Mancata Diagnosi di Dissezione Aortica in Corso di Coronarografia e Risarcimento Danni

Introduzione

La dissezione aortica è una delle emergenze cardiovascolari più letali. Si tratta di una lacerazione della parete dell’aorta, che permette al sangue di infiltrarsi tra i suoi strati interni, separandoli e minacciando la rottura dell’intero vaso. Quando non viene diagnosticata in tempo, può portare alla morte in pochi minuti o causare danni neurologici e ischemie agli organi vitali.

Durante una coronarografia, eseguita per studiare le arterie coronarie, è possibile che una dissezione aortica sia già in corso o venga addirittura provocata accidentalmente dalla procedura stessa. In entrambi i casi, il riconoscimento immediato dell’evento è fondamentale per salvare la vita del paziente.

Quando questo non accade, e la dissezione viene ignorata, sottovalutata o confusa con altre patologie, il tempo gioca contro il cuore e contro il diritto del paziente a una diagnosi corretta.

Il danno non è solo medico: è anche legale. La mancata diagnosi configura una responsabilità grave, perché riguarda un evento che richiede una reazione immediata, precisa e salvavita. In questo articolo analizziamo ogni aspetto: cos’è la dissezione aortica? Come può manifestarsi durante una coronarografia? Quali errori portano alla sua mancata diagnosi? Quali sono le conseguenze per il paziente? Come ottenere un risarcimento? E infine vedremo le competenze specifiche degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità, che affrontano casi di errori diagnostici in ambito cardiologico con metodo rigoroso.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Cos’è una dissezione aortica?

È una lacerazione della tonaca interna dell’aorta, che consente al sangue di penetrare tra gli strati della parete vascolare. Può estendersi in senso ascendente, discendente o misto, compromettendo il flusso verso:

  • Cuore (ischemia miocardica)
  • Cervello (ictus)
  • Rene, fegato e intestino (ischemie viscerali)
  • Arti inferiori

È una condizione ad altissima mortalità se non trattata subito.

Come può verificarsi una dissezione durante una coronarografia?

  • A causa della manipolazione del catetere coronarico
  • Per pressione eccessiva durante iniezione di mezzo di contrasto
  • In pazienti con pareti aortiche fragili (ipertesi, con patologie del tessuto connettivo)
  • Per errore tecnico nella cannulazione dell’ostio coronarico

Anche in pazienti non predisposti, un gesto maldestro può causare una dissecazione iatrogena.

QQuali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di mancata diagnosi di dissezione aortica in corso di coronarografia?

La coronarografia è considerata il gold standard nella diagnosi e nella gestione delle patologie coronariche. Viene eseguita ogni giorno in centinaia di ospedali, spesso in urgenza, nei pazienti con sospetto infarto miocardico o angina instabile. Si tratta di una procedura ad alta specializzazione, che consente di visualizzare le arterie del cuore e decidere se procedere con angioplastica, stent o terapia farmacologica. Ma in rari, drammatici casi, può provocare una dissezione aortica o intercettarne una in atto. E quando questa viene mancata, ignorata o sottovalutata, le conseguenze possono essere fatali. Perché la dissezione dell’aorta non aspetta. Divora dall’interno, minuto dopo minuto. E quando il cuore si ferma, non è più il tempo delle scuse.

La dissezione aortica è una rottura della parete interna dell’aorta che consente al sangue di insinuarsi tra gli strati della parete stessa. Può verificarsi spontaneamente, come evento acuto in pazienti ipertesi, o può essere iatrogena, ovvero provocata da una manovra invasiva come l’introduzione di un catetere durante una coronarografia. In entrambi i casi, la diagnosi precoce è cruciale. Ma la verità è che, troppo spesso, i segni della dissezione vengono scambiati per qualcos’altro. E quando ci si accorge, è tardi.

Una delle cause principali della mancata diagnosi è la sovrapposizione dei sintomi con quelli dell’infarto. Il paziente arriva con dolore toracico acuto, irradiato al dorso, alla mandibola, al braccio. Può avere sudorazione, nausea, instabilità emodinamica. Ma se si parte dal presupposto che si tratti di sindrome coronarica acuta, si finisce per concentrare l’attenzione solo sulle coronarie. E mentre si naviga con il catetere in aorta, la parete si lacera. O, se la dissezione era già in atto, si aggrava. Il paziente peggiora rapidamente. La pressione crolla. Compare un soffio nuovo. Ma chi è in sala pensa a uno spasmo, a un’occlusione, a una reazione vagale. E non pensa mai alla vera diagnosi: una dissezione che sta uccidendo il paziente dall’interno.

Altra causa grave è l’errore tecnico nella manovra stessa. Durante la coronarografia, il catetere deve attraversare l’arco aortico e raggiungere le coronarie senza forzare, senza attriti, senza creare lesioni. Ma se il materiale è rigido, se la manovra è eseguita con fretta o senza rispettare l’anatomia del paziente, basta un gesto sbagliato per lesionare l’intima aortica. Il sangue inizia a penetrare nello strato mediale. Inizia la dissezione. Se non ci si ferma subito, se non si cambia approccio, se non si riconosce ciò che sta accadendo, il paziente è condannato. E quel danno, in certi casi, non è nemmeno segnalato nel referto.

Ci sono situazioni in cui le immagini angiografiche mostrano segni chiari di dissezione, ma nessuno li interpreta correttamente. Si vedono flap, false luci, dilatazioni irregolari. Ma si parla di artefatti, di contrasti mal distribuiti. Nessuno richiama un cardiochirurgo. Nessuno effettua un’ecocardiografia transesofagea. Nessuno ferma la procedura. Si va avanti. Si mette anche uno stent. E intanto l’aorta si apre sempre di più.

Gravissimo è il caso in cui il paziente presenta sintomi suggestivi già prima della procedura, ma la coronarografia viene eseguita comunque senza escludere una dissezione. Il paziente dice che il dolore “scende verso l’addome”, che è “diverso dagli altri dolori”, che “è iniziato improvvisamente mentre era a riposo”. Ma chi lo ascolta si concentra sull’elettrocardiogramma, sulle troponine. Non viene fatta una TAC, non viene fatto un ecocardiogramma d’urgenza. Eppure, le linee guida sono chiare: se si sospetta una dissezione, la coronarografia può essere letale. È una manovra da evitare. Ma se si sbaglia diagnosi, e si fa comunque, si può provocare un peggioramento irreversibile.

C’è anche il problema della sottovalutazione del rischio nei pazienti a predisposizione. Chi ha una storia di ipertensione severa, sindrome di Marfan, bicuspidia aortica, dilatazione nota dell’aorta o pregressi episodi di dissezione, deve essere considerato ad alto rischio. In questi pazienti, la coronarografia va eseguita con precauzione, con materiali dedicati, con personale esperto. Ma se tutto questo viene ignorato, se la procedura viene condotta in modo standard, il rischio che l’aorta ceda sotto la pressione del mezzo di contrasto è reale. E la colpa non è del destino. È della superficialità.

Un’altra causa di errore è l’assenza di un piano d’azione in caso di complicanza. In alcune strutture, quando si verifica una dissezione intraoperatoria, non c’è cardiochirurgia disponibile, non c’è un protocollo d’emergenza. Si perde tempo a capire dove trasferire il paziente. Intanto il versamento pericardico aumenta. Il tamponamento cardiaco si installa. Il paziente si agita, diventa incosciente, va in arresto. Quando arriva il cardiochirurgo, è già tardi. E se sopravvive, lo fa con danni neurologici gravi.

Molti familiari non vengono informati della verità. Si parla di “complicanza improvvisa”, di “evento imprevisto”, di “cuore fragile”. Ma quando si accede alla documentazione, si scopre che la dissezione era in atto già da prima della coronarografia, o che è stata provocata durante la procedura. Che c’erano segni non riconosciuti. Che il dolore era descritto chiaramente. Che non è stato fatto nulla per escluderla. E allora la fiducia viene meno. Il dolore diventa rabbia.

Dal punto di vista medico-legale, la mancata diagnosi di dissezione aortica in corso di coronarografia è una delle colpe più gravi e meno giustificabili. Perché oggi esistono strumenti, conoscenze e protocolli che permettono di evitare questo errore. Basta ascoltare il paziente. Basta leggere bene le immagini. Basta fermarsi un attimo prima di andare avanti. Quando invece si prosegue alla cieca, quando si nega l’evidenza, si diventa causa diretta della morte o dell’invalidità.

Le conseguenze per chi sopravvive sono drammatiche: sostituzioni valvolari, protesi aortiche, embolie periferiche, dialisi, danni neurologici. E tutto questo, per non aver fatto una TAC in tempo. Per non aver riconosciuto un flap. Per non aver creduto a un dolore strano.

Il cuore è importante, ma l’aorta lo è ancora di più. E quando batte un allarme, non lo si può ignorare. Quando un paziente entra con un dolore toracico acuto, ogni gesto deve essere fatto con prudenza, con rispetto. Perché un catetere mal guidato può non solo non salvare la vita. Può portarla via.

Quando si configura la responsabilità medica per mancata diagnosi di dissezione aortica in corso di coronarografia?

La responsabilità medica per mancata diagnosi di dissezione aortica in corso di coronarografia si configura ogniqualvolta il paziente, sottoposto a un esame invasivo coronarico, sviluppa segni clinici e radiologici compatibili con una dissezione dell’aorta toracica o ascendente e l’équipe medica non riconosce tempestivamente la condizione, omettendo di intervenire secondo le urgenze imposte dal quadro. La coronarografia è un esame a elevata utilità diagnostica, ma anche un atto invasivo che comporta rischi concreti, tra cui, sebbene rari, l’evento gravissimo della dissezione aortica iatrogena. Questa evenienza può verificarsi per un trauma da catetere, per la fragilità della parete vasale, per la presenza di patologie predisponenti come l’ipertensione severa, la malattia del tessuto connettivo o l’aterosclerosi avanzata. Quando il margine d’errore è minimo, la vigilanza deve essere massima.

La dissezione dell’aorta, specie se in sede prossimale, è una condizione che evolve rapidamente e può condurre alla morte nel giro di minuti o ore se non diagnosticata in tempo. Il passaggio del catetere all’interno dell’aorta, soprattutto in prossimità dell’ostio coronarico, può determinare la formazione di una lacerazione intimale che, se non riconosciuta, si estende lungo la parete del vaso, determinando uno sdoppiamento dell’aorta stessa con compromissione del flusso ematico. In questi casi, il dolore toracico acuto che si presenta durante o dopo la coronarografia non deve mai essere sottovalutato. Se il paziente lamenta un dolore trafittivo, migrante, con irradiazione alla schiena, al collo o all’addome, associato a segni di ipotensione, deficit neurologici o alterazioni dell’elettrocardiogramma, la diagnosi differenziale tra dissezione aortica e sindrome coronarica acuta diventa un imperativo clinico non derogabile.

La responsabilità si configura pienamente quando l’équipe esclude superficialmente l’ipotesi di dissezione, non effettua esami mirati come un’ecocardiografia transesofagea, una TAC toracica con mezzo di contrasto o un controllo angiografico aortico, e attribuisce il quadro a generici spasmi coronarici o a “dolore residuo” da esame. Questo atteggiamento attendista, fondato su una sottovalutazione clinica, ha prodotto in molti casi documentati la morte del paziente per rottura aortica, tamponamento cardiaco o ischemia multi-organo, mentre sarebbe bastata una diagnosi tempestiva per salvare la vita.

In alcune situazioni, la dissezione si manifesta già durante la coronarografia con segni angiografici evidenti: il contrasto che penetra nella falsa luce, la presenza di flap intimali, l’irregolarità del contorno vascolare, la perdita di opacizzazione coronarica. Se queste immagini non vengono correttamente interpretate dal cardiologo interventista, o se si sceglie di continuare la procedura senza allertare la cardiochirurgia o trasferire il paziente in emergenza, si assume un rischio tecnico e umano inaccettabile. La dissezione aortica richiede un intervento chirurgico immediato nella maggior parte dei casi. Ogni minuto perso rappresenta una riduzione della sopravvivenza.

Il paziente che entra in sala per un esame diagnostico e ne esce in condizioni gravemente peggiorate ha diritto a sapere cosa è successo. In molte vicende giudiziarie, i familiari delle vittime hanno scoperto solo a posteriori, attraverso l’autopsia o una revisione della documentazione, che il paziente era morto per una dissezione non diagnosticata. La cartella clinica spesso tace sull’ipotesi diagnostica, manca delle annotazioni essenziali, non include gli esami strumentali eseguiti o omette di giustificare la condotta. Questo silenzio, in medicina legale, equivale a una colpa.

Le conseguenze per il paziente sono devastanti. Una dissezione aortica non trattata conduce alla morte nel 50% dei casi entro le prime 48 ore. Chi sopravvive può riportare danni neurologici permanenti, ischemie viscerali, insufficienza renale acuta, danno miocardico e necessità di interventi chirurgici demolitivi. Anche il solo sospetto non indagato rappresenta una lesione del diritto alla diagnosi e alla cura. Il paziente ha diritto non solo alla vita, ma anche alla prevenzione del danno, al rispetto dei tempi di intervento, alla piena competenza nella lettura dei segnali clinici.

Dal punto di vista giuridico, la responsabilità è di tipo contrattuale ai sensi dell’art. 1218 del Codice Civile. Il paziente – o i familiari – devono dimostrare che la dissezione si è verificata durante o subito dopo la coronarografia, e che i segni clinici non sono stati riconosciuti o trattati tempestivamente. Spetterà alla struttura sanitaria dimostrare di aver eseguito i dovuti controlli, di aver considerato tutte le ipotesi diagnostiche, di aver utilizzato gli strumenti adeguati per confermare o escludere la dissezione. In assenza di documentazione chiara, completa e coerente, la responsabilità si presume.

Il consenso informato non giustifica l’errore. Anche se la dissezione è un rischio noto e descritto, firmare un modulo non significa accettare una diagnosi mancata, un ECG ignorato, un dolore trascurato, un’immagine radiologica non interpretata. Il paziente si affida, non abdica alla tutela. Il consenso copre i rischi inevitabili, non quelli gestiti con negligenza.

In conclusione, la responsabilità medica per mancata diagnosi di dissezione aortica in corso di coronarografia si configura ogniqualvolta un paziente manifesta segni clinici compatibili con la lacerazione della parete aortica e non riceve la tempestiva attenzione, gli accertamenti strumentali e la gestione d’urgenza previsti dalla pratica clinica. Il tempo, in questi casi, è la vera medicina. Quando il tempo viene sprecato, quando l’ipotesi più grave viene scartata con leggerezza, il danno che ne deriva non è solo un fallimento clinico, ma un’ingiustizia. E davanti a quell’ingiustizia, la legge deve rispondere con rigore, chiarezza e verità. Perché un paziente che muore per un errore evitabile non può essere dimenticato. E chi resta ha diritto a una parola che contenga tutto: responsabilità.

Cosa prevede la legge?

  • Art. 1218 c.c. – La struttura è responsabile se non adempie correttamente al contratto di cura
  • Art. 2043 c.c. – Chi causa un danno ingiusto è tenuto a risarcirlo
  • Legge 24/2017 (Gelli-Bianco) – Obbligo di seguire linee guida e buona pratica clinica
  • Art. 2236 c.c. – Anche nelle emergenze, l’errore macroscopico è punibile

Quali sono le conseguenze di una diagnosi mancata?

  • Rottura dell’aorta e morte
  • Ischemia cerebrale e ictus permanente
  • Infarto massivo non reversibile
  • Paralisi degli arti inferiori per ischemia midollare
  • Danno renale irreversibile
  • Stato vegetativo

Le statistiche parlano chiaro: la mortalità della dissezione non trattata cresce dell’1% ogni ora.

Esempi concreti?

Paziente di 59 anni, dolore toracico in corso di coronarografia. Ignorato. Dissecazione aortica non rilevata. Arresto cardiaco in reparto. Morte. Risarcimento ai familiari: 630.000 euro.

Donna di 64 anni, dolore dorsale acuto post-esame. Nessun approfondimento. Dissezione tipo B scoperta 12 ore dopo. Paraplegia permanente. Risarcimento: 540.000 euro.

Uomo di 67 anni, rottura dell’aorta in corso di angiografia. Nessun cardiochirurgo allertato. Morte in sala. Risarcimento: 700.000 euro.

Quanto vale un risarcimento?

  • Invalidità parziale post-infarto ischemico: 120.000 – 250.000 euro
  • Danni neurologici da ischemia cerebrale: 300.000 – 500.000 euro
  • Stato vegetativo o paralisi: fino a 600.000 euro
  • Morte: risarcimento ai familiari fino a 700.000 euro

Quanto tempo si ha per agire?

  • 10 anni contro strutture sanitarie private
  • 5 anni contro strutture pubbliche o medici dipendenti
  • Il termine decorre dal momento in cui il danno viene scoperto o compreso nella sua gravità

Quali documenti sono essenziali?

  • Cartella clinica e referti della coronarografia
  • Tracciati ECG pre e post-esame
  • Referti TAC, RMN, ecografie toraciche
  • Verbali operatori in caso di intervento cardiochirurgico successivo
  • Certificati di invalidità, decesso, perizia medico-legale

Cosa può fare l’avvocato?

  • Richiedere l’intera documentazione sanitaria
  • Ricostruire ogni minuto della gestione clinica
  • Verificare le omissioni e gli errori di procedura
  • Collaborare con cardiochirurghi e medici legali
  • Quantificare il danno subito
  • Intraprendere la mediazione e, se necessario, agire in giudizio

Le competenze degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità

Quando una dissezione aortica viene ignorata, il paziente non muore per la patologia, ma per l’indifferenza. È un errore che non tollera giustificazioni. Non è una complicanza: è una diagnosi mancata che doveva essere fatta.

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità si occupano con rigore dei casi di errori in ambito cardiologico e interventistico. Lo fanno con:

  • Cardiologi, cardiochirurghi e radiologi esperti di contenzioso
  • Medici legali con esperienza in dissezioni aortiche e ritardi diagnostici
  • Periti attuariali per il calcolo economico dei danni permanenti o dei risarcimenti ai familiari

Ogni caso viene ricostruito con precisione scientifica e attenzione giuridica. Ogni dettaglio viene verificato: la gestione del dolore, il comportamento della sala, la velocità della diagnosi, il rispetto dei protocolli, la presenza delle strumentazioni necessarie.

Chi ha perso una persona per una diagnosi mancata non deve accontentarsi di parole. Ha diritto alla verità, alla responsabilità, alla giustizia.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

Contattaci Per Errori Medici e Malasanità, Siamo qui per aiutarti.

Se hai bisogno di assistenza legale o vuoi maggiori informazioni sui nostri servizi, non esitare a contattarci.
Il nostro team di esperti è a tua disposizione per rispondere a qualsiasi domanda e offrirti una consulenza personalizzata.

Puoi fissare un appuntamento presso il nostro studio o richiedere una consulenza online, in base alle tue esigenze.
Non aspettare, siamo qui per difendere i tuoi diritti.

Compila il modulo qui sotto e ti risponderemo il prima possibile.

PRIMA DI ANDARE VIA...

Abbiamo Notato Che Stai Leggendo L’Articolo.

Desideri Una Prima Consulenza Gratuita A Riguardo? Clicca sul Pulsante Qui Sotto e Prenotala Subito!