Introduzione
L’implantologia dentale rappresenta una delle soluzioni più efficaci per sostituire uno o più denti mancanti, ripristinando estetica e funzione masticatoria. Si tratta di un intervento chirurgico che prevede l’inserimento di una vite in titanio all’interno dell’osso mandibolare o mascellare, sulla quale verrà poi fissata una protesi. Tuttavia, quando l’impianto viene inserito in una zona troppo vicina o addirittura a contatto con il nervo alveolare inferiore, può verificarsi una lesione del nervo mandibolare, con conseguenze potenzialmente devastanti per il paziente.
Il nervo mandibolare è una branca del nervo trigemino e controlla la sensibilità di mento, labbro inferiore, parte della guancia e, in alcuni casi, anche la lingua. Una sua compromissione può causare formicolio persistente, perdita della sensibilità, dolore cronico (neuralgia) o paralisi parziale. I pazienti si trovano spesso impreparati a fronteggiare un danno che trasforma un intervento di tipo “estetico” in una patologia cronica.

Le lesioni del nervo mandibolare durante implantologia sono tra i danni odontoiatrici più gravi e più risarcibili, quando dipendono da imperizia o negligenza dell’operatore. Nonostante la letteratura odontoiatrica raccomandi l’uso di esami radiologici preoperatori (TAC cone beam, panoramica, tracciamento del nervo), in troppi casi questi passaggi vengono saltati o sottovalutati.
Molti pazienti non vengono nemmeno informati in modo chiaro del rischio di danno neurologico permanente prima dell’intervento. Altri scoprono solo dopo mesi di dolore e insensibilità che l’impianto era stato posizionato troppo vicino al canale mandibolare, causando una compressione o, peggio, una lesione diretta del nervo.
La responsabilità medico-odontoiatrica in questi casi si fonda su principi ben chiari e consolidati nella giurisprudenza e nella normativa attuale. In questo articolo risponderemo a tutte le domande che si pongono i pazienti danneggiati: cos’è il nervo mandibolare? Come può essere lesionato? Quali sono i sintomi? Quando si configura l’errore medico? Quali risarcimenti sono previsti? E, nella parte finale, descriveremo con precisione le competenze degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Cos’è il nervo mandibolare e perché è così importante?
Il nervo mandibolare è una branca del nervo trigemino e svolge una funzione sensitiva fondamentale. Decorre all’interno del canale mandibolare e innerva:
- Mento
- Labbro inferiore
- Parte interna della guancia
- Denti inferiori
- Gengiva vestibolare
Una sua lesione può provocare disturbi sensoriali permanenti.
Come si lesiona il nervo mandibolare durante un impianto dentale?
Le lesioni avvengono generalmente in tre modi:
- Inserimento dell’impianto troppo vicino o dentro il canale mandibolare
- Sovraccarico da trapanazione eccessiva (overdrilling)
- Compressione dovuta a edema post-chirurgico o infezione
In molti casi, la lesione è evitabile con una corretta pianificazione.
Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di lesione del nervo mandibolare durante implantologia?
Quando si decide di affrontare un intervento di implantologia dentale, lo si fa nella speranza di risolvere un problema funzionale o estetico affidandosi a mani esperte. Tuttavia, in una minoranza di casi, ciò che dovrebbe essere una soluzione si trasforma in un incubo. La lesione del nervo mandibolare, che può avvenire durante il posizionamento di un impianto dentale, è tra le complicanze più temute e può avere conseguenze gravi e persistenti, compromettendo la sensibilità della zona inferiore del volto. Ma perché accade? Quali sono le vere cause di questi errori?
Tra le cause più comuni, al primo posto c’è una scorretta pianificazione dell’intervento. L’implantologia non può più basarsi soltanto su una panoramica dentale (OPT): oggi è imprescindibile eseguire una TAC Cone Beam, strumento diagnostico tridimensionale che permette di visualizzare il canale mandibolare e la posizione del nervo alveolare inferiore con altissima precisione. Eppure, non tutti gli studi odontoiatrici la adottano. Ciò comporta che il medico possa sopravvalutare lo spazio osseo disponibile, scegliendo un impianto troppo lungo o posizionandolo in un punto pericolosamente vicino al nervo. La conseguenza? Lesione diretta o compressione del fascio neurovascolare.
Un secondo errore molto frequente è la scarsa personalizzazione dell’intervento. L’anatomia mandibolare non è identica in tutti i pazienti: ci sono persone in cui il nervo decorre più superficialmente, altre in cui presenta ramificazioni, curve o anomalie. Un chirurgo che affronta l’intervento in modo standard, senza adattarlo alla situazione specifica del paziente, rischia di commettere un errore tecnico pur agendo “come al solito”. Questa rigidità, spesso legata a inesperienza o eccessiva sicurezza, è tra i principali fattori predisponenti alla complicanza neurologica.
Anche la fase dell’anestesia locale non è esente da rischi. L’anestesia tronculare, utilizzata per bloccare il nervo alveolare inferiore, può causare una lesione diretta se l’ago viene inserito in modo errato, troppo profondo o con una direzione sbagliata. Alcuni pazienti riferiscono, già durante l’iniezione, una sorta di scarica elettrica seguita da intorpidimento prolungato: un segno che il nervo è stato toccato. In questi casi, il danno non dipende dalla posizione dell’impianto ma da una manovra anestetica troppo aggressiva.
Durante l’intervento chirurgico vero e proprio, gli strumenti utilizzati possono rappresentare un ulteriore fattore di rischio. Le frese impiegate per preparare il sito implantare devono essere di qualità, affilate e raffreddate in modo continuo con soluzione fisiologica. Una fresa usurata, utilizzata con troppa velocità o con eccessiva pressione, può generare calore sufficiente a bruciare l’osso e danneggiare i tessuti nervosi adiacenti. In strutture dove si bada più al risparmio economico che alla sicurezza, è frequente l’utilizzo di strumentazione datata o non adeguatamente mantenuta. Il danno non deriva solo da ciò che si fa, ma anche da come lo si fa.
Un altro errore critico riguarda la scelta dell’impianto e la sua posizione. Esistono linee guida ben precise: tra l’apice dell’impianto e il nervo mandibolare dovrebbero esserci almeno 2 mm di distanza. Tuttavia, nel tentativo di sfruttare al massimo l’osso disponibile, alcuni dentisti riducono questo margine. Il risultato può essere una compressione diretta del nervo, che non sempre si manifesta subito. In alcuni casi, i sintomi compaiono a distanza di settimane o mesi, con un lento peggioramento della sensibilità. Quando il paziente torna a lamentarsi, spesso è troppo tardi per rimuovere l’impianto senza provocare danni maggiori.
Un’altra complicanza frequente non nasce da un contatto diretto con il nervo, ma da problemi infiammatori e infettivi post-operatori. Se l’impianto si infetta o non si osteointegra correttamente, l’infiammazione può diffondersi ai tessuti vicini e irritare il nervo mandibolare. Lo stesso vale per eventuali emorragie post-chirurgiche che, accumulandosi sotto forma di ematoma, comprimono la zona nervosa. In queste situazioni il dolore può essere profondo, costante e difficilmente risolvibile senza un reintervento. L’errore, in questi casi, consiste nel non monitorare adeguatamente il decorso post-operatorio e nel sottovalutare i sintomi del paziente.
Non meno importante è il fattore temporale: il tempo è determinante nel trattamento di una lesione del nervo mandibolare. Se il nervo è stato compresso o lesionato, intervenire entro poche settimane può fare la differenza tra una guarigione completa e un danno permanente. Purtroppo, in molti casi, il paziente viene rassicurato in modo eccessivo: “è normale”, “passerà”, “serve solo pazienza”. Con questa superficialità, si perde tempo prezioso. Un impianto che invade il canale mandibolare dovrebbe essere rimosso immediatamente, non dopo mesi. Il ritardo nell’intervento correttivo è spesso la causa finale dell’irreversibilità del danno.
In alcuni casi, si può parlare non solo di errore, ma di vera imprudenza. Accade, ad esempio, quando il professionista decide di intervenire su pazienti con osso mandibolare molto riassorbito, pur sapendo che il margine di sicurezza è praticamente nullo. Oppure quando, nonostante l’evidenza radiografica di un’anatomia a rischio, si procede comunque con impianti lunghi, in nome di una maggiore stabilità. La giustificazione estetica o funzionale, in questi contesti, non può valere come scusa. Chi si assume il rischio deve almeno informare chiaramente il paziente.
E proprio sul fronte dell’informazione, un’altra causa non clinica ma fondamentale emerge con forza: la carente o scorretta comunicazione pre-operatoria. I pazienti spesso non vengono informati dei rischi reali dell’intervento, oppure ricevono rassicurazioni generiche (“è una procedura semplice”) che non riflettono la complessità chirurgica reale. Quando poi qualcosa va storto, si sentono traditi, oltre che danneggiati. Un consenso informato generico, senza spiegazioni dettagliate sui rischi legati alla prossimità del nervo mandibolare, può aggravare ulteriormente la responsabilità del medico.
Anche la fase di protesizzazione finale può giocare un ruolo nelle complicanze. Se la protesi, temporanea o definitiva, esercita una pressione anomala sul pilastro implantare, può indurre micromovimenti o microtraumi sull’osso e sulle strutture adiacenti. A lungo andare, questo può portare a infiammazioni croniche che, nei soggetti predisposti, coinvolgono anche il nervo mandibolare. Sono casi più rari, ma non per questo trascurabili. La biomeccanica della protesi deve essere studiata con cura, e ogni fase dev’essere valutata clinicamente con attenzione, senza dare nulla per scontato.
In sintesi, le cause degli errori che portano a una lesione del nervo mandibolare sono molteplici e spesso interconnesse. Si va da una cattiva diagnostica iniziale a una scelta tecnica errata, da un’esecuzione frettolosa a una sottovalutazione della complessità anatomica, fino a una gestione post-operatoria lacunosa. A ciò si aggiunge un problema culturale: l’implantologia viene talvolta trattata come un intervento di routine, anziché come una chirurgia a tutti gli effetti, con i suoi rischi, le sue regole e i suoi limiti.
Non tutti i pazienti hanno gli strumenti per capire in anticipo se il professionista cui si affidano possiede davvero la preparazione adeguata. La scelta è spesso influenzata da fattori economici o da campagne pubblicitarie rassicuranti. Ma quando il danno si verifica, il paziente si trova solo, con una lesione invisibile ma profondamente invalidante, e spesso con il dubbio atroce di non essere stato ascoltato.
Il riconoscimento del danno e la responsabilità professionale dovrebbero rappresentare una strada rapida e trasparente. E invece, troppo spesso, chi ha subito una lesione del nervo mandibolare si trova costretto ad avviare lunghi procedimenti legali per ottenere verità e giustizia. La sofferenza fisica si somma così a quella psicologica e relazionale: non riuscire più a sorridere normalmente, non sentire più il bacio di un figlio, non poter mangiare senza fastidio.
Questa realtà dovrebbe far riflettere l’intera comunità odontoiatrica. L’errore può esistere, ma va evitato con una formazione adeguata, un’attenzione costante ai dettagli e un atteggiamento prudente. Quando si lavora vicino a strutture nobili come un nervo, ogni millimetro è decisivo, ogni decisione è irreversibile. E ogni paziente ha diritto non solo alla cura, ma al rispetto profondo della propria integrità.
Quando si configura la responsabilità medica per lesione del nervo mandibolare durante implantologia?
La responsabilità medica per lesione del nervo mandibolare durante implantologia si configura ogni volta che un paziente, sottoposto a un intervento chirurgico per l’inserimento di impianti dentali nell’arcata inferiore, subisce una perdita di sensibilità, formicolii, dolori neuropatici, paresi o alterazioni permanenti a carico del labbro, del mento o del bordo linguale, a causa di un errore di pianificazione, posizionamento o esecuzione che ha coinvolto il nervo alveolare inferiore. Questo nervo, che decorre all’interno del canale mandibolare, è una delle strutture più delicate e importanti da preservare durante qualsiasi procedura implantare nella mandibola. Una lesione anche minima può cambiare radicalmente la qualità della vita del paziente.
L’implantologia ha rivoluzionato la sostituzione dei denti persi, offrendo soluzioni fisse, estetiche e funzionali. Ma proprio perché si tratta di una procedura chirurgica, non può essere affrontata con leggerezza. Ogni caso richiede una pianificazione radiografica precisa, l’uso di esami 3D come la Cone Beam, la valutazione della densità ossea, la localizzazione esatta del decorso del nervo mandibolare e delle sue eventuali varianti anatomiche. Il margine di sicurezza è minimo. E quando si supera quel confine invisibile, il danno è immediato. Un impianto troppo lungo o inclinato può entrare in contatto con il nervo, comprimerlo, danneggiarlo o reciderlo parzialmente o completamente.
Molti pazienti raccontano che, già durante l’intervento, hanno sentito una scossa, un dolore irradiato, una fitta anomala. Altri, appena finita l’anestesia, si sono accorti che il labbro non si muoveva più come prima, che mancava la sensibilità al tatto, che non sentivano il mento. Alcuni hanno provato a parlarne con il dentista, che ha minimizzato: “è solo gonfiore”, “è normale nei primi giorni”, “tornerà tutto com’era”. Ma con il passare delle settimane, nulla è cambiato. Altri ancora hanno iniziato a sentire dolori costanti, bruciore, scosse elettriche ogni volta che toccavano la zona. Alcuni hanno dovuto rivolgersi a specialisti in neurologia o chirurgia maxillo-facciale, che hanno confermato ciò che il paziente temeva: il nervo era stato lesionato.
La lesione può essere parziale o totale. Può derivare da una compressione da parte dell’impianto o da un vero e proprio danneggiamento chirurgico. In certi casi si tratta di un contatto ravvicinato che causa una neuropatia da schiacciamento, reversibile solo in parte. In altri, il nervo viene trafitto da una fresa, una vite, o coinvolto da un’infezione post-operatoria. Il risultato, comunque, è una compromissione della funzione sensitiva. E in molti casi, la sensazione non torna più. Oppure torna alterata: formicolio continuo, allodinia, fastidio al tocco, disagio nella fonazione o nella masticazione. Per alcuni pazienti, mangiare diventa difficile. Parlare, imbarazzante. Baciare, impossibile.
Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura ogni volta che la lesione è il risultato di una pianificazione inadeguata, di una scarsa attenzione alla diagnostica per immagini, di una mancata misurazione delle distanze di sicurezza, di un impianto posizionato senza guida chirurgica, oppure di una sottovalutazione della risposta del paziente durante e dopo l’intervento. Se il professionista ha eseguito l’impianto senza Cone Beam o senza mappatura del nervo, o se ha ignorato le indicazioni di rischio nei referti, la colpa è evidente. Perché quando si lavora a millimetri dal nervo, non c’è spazio per l’improvvisazione.
Le conseguenze sono spesso irreversibili. La nevralgia del nervo alveolare inferiore può diventare cronica, con dolori che resistono ai farmaci, alterazioni del sonno, depressione reattiva. Altri pazienti imparano a convivere con una parte del viso addormentata, con la costante paura di mordersi la lingua o di perdere saliva senza accorgersene. E tutto questo per un impianto. Per un gesto chirurgico che, con una valutazione più attenta, si sarebbe potuto evitare o eseguire in altra sede.
Il danno risarcibile comprende il danno biologico permanente per la perdita di sensibilità o dolore cronico, il danno estetico e quello esistenziale, in quanto compromette funzioni fondamentali come mangiare, parlare, sorridere. In casi gravi, con dolore neuropatico documentato, il risarcimento può superare i 100.000 euro. Se l’impianto è stato rimosso senza risolvere il problema, se sono stati necessari ulteriori interventi chirurgici o terapie specialistiche, il danno patrimoniale può essere ingente. Nei casi di errore tecnico evidente, assenza di consenso informato dettagliato o mancanza di diagnostica adeguata, la responsabilità professionale è piena.
Il termine per agire è di cinque anni dalla conoscenza del danno. È fondamentale raccogliere tutta la documentazione odontoiatrica: piani di trattamento, radiografie, TAC pre- e post-operatorie, referti neurologici, certificazioni del danno sensitivo, ricevute, fotografie, comunicazioni scritte con il professionista. Una perizia odontoiatrica e neurochirurgica potrà stabilire la relazione causale tra impianto e lesione, oltre alla non conformità del trattamento rispetto agli standard clinici.
Per l’implantologo, ogni intervento è un equilibrio sottile tra funzione e rischio. La mandibola è una struttura viva, ricca di anatomie variabili. Serve preparazione, strumenti adatti, software di pianificazione, attenzione ai dettagli. Non si può fare implantologia “a occhio”. Non si può confidare nell’esperienza per ignorare la tecnica. Perché quando un paziente resta con mezzo volto addormentato per tutta la vita, la ferita non è solo neurologica. È umana.
In conclusione, la responsabilità medica per lesione del nervo mandibolare durante implantologia si configura ogni volta che si è scelto di intervenire senza proteggere ciò che doveva essere intoccabile. Il paziente si affida per tornare a sorridere, non per smettere di sentire. E quando questo accade, la giustizia deve rispondere. Con rispetto, con verità, con riparazione. Perché in odontoiatria, come in tutta la medicina, la sicurezza non è un’opzione. È un dovere.
Quali sono le complicanze a lungo termine?
- Parestesia cronica irreversibile
- Nevralgia del trigemino
- Depressione o disturbo d’ansia secondario
- Esiti cicatriziali intraorali
- Perdita dell’impianto e necessità di rigenerazione ossea
Come si evita questo tipo di lesione?
La prevenzione si basa su una corretta pianificazione preoperatoria, che comprende:
- TAC cone beam 3D
- Studio del tracciato del nervo alveolare
- Uso di dime chirurgiche guidate
- Impianti con misure adeguate alla distanza di sicurezza
- Evitare manovre traumatiche durante l’inserimento
Il dentista è sempre responsabile?
No. Esistono casi in cui la lesione si verifica nonostante la massima prudenza, ad esempio per variazioni anatomiche imprevedibili. Tuttavia, in presenza di negligenza – come mancanza di esami diagnostici o uso scorretto di strumenti – la responsabilità è fondata.
Cosa prevede la legge in questi casi?
- Art. 2043 c.c. (responsabilità extracontrattuale per fatto illecito)
- Art. 1218 e 2236 c.c. (responsabilità contrattuale del professionista)
- Legge 24/2017 – Gelli-Bianco, che impone tracciabilità, documentazione, consenso informato e rispetto delle linee guida
Quali prove servono per ottenere un risarcimento?
- Referti TAC pre e post intervento
- Documentazione clinica e consenso informato
- Perizia medico-legale e odontoiatrica
- Diario dei sintomi e delle limitazioni quotidiane
- Certificazioni specialistiche neurologiche
Esempi reali dalla giurisprudenza italiana?
- Padova, 2023: impianto posizionato nel canale mandibolare. Paziente con parestesia permanente. Risarcimento: 35.000 euro
- Catania, 2022: danno al nervo linguale durante osteointegrazione. Sentenza civile con risarcimento di 28.500 euro
- Genova, 2024: paziente trattato senza TAC. Perdita sensibilità emisoma facciale. Risarcimento: 41.000 euro
Quanto si può ottenere come risarcimento?
Dipende dalla gravità del danno:
- Danno biologico (percentuale di invalidità permanente)
- Danno estetico-funzionale
- Danno morale ed esistenziale
- Danno patrimoniale (costi cure, mancato guadagno)
In media, i risarcimenti vanno da 20.000 a 50.000 euro, ma in casi gravi possono superare tale soglia.
Quanto tempo si ha per agire?
- Se il dentista agisce in ambito privato: 10 anni (responsabilità contrattuale)
- Se la prestazione è pubblica o convenzionata: 5 anni
La decorrenza inizia dalla scoperta del danno.
Che ruolo ha l’avvocato?
L’avvocato:
- Acquisisce e analizza tutta la documentazione sanitaria
- Collabora con un team tecnico di esperti odontoiatri e neurologi
- Formula la richiesta danni e avvia la mediazione
- Imposta il giudizio civile con una linea difensiva precisa
- Tutela il paziente anche in sede di procedimento disciplinare
Le competenze degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità
I casi di lesione del nervo mandibolare richiedono un’assistenza legale altamente specializzata. Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità affrontano questa tipologia di controversie con un approccio metodico e tecnico, costruito sulla base di:
- Analisi approfondita dei referti radiologici pre e post-operatori
- Collaborazione con odontoiatri forensi e neurofisiologi
- Studio giuridico delle linee guida SIO e delle raccomandazioni cliniche italiane e internazionali
Ogni fase della consulenza è strutturata per identificare con precisione se vi sia stata negligenza nell’individuazione del canale mandibolare, nell’uso degli strumenti chirurgici o nell’omessa acquisizione di esami preliminari.
L’intervento legale include:
- Ricostruzione cronologica completa dei fatti
- Redazione della memoria tecnica per la mediazione
- Coordinamento con specialisti per la quantificazione del danno
- Attivazione delle tutele risarcitorie in sede civile e disciplinare
- Verifica della copertura assicurativa del professionista
Nei casi in cui la lesione provoca un danno permanente alla sensibilità facciale, all’estetica o alla qualità della vita, viene approfondito anche il danno esistenziale, in base alle più recenti pronunce della Cassazione.
La tutela giuridica non si esaurisce nel dato clinico, ma si estende agli effetti sociali, relazionali e lavorativi che una lesione di questo tipo può comportare. Per questa ragione, l’approccio degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità è integrato e strutturato.
Il diritto alla salute è anche il diritto a non subire un danno evitabile. Quando un intervento chirurgico odontoiatrico compromette un nervo importante senza un’adeguata valutazione preventiva, è la legge – oltre alla medicina – a dover intervenire.
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: