Intestino perforato durante PEG (gastrostomia) e Risarcimento Danni

Introduzione: perché la PEG è un intervento a rischio se non eseguito correttamente?

La PEG, ovvero la gastrostomia endoscopica percutanea, è una procedura utilizzata per garantire la nutrizione a lungo termine nei pazienti che non riescono ad alimentarsi per via orale. È una tecnica salvavita, rapida e considerata relativamente sicura. Tuttavia, non è priva di rischi. Tra le complicanze più gravi e sottovalutate, vi è la perforazione accidentale dell’intestino.

L’intestino perforato durante una PEG rappresenta una complicanza medica di estrema gravità, spesso dovuta a errori tecnici, mancanza di controllo radiologico o a una cattiva valutazione anatomica. I sintomi, se non riconosciuti in tempo, possono portare a peritonite, sepsi, shock settico e morte.

Quando questa complicanza deriva da una condotta medica non conforme alle linee guida o da negligenza, il paziente (o i suoi familiari) ha diritto a chiedere il risarcimento per danni da malasanità. Le norme vigenti in Italia stabiliscono con chiarezza i doveri degli operatori sanitari e della struttura ospedaliera. Ogni errore o omissione può essere oggetto di azione legale.

In questo articolo vedremo:

  • Quando si verifica una perforazione intestinale durante PEG
  • Cosa prevede la legge
  • Quali sono i danni risarcibili
  • Come si dimostra la responsabilità
  • Quali sono gli esempi reali già risarciti
  • E come gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità possano tutelare i diritti del paziente e dei familiari

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Cos’è la PEG e a cosa serve?

La PEG è una tecnica che consente di inserire un tubo nello stomaco passando attraverso la parete addominale, sotto guida endoscopica, per garantire nutrizione enterale. È indicata per pazienti con:

  • Ictus
  • SLA o malattie neurologiche
  • Tumori testa-collo
  • Gravi disfagie

Perché può verificarsi una perforazione intestinale durante la PEG?

  • Errato posizionamento del tubo (trans-colico o trans-intestinale)
  • Assenza di guida ecografica o TC
  • Pazienti con aderenze post-chirurgiche non valutate
  • Esecuzione frettolosa senza verifica anatomica
  • Errore di riconoscimento della parete gastrica

L’errore tecnico nella fase di inserimento è la causa principale delle perforazioni intestinali in corso di PEG.

Quali sono i sintomi di una perforazione non riconosciuta?

  • Dolore addominale acuto
  • Febbre alta
  • Tachicardia, ipotensione
  • Distensione addominale
  • Versamento peritoneale
  • Segni di shock settico nelle ore successive alla procedura

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di intestino perforato durante PEG (gastrostomia)?

La PEG, ovvero la gastrostomia endoscopica percutanea, è una procedura considerata di routine per il posizionamento di una sonda nutrizionale nei pazienti che non possono alimentarsi per via orale. Eppure, come ogni manovra invasiva, non è esente da rischi, e tra i più gravi c’è senza dubbio la perforazione intestinale. Una complicanza rara, ma devastante, che può verificarsi per una serie di errori tecnici, valutativi e organizzativi.

Il primo aspetto da considerare è l’inadeguata valutazione pre-operatoria. Prima di procedere con una PEG, il medico dovrebbe eseguire accertamenti accurati per confermare che non vi siano interposizioni intestinali tra la parete addominale e lo stomaco. Nei pazienti con addome globoso, con pregressi interventi chirurgici o con anomalie anatomiche, l’intestino può trovarsi in una posizione non fisiologica e presentarsi proprio tra lo stomaco e la parete, diventando vulnerabile alla perforazione durante il passaggio della cannula.

In alcuni casi, questo rischio può essere ridotto con l’esecuzione preventiva di una TAC addominale o con l’uso di tecniche ecografiche. Ma nella realtà clinica, questi accertamenti non sempre vengono richiesti, soprattutto nei pazienti giudicati fragili, dove ogni minuto in più sembra un ostacolo e si tende a “fare in fretta”. L’urgenza percepita può diventare così il primo gradino verso l’errore.

Un’altra causa frequente di perforazione intestinale è rappresentata dall’inadeguata distensione gastrica durante la procedura. L’endoscopista deve insufflare aria per aderire lo stomaco alla parete addominale. Se ciò non avviene in modo sufficiente, oppure se la trasilluminazione non viene eseguita correttamente, il medico può credere di trovarsi davanti alla posizione corretta, mentre invece sta puntando una zona in cui l’intestino è interposto. La conseguenza è drammatica: la sonda attraversa il colon o l’intestino tenue prima di giungere nello stomaco, creando una comunicazione anomala che porta a peritonite, sepsi e necessità di intervento chirurgico urgente.

Non va sottovalutato l’impatto dell’inesperienza. Anche se la PEG è considerata una procedura semplice, richiede manualità, precisione e capacità di interpretare le immagini endoscopiche con sicurezza. Un operatore alle prime armi, o lasciato solo in un contesto poco strutturato, può facilmente sbagliare il punto di ingresso o la sequenza dei passaggi, soprattutto se il paziente è agitato o in condizioni instabili.

In molti casi documentati, la perforazione non viene nemmeno riconosciuta immediatamente. Il paziente manifesta dolori addominali, febbre, segni di irritazione peritoneale, ma il personale sanitario attribuisce questi sintomi a una normale reazione post-procedura. Solo quando le condizioni si aggravano, si eseguono gli accertamenti che mostrano la verità: la sonda ha bucato l’intestino, provocando una contaminazione del peritoneo. A quel punto, l’intervento chirurgico diventa inevitabile.

Alcuni pazienti sono più esposti a questa complicanza: quelli con grave malnutrizione, ascite, obesità, ernie addominali, patologie intestinali pregresse o anomalie della motilità viscerale. Tuttavia, la sola presenza di questi fattori di rischio non basta a giustificare l’evento: ciò che conta è come sono stati gestiti. Se il medico era a conoscenza della difficoltà anatomica, ma ha proceduto comunque senza imaging adeguato o senza cambiare approccio, la responsabilità professionale può emergere con chiarezza.

Nei casi più gravi, la perforazione intestinale può portare a shock settico, interventi di laparotomia d’urgenza, degenze prolungate in terapia intensiva, fistole enteriche croniche o persino al decesso del paziente. E tutto questo, in molti scenari, poteva essere evitato con maggiore cautela, un’indicazione più prudente o un’esecuzione tecnica più vigile.

Il problema principale resta quello della sottovalutazione del rischio. La PEG viene vista come un atto di routine, ma proprio per questo, talvolta, non viene circondata dall’attenzione che merita. L’eccessiva fiducia nella consuetudine può far abbassare la guardia, anche in centri esperti. E quando un errore chirurgico coinvolge l’intestino, il tempo di reazione diventa un fattore determinante per la sopravvivenza.

In definitiva, la perforazione intestinale durante PEG non è soltanto una complicanza, ma può essere la spia di un approccio superficiale, di una carenza informativa o di una prassi frettolosa. Le responsabilità devono essere valutate caso per caso, ma ogni volta che un paziente fragile viene sottoposto a un gesto tecnico senza il rispetto delle condizioni minime di sicurezza, la medicina smette di essere cura e diventa rischio.

Quando si configura la responsabilità medica per intestino perforato durante PEG (gastrostomia)?

La responsabilità medica per intestino perforato durante una PEG – gastrostomia endoscopica percutanea – si configura quando l’esecuzione della procedura, che ha lo scopo di inserire un sondino per l’alimentazione diretta nello stomaco, provoca una lesione intestinale evitabile, derivante da negligenza, imperizia o imprudenza del medico operatore. L’inserimento della PEG, pur trattandosi di un intervento minimamente invasivo, non è privo di rischi, e proprio per questo richiede il rispetto di rigorosi protocolli.

L’intestino perforato è una delle complicanze più gravi e rare, ma non per questo accettabili in assenza di una causa realmente imprevedibile. Può accadere che il medico, nonostante l’assistenza dell’endoscopia, sbagli il punto di accesso o non rilevi adeguatamente la posizione degli organi addominali, andando a colpire un’ansa intestinale interposta tra la parete addominale e lo stomaco. Quando ciò avviene, la condotta va esaminata alla luce delle regole di buona pratica medica, e soprattutto dell’obbligo di evitare una lesione evitabile.

Il problema nasce spesso da una valutazione pre-operatoria inadeguata. Se il paziente presenta aderenze addominali post-chirurgiche, una conformazione anatomica anomala o una distensione intestinale che spinge l’intestino verso la parete addominale, era dovere del medico diagnosticarlo prima dell’inserimento, mediante un’ecografia o una TAC addominale, e valutare se procedere o meno. Procedere senza una corretta immagine del quadro interno espone il paziente a rischi gravissimi. E se il rischio è noto e ignorato, la responsabilità è piena.

Anche l’esecuzione tecnica deve essere valutata. Una manovra troppo energica, un ago troppo lungo, l’assenza di trasilluminazione adeguata, o un’insufficiente aspirazione gastrica, possono contribuire all’errore. Il medico deve attenersi a tutte le fasi del protocollo endoscopico, compresa la verifica che non vi siano organi interposti. Se non lo fa, e ne deriva una perforazione intestinale, l’evento non può essere considerato una semplice complicanza, ma una conseguenza diretta della violazione di regole di cautela.

La responsabilità può riguardare anche la gestione successiva. Se dopo la procedura il paziente presenta dolore addominale acuto, febbre, rigidità, tachicardia o segni di peritonite, è dovere del personale intervenire tempestivamente, senza scambiare i sintomi per fastidi normali post-PEG. Una diagnosi tardiva di perforazione intestinale, con conseguente sepsi e shock settico, costituisce un’aggravante. Il ritardo nel riconoscere e trattare la complicanza rafforza la responsabilità dell’intera equipe.

Dal punto di vista legale, non basta che vi sia stato un danno: il paziente o i familiari dovranno dimostrare che la perforazione era evitabile se il medico avesse agito con la diligenza richiesta. Questo comporta l’analisi del consenso informato, delle immagini pre e post-operatorie, della tecnica utilizzata e delle condizioni del paziente. Se il danno è riconducibile direttamente alla violazione delle linee guida, si configura la responsabilità e il diritto a un risarcimento.

Anche il consenso informato ha un ruolo centrale. Il paziente deve essere messo al corrente dei rischi, anche se rari, e delle alternative alla PEG. Se non è stato informato che un errore tecnico avrebbe potuto perforare l’intestino, con conseguenze anche fatali, il medico risponde anche della violazione del diritto all’autodeterminazione. E quando un evento così grave si verifica, il consenso viziato diventa un ulteriore elemento di colpa.

Il risarcimento può comprendere il danno biologico, se il paziente sopravvive ma subisce resezioni intestinali, infezioni invalidanti, stomie permanenti, o compromissioni metaboliche. Se invece il paziente decede per sepsi o peritonite, il danno riguarda i familiari, che possono agire per ottenere giustizia per la perdita ingiusta e per il dolore subito.

In conclusione, la responsabilità medica per intestino perforato durante PEG emerge quando l’operatore sanitario ha agito senza rispettare i criteri di prudenza e accuratezza richiesti dalla procedura, ha trascurato esami preparatori essenziali, o non ha gestito correttamente i segnali post-operatori. La legge tutela il paziente da queste gravi conseguenze, perché l’errore non è mai accettabile quando può e deve essere evitato. E in medicina, soprattutto in situazioni delicate come queste, ogni passaggio richiede attenzione, competenza e rispetto per la vita.

Quali accertamenti devono essere eseguiti per evitare complicanze?

  • Ecografia addominale pre-PEG
  • RX addome in bianco
  • TC addome con mezzo di contrasto
  • Controllo endoscopico intra-procedurale accurato

Quanto è grave una perforazione intestinale da PEG?

È una delle emergenze chirurgiche più gravi. Se non trattata nelle prime ore:

  • Porta a peritonite
  • Provoca insufficienza multiorgano
  • Richiede intervento chirurgico d’urgenza
  • Comporta lunga degenza e rischio di morte

Quanto è frequente questa complicanza?

Secondo i dati della Società Italiana di Nutrizione Artificiale (SINPE) aggiornati al 2024:

  • Incidenza perforazione intestinale post-PEG: fino all’1,5% dei casi
  • Mortalità associata a perforazione non trattata: oltre il 40%
  • In circa il 75% dei casi complicati, il rischio è legato a errori esecutivi

Quando si può parlare di errore medico risarcibile?

Quando:

  • L’operatore ha violato le linee guida
  • La struttura non ha predisposto i controlli diagnostici
  • È stato trascurato un sospetto clinico di complicanza
  • Non è stato monitorato correttamente il paziente dopo l’intervento

Il mancato rispetto dei protocolli diagnostico-terapeutici è la base giuridica per l’accertamento della responsabilità.

Cosa prevede la legge per il paziente danneggiato?

  • Legge Gelli-Bianco (n. 24/2017): obblighi per il medico e responsabilità della struttura
  • Art. 2043 e 1218 del Codice Civile: diritto al risarcimento per fatto illecito e inadempimento contrattuale
  • D.Lgs. 14/2019: estensione della tutela anche in ambito concorsuale
  • Sentenze Cassazione 2023-2025: responsabilità anche per errori organizzativi dell’ospedale

Quali sono i danni risarcibili in caso di perforazione intestinale?

  • Danno biologico: esiti chirurgici, stomia, complicanze permanenti
  • Danno morale: sofferenza psico-fisica
  • Danno patrimoniale: spese mediche, assistenza, perdita di autosufficienza
  • Danno da morte: ai familiari in caso di decesso per sepsi o shock

Esempi reali di casi risarciti?

  1. Anziana paziente neurologica sottoposta a PEG senza controllo TC: perforazione colica, decesso per peritonite. Famiglia risarcita con 420.000 euro.
  2. Paziente oncologico con precedenti interventi intestinali: la PEG attraversa ansa ileale. Intervento d’urgenza, stomia definitiva. Risarcimento ottenuto: 300.000 euro.
  3. PEG eseguita in ambulatorio senza monitoraggio post-operatorio: paziente entra in sepsi dopo 12 ore. Intervento tardivo. Danno biologico permanente. Indennizzo riconosciuto: 270.000 euro.

Come si dimostra l’errore medico?

  • Analisi della cartella clinica (esame endoscopico, tecnica utilizzata)
  • Referti TC, RX, ecografia
  • Referto operatorio
  • Relazione medico-legale con ricostruzione anatomica
  • Confronto con linee guida SINPE ed ESGE 2025

Quali sono i termini per agire legalmente?

  • 10 anni in caso di responsabilità contrattuale
  • 5 anni per colpa extracontrattuale
  • Inizio dal giorno in cui il paziente o i familiari scoprono l’errore o il danno

Le competenze degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità nei casi di intestino perforato durante PEG

Una perforazione intestinale causata da una PEG mal eseguita non è mai un semplice errore tecnico: è una violazione di protocolli, di doveri di diligenza, di monitoraggio e di sorveglianza clinica.

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono in grado di:

  • Analizzare con precisione ogni fase dell’intervento, pre, intra e post-operatoria
  • Evidenziare le responsabilità del medico, dell’équipe e della struttura
  • Coinvolgere medici legali esperti in chirurgia digestiva e nutrizione clinica
  • Quantificare con rigore scientifico i danni permanenti subiti dal paziente
  • Gestire tutto l’iter di mediazione e contenzioso, anche per decessi ospedalieri

Ogni caso viene affrontato con metodo, rigore probatorio e competenza legale avanzata.

In particolare:

  • Costruiamo la prova del nesso causale tra condotta sanitaria e danno
  • Difendiamo il diritto del paziente e dei familiari in tutte le sedi, anche in giudizio
  • Aggiorniamo ogni difesa in base alle linee guida mediche e alla giurisprudenza più recente

Il paziente danneggiato non è mai solo. È accompagnato da professionisti che conoscono in profondità il diritto sanitario e la medicina legale.

Affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità significa:

  • Avere accanto una squadra competente
  • Ottenere giustizia anche nei casi più complessi
  • Vedere riconosciuto il proprio diritto alla salute, alla dignità, alla verità

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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