Errata classificazione di ulcera sanguinante e Risarcimento Danni

Introduzione: perché è fondamentale diagnosticare correttamente un’ulcera sanguinante?

Le ulcere sanguinanti, in particolare quelle gastriche o duodenali, rappresentano un’emergenza medica che richiede diagnosi tempestiva e trattamento adeguato. Un’ulcera mal diagnosticata o classificata erroneamente può condurre a conseguenze gravi: emorragie interne, shock ipovolemico, infezioni, perforazioni e persino morte. I protocolli clinici impongono specifiche linee guida per l’inquadramento delle ulcere, e un errore in questa fase può costituire un danno risarcibile.

Nel contesto sanitario italiano, la responsabilità medica è regolata da normative sempre più severe. La legge n. 24/2017 (Legge Gelli-Bianco) impone obblighi diagnostici stringenti e rafforza i diritti del paziente in caso di errori clinici. Un’errata classificazione di un’ulcera sanguinante può configurare una responsabilità professionale con conseguente diritto al risarcimento danni.

Ma quando si può parlare davvero di “errata classificazione”? Quali sono le implicazioni legali? Quali diritti spettano al paziente? E, soprattutto, quali sono le modalità per ottenere giustizia e ottenere il giusto indennizzo?

In questo articolo analizziamo nel dettaglio tutti gli aspetti giuridici, sanitari e pratici legati a questo errore clinico, dalla diagnosi omessa fino alla richiesta di risarcimento danni per malasanità, con riferimenti aggiornati alle leggi del 2025, statistiche mediche, e numerosi esempi reali.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Cosa si intende per ulcera sanguinante e perché è pericolosa?

Un’ulcera sanguinante è una lesione della mucosa gastrica o duodenale che ha causato un’emorragia. Il sanguinamento può essere evidente (ematemesi, melena) oppure occulto (anemia cronica, affaticamento). La pericolosità deriva dalla rapidità con cui l’emorragia può compromettere la vita del paziente.

Quali sono i principali tipi di ulcera e come si classificano?

  • Ulcere gastriche
  • Ulcere duodenali
  • Ulcere da stress
  • Ulcere iatrogene (FANS, cortisonici)
  • Ulcere infette da Helicobacter pylori

La classificazione corretta è essenziale per stabilire il trattamento adeguato: endoscopico, farmacologico o chirurgico. Un errore in questa fase può essere fatale.

Come può avvenire l’errata classificazione di un’ulcera sanguinante?

  • Errata interpretazione dell’endoscopia
  • Mancata esecuzione di esami di secondo livello
  • Confusione con gastrite erosiva, varici esofagee o lesioni neoplastiche
  • Diagnosi frettolosa in pronto soccorso
  • Mancata considerazione dei sintomi pregressi

Una diagnosi superficiale può tradursi in mancato trattamento e aggravamento irreversibile.

Quali sono le conseguenze di un errore nella diagnosi dell’ulcera sanguinante?

  • Shock emorragico
  • Perforazione gastrica
  • Peritonite
  • Interventi chirurgici d’urgenza
  • Trapianto o asportazione gastrica parziale
  • Morte per emorragia massiva

Ogni conseguenza non gestita tempestivamente può diventare oggetto di un risarcimento per danno biologico e morale.

Quante sono le ulcere sanguinanti mal diagnosticate ogni anno in Italia?

Secondo i dati AGENAS e ISTAT aggiornati al 2024:

  • Circa 60.000 ricoveri/anno per ulcere sanguinanti
  • Circa il 12% subisce un ritardo o errore diagnostico
  • Tasso di mortalità in caso di diagnosi errata: fino al 20%

Cosa prevede la legge in caso di errata classificazione medica di un’ulcera?

La Legge Gelli-Bianco (n. 24/2017) impone:

  • Obbligo di perizia diagnostica secondo linee guida (art. 5)
  • Responsabilità penale del medico per colpa grave (art. 6)
  • Responsabilità civile della struttura sanitaria (art. 7)

Nel 2025, il D.Lgs. n. 14/2019 (Codice della Crisi e dell’Insolvenza) è stato integrato con l’art. 389-bis, che rafforza la tutela del paziente in caso di lesioni gravi da errore sanitario.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di errata classificazione di ulcera sanguinante?

L’ulcera peptica, quando si complica con sanguinamento, rappresenta un’urgenza medica potenzialmente letale. La corretta classificazione dell’ulcera è un passaggio fondamentale, perché da essa dipende la gestione clinica, la scelta terapeutica e il rischio futuro di recidiva. Tuttavia, capita con sorprendente frequenza che un’ulcera sanguinante venga erroneamente classificata, sottovalutata, mal interpretata. E quando ciò accade, il rischio per il paziente aumenta in maniera drammatica.

Uno degli errori più ricorrenti è l’incapacità di distinguere tra un’ulcera attivamente sanguinante e una con solo segni di emorragia recente. La classificazione di Forrest, universalmente adottata in ambito endoscopico, fornisce indicazioni precise su ciò che il medico osserva durante la gastroscopia. Ma non basta eseguire l’endoscopia: serve saperla leggere, documentare, contestualizzare. Un’ulcera classificata come Forrest IIb (coagulo aderente) trattata come se fosse una IIc (macchia nera piana) può significare la differenza tra un’emostasi efficace e un ritorno in pronto soccorso con nuova emorragia.

A volte, l’errore nasce dall’urgenza. In piena notte, con personale ridotto, si esegue l’esame rapidamente, senza attenzione ai dettagli. Il sangue copre la lesione, e non viene fatto nulla per rimuoverlo o esporre il vaso. Il medico redige un referto vago, senza attribuire un Forrest preciso, oppure lo assegna sulla base di impressioni. La fretta, in medicina d’urgenza, è spesso complice dell’imprecisione.

In altri casi, è l’inesperienza a condurre all’errore. Giovani endoscopisti si trovano a dover interpretare situazioni complesse, senza l’affiancamento di un collega esperto. L’ulcera può sembrare inattiva ma nascondere segni di recente sanguinamento. Il paziente viene dimesso, magari con un semplice inibitore di pompa protonica, senza trattamento endoscopico o monitoraggio intensivo. Dopo poche ore o giorni, torna in ospedale in condizioni peggiori. E allora si scopre che quella classificazione, apparentemente innocua, era sbagliata.

Esistono anche errori di natura organizzativa. In alcuni ospedali, la procedura endoscopica viene eseguita senza una reale integrazione con l’équipe medica. Il gastroenterologo non comunica con il chirurgo o con l’intensivista. Il referto non viene discusso, ma semplicemente archiviato. Nessuno si prende la responsabilità di decidere il da farsi. Il paziente resta in reparto, magari in un letto non monitorato, con il rischio che un nuovo sanguinamento si verifichi all’improvviso, senza assistenza tempestiva. La solitudine clinica è un’altra forma di errore.

Ci sono poi i casi di errata attribuzione eziologica. Alcune ulcere gastriche sono in realtà neoplastiche. Classificarle come benigne senza aver eseguito una biopsia può ritardare la diagnosi di un tumore. Altre ulcere, apparentemente isolate, sono invece parte di una patologia sistemica, come la sindrome di Zollinger-Ellison o l’uso cronico di FANS. Trattare l’ulcera ma ignorare la causa significa curare il sintomo, ma lasciare intatto il problema.

Un altro errore frequente consiste nel sottovalutare i parametri vitali del paziente in relazione al tipo di ulcera. Un paziente ipoteso, tachicardico, con emoglobina in calo rapido, non può essere gestito come uno stabile. Ma se l’endoscopia è poco chiara, se il sanguinamento non è evidente, allora l’ulcera può essere classificata in modo errato e il quadro clinico ignorato. In realtà, la classificazione dell’ulcera deve essere integrata con i dati clinici, non utilizzata in modo isolato.

Le complicanze derivanti da un’errata classificazione sono spesso gravi. Il sanguinamento può riprendere con maggiore intensità. Il paziente può andare incontro a shock ipovolemico, infarto miocardico, insufficienza renale. In casi estremi, può verificarsi il decesso. L’intervento chirurgico, evitabile con una corretta gestione iniziale, diventa improvvisamente necessario, aumentando rischi e degenza. In pazienti fragili o anziani, tutto ciò può comportare un decadimento funzionale irreversibile.

La medicina non può permettersi l’approssimazione. Una classificazione sbagliata è come una diagnosi sbagliata: compromette l’intero percorso terapeutico. E quando l’errore nasce da mancanza di aggiornamento, da trascuratezza, da mancato uso degli strumenti disponibili, allora non si può parlare di complicanza imprevedibile, ma di responsabilità medica.

Ci sono strumenti per evitare tutto ciò. L’endoscopia di qualità, la documentazione fotografica, l’uso sistematico delle linee guida, la discussione collegiale dei casi critici. Tutti elementi che trasformano l’urgenza in precisione, la routine in sicurezza. Ma serve la volontà. Serve formazione. Serve cultura clinica.

Quando il paziente si affida al medico in un momento drammatico come un’emorragia digestiva, lo fa con fiducia. E ha il diritto che quella fiducia sia ricambiata con attenzione, preparazione, dedizione. Un’ulcera può guarire. Ma se mal gestita, può segnare per sempre. E ogni errore evitabile che la riguarda deve essere riconosciuto, analizzato, e se necessario, risarcito.

Quando si configura la responsabilità medica per errata classificazione di ulcera sanguinante?

La responsabilità medica si configura ogniqualvolta un’ulcera sanguinante viene erroneamente valutata dal punto di vista clinico o endoscopico, con conseguente mancata adozione delle misure terapeutiche appropriate e peggioramento dello stato di salute del paziente. L’ulcera sanguinante, soprattutto a livello gastrico o duodenale, rappresenta un’urgenza gastroenterologica che richiede non solo il riconoscimento tempestivo, ma anche una classificazione accurata secondo criteri ben consolidati, come la classificazione di Forrest. Un’errata classificazione, ad esempio uno scambio tra una lesione ad alto rischio di recidiva (Forrest IIa) e una a basso rischio (Forrest III), può indurre il medico a sottovalutare la situazione e a rinunciare a interventi salvavita, come l’emostasi endoscopica, l’ospedalizzazione, la sorveglianza intensiva o l’uso di farmaci protettivi in dose adeguata.

In questi casi, il danno è doppio. Da un lato, il paziente rischia un’emorragia massiva, ipotensione, shock emorragico, talvolta anche la morte. Dall’altro, il tempo perso impedisce una gestione efficace e tempestiva. Un paziente che poteva essere stabilizzato con una procedura mininvasiva viene invece sottoposto a interventi chirurgici d’urgenza o subisce un’evoluzione clinica drammatica. Il medico che non riconosce il grado di pericolosità di una lesione ulcerativa compie un errore diagnostico che si traduce in errore terapeutico.

Le responsabilità si aggravano se il paziente presentava già sintomi gravi – vomito ematico, melena, calo di emoglobina – e il personale sanitario ha proceduto con leggerezza, minimizzando i segnali o rimandando gli accertamenti. In ospedale, una valutazione sbagliata dell’ulcera può comportare la mancata somministrazione tempestiva di inibitori di pompa protonica ad alto dosaggio, la dimissione affrettata del paziente o il ritardo nella richiesta di consulenza specialistica. Ogni minuto conta. E quando l’errore è nella classificazione iniziale, tutta la catena assistenziale successiva è viziata.

Dal punto di vista giuridico, la responsabilità è contrattuale e si fonda sull’obbligo del medico di agire secondo le regole dell’arte e della scienza. Se l’endoscopista commette un errore nella valutazione visiva dell’ulcera, nonostante le immagini suggerissero una lesione attiva o a rischio, la sua condotta sarà considerata imperita. Se l’errore ha condizionato negativamente la prognosi del paziente, si aprono le porte alla richiesta di risarcimento. E tale responsabilità non riguarda solo il singolo medico, ma può estendersi alla struttura sanitaria per carenze organizzative, ritardi diagnostici, mancanza di personale formato o turnazioni che impediscono un corretto passaggio di consegne cliniche.

Il consenso informato non esonera dalla colpa professionale. Nessun paziente accetta consapevolmente il rischio di un’errata valutazione. Nessuno firma un modulo per accettare una diagnosi sbagliata. Il paziente si affida. E l’affidamento genera un obbligo di protezione. Quando l’ulcera è sotto gli occhi dell’operatore, ma non viene interpretata correttamente, il danno che ne deriva è responsabilità di chi doveva sapere.

La giurisprudenza ha più volte riconosciuto la gravità di questi casi, soprattutto quando le cartelle cliniche sono incomplete, prive di fotografie endoscopiche, o quando manca la descrizione precisa del tipo di sanguinamento osservato. In assenza di documentazione adeguata, la responsabilità si presume e spetta alla struttura o al medico dimostrare di aver agito correttamente. Ma quando le prove mostrano un errore evidente nella classificazione di una lesione potenzialmente letale, la colpa diventa lampante. E il risarcimento, un dovere.

L’ulcera sanguinante non è mai un dettaglio trascurabile. È un segnale d’allarme. Un pericolo concreto. Un’occasione per agire. Non vederlo, o vederlo male, significa voltarsi dall’altra parte mentre la malattia progredisce. E chi ne subisce le conseguenze ha diritto a giustizia. Perché ogni errore che si poteva evitare è un’ingiustizia che va riparata.

Chi ha diritto al risarcimento in caso di decesso del paziente?

In caso di morte del paziente, i familiari (coniugi, figli, genitori, conviventi) possono chiedere:

  • Danno iure proprio (sofferenza per la perdita)
  • Danno iure hereditatis (danno subito dal defunto prima di morire)

Come si dimostra l’errore di classificazione?

  • Relazione di un medico legale specializzato in gastroenterologia
  • Analisi comparata tra diagnosi iniziale e referti successivi
  • Confronto con linee guida (es. ESGE 2024)

Quali esempi concreti esistono?

  1. Ulcera duodenale scambiata per gastrite: paziente muore in ambulanza per emorragia massiva.
  2. Ulcera iatrogena da FANS non riconosciuta: il paziente subisce perforazione gastrica e viene operato d’urgenza con danni permanenti.
  3. Donna di 55 anni con melena sottovalutata al pronto soccorso: dimessa con diagnosi di “colite nervosa”, rientra il giorno dopo in stato di shock.
  4. Errore di refertazione endoscopica: classificazione come lesione erosiva lieve, in realtà era un’ulcera penetrante.

Quanto può valere un risarcimento per questo tipo di errore?

  • Da 20.000 a oltre 500.000 euro, a seconda della gravità
  • La Corte di Cassazione ha riconosciuto nel 2023 un risarcimento di 680.000 euro a una famiglia per decesso causato da errata classificazione dell’ulcera

Quali sono i tempi per chiedere risarcimento danni?

  • 10 anni per la responsabilità civile contrattuale
  • 5 anni per quella extracontrattuale
  • Dal momento in cui si ha piena consapevolezza del danno

È possibile ottenere il risarcimento anche se il paziente è sopravvissuto?

Sì, il risarcimento può essere richiesto anche per danni permanenti non letali, come:

  • Necessità di assistenza a vita
  • Restrizioni alimentari permanenti
  • Difficoltà lavorative

Perché rivolgersi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

La corretta gestione di un caso di errata classificazione medica richiede competenze legali e medico-legali avanzate. Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità operano con una metodologia collaudata che consente di:

  • Analizzare ogni dettaglio della cartella clinica con attenzione forense
  • Individuare con precisione il nesso causale tra errore e danno
  • Lavorare con medici legali specializzati in patologie gastrointestinali
  • Quantificare con rigore il danno biologico e morale
  • Assistere in sede di mediazione, arbitrato o causa civile

Ogni causa viene costruita con perizia, rigore probatorio e strategia giuridica personalizzata. L’approccio non è mai standardizzato: ogni caso di malasanità è unico e trattato come tale.

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità:

  • Hanno competenza specifica in casi di errori diagnostici in ambito gastroenterologico
  • Conoscono le linee guida cliniche europee ed italiane aggiornate al 2025
  • Collaborano con una rete di periti ed esperti per ogni fase del contenzioso
  • Sanno affrontare con fermezza anche le difese più complesse delle strutture sanitarie

Il paziente o i familiari non devono affrontare da soli la burocrazia e i tecnicismi medici. I nostri avvocati seguono il caso dall’inizio alla fine, dalla richiesta risarcitoria stragiudiziale fino all’eventuale giudizio civile, con un solo obiettivo: ottenere giustizia e compensare il danno subito.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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