Introduzione: cosa può andare storto in un intervento al mento?
La mentoplastica, nota anche come genioplastica, è un intervento di chirurgia estetica finalizzato a rimodellare la forma, la proiezione o la simmetria del mento, per armonizzarlo con il resto del volto. Può consistere in un aumento del mento (mediante protesi o avanzamento osseo) o una riduzione (con rimodellamento dell’osso mandibolare).
Negli ultimi anni la domanda di mentoplastica è cresciuta in modo esponenziale, sia tra donne che uomini. Tuttavia, non sempre i risultati rispettano le aspettative. In alcuni casi, l’intervento si rivela un fallimento totale, con complicazioni estetiche, funzionali o psicologiche gravi.

Tra le conseguenze di una mentoplastica sbagliata vi sono asimmetrie evidenti, protesi mal posizionate, infezioni, parestesie al labbro o al mento, retrazione cicatriziale, difficoltà nella fonazione o nella masticazione. Non sono rari i casi in cui si rende necessario un intervento correttivo, spesso più complesso del primo.
Nel 2024, secondo l’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica (SICPRE), sono stati eseguiti in Italia circa 9.500 interventi di mentoplastica, con un incremento dell’11% rispetto al 2022. Di questi, si stima che almeno il 7% abbia comportato complicanze mediche o estetiche rilevanti. Aumentano, di conseguenza, anche le azioni legali promosse dai pazienti danneggiati.
In questo articolo analizziamo cosa fare in caso di mentoplastica mal riuscita, quali leggi regolano la responsabilità medica, quando si ha diritto a un risarcimento, quali sono gli errori più comuni, quali danni si possono far valere, e come procedere affidandosi a un avvocato realmente competente in responsabilità da malasanità estetica.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze nella mentoplastica sbagliata (correzione del mento)?
La mentoplastica è un intervento di chirurgia estetica sempre più richiesto per migliorare la proiezione del mento, ridefinire il profilo facciale e armonizzare la struttura del viso. Può consistere nell’aumento del mento tramite protesi, nel rimodellamento mediante lipofilling o nella riduzione ossea nei casi di mento sporgente. È spesso eseguita in combinazione con altre procedure come rinoplastica o profiloplastica, per un risultato d’insieme più armonioso. Se eseguita correttamente, può migliorare in modo sostanziale l’equilibrio del volto. Tuttavia, come in ogni procedura estetica, non mancano i casi di errore, di complicanze tecniche, o di insoddisfazione del paziente, spesso dovuti a una pianificazione inadeguata, a scelte tecniche scorrette o a problemi nella fase post-operatoria.
Una delle cause più frequenti di una mentoplastica sbagliata è la scelta errata della tecnica. Il mento può essere aumentato con una protesi in silicone, con innesto di grasso autologo (lipofilling) o con osteotomia, cioè spostamento dell’osso mandibolare. Ogni tecnica ha precise indicazioni, e usarne una non adeguata alla situazione anatomica del paziente è uno degli errori più comuni. Per esempio, se un paziente ha una retrazione ossea importante e si sceglie il solo lipofilling per evitare una procedura più invasiva, il risultato sarà minimo, instabile nel tempo, e spesso deludente. Al contrario, applicare una protesi su un mento già ben strutturato può produrre un effetto sproporzionato e artificiale. Anche la riduzione del mento sporgente, quando indicata, comporta rischi importanti, come alterazioni della masticazione, della simmetria mandibolare e dell’occlusione dentale.
Un altro errore frequente è la sovracorrezione o la sottocorrezione della proiezione del mento. Il volto ha un equilibrio tridimensionale molto delicato, e anche variazioni di pochi millimetri possono cambiare completamente la percezione del profilo. Un mento troppo proiettato può conferire un aspetto duro, mascolino o sproporzionato. Al contrario, un aumento troppo modesto in un volto femminile può non risolvere il problema della retrusione mandibolare o dell’effetto “collo fuso con il viso”, lasciando il paziente insoddisfatto. Il chirurgo deve saper valutare con precisione millimetrica quanto proiettare o ridurre, non solo osservando il mento in sé, ma considerando tutto il terzo inferiore del viso, l’angolo mandibolare, il collo e il naso.
Molti problemi derivano da una pianificazione pre-operatoria insufficiente, in cui non si tiene conto della morfologia ossea, dello spessore dei tessuti molli e della posizione delle strutture nervose, come il nervo mentoniero. Se il chirurgo non esegue una valutazione accurata, rischia di posizionare una protesi troppo in basso, troppo in alto, o lateralmente sbilanciata. Questo porta a asimmetrie visibili che diventano evidenti col passare delle settimane, quando il gonfiore post-operatorio si riduce. Le asimmetrie sono una delle principali cause di richieste di revisione e possono essere molto difficili da correggere, soprattutto se si sono formate aderenze cicatriziali.
Una delle complicanze più temute è lo spostamento della protesi. Le protesi del mento, se non sono ben fissate e se il paziente muove troppo precocemente la zona operata, possono slittare, ruotare o inclinarsi. Anche un piccolo movimento può alterare la simmetria del volto o provocare una deformazione visibile, specie durante i movimenti della bocca. In questi casi è spesso necessario un secondo intervento chirurgico per rimuoverla o riposizionarla. Lo stesso rischio esiste anche con il grasso iniettato: se non viene distribuito uniformemente o se il paziente dorme di lato o fa pressioni sulla zona, il grasso può attecchire in modo disomogeneo, con gonfiori asimmetrici, noduli o avvallamenti.
Una causa importante di complicanze riguarda l’infezione post-operatoria, in particolare nei casi con protesi. Se l’infezione si sviluppa nelle prime settimane, può compromettere del tutto il risultato. L’organismo, in presenza di batteri, può reagire formando una capsula fibrosa intorno alla protesi, provocando retrazione, dolore, arrossamento e, nei casi gravi, necessità di rimozione. Anche l’accumulo di liquidi, o sieroma, può infettarsi e diventare un ascesso. La prevenzione dell’infezione richiede ambiente sterile, tecniche delicate e istruzioni post-operatorie rigorose. Il paziente deve essere informato che igiene e protezione della zona sono fondamentali per la riuscita.
Molto spesso si sottovalutano le conseguenze sensoriali dell’intervento. In una percentuale non trascurabile di casi, il paziente riferisce intorpidimento, formicolii o alterazioni della sensibilità nel labbro inferiore, nel mento o nella gengiva. Questo accade quando viene traumatizzato il nervo mentoniero, che decorre nei pressi della zona operata. La sintomatologia è spesso temporanea, ma in alcuni casi può durare mesi o diventare permanente. Un danno sensitivo persistente, soprattutto se accompagnato da dolore neuropatico, ha un impatto importante sulla qualità della vita e sulla soddisfazione post-intervento.
Un’altra complicanza è la visibilità della protesi, soprattutto nei pazienti magri o con tessuti sottili. Se non viene scelta la giusta dimensione, o se la protesi è troppo rigida o posizionata troppo superficialmente, può diventare visibile sotto la pelle, specie durante i movimenti mimici. In alcuni casi si percepisce anche al tatto, generando disagio psicologico, difficoltà nei rapporti interpersonali o nella vita intima. Lo stesso accade con il grasso mal posizionato: un lipofilling che genera irregolarità palpabili può avere un impatto estetico negativo superiore al difetto originario.
Una delle fonti principali di delusione è la discrepanza tra aspettative e risultato ottenuto. Il paziente si aspetta spesso un miglioramento evidente del profilo, una maggiore armonia o un viso più scolpito. Ma se il chirurgo non spiega che il cambiamento può essere sottile, o se promette risultati eccessivi rispetto alla condizione iniziale, il rischio di insoddisfazione cresce notevolmente. Anche piccoli difetti residui, come una leggera inclinazione o un’asimmetria appena visibile, possono essere vissuti come un fallimento, soprattutto in un’area del volto così centrale. La psicologia del paziente gioca un ruolo decisivo, e la comunicazione pre-operatoria è fondamentale per prevenire reazioni negative, ansia, depressione o contenziosi.
Va anche ricordato che una mentoplastica sbagliata può alterare l’equilibrio complessivo del volto, peggiorando anziché migliorare la percezione estetica. Un mento troppo prominente può far apparire il naso più grande, un mento retratto non corretto può evidenziare ancora di più il doppio mento o il collo rilassato. Solo una valutazione d’insieme, che tenga conto di fronte, naso, zigomi, mandibola e proporzioni generali, può garantire un risultato armonico. L’errore di concentrarsi solo sul mento, ignorando gli altri volumi facciali, porta spesso a risultati slegati, artificiali, e quindi insoddisfacenti.
Le statistiche indicano che, nelle mani esperte, la mentoplastica ha un’alta percentuale di successo, con complicanze gravi sotto il 3%. Tuttavia, gli insuccessi estetici soggettivi, cioè le situazioni in cui il paziente non è soddisfatto del risultato pur senza errori tecnici evidenti, arrivano fino al 15-20%. Questo dato conferma che la vera difficoltà dell’intervento non è solo tecnica, ma comunicativa, progettuale, relazionale. La chirurgia del profilo richiede sensibilità, esperienza e attenzione ai dettagli millimetrici.
In sintesi, gli errori e le complicanze della mentoplastica derivano da scelte tecniche sbagliate, pianificazione approssimativa, errori di posizionamento, infezioni, danni nervosi, problemi di simmetria o proporzione, cattiva gestione del post-operatorio e aspettative non realistiche. Nessun intervento sul viso è davvero minore, e il mento è una delle aree più strategiche e delicate dell’intera estetica facciale.
Affidarsi a un chirurgo esperto, capace di proporre la tecnica più adatta, che spieghi in modo chiaro il tipo di risultato atteso, che pianifichi l’intervento tenendo conto di tutto il volto e che segua personalmente il decorso post-operatorio: solo così la mentoplastica può essere una scelta di valore, capace di migliorare in modo sottile ma determinante la bellezza e l’armonia del viso.
Quando si configura la responsabilità medica per una mentoplastica sbagliata (correzione del mento)?
La responsabilità medica per una mentoplastica sbagliata si configura ogni volta che l’intervento volto a correggere la forma, la sporgenza o il volume del mento produce un risultato difforme da quello promesso, o causa danni estetici, funzionali o psicologici evitabili, legati a errori tecnici, scelte inappropriate o negligenze nella fase pre e post-operatoria. La mentoplastica è un intervento di chirurgia estetica e maxillo-facciale che mira a migliorare l’armonia del volto agendo sulla proiezione del mento. Può consistere nell’aumento mediante protesi o lipofilling, oppure nella riduzione tramite rimodellamento osseo. È un’operazione che può avere un impatto notevole sull’aspetto complessivo del viso, modificando profondamente il profilo e l’equilibrio delle proporzioni tra mento, naso e mandibola.
Il paziente che si sottopone a mentoplastica lo fa per motivi estetici o, in alcuni casi, funzionali. L’obiettivo può essere quello di correggere un mento sfuggente, troppo sporgente o asimmetrico. Ma quando l’intervento fallisce e produce un effetto sproporzionato, un mento troppo appuntito o visibilmente innaturale, oppure quando emergono complicanze come infezioni, rigidità mandibolare, parestesie, mobilità della protesi o visibilità dei margini dell’impianto, si entra nel campo della responsabilità sanitaria. Un mento sbagliato, per posizione, forma o volume, può stravolgere l’identità del volto e causare una profonda crisi personale nel paziente.
Gli errori più frequenti in una mentoplastica riguardano la scelta di protesi troppo grandi o mal posizionate, l’asimmetria post-operatoria, la lesione dei nervi mentali con conseguente perdita della sensibilità, il riassorbimento del tessuto osseo, la mobilizzazione dell’impianto, la necrosi dei tessuti o la formazione di cicatrici evidenti in sede sottomentoniera. In caso di lipofilling, gli errori possono consistere in infiltrazioni disomogenee, riassorbimento asimmetrico del grasso, noduli sottocutanei e risultati estetici instabili o irregolari.
L’elemento fondamentale per configurare la responsabilità del chirurgo è la mancata corrispondenza tra risultato ottenuto e risultato atteso. In chirurgia estetica, infatti, l’obbligazione del medico è generalmente considerata di risultato: il paziente si affida al chirurgo non solo per ricevere cure, ma per ottenere un miglioramento estetico concreto, visibile, armonico e coerente con quanto prospettato. Se questo miglioramento non si verifica, o peggio ancora se l’aspetto peggiora, il medico è tenuto a risarcire i danni, salvo che riesca a dimostrare che l’insuccesso dipende da fattori imprevedibili e inevitabili.
Un altro pilastro della responsabilità è il consenso informato. Il chirurgo ha l’obbligo di informare il paziente in modo chiaro, esaustivo e personalizzato, spiegando le finalità dell’intervento, le tecniche utilizzate, i limiti dell’intervento stesso, i tempi di guarigione, i rischi possibili, la percentuale di riassorbimento (in caso di innesto di grasso), le possibili complicanze infettive o nervose, e l’eventuale necessità di una seconda operazione. Se il paziente ha firmato un modulo generico, o se le informazioni sono state fornite in modo affrettato o superficiale, il consenso è considerato viziato e può dar luogo a responsabilità anche in assenza di errore tecnico.
Il danno da mentoplastica sbagliata si articola su diversi livelli. Da un lato c’è il danno estetico: il volto appare peggiorato, sproporzionato, irregolare o semplicemente diverso da come il paziente lo aveva immaginato. Dall’altro c’è il danno funzionale: in alcuni casi l’intervento compromette la mimica facciale, la deglutizione, la mobilità mandibolare o la sensibilità della zona periorale. A questi si aggiungono i danni psicologici: senso di fallimento, vergogna, isolamento, rifiuto della propria immagine, perdita di autostima e ansia sociale. L’identità di una persona passa dal volto, e quando questa viene alterata in modo non voluto, le conseguenze emotive sono spesso devastanti.
Per far valere il proprio diritto al risarcimento, il paziente deve raccogliere tutte le prove necessarie: fotografie prima e dopo l’intervento, la cartella clinica, il modulo di consenso informato, le relazioni mediche, le fatture delle spese sostenute e le eventuali perizie di specialisti consultati successivamente. Se il chirurgo non ha conservato o compilato correttamente la documentazione, oppure ha omesso di annotare informazioni rilevanti nella cartella clinica, questo rappresenta un indizio importante di negligenza.
Un altro punto critico è la gestione del decorso post-operatorio. Il chirurgo deve seguire il paziente con visite di controllo, monitorare la cicatrizzazione, verificare la stabilità dell’impianto o del grasso iniettato, intervenire tempestivamente in caso di infezioni, edemi prolungati, parestesie o segnali di complicanze. Se il paziente viene abbandonato dopo l’intervento, senza indicazioni precise né possibilità di contatto, la responsabilità è aggravata dalla condotta omissiva.
Nel contesto di una causa per responsabilità medica, il giudice affida la valutazione tecnica a un consulente d’ufficio, generalmente un chirurgo plastico o maxillo-facciale esperto, che analizza la documentazione e verifica se il risultato ottenuto è compatibile con una procedura eseguita a regola d’arte. Il CTU deve anche esprimere un parere sull’efficacia delle informazioni date al paziente, sulla congruità della tecnica scelta rispetto al caso specifico, e sull’eventuale danno subito. Il suo parere è determinante per la decisione del giudice.
Il risarcimento ottenibile in caso di mentoplastica sbagliata può essere molto elevato. Comprende il danno biologico (se vi è un peggioramento dello stato di salute fisica), il danno estetico (per il peggioramento dell’aspetto), il danno morale (per la sofferenza interiore), il danno esistenziale (per la compromissione della vita relazionale e professionale), e il rimborso delle spese mediche, chirurgiche e psicologiche sostenute. In presenza di danni permanenti, il risarcimento può superare i cinquantamila euro.
Una mentoplastica sbagliata non rappresenta solo un insuccesso estetico. Colpisce direttamente l’identità della persona. Il mento è una delle componenti fondamentali dell’equilibrio del volto. Troppo prominente o troppo sfuggente, asimmetrico o artificiale, modifica l’espressione e la percezione che gli altri hanno del paziente. Il dolore causato da un intervento errato non è solo fisico: è emotivo, relazionale, profondo. Molti pazienti raccontano di aver smesso di sorridere, di evitare fotografie, di aver perso sicurezza sul lavoro o nelle relazioni affettive.
Il termine per agire in giudizio è di cinque anni dal momento in cui il paziente ha avuto conoscenza del danno e della sua riconducibilità all’intervento. È dunque fondamentale rivolgersi tempestivamente a un avvocato esperto, raccogliere la documentazione e avviare una consulenza medico-legale. Ogni giorno che passa rende più difficile dimostrare i fatti e ottenere giustizia.
Dal lato del chirurgo, la migliore strategia per evitare contestazioni è la prevenzione. Non si tratta solo di eseguire bene l’intervento, ma di selezionare i pazienti idonei, informare correttamente, documentare ogni fase del percorso, monitorare il decorso post-operatorio e intervenire in caso di complicanze. Il paziente si affida con fiducia al chirurgo estetico, e questo affidamento genera un dovere di cura ancora più forte rispetto alla chirurgia funzionale.
In conclusione, la responsabilità medica per una mentoplastica sbagliata si configura quando il paziente si ritrova con un volto alterato in modo innaturale, con danni fisici, estetici o psicologici evitabili, a causa di condotte non conformi ai doveri di perizia, prudenza e correttezza. Il viso di una persona è la sua carta d’identità emotiva e sociale. Un errore su questa parte del corpo non è mai una leggerezza: è una ferita profonda nella dignità e nell’autostima. E il diritto è chiamato a intervenire per ristabilire quell’equilibrio che la medicina ha spezzato.
Cosa dice la legge italiana sulla responsabilità per chirurgia estetica?
La mentoplastica è un intervento di tipo estetico non terapeutico. Tuttavia, è regolata a pieno titolo dal Codice Civile (artt. 1218 e 2043) e dalla Legge Gelli-Bianco (n. 24/2017).
Il chirurgo risponde in caso di imperizia, imprudenza, negligenza o mancato rispetto delle linee guida professionali. Inoltre, è sempre richiesta la prova del consenso informato valido, che in chirurgia estetica assume un’importanza ancora maggiore.
Quando il consenso informato è invalido?
Un modulo firmato non è sufficiente. Il consenso deve essere:
- Personalizzato
- Dettagliato
- Spiegato oralmente
- Preceduto da un colloquio chiarificatore
Se il paziente non è stato correttamente informato sui rischi della procedura, può chiedere il risarcimento anche se l’intervento è tecnicamente riuscito.
Quali sono i danni che si possono far valere?
- Danno biologico permanente: se vi è perdita di sensibilità, dolore cronico, infiammazione
- Danno estetico: peggioramento visibile dell’aspetto rispetto alla condizione iniziale
- Danno morale: umiliazione, vergogna, isolamento sociale
- Danno psichico: ansia, depressione reattiva
- Danno patrimoniale: spese mediche, chirurgia correttiva, assenza dal lavoro
È possibile ottenere il risarcimento se il risultato è solo “brutto”?
Sì, quando il risultato è peggiorativo rispetto allo stato iniziale, è considerato danno estetico. Non serve la presenza di un danno funzionale. La giurisprudenza riconosce l’aspetto esteriore come elemento della personalità giuridica tutelato.
Che valore ha la perizia medico-legale?
Fondamentale. Serve a:
- Valutare se il chirurgo ha commesso errori
- Dimostrare la presenza di un nesso causale tra l’intervento e il danno
- Quantificare il danno ai fini del risarcimento
- Sostenere la causa in tribunale
Quanto si può ottenere come risarcimento?
Gli importi dipendono dalla gravità dei danni. Alcuni esempi reali:
- Mentoplastica con protesi dislocata e cicatrice visibile: €34.000
- Parestesia permanente del labbro inferiore: €48.000
- Grave asimmetria con necessità di reintervento: €42.500
- Danno estetico da eccessiva riduzione del mento: €29.000
Entro quanto tempo bisogna agire?
- Azione contrattuale: entro 10 anni dall’intervento
- Azione extra-contrattuale: entro 5 anni dal danno
- Se il danno emerge dopo anni (es. protesi che si sposta), il termine decorre dalla scoperta
È consigliabile agire il prima possibile, per evitare la perdita di prove o documentazione.
Come si struttura l’azione legale?
- Raccolta della documentazione clinica
- Redazione perizia medico-legale di parte
- Invio di diffida formale alla clinica e al chirurgo
- Tentativo di composizione stragiudiziale (mediazione o negoziazione assistita)
- In caso negativo: azione giudiziaria civile
Chi risponde: chirurgo o clinica?
Entrambi. Il paziente può citare:
- Il chirurgo per responsabilità personale
- La clinica per responsabilità contrattuale e organizzativa
Se il chirurgo è dipendente, risponde la struttura salvo dolo o colpa grave.
Cosa succede se l’intervento è stato eseguito all’estero?
Il paziente può agire in Italia se:
- Il danno si è manifestato in Italia
- La clinica ha una sede o rappresentanza italiana
- Esiste un collegamento contrattuale o pubblicitario avvenuto in Italia
Altrimenti, si può agire in sede estera con il supporto di un legale esperto in diritto internazionale privato.
Perché rivolgersi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?
Perché sono realmente specializzati nella responsabilità medica da chirurgia estetica. La mentoplastica sbagliata è un caso particolarmente delicato, perché riguarda il volto e l’identità stessa della persona. Non è sufficiente un avvocato generico: serve una struttura legale capace di agire con rigore, competenza tecnica e forza processuale.
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità:
- Conoscono a fondo la giurisprudenza aggiornata al 2025
- Lavorano con CTU, medici legali e chirurghi plastici specializzati
- Costruiscono un fascicolo solido, con prove fotografiche, perizie e testimoni
- Calcolano il danno secondo le tabelle del Tribunale di Milano e Roma
- Gestiscono l’intero iter, dalla trattativa alla causa, fino al risarcimento finale
- Sono in grado di ottenere giustizia anche per danni psicologici, spesso sottovalutati
La chirurgia estetica non è mai banale. Quando qualcosa va storto, il danno non è solo fisico. È identitario. È esistenziale. Il mento è una delle aree più visibili e comunicative del volto.
Chi ha subito un danno ha diritto non solo a essere risarcito, ma anche a essere compreso e tutelato.
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità ti offriranno la più alta competenza legale nel settore, con l’obiettivo di farti ottenere il massimo risarcimento in tempi certi.
Non aspettare che il danno peggiori o diventi permanente. Agisci ora.
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