Introduzione
Il bruxismo è una condizione sempre più diffusa nella popolazione, spesso sottovalutata, ma potenzialmente molto invalidante. Si tratta di un disturbo involontario che comporta il digrignamento o il serraggio eccessivo dei denti, soprattutto durante il sonno. Le conseguenze sono numerose: usura dentale, dolore mandibolare, cefalee muscolo-tensive, disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM), e in alcuni casi anche danni posturali o acufeni.
Per trattare questa patologia, il dispositivo più utilizzato è il bite, una mascherina trasparente personalizzata che serve a ridurre il carico masticatorio notturno, riposizionare la mandibola e proteggere i denti. Tuttavia, quando il bite è progettato in modo scorretto, realizzato su un’impronta sbagliata, troppo rigido, troppo alto o troppo basso, può non solo non aiutare il paziente, ma addirittura peggiorare la situazione.

Un bite non adatto può causare un aggravamento del bruxismo, dolore muscolare, squilibrio occlusale e perfino l’insorgenza di problemi articolari o posturali. In molti casi, i pazienti si ritrovano a convivere con sintomi nuovi o peggiori, come vertigini, dolori cervicali, blocchi mandibolari, dolori all’orecchio o insonnia.
Quando un dispositivo terapeutico, invece di migliorare il quadro clinico, lo peggiora, è legittimo chiedersi se vi sia stata una responsabilità del professionista. Se il bite è stato fornito senza un corretto esame occlusale, senza valutazione posturale o senza controlli periodici, può configurarsi un errore odontoiatrico con conseguente diritto al risarcimento.
In questo articolo analizzeremo cos’è il bruxismo e come dovrebbe essere trattato, quando il bite non è adatto, quali danni può provocare, come riconoscere una responsabilità medica e quali sono i risarcimenti previsti dalla legge. Infine, descriveremo in dettaglio le competenze degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità, che seguono anche casi di errori terapeutici nell’ambito della gnatologia.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Cos’è il bruxismo?
Il bruxismo è un disturbo funzionale del sistema masticatorio, caratterizzato dal serramento o digrignamento involontario dei denti. Può essere:
- Diurno o notturno
- Statico (serramento) o dinamico (digrignamento)
- Primario (senza causa nota) o secondario (associato ad ansia, disturbi del sonno, malocclusioni)
Come si cura il bruxismo?
Il trattamento è spesso multidisciplinare. Tra le soluzioni più comuni ci sono:
- Bite personalizzato
- Tecniche di rilassamento
- Fisioterapia mandibolare e cervicale
- Terapia farmacologica in casi selezionati
- Intervento ortodontico o protesico per correggere malocclusioni
Cos’è il bite e a cosa serve?
Il bite è una mascherina trasparente in resina acrilica o poliuretano, creata su misura, da indossare soprattutto di notte. La sua funzione è:
- Proteggere i denti dall’usura
- Ridurre l’attività muscolare involontaria
- Migliorare la posizione mandibolare
- Alleviare il dolore muscolare e articolare
Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di bruxismo peggiorato da bite non adatto?
Il bruxismo è un disturbo tanto diffuso quanto complesso, spesso sottovalutato anche in ambito clinico. Si manifesta con il serramento o il digrignamento involontario dei denti, generalmente durante il sonno, ma in alcuni casi anche di giorno. Le sue conseguenze possono essere molto gravi: usura dentale, dolori mandibolari, cefalee, disturbi posturali, tensioni muscolari diffuse. Il trattamento più comune è l’utilizzo del cosiddetto “bite”, una placca in resina da indossare durante la notte, pensata per proteggere i denti e rilassare i muscoli masticatori. Ma quando il bite non è progettato correttamente, può addirittura peggiorare la situazione. E così, invece di risolvere il problema, il paziente si trova a convivere con un disturbo più grave di prima. Cosa accade in questi casi? E soprattutto, quali sono gli errori più frequenti nella progettazione e nella gestione di un bite per bruxismo?
La causa più comune è la realizzazione di un bite senza una diagnosi approfondita. Il bruxismo non è uguale per tutti: c’è chi serra i denti, chi li digrigna lateralmente, chi lo fa solo in determinate fasi del sonno, chi ha una componente psicosomatica predominante, chi invece un’origine occlusale o posturale. Prescrivere un bite senza prima analizzare il tipo di bruxismo, la conformazione dell’arcata, i contatti dentali e l’equilibrio neuromuscolare significa creare un dispositivo alla cieca. È come prescrivere un paio di occhiali senza sapere il difetto visivo. Il risultato? Il paziente non solo non migliora, ma sviluppa nuovi sintomi.
Un altro errore frequente riguarda la scelta del tipo di bite. Ne esistono molte varianti: rigidi, morbidi, totali, parziali, superiori, inferiori. Ma la loro efficacia dipende da una progettazione personalizzata. In alcuni casi si utilizza un bite morbido universale, preformato, venduto in farmacia o prodotto in catena con materiali economici. Questi dispositivi non hanno alcuna funzione terapeutica: possono generare precontatti, alterare la posizione mandibolare, stimolare il serramento anziché ridurlo. Molti pazienti, dopo averli indossati per giorni o settimane, iniziano a lamentare dolore alla mandibola, tensione ai muscoli del collo, blocchi articolari, acufeni, mal di testa al risveglio. In pratica, si peggiora quello che si voleva risolvere.
Anche nei casi in cui il bite è realizzato su misura, la mancata registrazione corretta dell’occlusione rappresenta un errore critico. Se il bite non è bilanciato, ovvero se presenta contatti irregolari tra i denti, la mandibola sarà costretta a posizioni innaturali per adattarsi. Di notte, questo si traduce in movimenti anomali, iperattività muscolare e infiammazione dell’articolazione temporo-mandibolare. Alcuni pazienti si svegliano con la bocca storta, con dolore nella zona preauricolare, o con la sensazione di non riuscire più a chiudere correttamente i denti. La colpa non è del bite in sé, ma della sua realizzazione imprecisa. Un dispositivo mal equilibrato è peggiore dell’assenza totale di trattamento.
Molti problemi derivano anche dalla mancata rivalutazione clinica nel tempo. Il bite non è un apparecchio fisso: va controllato, adattato, verificato periodicamente. I denti si muovono, i muscoli cambiano tono, le abitudini notturne evolvono. Se il professionista consegna il bite e non prevede controlli, rischia di lasciare il paziente con un dispositivo che diventa inadatto nel giro di settimane. In questi casi, anche un bite inizialmente efficace può trasformarsi in una fonte di squilibrio, aggravando tensioni e disturbi.
Una causa sottile ma frequente è la scarsa attenzione all’aspetto neuromuscolare e posturale. Il bruxismo non è solo un problema dentale: coinvolge la catena muscolare, la cervicale, la respirazione, la gestione dello stress. Un bite progettato ignorando questi fattori può causare compensazioni muscolari, dolori asimmetrici, peggioramento della postura. Alcuni pazienti, dopo aver indossato il bite, riferiscono vertigini, senso di instabilità, dolori alla schiena o al collo. Il motivo è che il dispositivo ha alterato la posizione mandibolare, interferendo con il sistema di equilibrio globale. Il corpo reagisce a ogni cambiamento: se non si rispetta la sua armonia, si crea un danno a catena.
Anche la mancanza di comunicazione con il paziente può portare a complicanze. Il bite deve essere spiegato, gestito, monitorato. Il paziente deve sapere quando indossarlo, come pulirlo, cosa aspettarsi, quali sono i segnali di allarme. Se viene lasciato solo con un oggetto da infilare in bocca ogni sera, senza istruzioni né controlli, difficilmente saprà interpretare correttamente i sintomi. E quando i dolori aumentano o si manifestano nuovi disturbi, può pensare che sia colpa del proprio corpo, anziché di un dispositivo inadeguato.
Ci sono poi errori legati alla fretta e alla superficialità del professionista. In alcuni studi dentistici il bite viene proposto a tutti i pazienti che digrignano, come soluzione rapida, standardizzata, senza una reale indagine sulle cause. La diagnosi di bruxismo viene fatta solo in base all’usura dentale, senza valutare il comportamento notturno, la presenza di apnee ostruttive del sonno, lo stress emotivo, la conformazione cranio-cervicale. In questo modo, il bite diventa un palliativo che non solo non cura, ma rischia di cronicizzare la disfunzione.
A volte, il bite peggiora il bruxismo proprio perché lo stimola. Sembra paradossale, ma è così: alcuni materiali, alcune forme, alcune rigidità possono attivare il riflesso del serramento. Il cervello interpreta il dispositivo come un corpo estraneo, e risponde aumentando la pressione. In altri casi, il bite impedisce ai denti di toccarsi, ma costringe i muscoli a lavorare di più per mantenere la mandibola in una posizione scomoda. Il risultato è che il paziente si sveglia stanco, contratto, più teso di prima. Invece di proteggere, il bite è diventato un attivatore di tensioni.
Quando un bite peggiora il bruxismo, le conseguenze possono essere devastanti. Dolori cronici, disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare, difficoltà nell’aprire la bocca, instabilità dentale, malocclusione secondaria, compromissione della qualità del sonno. Alcuni pazienti finiscono per dover sospendere completamente l’uso del dispositivo, intraprendere fisioterapia, terapie gnatologiche complesse, oppure sottoporsi a trattamenti multidisciplinari che richiedono mesi, se non anni, di riabilitazione.
La cosa più drammatica è che tutto questo si sarebbe potuto evitare con una diagnosi corretta, una progettazione accurata e una valutazione globale. Il bite non è un oggetto neutro: è un dispositivo che modifica, anche in modo profondo, la postura mandibolare e muscolare. Trattarlo come un semplice “paradenti” equivale a giocare con l’equilibrio del corpo umano. Il paziente, che si affida con fiducia, dovrebbe essere protetto da un processo rigoroso, lento, ragionato. Non da una prescrizione standard, magari accompagnata da una consegna frettolosa e da un “vedrà che le passerà tutto”.
Il bruxismo non si cura con un oggetto, ma con un percorso. Serve indagare le cause profonde, personalizzare il trattamento, spiegare gli effetti, monitorare nel tempo. Il bite può essere uno strumento utilissimo, ma solo se parte di un progetto terapeutico più ampio, che metta al centro il paziente nella sua complessità. Altrimenti, diventa una scorciatoia che porta fuori strada. E quando il dolore si cronicizza, la mandibola si irrigidisce e il sonno si trasforma in un campo di battaglia, è difficile tornare indietro.
Quando si configura la responsabilità medica per bruxismo peggiorato da bite non adatto?
La responsabilità medica per bruxismo peggiorato a causa dell’utilizzo di un bite non adatto si configura ogniqualvolta il dispositivo fornito al paziente non solo risulti inefficace, ma provochi un aggravamento dei sintomi, un danno permanente o lo sviluppo di nuove problematiche funzionali. Il bruxismo è un disturbo complesso, multifattoriale, caratterizzato dal serramento o digrignamento involontario dei denti, spesso notturno, con conseguenze dolorose per i muscoli masticatori, le articolazioni temporo-mandibolari e la struttura dentale. La terapia con bite, se correttamente indicata e personalizzata, può essere uno strumento efficace per alleviare i sintomi e proteggere le superfici dentali. Tuttavia, non esiste un bite universale e la sua prescrizione deve essere frutto di un’attenta valutazione clinica, occlusale, posturale e in alcuni casi anche psicologica.
Il medico che fornisce un bite standard, senza una diagnosi completa o senza adattarlo con precisione al caso specifico, si espone a responsabilità, specialmente se il dispositivo si rivela non solo inutile, ma dannoso. È il caso, ad esempio, di pazienti ai quali è stato consegnato un bite troppo rigido, troppo spesso o con contatti occlusali alterati, che ha accentuato il digrignamento, creato nuove interferenze masticatorie o alterato l’equilibrio mandibolare. Quando ciò accade, i danni possono essere molteplici: dolori cranio-cervico-mandibolari più intensi, cefalee tensive, peggioramento dell’articolazione temporo-mandibolare, spasmi muscolari notturni, aumento dell’usura dentale, fratture di restauri o addirittura slivellamento occlusale.
In queste situazioni, il professionista è tenuto a rispondere della propria condotta se si dimostra che il bite era inadeguato al problema, prescritto con superficialità o consegnato senza successiva verifica. La terapia con bite non può mai essere una soluzione “automatica”, né tanto meno venduta come prodotto standardizzato. Ogni paziente bruxista presenta caratteristiche differenti, e l’adattamento del dispositivo richiede competenze specifiche in gnatologia clinica. La semplice presa di impronta e la consegna del bite da laboratorio, senza un vero protocollo diagnostico, non è più accettabile secondo la letteratura scientifica attuale. Se a ciò si aggiunge l’assenza di controlli successivi, la responsabilità medica diventa ancora più evidente, poiché il professionista ha l’obbligo di monitorare l’evoluzione della sintomatologia e di modificare la terapia qualora si presentino segni di peggioramento.
La responsabilità si estende anche alla fase informativa. Il paziente ha diritto, ai sensi della Legge 219/2017, a ricevere spiegazioni complete e chiare sul funzionamento del bite, sulle aspettative realistiche, sui limiti del trattamento e sui tempi necessari per valutarne l’efficacia. Se il paziente viene indotto a credere che il bite risolverà definitivamente il problema, senza essere informato della necessità di integrazione con altre terapie (ad esempio fisioterapia, gestione dello stress, igiene del sonno, esercizi mandibolari), la comunicazione è viziata e la responsabilità si fonda anche su un difetto di consenso informato. Questo è particolarmente rilevante nei casi in cui il paziente, fidandosi dell’efficacia promessa, ha sospeso altre cure, ha investito risorse economiche o ha prolungato l’uso del bite oltre il dovuto, aggravando così il disturbo.
Nei casi documentati di peggioramento del bruxismo dopo l’utilizzo di un bite non adatto, i danni riportati dal paziente possono assumere carattere permanente. Non è raro che l’alterazione dell’occlusione indotta da un bite scorretto porti a scompensi muscolari cronici, modifiche posturali, perdita dell’equilibrio masticatorio o danni articolari strutturali. Se il paziente inizia ad avvertire un click mandibolare persistente, rumori articolari in apertura, difficoltà a deglutire o a parlare, si entra nel campo delle disfunzioni temporo-mandibolari conclamate. Queste condizioni, se trascurate, possono necessitare trattamenti complessi, con tempi lunghi e risultati non sempre completamente reversibili. In tali circostanze, il danno non è più solo un fastidio temporaneo, ma una lesione vera e propria all’integrità fisica e funzionale del soggetto.
Anche la scelta del materiale del bite può incidere sulla responsabilità. Se il professionista prescrive un bite rigido in un paziente che avrebbe beneficiato di un dispositivo morbido (o viceversa), senza motivazioni cliniche adeguate, può essere ritenuto responsabile. Il materiale non deve essere scelto per consuetudine, per motivi economici o per velocità produttiva, ma sempre in funzione della diagnosi. Un bite rigido mal progettato può peggiorare il bruxismo centrico e aumentare la compressione articolare, mentre un bite morbido può stimolare ancora di più il serramento in pazienti ansiosi o ipercinetici. La personalizzazione del trattamento è quindi essenziale.
La responsabilità professionale, in questi casi, ha natura contrattuale. In base all’art. 1218 del Codice Civile, il paziente ha diritto a un trattamento eseguito secondo le regole dell’arte e può ottenere il risarcimento del danno se dimostra il peggioramento del proprio stato a seguito del trattamento. Non è tenuto a dimostrare l’errore in sé, ma solo che esisteva un rapporto di cura e che l’esito è stato peggiorativo. È il medico, al contrario, che deve provare di aver operato correttamente, di aver condotto una diagnosi accurata, di aver selezionato il bite in modo appropriato e di aver seguito il paziente nel tempo con verifiche e controlli. In mancanza di tali elementi, la responsabilità è pienamente configurabile.
Un altro elemento centrale riguarda la documentazione clinica. Se il medico non ha annotato valutazioni occlusali, non ha acquisito modelli di studio, fotografie, scansioni o referti di esami specialistici, sarà difficile per lui dimostrare che il trattamento è stato condotto con professionalità. Anche il semplice fatto di non aver redatto un diario dei sintomi riferiti dal paziente durante il follow-up può essere considerato una mancanza rilevante. Nella pratica forense, la consulenza medico-legale è spesso decisiva per accertare se il peggioramento del bruxismo sia riconducibile al bite, e se quest’ultimo sia stato prescritto con superficialità o incompetenza.
Il paziente danneggiato ha diritto al risarcimento per tutte le voci di danno: biologico, morale, patrimoniale e da perdita di chance. Se il peggioramento ha comportato l’interruzione dell’attività lavorativa, il ricorso a cure specialistiche complesse (fisioterapia, riabilitazione, ortodonzia, psicoterapia), o ha determinato una condizione di sofferenza costante, tale danno deve essere integralmente riconosciuto. E se il disturbo è diventato cronico, o ha portato a una modificazione irreversibile della postura mandibolare, il danno ha carattere permanente e va risarcito in misura adeguata, anche in base alle tabelle medico-legali del Tribunale competente.
In conclusione, la responsabilità medica per bruxismo peggiorato da bite non adatto si configura quando il dispositivo è stato prescritto senza un’adeguata diagnosi, senza personalizzazione, senza controlli successivi e senza un’informazione completa al paziente. Il bite non è un oggetto neutro: può curare, ma può anche fare danni. E se peggiora una condizione già fragile, la responsabilità non è attribuibile alla patologia, ma alla cattiva gestione terapeutica. Il paziente ha diritto alla verità clinica, a cure basate sull’evidenza, e alla possibilità di essere risarcito se la fiducia riposta nel medico ha portato a una lesione anziché a un miglioramento. Nel contesto attuale, in cui il bite viene spesso proposto in modo automatico, commerciale o standardizzato, è fondamentale riaffermare il principio che ogni terapia deve essere su misura. E se non lo è, il medico deve risponderne.
È sempre colpa dell’odontoiatra?
No, ma quando il bite viene consegnato senza adeguata visita gnatologica, senza esami radiologici (es. teleradiografia, ortopantomografia), o senza controlli, la responsabilità è concreta.
Cosa prevede la legge in questi casi?
- Art. 2043 c.c.: risarcimento per danno ingiusto
- Art. 1218 c.c.: responsabilità contrattuale per inadempimento
- Legge 24/2017 (Gelli-Bianco): obbligo di diligenza e rispetto delle linee guida odontoiatriche
Quali prove servono per dimostrare il danno?
- Documentazione del bite consegnato (modello, impronta, scheda tecnica)
- Referti clinici e strumentali (es. RMN ATM, teleradiografie)
- Valutazione di un odontoiatra gnatologo indipendente
- Certificazioni mediche di aggravamento del quadro clinico
- Diario sintomatologico e fatture per spese sostenute
Esempi giurisprudenziali?
- Brescia, 2023: paziente riceve bite rigido non adattato. Malocclusione e dolori cervicali. Risarcimento: 17.000 euro
- Lecce, 2024: bite fornito senza valutazione articolare. Peggioramento ATM. Risarcimento: 24.000 euro
- Milano, 2022: studente universitario sviluppa blocco mandibolare da bite errato. Danno biologico + patrimoniale. Risarcimento: 28.500 euro
Quanto si può ottenere?
Il risarcimento varia in base a:
- Intensità e durata del dolore
- Grado di invalidità temporanea o permanente
- Spese mediche sostenute
- Impatto su lavoro, vita sociale, relazioni
In media:
- Danni lievi e reversibili: 5.000 – 10.000 euro
- Danni articolari o posturali permanenti: 25.000 – 45.000 euro
Quanto tempo si ha per agire?
- 10 anni in caso di responsabilità contrattuale (studio dentistico privato)
- 5 anni per responsabilità extracontrattuale
- Il termine decorre dalla scoperta certa del danno
Le competenze degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità
I casi di aggravamento del bruxismo causati da bite non adatto richiedono una ricostruzione tecnico-legale complessa. Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità affrontano questo tipo di contenziosi con l’ausilio di specialisti in gnatologia, radiologia, medicina legale e fisiatria.
Il primo passo è analizzare la documentazione clinica: impronte, fotografie, modelli in gesso o scansioni, piano di trattamento, schede di controllo. Viene verificato:
- Se il bite è stato progettato con criteri corretti
- Se sono stati eseguiti i controlli periodici
- Se vi è corrispondenza tra sintomi e tipo di dispositivo fornito
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: