Le faccette dentali sono sottili lamine in ceramica o composito applicate sulla superficie esterna dei denti anteriori per migliorare l’estetica del sorriso, correggere difetti di forma, colore o lieve disallineamento. Ritenute tra i trattamenti più richiesti in odontoiatria estetica, devono essere progettate e applicate con precisione assoluta, poiché coinvolgono modifiche irreversibili allo smalto dentale.
Quando le faccette sono progettate male, applicate in modo scorretto o realizzate con materiali non idonei, possono causare danni estetici, biologici e funzionali significativi. I pazienti che subiscono questi errori possono sperimentare malocclusione, dolore, sensibilità dentale cronica, fratture, infiammazioni gengivali e necessità di rifacimento totale del lavoro.

Se la responsabilità è riconducibile a negligenza, errore tecnico o mancanza di informazione adeguata, il paziente ha diritto a un risarcimento.
In questo articolo analizzeremo le cause più comuni degli errori nelle faccette dentali, le conseguenze cliniche, le normative aggiornate al 2025, i risarcimenti ottenuti e le competenze degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Quali sono le cause più frequenti degli errori nelle faccette dentali?
Nel mondo della medicina estetica dentale, le faccette rappresentano l’apice dell’evoluzione tecnica e della ricerca del sorriso perfetto. Sottili lamine in ceramica o composito, applicate sulla superficie esterna dei denti anteriori, promettono di correggere difetti cromatici, forme irregolari, spaziature, disallineamenti lievi. Se realizzate con criterio e competenza, possono cambiare radicalmente l’estetica di un volto, migliorando l’autostima e la qualità della vita. Ma se eseguite in modo sbagliato, con materiali inadeguati, tecniche scorrette o senza un’analisi approfondita del caso clinico, le faccette possono trasformarsi da sogno estetico in un incubo irreversibile.
Una delle cause più frequenti di errore è la mancanza di una diagnosi estetico-funzionale preliminare. Prima di progettare una riabilitazione con faccette, è necessario uno studio approfondito del sorriso, dell’occlusione, dei movimenti mandibolari, della fonazione e delle proporzioni del volto. Se si parte da una semplice fotografia o da un’idea approssimativa del paziente, senza mock-up, senza ceratura diagnostica, senza valutazione funzionale, il rischio è quello di progettare un’estetica scollegata dalla realtà biologica. Le faccette appariranno troppo sporgenti, troppo chiare, con contorni innaturali o, peggio, instabili dal punto di vista occlusale.
Un altro errore critico è rappresentato da una preparazione eccessiva del dente naturale. Le faccette dovrebbero essere minimamente invasive: si lavora nella maggior parte dei casi solo sullo smalto, con limature minime o addirittura con tecniche additive. Tuttavia, alcuni professionisti eseguono preparazioni aggressive, arrivando alla dentina o addirittura alla polpa. Questo riduce l’adesione, aumenta la sensibilità, espone a rischi di necrosi pulpare e richiede trattamenti endodontici inutili. Un dente sacrificato per una faccetta mal progettata è un prezzo altissimo per un sorriso temporaneo.
La scelta del materiale è altrettanto decisiva. Esistono faccette in ceramica feldspatica, disilicato di litio, zirconia o compositi stratificati. Ogni materiale ha caratteristiche meccaniche, estetiche e adesive diverse. Se si utilizza un materiale troppo fragile per un paziente bruxista, o troppo opaco per un sorriso con traslucenze naturali, il risultato sarà insoddisfacente o deperibile. Alcune faccette si fratturano, si decementano, si scoloriscono o si scheggiano ai bordi già dopo pochi mesi. Ma in molti casi, al paziente non viene spiegata la differenza tra una faccetta da 300 euro e una da 1000: l’unica differenza percepita è il prezzo, non la sostanza.
Anche la cementazione è un momento critico, troppo spesso affrontato con superficialità. L’adesione della faccetta allo smalto deve avvenire in ambiente controllato, con campo asciutto, diga di gomma, isolamento perfetto. Se entra saliva, sangue o umidità nel momento della polimerizzazione, l’adesione fallisce. Se il cemento non viene selezionato correttamente in base alla traslucenza della ceramica, si possono generare aloni, discromie interne, macchie visibili o alterazioni cromatiche. Il paziente non lo nota subito, ma nel giro di poche settimane il “sorriso perfetto” si trasforma in un sorriso opaco e disomogeneo.
Un altro errore frequente è la mancanza di dialogo tra il clinico e il laboratorio odontotecnico. La realizzazione delle faccette richiede una sinergia precisa, fatta di fotografie ad alta risoluzione, descrizione del colore, morfologia, trasparenze, linee di transizione. Quando il laboratorio lavora con informazioni approssimative, con modelli non accurati o con ordini standardizzati, il risultato sarà una faccetta “bella in laboratorio” ma fuori luogo nella bocca del paziente. Se poi il clinico accetta comunque la consegna, senza richiedere modifiche, l’errore diventa condiviso e il danno assicurato.
Le problematiche occlusali sono un altro campo minato. Le faccette devono integrarsi in modo armonico con l’occlusione esistente. Devono rispettare le guide anteriori, non creare precontatti, non alterare la masticazione. Se la faccetta sporge, o cambia l’angolo incisale, o entra in collisione con i movimenti mandibolari, si sviluppano fratture, dolori articolari, cefalee, iperattività muscolare. Alcuni pazienti, dopo poche settimane, iniziano a sentire click ATM, dolori cervicali, stanchezza muscolare. Ma raramente collegano questi sintomi a una faccetta. E il professionista, se non ha fatto uno studio occlusale, non ha modo di intervenire con cognizione.
L’estetica è un altro terreno di scontro tra aspettative e realtà. Un sorriso artificiale, troppo bianco, con bordi squadrati e assenza di naturalezza, è il segnale evidente di un lavoro mal progettato. I pazienti si rendono conto che il loro sorriso non è armonico, non si integra con il viso, risulta forzato. Ma il danno non è solo estetico: è psicologico. Chi si è rivolto al dentista per migliorare la propria immagine si ritrova a disagio nei rapporti sociali, insoddisfatto, confuso. E a quel punto, qualsiasi correzione richiede sacrifici ancora maggiori: rifacimenti, limature ulteriori, ricostruzioni complesse.
Nei casi peggiori, le faccette sbagliate compromettono la salute parodontale. Se i margini sono invadenti, se non rispettano il profilo di emergenza, se vengono cementati sotto-gengiva senza valutazione dei tessuti, si creano infiammazioni croniche, sanguinamenti, recessioni. La gengiva si ritira, i colletti si espongono, i denti appaiono più lunghi, meno stabili, con alitosi costante. Ma il problema non viene associato subito alla faccetta: si parla di “parodontite”, di “malattia gengivale”, e intanto il lavoro estetico si dissolve in un quadro clinico disastroso. Una faccetta ben fatta deve sparire alla vista: quando si nota, spesso è un errore.
Anche il consenso informato gioca un ruolo centrale. In molti casi, il paziente non viene messo al corrente del fatto che le faccette sono irreversibili. Che richiedono limatura. Che possono durare 10-15 anni ma poi vanno rifatte. Che possono creare problemi in caso di bruxismo o disfunzioni ATM. Se tutto questo non viene spiegato, se non esiste un documento firmato, se non si forniscono fotografie del prima e dopo, il paziente si sentirà tradito nel momento in cui dovrà affrontare una seconda procedura, più complessa e costosa della prima.
Dal punto di vista medico-legale, le faccette sbagliate sono oggi una delle principali cause di contenzioso odontoiatrico in ambito estetico. Le foto, le radiografie, la documentazione clinica e le prove in laboratorio sono elementi fondamentali per stabilire se vi sia stato errore, imperizia o inadeguata informazione. Se il risultato è visibilmente peggiorativo, o se sono sorte complicanze occlusali, gengivali o funzionali, la responsabilità del professionista può essere riconosciuta anche in assenza di malafede. Basta dimostrare che non è stata seguita una corretta procedura diagnostico-terapeutica.
In conclusione, le faccette dentali non sono solo un atto estetico: sono un atto medico, irreversibile, che richiede studio, sensibilità, precisione e consapevolezza. Il paziente deve sapere, capire, scegliere. Il dentista deve progettare, misurare, prevedere. Non esistono scorciatoie. Ogni sorriso rifatto è una firma del professionista sul volto del paziente. E quando quella firma è sbagliata, non rovina solo i denti: rovina la fiducia, l’identità, la relazione. Perché un bel sorriso non si costruisce in fretta. Si costruisce bene. E quando è fatto bene, non si nota. Si sente.
Quali sono le conseguenze per il paziente?
- Dolore cronico e ipersensibilità dentinale;
- Frattura o distacco delle faccette;
- Infiammazione gengivale cronica;
- Disallineamento occlusale;
- Danno estetico evidente al sorriso;
- Necessità di rimozione e rifacimento completo del trattamento.
Quando si configura la responsabilità medica per faccette dentali sbagliate?
Le faccette dentali rappresentano oggi una delle soluzioni più richieste in odontoiatria estetica. Si tratta di sottili lamine in ceramica o composito, applicate sulla superficie esterna dei denti anteriori per migliorarne l’aspetto in termini di forma, colore, lunghezza, posizione o simmetria. Sono particolarmente utilizzate per correggere discromie, diastemi, malformazioni, usure o inestetismi del sorriso. Tuttavia, nonostante l’apparente semplicità dell’intervento, si tratta di un trattamento altamente specialistico, che richiede una rigorosa valutazione clinica, un’attenta progettazione estetico-funzionale e una perfetta esecuzione tecnica. Quando queste condizioni non vengono rispettate, il risultato può essere disastroso non solo dal punto di vista estetico, ma anche funzionale e psicologico per il paziente, configurando così una piena responsabilità medica.
Il trattamento con faccette non è mai banale. A differenza di un semplice sbiancamento o di un restauro in composito, l’applicazione di faccette presuppone una preparazione irreversibile del dente, che comporta una limatura dello smalto, la presa di impronte (fisiche o digitali), la progettazione di un mock-up o wax-up diagnostico, la scelta dei materiali, la realizzazione da parte di un laboratorio odontotecnico specializzato e, infine, la cementazione adesiva definitiva. In ognuna di queste fasi è possibile commettere errori che portano a risultati clinicamente e legalmente inaccettabili.
Le cause più frequenti di insuccesso riguardano: progettazione errata, materiali inadatti, cementazione imperfetta, preparazioni troppo invasive, scarsa aderenza ai tessuti, margini debordanti, colore non corrispondente, asimmetrie visibili, alterazioni fonetiche o dolore alla masticazione. Se il paziente si ritrova con faccette troppo spesse, troppo lunghe, dal colore innaturale, con fastidi occlusali o con danni gengivali, l’errore non è estetico, ma clinico. Il danno biologico è aggravato dal fatto che, una volta cementate, le faccette non sono reversibili e il dente sottostante ha perso la sua integrità originaria.
La responsabilità medica si configura in modo diretto quando le faccette non rispettano i requisiti minimi di estetica, funzione, stabilità e biocompatibilità. Se il trattamento è stato eseguito senza una diagnosi estetica corretta (analisi del sorriso, linea del labbro, piano occlusale, proporzioni dentali), senza mock-up e senza il coinvolgimento attivo del paziente nelle scelte, la mancanza di progettazione è di per sé indice di una prestazione tecnicamente inadeguata.
Il professionista ha il dovere di informare il paziente che le faccette comportano una preparazione irreversibile, che la scelta del colore è vincolante, che il risultato dipende anche dall’anatomia e dalla forma del volto, e che eventuali rifacimenti non sempre sono possibili senza sacrifici biologici aggiuntivi. Se il paziente non è stato adeguatamente informato, o se ha firmato un consenso generico senza aver compreso le implicazioni del trattamento, si configura anche una responsabilità per vizio del consenso, oltre che per imperizia esecutiva.
Il danno estetico da faccette mal progettate può essere molto grave. In un sorriso, anche una minima asimmetria, una tonalità errata, una forma eccessivamente squadrata o l’assenza di traslucenza possono trasformare un volto armonico in una maschera artificiale. Nei casi peggiori, il paziente si rifiuta di sorridere, si isola socialmente, sviluppa disagio psicologico o richiede interventi riparativi costosi, invasivi e non sempre risolutivi. Il danno diventa non solo biologico, ma esistenziale, e pertanto risarcibile in sede civile.
Il materiale utilizzato influisce notevolmente sulla qualità del risultato. Le faccette in ceramica feldspatica o in disilicato di litio (come l’e.max) sono le più indicate per estetica e durata. Se invece vengono usati materiali economici, poco resistenti, o se il laboratorio realizza manufatti di bassa qualità, il fallimento è pressoché certo. Tuttavia, la scelta del laboratorio resta una responsabilità del clinico, che deve verificarne la competenza, richiedere certificazioni, controllare i passaggi e garantire la conformità dei dispositivi.
Anche la cementazione è una fase critica. Un bonding eseguito male, in campo contaminato da umidità o saliva, senza diga di gomma, o con prodotti non idonei, può determinare distacchi, infiltrazioni, carie secondarie o infiammazione gengivale. Una faccetta mal posizionata altera l’occlusione, provoca dolore e può scheggiarsi o fratturarsi sotto carico. Tutti questi eventi sono evitabili e indicano mancanza di perizia.
La cartella clinica deve documentare in modo completo ogni fase del trattamento: indicazioni, immagini pre-operatorie, progettazione, scelta dei materiali, prove, correzioni, note di laboratorio e, soprattutto, la soddisfazione o meno del paziente prima della cementazione definitiva. Se tale documentazione è assente o lacunosa, la difesa del professionista diventa molto difficile, soprattutto in presenza di un risultato visibilmente non conforme alle aspettative. Nel contenzioso, ciò che non è documentato è considerato come mai avvenuto.
La giurisprudenza italiana ha più volte condannato odontoiatri per esecuzione di faccette errate, mal progettate o non necessarie. In alcune sentenze, è stato evidenziato che l’odontoiatria estetica non è un ambito “minore” della professione, ma una branca in cui l’obbligo di risultato, pur non assoluto, è rafforzato dalla natura dell’intervento. Se il paziente chiede un miglioramento del sorriso e ottiene un peggioramento visibile, il danno è evidente e il professionista risponde non solo civilmente, ma anche disciplinarmente.
Anche la struttura odontoiatrica può essere coinvolta se ha promosso trattamenti estetici a scopo commerciale senza un adeguato filtro clinico, se ha impiegato personale non qualificato, o se ha eseguito le faccette come “pacchetto promozionale” senza valutazione caso per caso. In questi contesti, il rischio di errori sistemici è molto alto, e la responsabilità è anche organizzativa. La medicina estetica, anche odontoiatrica, non può essere ridotta a una questione di marketing.
Il paziente ha il diritto di ottenere il rifacimento delle faccette a spese del professionista e, nei casi più gravi, un risarcimento che comprenda il danno biologico, estetico e morale. Il dolore, il disagio psicologico, l’impossibilità di sorridere o parlare in pubblico, la vergogna sociale, sono tutte voci riconosciute e documentabili in sede medico-legale. Se il danno è permanente (ad esempio perdita di struttura dentale irrecuperabile), la valutazione del danno sarà proporzionata alla compromissione subita.
In conclusione, la responsabilità medica per faccette dentali sbagliate si configura ogniqualvolta il trattamento venga eseguito senza una progettazione estetico-funzionale adeguata, senza consenso informato specifico, con materiali o tecniche inappropriate, o senza documentazione clinica sufficiente, e da ciò derivi un danno estetico, biologico o psicologico permanente al paziente. È una responsabilità che nasce dalla sottovalutazione dell’impatto estetico-funzionale di un trattamento che incide direttamente sulla percezione di sé.
Ogni sorriso trasformato in disagio è una cura che ha fallito. Ogni ceramica senza armonia è un dettaglio che urla. Ogni volto segnato da un errore tecnico è un’occasione persa di bellezza e fiducia. Perché le faccette non sono solo un intervento: sono un atto di responsabilità verso l’immagine e la dignità della persona. E chi se ne dimentica, ha già sbagliato.
Quali normative si applicano fino al 2025?
- Legge Gelli-Bianco (L. 24/2017) sulla sicurezza delle cure;
- Art. 2043 c.c., danno ingiusto e responsabilità extracontrattuale;
- Art. 2236 c.c., colpa tecnica del professionista;
- Art. 590 c.p., lesioni personali colpose;
- Regolamento (UE) 2017/745 sui dispositivi medici su misura (faccette comprese);
- Linee guida odontoiatriche ed estetiche FNOMCeO aggiornate.
Quali risarcimenti sono stati riconosciuti in Italia?
- Donna 35enne con faccette disallineate, retrazione gengivale e ipersensibilità: risarcimento di 180.000 euro;
- Paziente con otto faccette in zirconia che si sono staccate in meno di un anno: risarcimento di 150.000 euro;
- Giovane uomo con sorriso compromesso e necessità di impianti dopo faccette mal cementate: risarcimento di 220.000 euro.
A chi rivolgersi per ottenere giustizia?
In caso di faccette dentali errate, dannose o mal progettate, è necessario rivolgersi a avvocati con competenze specifiche in odontoiatria estetica e responsabilità sanitaria.
La tutela comprende:
- Analisi del piano estetico, foto cliniche e documentazione tecnica;
- Verifica dei materiali, del laboratorio e della tecnica adesiva;
- Collaborazione con odontoiatri estetici, esperti in protesi e medici legali;
- Valutazione dei danni estetici, psicologici, biologici ed economici;
- Avvio di azione civile per ottenere un risarcimento integrale.
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità lavorano con odontoiatri estetici, consulenti in protesi e medicina legale, garantendo una tutela fondata su criteri tecnici e giuridici specifici del settore estetico.
Le faccette devono migliorare il sorriso, non danneggiarlo. Quando un trattamento estetico diventa fonte di disagio e danno, il risarcimento è un diritto e uno strumento di giustizia.
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: