L’intubazione endotracheale è una manovra salvavita eseguita per garantire la pervietà delle vie aeree e consentire una ventilazione meccanica efficace in situazioni critiche: anestesia generale, arresto respiratorio, insufficienza respiratoria grave, politrauma.
Si tratta di una procedura altamente specialistica che deve essere effettuata da personale formato e competente, in condizioni di sicurezza. Un’intubazione errata, infatti, può causare lesioni gravi, danni cerebrali da ipossia, arresto cardiaco e, nei casi peggiori, la morte del paziente.

Quando l’intubazione viene eseguita in modo scorretto, intempestivo o senza i necessari controlli post-procedurali, si configura una responsabilità sanitaria risarcibile.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Quali sono le cause più comuni dell’intubazione errata quando imputabile a colpa medica?
L’intubazione orotracheale è una delle manovre salvavita più comuni e cruciali della medicina d’urgenza, dell’anestesia e della terapia intensiva. È finalizzata ad assicurare la pervietà delle vie aeree, garantire una ventilazione efficace e prevenire l’aspirazione di materiale gastrico nei polmoni. Tuttavia, nonostante sia una procedura standardizzata e insegnata in tutti i corsi di medicina d’urgenza, l’intubazione errata rappresenta una delle più temute complicanze in ambito clinico, perché può portare a danni cerebrali, arresto cardiaco e morte. Quando l’errore è evitabile e legato a negligenza, imperizia o mancato rispetto delle linee guida, si configura una colpa medica con potenziali conseguenze gravissime.
Una delle cause principali di intubazione errata è il posizionamento accidentale del tubo endotracheale nell’esofago anziché nella trachea. Questa situazione comporta la ventilazione dello stomaco, l’insufficienza respiratoria acuta, l’ipossia rapida e la possibilità di rigurgito gastrico con aspirazione. L’errore si verifica più frequentemente nei contesti di emergenza extraospedaliera, nei pazienti con anatomia difficile o quando l’intubazione viene eseguita da personale non esperto o in condizioni ambientali critiche. Tuttavia, l’inserimento esofageo può accadere anche in ambienti controllati, come la sala operatoria, se non vengono eseguite le manovre di verifica raccomandate.
Il mancato riconoscimento tempestivo dell’intubazione esofagea è l’elemento più grave e rappresenta spesso il vero errore clinico. Le linee guida internazionali raccomandano di confermare immediatamente il corretto posizionamento del tubo attraverso la capnografia continua, ovvero la misurazione della CO₂ espirata. L’assenza di CO₂ nel ciclo respiratorio indica che il tubo non è in trachea. Affidarsi solo all’ascoltazione toracica o alla visualizzazione dei movimenti toracici è insufficiente e può indurre in errore. Se il medico non utilizza la capnografia o ne ignora i dati, la responsabilità è piena.
Un’altra causa è la lesione tracheale o laringea durante l’inserimento del tubo. Una tecnica troppo aggressiva o l’uso di strumenti inadatti può determinare lacerazioni della mucosa, perforazioni o ematomi, con successiva difficoltà ventilatoria, enfisema sottocutaneo e mediastinite. Nei pazienti pediatrici o con vie aeree fragili (anziani, oncologici, tracheomalacia), l’attenzione deve essere massima, e il calibro del tubo scelto in modo preciso. Se queste valutazioni non vengono fatte, o se la manovra è eseguita con forza eccessiva, si genera un danno meccanico prevedibile.
Il posizionamento del tubo in un bronco principale, solitamente il destro, è un altro errore tecnico che causa ventilazione monolaterale e ipossia. Questa condizione si verifica quando il tubo viene inserito troppo in profondità, superando la carena tracheale. L’auscultazione deve sempre confermare la simmetria dei rumori respiratori nei due emitoraci. Se la destra è iperfonetica e la sinistra silente, il tubo deve essere subito retratto. Ignorare questi segni porta a ipoventilazione polmonare, barotrauma e squilibrio emodinamico.
L’omessa valutazione delle difficoltà previste all’intubazione è un errore pre-procedurale. Esistono numerose scale (Mallampati, Cormack-Lehane, score LEMON) per prevedere l’intubazione difficile, soprattutto in pazienti con obesità, traumi facciali, collo corto, trisma, patologie ORL o malformazioni. Se il medico non effettua una valutazione sistematica e tenta l’intubazione senza pianificare un piano alternativo (uso di video-laringoscopio, maschera laringea, cricotirotomia), mette a rischio la vita del paziente in caso di insuccesso.
Anche l’intubazione ritardata in pazienti che ne avrebbero bisogno è una forma di colpa clinica. Nei quadri di insufficienza respiratoria ingravescente, edema laringeo, anafilassi o politrauma con rischio di compromissione delle vie aeree, rimandare l’intubazione può significare trovarsi in condizioni peggiori, con un’arresto respiratorio in atto e una manovra più difficile. La prontezza della decisione è parte integrante della competenza clinica.
Un errore meno evidente ma molto frequente è la scarsa formazione tecnica del personale. L’intubazione richiede esperienza diretta, non solo teoria. Se il medico non ha eseguito un numero adeguato di manovre in contesti simulati o reali, o se agisce senza supervisione in fase di formazione, l’errore tecnico diventa quasi inevitabile. Le strutture sanitarie hanno la responsabilità di garantire addestramento continuo e presenza di operatori esperti nei contesti ad alto rischio.
Anche il malfunzionamento o la non verifica preventiva delle attrezzature rappresenta una causa indiretta ma importante. Laringoscopi con batterie scariche, palloni ambu difettosi, tubi senza cuffia gonfiabile o monitor non funzionanti possono compromettere la sicurezza dell’intubazione. Se il team non esegue un controllo pre-uso dell’attrezzatura, o se ignora segnali di allarme durante la manovra, la colpa è condivisa.
In alcuni casi, l’intubazione errata è legata a una cattiva comunicazione nel team operatorio. Mancanza di ruoli chiari, scarsa condivisione del piano A-B-C in caso di fallimento, ambiguità nella gestione del paziente critico: tutti questi fattori aumentano il rischio di errori e ritardi. Le linee guida internazionali impongono protocolli condivisi e il briefing prima dell’intubazione nei casi complessi.
Anche la gestione post-intubazione è parte integrante della responsabilità clinica. Una volta inserito il tubo, è necessario monitorare il posizionamento, la tenuta della cuffia, l’umidificazione dell’aria, la presenza di secrezioni. Se il tubo si sposta o viene accidentalmente rimosso (self-extubation) e non viene reintrodotto tempestivamente, le conseguenze possono essere gravissime, soprattutto nei pazienti ventilati.
Le lesioni correlate a intubazioni errate includono: ipossia cerebrale, arresto cardiaco, danni neurologici permanenti, lacerazioni della trachea, stenosi tracheale, edema laringeo, danni vocali, pneumotorace da barotrauma, sepsi da aspirazione gastrica. Ognuna di queste complicanze può essere la conseguenza diretta di una manovra eseguita senza le dovute precauzioni o in assenza di verifica sistematica. La prevedibilità e l’elevata standardizzazione della procedura rendono questi eventi ancora più gravi dal punto di vista medico-legale.
La mancanza di consenso informato adeguato, nei casi programmati, rappresenta un ulteriore aspetto della colpa medica. Il paziente deve essere informato dei rischi potenziali, anche se rari, e il documento deve riportare l’effettivo grado di complessità attesa. Nei casi d’urgenza, invece, il medico è chiamato ad agire in modo rapido ma non privo di metodo e competenza.
In conclusione, l’intubazione errata è uno degli errori clinici più pericolosi perché può annullare ogni altro trattamento se il paziente non viene ventilato correttamente. È una procedura che richiede concentrazione, preparazione, verifica continua e capacità di reazione. Non è una manovra da eseguire “di routine”, ma un gesto tecnico e critico, che può salvare o togliere la vita.
Ogni tubo nel posto sbagliato è un’assenza di ossigeno al cervello. Ogni capnografia ignorata è un’occasione mancata di prevenire il danno. Ogni apnea prolungata è una corsa contro il tempo. L’intubazione è più di un tubo nella trachea: è il simbolo della responsabilità massima del medico. E quando fallisce, il danno non è solo clinico. È una ferita nella fiducia del paziente, anche quando non può più parlare per dirlo.
Quando si configura la responsabilità medica per intubazione errata
La responsabilità medica per intubazione errata si configura quando la manovra di inserimento del tubo endotracheale viene eseguita in modo scorretto o con strumenti inadeguati, provocando ipossia, lesioni alle vie aeree, arresto cardiorespiratorio o danni neurologici permanenti. L’intubazione orotracheale è una procedura salvavita, utilizzata in emergenza, durante anestesie generali o nei pazienti in ventilazione meccanica. Proprio perché è un atto ad alta criticità, deve essere eseguito secondo protocolli rigorosi da personale adeguatamente formato. Quando si sbaglia l’intubazione, ogni secondo conta. E ogni errore pesa.
Uno dei casi più gravi è l’intubazione esofagea non riconosciuta. Se il tubo viene posizionato nell’esofago invece che nella trachea, e non viene immediatamente corretta l’errata collocazione, il paziente non riceve ossigeno, ma aria nello stomaco. In pochi minuti, l’ipossia cerebrale può diventare irreversibile. Se l’operatore non verifica il corretto posizionamento con l’ascoltazione bilaterale dei polmoni, la capnografia o la radiografia toracica, la manovra si trasforma da tentativo di salvataggio a causa del danno.
La responsabilità si aggrava se, in situazioni di emergenza, l’intubazione viene tentata da personale non esperto o privo di formazione avanzata nelle tecniche di gestione delle vie aeree. Se l’anestesista non è presente e si delega la manovra a un medico generico o a un operatore privo di abilità specifiche, il rischio aumenta. Quando si affida un gesto delicatissimo a mani non preparate, la struttura sanitaria è responsabile tanto quanto chi esegue materialmente l’errore.
In ambito anestesiologico, l’errata valutazione preoperatoria delle vie aeree è un altro punto critico. Se il paziente presenta una conformazione difficile (collo corto, retrognatia, obesità, trauma facciale) e il rischio non viene identificato durante la visita pre-anestesiologica, l’intubazione può rivelarsi complessa o impossibile al momento dell’intervento. Il mancato riconoscimento di una via aerea difficile è di per sé un errore, che può causare danni gravissimi anche in un contesto programmato.
Anche l’uso scorretto del laringoscopio o la scelta errata del calibro del tubo possono provocare danni strutturali. Lacerazioni della trachea, rotture dei denti, lesioni alle corde vocali, perforazioni esofagee o edema laringeo sono tutte complicanze note e prevenibili. Se durante la manovra il medico forza i tessuti, ignora i segnali di resistenza o utilizza strumenti non adatti alla morfologia del paziente, il danno non è una complicanza imprevedibile, ma la conseguenza diretta di una tecnica maldestra.
La situazione peggiora se l’intubazione errata non viene riconosciuta tempestivamente. Il paziente che non ventila, che presenta cianosi, calo della saturazione, assenza di end-tidal CO₂ o distensione gastrica non può essere lasciato in quella condizione per più di qualche secondo. Il protocollo prevede l’interruzione immediata, la ventilazione di soccorso e, se necessario, l’alternativa con maschera laringea, intubazione per via nasale o cricotiroidotomia. Se il personale insiste nel tentativo fallito senza attivare il piano B, il ritardo nell’ossigenazione costituisce una colpa grave.
Nei reparti di emergenza, la responsabilità si estende anche all’organizzazione dell’équipe. Se manca un algoritmo condiviso di gestione delle vie aeree difficili, se non sono disponibili gli strumenti alternativi come il videolaringoscopio o la maschera laringea, o se il carrello delle emergenze è incompleto, la responsabilità è della struttura, che non ha creato le condizioni minime di sicurezza.
Anche il monitoraggio post-intubazione è fondamentale. Il tubo può dislocarsi, ostruirsi o provocare lesioni da pressione. Se il paziente manifesta desaturazione improvvisa o difficoltà respiratoria e il personale non rivaluta il tubo, non controlla la posizione o non esegue una broncoscopia, la mancata sorveglianza è parte integrante dell’errore clinico.
Nei casi peggiori, l’intubazione errata determina un arresto respiratorio, un danno neurologico ipossico permanente o il decesso del paziente. In sede medico-legale, il nesso causale tra l’errore e l’evento avverso viene ricostruito sulla base della documentazione, dei tempi di intervento, delle registrazioni dei parametri vitali, della checklist operatoria e delle testimonianze. Se si dimostra che il danno era evitabile con una manovra corretta o con un’alternativa tempestiva, la responsabilità professionale si configura in modo pieno.
Il paziente ha inoltre diritto a essere informato dei rischi legati all’intubazione, soprattutto nei casi noti di difficoltà previste. Se il consenso anestesiologico non menziona nemmeno l’eventualità di un’intubazione difficile o la possibilità di passare alla tracheotomia, il deficit informativo si somma alla responsabilità tecnica, aggravando la posizione del professionista.
Le conseguenze per il paziente possono essere devastanti: encefalopatia anossica, afonia, tracheostomia permanente, paralisi delle corde vocali, polmonite ab ingestis, paura cronica di nuovi interventi o traumi psicologici legati all’evento. Quando una procedura salvavita causa danni permanenti perché condotta male o in ritardo, la medicina non ha solo fallito: ha tradito la fiducia che il paziente le aveva affidato nel momento più vulnerabile.
L’intubazione non è mai un gesto banale, anche quando viene eseguita migliaia di volte ogni giorno. Richiede concentrazione, esperienza, prontezza, lucidità. E, soprattutto, rispetto per la delicatezza di ogni secondo. Perché quando l’aria manca e il tubo è nel posto sbagliato, non è il paziente che deve aspettare: è il medico che deve agire. E se non lo fa, la responsabilità è lì, precisa come un tubo infilato dove non doveva andare.
Quando si configura la responsabilità medica?
La responsabilità sanitaria per intubazione errata si configura quando:
- La procedura è eseguita da personale non qualificato o inesperto;
- Non viene riconosciuto l’errore di posizionamento del tubo in tempo utile;
- Non vengono effettuati i controlli obbligatori post-intubazione;
- Il paziente non viene monitorato adeguatamente durante e dopo la manovra;
- Viene ritardata l’intubazione in condizioni cliniche che la richiedevano con urgenza;
- Il danno al paziente deriva da imperizia, negligenza o imprudenza, documentabile nei referti e nella cartella clinica.
Quali sono le normative di riferimento?
- Legge Gelli-Bianco (Legge n. 24/2017), che regola la responsabilità sanitaria;
- Art. 2043 Codice Civile, per danno ingiusto da fatto illecito;
- Art. 1218 e 1228 Codice Civile, per responsabilità contrattuale di medico e struttura;
- Art. 2236 Codice Civile, per colpa professionale in attività tecniche complesse;
- Art. 589 e 590 Codice Penale, per omicidio colposo o lesioni colpose da errore sanitario.
Quali sono gli esempi di risarcimento riconosciuto?
- Intubazione esofagea non riconosciuta per oltre 6 minuti, paziente sopravvissuto con danno cerebrale grave: risarcimento di 1.800.000 euro;
- Trauma alla trachea con necessità di tracheostomia permanente e afonia: risarcimento di 1.250.000 euro;
- Paziente anziano deceduto per ventilazione inefficace da tubo dislocato: risarcimento agli eredi di 1.300.000 euro;
- Intubazione ritardata in pronto soccorso, con encefalopatia ipossica e invalidità al 100%: risarcimento di 2.000.000 euro.
A chi rivolgersi per ottenere un risarcimento?
In caso di intubazione errata con conseguenze gravi o decesso, è fondamentale:
- Rivolgersi a un avvocato esperto in responsabilità medica d’urgenza e rianimazione;
- Richiedere una perizia medico-legale, con il supporto di anestesisti, intensivisti e neurologi forensi;
- Raccogliere tutta la documentazione clinica: referti del pronto soccorso, cartelle operatorie, parametri vitali, esiti TAC, verbali anestesiologici;
- Dimostrare il nesso causale tra la manovra errata e il danno biologico o il decesso;
- Agire legalmente per ottenere il risarcimento per danno biologico, morale, esistenziale e patrimoniale.
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità collaborano con un team specializzato di medici legali, anestesisti e neurologi forensi, garantendo una tutela completa, tecnica e orientata al risultato.
Conclusione
L’intubazione è una manovra cruciale e delicata. Quando eseguita male, può cambiare per sempre la vita del paziente o dei suoi familiari. Ma la legge è chiara: chi ha subito un danno per errore sanitario ha diritto a ottenere giustizia e risarcimento.
Se sospetti un’intubazione errata e hai subito (o subito per un tuo caro) conseguenze gravi, non restare nel dubbio: agisci ora. La verità, la dignità e la tutela dei tuoi diritti iniziano con un’azione concreta.
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: