Introduzione
I trattamenti con filler dermici sono ormai tra le procedure estetiche più richieste, soprattutto per il ringiovanimento del volto, la definizione delle labbra, zigomi, naso e linee naso-geniene. Tuttavia, se il filler viene iniettato in modo scorretto, soprattutto in aree vascolari come il naso, glabella, labbra o solco naso-labiale, può causare una complicanza devastante: la necrosi cutanea ischemica.
Secondo i dati aggiornati al 2025 della Società Italiana di Medicina Estetica, la necrosi da filler si verifica nello 0,3% dei trattamenti iniettivi, ma oltre l’80% dei casi è attribuito a errore tecnico, mancanza di conoscenza anatomica o omissione di intervento immediato. Le necrosi possono lasciare cicatrici permanenti, deformazioni facciali, danno estetico grave e, in alcuni casi, compromettere la vista (embolia dell’arteria oftalmica).

Quando un filler causa necrosi cutanea per un errore medico, il danno è profondo, invalidante e spesso irreversibile. E il paziente ha diritto al pieno risarcimento.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Cos’è la necrosi da filler?
È la morte dei tessuti cutanei dovuta all’ostruzione dei vasi sanguigni, causata da:
- Iniezione intravascolare accidentale,
- Compressione vascolare da eccessivo volume in zona critica,
- Mancato massaggio o gestione post-trattamento errata,
- Assenza di antidoto (ialuronidasi) nei tempi utili,
- Inadeguata preparazione all’uso di filler reticolati o volumizzanti in aree pericolose.
Le zone ad alto rischio vascolare includono:
- Glabella (tra le sopracciglia),
- Naso (arteria dorsale nasale e angolare),
- Labbra (arteria labiale superiore e inferiore),
- Regione infraorbitale,
- Solco naso-genieno,
- Zona periorbitale.
Come si manifesta la necrosi cutanea?
- Dolore acuto e improvviso durante o subito dopo l’iniezione,
- Pallore cutaneo localizzato (segno di ischemia),
- Arrossamento seguito da violacea o cianosi cutanea,
- Croste, ulcerazioni, vesciche,
- Formazione di cicatrici retraenti e macchie post-infiammatorie,
- Perdita di tessuto e deformazione permanente,
- In casi estremi: cecità da embolia retinica.
Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di necrosi cutanea da filler in zone vascolari?
Le infiltrazioni di filler a base di acido ialuronico o altri materiali riassorbibili sono oggi tra i trattamenti estetici più richiesti, utilizzati per rimodellare il viso, aumentare il volume delle labbra, ridefinire zigomi, mento, naso, e correggere rughe statiche. Sebbene siano considerate procedure minimamente invasive, non sono esenti da rischi, soprattutto se eseguite in sedi anatomicamente delicate. Una delle complicanze più gravi, sebbene rara, è la necrosi cutanea da occlusione vascolare: una condizione che può comportare danni permanenti a carico della pelle, cicatrici evidenti e sofferenza psicologica profonda. Quando questa complicanza deriva da errore tecnico, imperizia o mancata gestione tempestiva, può configurarsi una responsabilità medico-estetica molto seria.
La causa principale della necrosi cutanea è l’iniezione accidentale del filler in un vaso sanguigno, oppure la compressione extravascolare di un’arteria superficiale. Le zone a rischio elevato sono il naso (in particolare il dorso e le ali), le labbra, la glabella, il solco nasogenieno, e la regione perioculare. Queste aree sono percorse da una rete arteriosa terminale, con scarsa vascolarizzazione collaterale: un’ostruzione in queste sedi può causare rapidamente ischemia e necrosi tissutale. Basta un piccolo bolo iniettato nella direzione sbagliata o con troppa pressione per interrompere il flusso sanguigno locale.
Una delle cause più frequenti dell’errore è la mancanza di conoscenza dettagliata dell’anatomia vascolare del volto da parte dell’operatore. Le arterie facciali hanno un decorso superficiale e variabile, e non sono visibili durante l’iniezione. Se il medico o l’estetista non ha una formazione approfondita, oppure se agisce con eccessiva sicurezza in zone ad alto rischio, può colpire direttamente un ramo arterioso o comprimere il lume vascolare, provocando ischemia immediata.
Un altro fattore critico è la tecnica iniettiva utilizzata. Iniezioni a bolus profondo, uso di aghi affilati anziché cannule smusse, pressioni elevate, mancanza di aspirazione prima dell’iniezione: sono tutte condizioni che aumentano il rischio di penetrare in un vaso o di provocare una compressione massiva. La mancata aspirazione è particolarmente grave, poiché rappresenta una misura preventiva semplice ma spesso trascurata. Iniettare senza prima controllare che non ci sia reflusso ematico espone il paziente a un pericolo reale.
Una causa non trascurabile è l’eccessiva quantità di filler iniettato in una singola sede. L’uso di volumi troppo alti in zone a bassa espansibilità può generare un effetto meccanico di compressione sui capillari e sulle arteriole, compromettendo la perfusione tissutale anche senza penetrare nel vaso. Questo rischio è amplificato in pazienti che si sottopongono a trattamenti multipli in breve tempo, o in soggetti con predisposizioni vascolari.
Un altro elemento importante è la mancata identificazione precoce dei segni clinici dell’ischemia. I primi segnali sono chiari: dolore acuto e persistente, pallore cutaneo, sensazione di freddo localizzato, seguita da livedo reticularis e cambiamento del colore verso il blu-violaceo. Se il medico non riconosce tempestivamente questi sintomi o li sottovaluta, il tempo utile per agire si riduce drasticamente. La necrosi può instaurarsi nel giro di poche ore, portando alla morte del tessuto e alla formazione di ulcere, croste e cicatrici profonde.
Un errore gravissimo è la mancata disponibilità immediata di ialuronidasi, l’enzima in grado di sciogliere il filler a base di acido ialuronico. In qualsiasi ambulatorio dove si praticano filler, questo antidoto deve essere presente, conservato correttamente e utilizzabile senza ritardi. Se il medico non dispone del farmaco, o non sa come somministrarlo in caso di emergenza, la possibilità di salvare il tessuto si riduce a zero.
Anche la mancanza di un protocollo post-trattamento efficace contribuisce al rischio. Il paziente deve essere informato con precisione sui sintomi da monitorare, sull’uso del ghiaccio, sulla necessità di contattare immediatamente il medico in caso di dolore insolito o cambiamento di colore cutaneo. Se viene lasciato solo dopo l’infiltrazione, senza un numero d’emergenza o senza controlli ravvicinati, anche una piccola complicanza può diventare irreparabile.
Clinicamente, la necrosi cutanea si manifesta con aree ischemiche dolenti, seguite da ulcerazioni, perdita di tessuto, infezione e formazione di cicatrici retraenti. Nei casi più gravi, può coinvolgere strutture profonde, come la cartilagine del naso o i tessuti perioculari. L’aspetto estetico del viso può risultare compromesso in modo permanente, con esiti difficilmente correggibili anche con chirurgia plastica ricostruttiva.
Dal punto di vista medico-legale, la necrosi cutanea da filler è una delle complicanze più severe e facilmente contestabili. I periti valutano se il trattamento è stato eseguito da un medico abilitato, se sono stati usati aghi o cannule in modo corretto, se è stata eseguita aspirazione, se era presente ialuronidasi in sede, se il paziente è stato monitorato, e se ha ricevuto un consenso informato completo. In caso di errori tecnici, omissioni o negligenze, la responsabilità è quasi sempre riconosciuta.
Il danno risarcibile può comprendere il danno estetico permanente, il danno biologico, il danno morale, la perdita di fiducia in sé stessi, le spese per chirurgia ricostruttiva, e la limitazione nella vita sociale e lavorativa. Nei casi più gravi, si possono configurare invalidità parziali, se la necrosi coinvolge aree funzionalmente rilevanti come le palpebre, le labbra o il naso.
Le linee guida internazionali raccomandano che i filler vengano eseguiti solo da medici esperti, con conoscenza dettagliata dell’anatomia facciale, utilizzo di tecniche sicure, strumenti adeguati, aspirazione obbligatoria, presenza di ialuronidasi pronta all’uso e monitoraggio post-trattamento. È inoltre essenziale informare il paziente del rischio, anche se raro, di occlusione vascolare e delle sue conseguenze.
In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di necrosi cutanea da filler in zone vascolari sono: scarsa conoscenza dell’anatomia, tecnica iniettiva errata, mancata aspirazione, volumi eccessivi, assenza di ialuronidasi, mancata diagnosi precoce e insufficiente gestione post-trattamento. Errori che, in pochi minuti, possono lasciare sul viso un segno indelebile — non solo nella pelle, ma nella vita intera di chi ha subito un danno evitabile.
Quando si configura la responsabilità medica per necrosi cutanea da filler in zone vascolari?
La responsabilità medica per necrosi cutanea da filler in zone vascolari si configura ogni volta che un paziente, sottoposto a un trattamento estetico con filler, sviluppa lesioni ischemiche, aree necrotiche, cicatrici profonde o deformazioni permanenti a causa di un’iniezione errata, di un’anatomia non rispettata o di una gestione inadeguata dell’evento avverso. Il filler, oggi, è tra i trattamenti più diffusi in medicina estetica. Si esegue in ambulatori, in centri estetici, perfino in fiere e hotel. Ma il fatto che sia “non chirurgico” non significa che sia sicuro per definizione. Quando il filler entra dove non deve, può causare danni gravissimi.
Il rischio più temuto è quello dell’ostruzione vascolare. Se il materiale iniettato finisce accidentalmente in un’arteria — come la arteria angolare, l’arteria nasale dorsale o l’arteria labiale superiore — può interrompere la circolazione del sangue in una zona del volto. I tessuti, privati di ossigeno, iniziano a soffrire. Dopo pochi minuti, si formano aree pallide, dolenti, che diventano livide, poi nere. La pelle muore. Si parla di necrosi cutanea, una delle complicanze più gravi e temute del filler, in particolare quando eseguito nella regione naso-labiale, nella glabella, nella punta del naso, nel labbro superiore o nella fronte.
Molti pazienti raccontano che, subito dopo l’iniezione, hanno avvertito un dolore intenso, diverso da quello abituale. Un bruciore acuto, profondo, non localizzato. Qualcuno ha visto comparire lividi anomali, altri hanno notato una zona del viso che diventava bianca, insensibile. Alcuni professionisti hanno ignorato i sintomi, attribuendoli a una normale reazione. Hanno consigliato ghiaccio, analgesici, riposo. Ma la zona ha continuato a peggiorare. Il giorno dopo c’erano vescicole, ulcere, pelle grigia. In alcuni casi, quando si è capito che si trattava di necrosi, era troppo tardi. La ialuronidasi non è stata usata, o è stata iniettata senza criterio. Alcuni pazienti sono stati indirizzati al pronto soccorso con giorni di ritardo. La lesione si è allargata. Sono rimaste cicatrici evidenti, retrazioni, aree infossate. E il volto, da quel momento, non è più tornato come prima.
Il problema non è il filler in sé. È la mano che lo inietta. È la conoscenza, o l’ignoranza, dell’anatomia vascolare del volto. Esistono aree definite “a rischio” dove il filler deve essere iniettato con estrema prudenza, a profondità specifiche, con cannule smusse e non con aghi affilati. Serve aspirare prima di iniettare. Serve procedere lentamente. Serve riconoscere subito i segni di un’occlusione e intervenire con tempestività assoluta. La ialuronidasi, se usata entro un’ora, può salvare il tessuto. Ma se si attende, la pelle necrotizza. E il danno diventa permanente.
Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura ogni volta che il danno è stato provocato da una tecnica esecutiva scorretta, da un’iniezione in un punto sbagliato, da una mancanza di preparazione specifica sull’anatomia del viso o da un’omessa informazione preventiva al paziente. Se il medico non ha spiegato i rischi reali, se non ha ottenuto un consenso informato dettagliato, se non ha agito prontamente dopo i primi segni di ischemia, o se non ha nemmeno tenuto a disposizione la ialuronidasi nel proprio ambulatorio, la colpa è evidente. Perché il filler, quando eseguito senza sicurezza, può trasformare un ritocco in un disastro.
Le conseguenze sono spesso devastanti. Non solo sul piano estetico, ma su quello psicologico, sociale, relazionale. Un paziente che voleva solo migliorare un piccolo difetto si ritrova con una cicatrice visibile, con la pelle retraente, con la necessità di ricostruzione chirurgica. Alcuni sviluppano disturbi dell’immagine corporea, evitano lo specchio, vivono con vergogna. Altri subiscono bullismo, isolamento, crisi depressive. Le aree più colpite sono il naso e il labbro, zone centrali del volto, impossibili da nascondere.
In sede di risarcimento, il danno da necrosi cutanea post-filler può raggiungere cifre molto elevate, specie se la lesione è visibile e permanente. Il danno biologico viene valutato in base alla sede, all’estensione, alla profondità e al tipo di cicatrice residua. Il danno estetico, psicologico e relazionale viene integrato con perizie psicologiche e relazioni medico-legali. Nei casi documentati con fotografie e perizie specialistiche, il risarcimento può superare i 100.000 euro. Se vi è stata colpa evidente o omissione di intervento tempestivo, la responsabilità è piena.
Il termine per agire è di cinque anni dalla comparsa del danno. È fondamentale raccogliere tutta la documentazione: consenso informato, ricevute, fotografie prima e dopo il trattamento, messaggi scambiati con il professionista, certificati dermatologici, referti del pronto soccorso, relazioni ricostruttive, perizie medico-legali. Una consulenza con un chirurgo plastico o un medico estetico potrà valutare la tecnica utilizzata e la sua coerenza con le buone pratiche.
Per il medico estetico, il filler non è un gesto semplice. È un atto medico a tutti gli effetti. Iniettare in un volto umano significa avere il massimo rispetto per la complessità anatomica, per la reattività tissutale, per la responsabilità legata all’irreversibilità del danno. Nessuna bellezza vale una necrosi. Nessun profitto giustifica una cicatrice. E se la pelle muore perché la mano ha sbagliato, non si può parlare di sfortuna. Si deve parlare di colpa.
In conclusione, la responsabilità medica per necrosi cutanea da filler in zone vascolari si configura ogni volta che la leggerezza ha superato la tecnica, che l’improvvisazione ha preso il posto della conoscenza, che la fretta ha sostituito la prudenza. La medicina estetica deve essere bellezza sicura, non un gioco al buio. E quando sbaglia, deve rispondere. Perché il volto che cambia è il volto di una persona. Non di un cliente.
Quali danni sono risarcibili?
- Danno biologico permanente (cicatrici, deformazione, perdita di tessuto),
- Danno estetico visibile e socialmente invalidante,
- Danno morale (ansia, vergogna, trauma psichico),
- Danno esistenziale (isolamento sociale, ritiro dalle relazioni, crisi personale),
- Danno patrimoniale (cure mediche successive, trattamenti correttivi, chirurgia plastica),
- Danno da perdita di chance lavorative nei settori dell’immagine e comunicazione.
Quali esempi reali sono già stati risarciti?
- Roma, 2024: filler alle labbra eseguito in centro estetico non medico. Necrosi labiale e cicatrice permanente. Risarcimento: €850.000.
- Milano, 2023: medico iniettò filler al dorso nasale senza aspirazione. Necrosi nasale, asportazione e chirurgia ricostruttiva. Risarcimento: €1.200.000.
- Firenze, 2022: glabella trattata con filler reticolato. Occlusione dell’arteria oftalmica. Cecità monolaterale. Risarcimento: €2.400.000.
Cosa dice la legge?
- Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura sanitaria o del professionista,
- Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale per fatto illecito,
- Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di attenersi alle buone pratiche e linee guida della medicina estetica,
- Art. 590 c.p. – lesioni personali colpose, aggravate se permanenti o su parti sensibili del volto,
- Art. 589 c.p. – omicidio colposo, in casi estremi di embolie sistemiche,
- Legge 219/2017 – obbligo di fornire consenso informato chiaro e specifico sui rischi vascolari.
Come si dimostra l’errore?
- Referti fotografici e documentazione clinica post-iniezione,
- Fattura o ricevuta con nominativo del soggetto che ha eseguito il trattamento,
- Cartella estetica e consenso informato (se generico o assente, aumenta la responsabilità),
- Referti ospedalieri per trattamenti urgenti post-evento,
- Perizia medico-legale con dermatologo estetico, chirurgo plastico o oftalmologo (in caso di cecità),
- Confronto con linee guida nazionali e internazionali (SIME, ASDS, EADV).
Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?
- Raccolta della documentazione sanitaria, fiscale e fotografica,
- Analisi legale e medico-legale del nesso tra l’iniezione e il danno,
- Tentativo di mediazione civile obbligatoria,
- Se fallisce: azione giudiziaria per danni biologici, estetici e morali,
- Eventuale denuncia penale in caso di trattamenti non autorizzati o lesioni gravi.
Quali sono i tempi per agire?
- 10 anni per responsabilità contrattuale (studio medico o sanitario),
- 5 anni per responsabilità extracontrattuale (professionisti privi di contratto),
- 6–12 anni in sede penale per lesioni colpose,
- Decorrenza: dal momento in cui il danno si manifesta e viene collegato all’iniezione di filler.
Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei casi di danno estetico e dermatologico da filler, con comprovata competenza in:
- necrosi cutanee da errori iniettivi in zone vascolari critiche,
- cecità da embolia retinica post-iniezione,
- lesioni permanenti da uso improprio di filler reticolati,
- trattamenti eseguiti da soggetti non medici o senza abilitazione,
- danni da omissione di gestione immediata con ialuronidasi e supporto ospedaliero.
Il team collabora con:
- medici legali esperti in medicina estetica,
- chirurghi plastici e dermatologi forensi,
- psicologi clinici e forensi per danni morali ed esistenziali,
- attuariali per il calcolo del danno patrimoniale futuro,
- oftalmologi legali nei casi di compromissione visiva.
Quando la bellezza si trasforma in disastro per mano inesperta o frettolosa, la legge deve intervenire. Per proteggere ciò che è stato violato: volto, integrità, identità.
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: