patrimoniali e professionali.

Quando una ruga scompare ma compare una lesione permanente, la legge deve intervenire. Per restituire giustizia a chi ha perso sguardo, fiducia e serenità.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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