Lesione del Nervo Sciatico Durante Intervento e Risarcimento Danni

Introduzione

Il nervo sciatico è il più lungo e voluminoso del corpo umano, responsabile della motricità e della sensibilità dell’intero arto inferiore. Una sua lesione durante un intervento chirurgico, soprattutto in zona glutea o pelvica, può causare danni neurologici gravi e permanenti, come perdita di forza, formicolii, dolore cronico e paralisi parziale o totale dell’arto. Quando questo tipo di lesione si verifica a causa di un errore medico, il paziente ha diritto a un risarcimento, anche molto elevato.

Le lesioni iatrogene al nervo sciatico non sono eventi rari: sono state segnalate in procedure di chirurgia ortopedica, ginecologica, urologica, vascolare, plastica e persino in banali infiltrazioni o iniezioni intramuscolari. Quando la lesione è il risultato di una manovra errata, di una distrazione o della mancanza di adeguate precauzioni, la responsabilità può ricadere sia sul medico sia sulla struttura sanitaria.

Il sistema sanitario, secondo la Legge Gelli-Bianco n. 24/2017, è tenuto a garantire sicurezza, prevenzione degli eventi avversi e corrette procedure intraoperatorie. La giurisprudenza italiana, negli ultimi anni, ha rafforzato la tutela dei pazienti colpiti da danni nervosi, riconoscendo risarcimenti che vanno da €150.000 fino a oltre €1.000.000, a seconda della gravità dell’invalidità residua.

In questo articolo analizziamo cosa accade in caso di lesione del nervo sciatico durante un intervento chirurgico, quali sono i doveri del medico, quando il paziente ha diritto a un risarcimento, e come possono agire gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità per ottenere giustizia e compensazione.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.


Che cos’è il nervo sciatico e perché è così vulnerabile?

Il nervo sciatico nasce dalle radici nervose L4-S3 della colonna lombosacrale e attraversa il gluteo, la coscia e la gamba fino al piede. È un nervo misto (motore e sensitivo) e controlla:

  • la flessione del ginocchio,
  • i movimenti del piede e delle dita,
  • la sensibilità della gamba posteriore e della pianta del piede.

La sua posizione anatomica lo espone a rischi durante interventi chirurgici nell’area:

  • glutea (infiltrazioni, artroprotesi),
  • pelvica (ginecologici, oncologici),
  • lombare (ernia del disco, artrodesi),
  • femorale (by-pass, protesi d’anca).

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di lesione del nervo sciatico durante un intervento chirurgico?

Il nervo sciatico è il nervo più lungo e voluminoso del corpo umano. Origina dalla colonna lombosacrale e percorre l’intero arto inferiore fino al piede. La sua integrità è fondamentale per il movimento e la sensibilità della gamba, del polpaccio e del piede. Una lesione al nervo sciatico, anche parziale, può comportare dolori intensi, perdita di forza muscolare, paralisi, alterazioni della sensibilità, disturbi posturali e gravi limitazioni nella vita quotidiana. Quando questo tipo di lesione si verifica durante un intervento chirurgico, le conseguenze possono essere devastanti per il paziente, e molto spesso l’evento è evitabile. Comprendere quali siano le cause più frequenti degli errori chirurgici che provocano una lesione del nervo sciatico è quindi fondamentale per prevenirli e, in caso di danno, per valutarne correttamente la responsabilità.

Una delle cause più comuni è l’errata tecnica chirurgica durante interventi in prossimità del decorso del nervo, come le protesi d’anca, le osteotomie pelviche, le artroplastiche, le infiltrazioni profonde o le riparazioni tendinee nei muscoli ischiocrurali. In questi contesti, il nervo sciatico può essere danneggiato da uno strumento chirurgico, compresso da una retrazione troppo energica, stirato in modo eccessivo, inciso involontariamente o lesionato da un cauterio. La sua posizione, in alcune persone, può variare leggermente rispetto all’anatomia descritta nei manuali. Quando il chirurgo non tiene conto delle varianti anatomiche, può trovarsi troppo vicino al fascio nervoso senza rendersene conto.

Un’altra causa è legata alla posizione errata del paziente sul tavolo operatorio, soprattutto in interventi che richiedono posizioni obbligate per lungo tempo, come la posizione laterale, prona o litotomica. Se il nervo sciatico viene compresso in modo continuativo da superfici rigide, da appoggi non imbottiti, o da una flessione eccessiva dell’anca o del ginocchio, si possono creare fenomeni di ischemia e neuropatia da stiramento o da compressione prolungata. Questo tipo di lesione è particolarmente subdolo, perché non dipende da un errore diretto del bisturi, ma da una scarsa attenzione all’ergonomia e alla protezione del nervo durante l’intervento.

La lesione del nervo sciatico può derivare anche da iniezioni o infiltrazioni eseguite in modo scorretto, ad esempio durante anestesie locoregionali, blocchi nervosi o infiltrazioni intramuscolari troppo profonde. In ambito anestesiologico, una puntura mal eseguita può determinare il passaggio dell’ago attraverso il nervo, causando danni alla guaina mielinica o al tessuto nervoso stesso. In altri casi, l’iniezione di farmaci neurotossici troppo vicini al nervo può provocare necrosi, fibrosi e perdita funzionale. Quando l’iniezione viene eseguita senza guida ecografica e senza test di sicurezza, il rischio aumenta notevolmente.

Anche le emorragie o gli ematomi post-operatori possono comprimere il nervo sciatico all’interno del canale ischiatico o nella loggia posteriore della coscia. Se l’intervento provoca un sanguinamento che non viene drenato o diagnosticato in tempo, la raccolta ematica può esercitare una pressione progressiva sul nervo, causando sofferenza ischemica. I sintomi iniziali possono essere sottovalutati come semplici dolori post-operatori, mentre in realtà il nervo sta già andando incontro a una lesione permanente.

In alcune situazioni, la lesione avviene durante procedure ortopediche o traumatologiche complesse, come la riduzione di fratture del bacino o del femore prossimale. Il tentativo di riallineare forzatamente i segmenti ossei può causare uno stiramento eccessivo del nervo sciatico, specie se esso è incastrato tra i monconi ossei. In manovre di trazione, rotazione o fissazione con chiodi o viti, il rischio di coinvolgere il nervo è concreto. È compito del chirurgo eseguire sempre una revisione accurata della zona e verificare l’integrità dei tessuti nervosi prima di concludere l’intervento.

Dal punto di vista clinico, una lesione del nervo sciatico si manifesta con sintomi caratteristici e drammatici: dolore intenso nella regione glutea irradiato lungo la coscia e la gamba, perdita di forza muscolare, difficoltà nella flessione del ginocchio o nell’estensione del piede, perdita della sensibilità nella parte posteriore della gamba e nella pianta del piede. Nei casi più gravi, il paziente non riesce più a camminare autonomamente, sviluppa un piede cadente (foot drop), ha bisogno di ausili per la deambulazione e affronta lunghi percorsi riabilitativi. Il danno, se non trattato tempestivamente, può diventare permanente.

Dal punto di vista medico-legale, la lesione del nervo sciatico durante un intervento è considerata una complicanza evitabile nella maggior parte dei casi, e quindi oggetto di valutazione per responsabilità professionale. I giudici e i periti valutano la correttezza della tecnica chirurgica, l’idoneità del consenso informato, la presenza di varianti anatomiche non riconosciute, la documentazione dell’intervento, il monitoraggio post-operatorio e la tempestività della diagnosi. Quando si dimostra che la lesione era prevedibile e prevenibile, oppure che il danno è stato causato da un errore tecnico o da una negligenza organizzativa, la responsabilità medico-chirurgica è piena, e il risarcimento può essere molto elevato, in proporzione al grado di invalidità residua.

Le statistiche indicano che la lesione del nervo sciatico è una delle complicanze più frequenti nei casi di contenzioso legati alla chirurgia ortopedica e protesica dell’anca, così come in alcuni casi di chirurgia ginecologica, vascolare o anestesiologica. Anche quando l’intervento risulta tecnicamente riuscito, la presenza di un danno neurologico peggiora in modo decisivo l’esito complessivo, sia sul piano clinico che legale.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze che portano a una lesione del nervo sciatico durante un intervento sono: errori tecnici diretti, scarsa conoscenza delle varianti anatomiche, compressione da posizionamento scorretto, infiltrazioni mal eseguite, manovre ortopediche traumatiche, ematomi non drenati e ritardi diagnostici. Ogni intervento chirurgico vicino al decorso del nervo deve essere pianificato e monitorato con rigore, competenza e attenzione ai dettagli.

Affidarsi a equipe esperte, a tecnologie di guida intraoperatoria, a controlli neurologici post-operatori tempestivi e a una documentazione completa è l’unico modo per tutelare il paziente da un evento che può compromettere per sempre la sua qualità di vita. Perché un singolo errore millimetrico, in un nervo profondo ma essenziale, può trasformare un’operazione riuscita in una disabilità permanente.

Quando si configura la responsabilità medica per lesione del nervo sciatico durante un intervento?

La responsabilità medica per lesione del nervo sciatico si configura ogni volta che, durante un intervento chirurgico, questo importante fascio nervoso viene danneggiato per un errore tecnico, una manovra errata, una scelta chirurgica inappropriata o una disattenzione nei tempi di esecuzione. Il nervo sciatico è il più lungo e voluminoso dell’organismo umano. Origina dalla colonna lombare e scende lungo il gluteo e la parte posteriore della coscia, proseguendo verso la gamba e il piede. È responsabile della motilità e sensibilità di buona parte dell’arto inferiore. Danneggiarlo significa compromettere una funzione essenziale: la deambulazione. Ma anche la vita quotidiana, l’autonomia, la serenità.

Non si tratta di una complicanza inevitabile. In chirurgia ortopedica, ginecologica, urologica, plastica e neurochirurgica esistono linee guida dettagliate che indicano chiaramente le zone a rischio, i piani anatomici da rispettare, le angolazioni sicure, i limiti delle trazioni, le posture intraoperatorie corrette. Le procedure chirurgiche che coinvolgono la pelvi, le anche, i glutei o la colonna devono sempre considerare la posizione del nervo sciatico. Quando ciò non avviene, o quando l’équipe opera senza mappatura nervosa, senza precauzione, senza esperienza, l’errore è dietro l’angolo. Un ago iniettato in profondità, una trazione troppo violenta, una protesi posizionata male, un bisturi portato oltre la linea di sicurezza. E il danno è fatto.

La lesione del nervo sciatico può avvenire in modo diretto o indiretto. Diretta, quando il nervo viene inciso, compresso, stirato o tagliato accidentalmente durante la manovra chirurgica. Indiretta, quando si verifica una compressione prolungata dovuta alla posizione del paziente sul lettino operatorio, alla mancata protezione delle aree esposte, o a un’infiltrazione anestetica mal posizionata. Alcune delle situazioni più frequenti sono le lesioni durante l’impianto di protesi d’anca, interventi al bacino, gluteoplastica, prelievi muscolari, infiltrazioni sciatiche, cesarei complicati o interventi vertebrali bassi.

Il danno può manifestarsi già al risveglio, con formicolii, dolore acuto, impossibilità di muovere la gamba o il piede. Altre volte emerge nelle ore o nei giorni successivi, con progressiva debolezza, anestesia cutanea, caduta del piede (foot drop), alterazioni della deambulazione. In casi più gravi, il paziente non riesce più a camminare, perde completamente la funzione dell’arto, o sviluppa dolore neuropatico cronico, spesso resistente ai farmaci. Alcuni riferiscono una sensazione costante di scossa elettrica, bruciore, punture di spillo. La vita cambia radicalmente. Ogni gesto diventa difficile. Il lavoro, le relazioni, il tempo libero vengono stravolti da una disabilità che prima non esisteva.

Il trauma è anche psicologico. Il paziente entra in ospedale per migliorare la propria condizione, non per peggiorarla. Subire una lesione iatrogena – cioè causata da un intervento medico – significa sentirsi traditi da chi avrebbe dovuto proteggere. La delusione, la rabbia, l’angoscia del futuro diventano parte della nuova condizione di vita. Alcuni pazienti perdono il lavoro, altri rinunciano alla maternità, allo sport, alla socialità. L’identità fisica viene intaccata. E spesso nessuno, nel momento della diagnosi, si assume la responsabilità dell’errore. Il silenzio che segue la lesione è quasi sempre il primo ostacolo alla verità.

Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura ogni volta che il danno al nervo sciatico non era né necessario né imprevedibile. Il medico ha il dovere di conoscere l’anatomia della zona su cui interviene, di adottare tutte le precauzioni per proteggere le strutture nervose, di avvalersi di tecniche di visualizzazione o monitoraggio quando previste, di informare il paziente del rischio residuo reale, non solo teorico. Se la lesione è causata da una manovra condotta con imprudenza, da una trazione eccessiva, da una protesi mal posizionata o da un ago usato in modo approssimativo, si tratta di colpa. Non di complicanza.

Il risarcimento nei casi di lesione del nervo sciatico varia a seconda dell’entità del danno. Nei casi di deficit motorio o sensitivo permanente, si può superare il 40-50% di danno biologico, con risarcimenti che vanno dai 100.000 ai 300.000 euro, soprattutto se il paziente è giovane, attivo e con una vita professionale compromessa. A ciò si aggiungono il danno morale, il danno esistenziale, le spese mediche, la fisioterapia, le cure del dolore, l’acquisto di ausili e il danno da perdita della capacità lavorativa. Nei casi in cui la lesione abbia portato a sindromi dolorose croniche gravi, anche il danno psichico viene risarcito.

Il termine per agire è di cinque anni dalla scoperta del danno, oppure dieci se si tratta di responsabilità contrattuale contro la struttura sanitaria. È fondamentale ottenere la cartella clinica completa, le immagini pre e post-operatorie, il diario operatorio, le note anestesiologiche, i tracciati, le relazioni post-intervento, la documentazione fisioterapica. Una consulenza medico-legale e una valutazione neurologica sono indispensabili per determinare l’esatta origine del danno, il grado di invalidità e la congruità delle manovre effettuate rispetto agli standard medici e chirurgici.

Per il chirurgo, la consapevolezza del rischio è parte integrante della responsabilità. Nessun intervento deve essere mai considerato “di routine” se coinvolge aree a rischio neurologico. Ogni movimento va pensato, ogni passaggio va eseguito con attenzione, ogni struttura anatomica va rispettata. Danneggiare il nervo sciatico non è un dettaglio: è compromettere la vita di una persona per sempre. E quando accade per errore, per disattenzione o per sottovalutazione, non si può parlare di sfortuna. Si deve parlare di colpa.

In conclusione, la responsabilità medica per lesione del nervo sciatico durante un intervento si configura ogni volta che l’errore chirurgico priva il paziente della propria mobilità, della propria autonomia e della propria dignità fisica. La medicina deve essere consapevole del potere che esercita su ogni centimetro di corpo umano che tocca. E quando sbaglia, deve avere il coraggio di riconoscerlo. Perché un nervo non è solo un tessuto: è un canale di vita. E chi lo recide senza motivo, recide anche il diritto del paziente alla sua integrità.

In quali interventi si verificano più frequentemente queste lesioni?

  • Protesi totale d’anca,
  • Interventi ginecologici (isterectomia, endometriosi profonda),
  • Chirurgia vascolare pelvica o femorale,
  • Artroscopia o osteosintesi femorale,
  • Infiltrazioni glutee eseguite senza guida ecografica.

Quando la responsabilità è del medico?

Il medico è responsabile se ha leso il nervo sciatico per colpa (negligenza, imprudenza, imperizia) e se:

  • non ha rispettato le linee guida chirurgiche,
  • ha posizionato male il paziente in sala operatoria,
  • ha agito in zona anatomica critica senza controllo visivo o strumentale,
  • ha ignorato segnalazioni intraoperatorie di stimolazione nervosa.

La responsabilità è fondata sugli articoli 1176 e 1218 del Codice Civile e sulla Legge 24/2017, che impone agli operatori sanitari l’obbligo di agire secondo le buone pratiche clinico-assistenziali.

Quando è responsabile la struttura sanitaria?

La struttura risponde:

  • per carenze organizzative (strumenti inadeguati, assenza di guida ecografica o neuromonitoraggio),
  • per mancata formazione del personale,
  • per assenza di protocolli operativi idonei alla prevenzione del danno nervoso.

La responsabilità della struttura è di tipo contrattuale (art. 1218 c.c.), quindi con onere della prova a suo carico.

Come si accerta la lesione e il nesso causale?

Occorrono:

  • cartella clinica completa (intervento, anestesia, follow-up),
  • esami elettromiografici (EMG) e risonanza magnetica,
  • relazione medico-legale specialistica in neurologia e chirurgia,
  • eventuali relazioni di parte (CTP) e consulenza tecnica d’ufficio (CTU).

Quali danni sono risarcibili?

  • Danno biologico permanente: invalidità fino al 75% nei casi più gravi,
  • danno morale e psicologico (sofferenza, depressione),
  • danno patrimoniale (perdita di lavoro, necessità di assistenza),
  • danno da perdita di chance,
  • danno esistenziale (limitazioni nella vita quotidiana, sport, vita affettiva).

Esempi reali di risarcimenti per lesione del nervo sciatico?

  • Milano, 2024: uomo 52enne, paralisi da lesione sciatico durante protesi d’anca. Risarcimento: €890.000.
  • Roma, 2023: donna subisce lesione irreversibile del nervo sciatico in isterectomia laparotomica. Risarcimento: €720.000.
  • Bologna, 2022: paziente con steppage permanente dopo infiltrazione glutea mal eseguita. Risarcimento: €350.000.

Qual è la procedura per ottenere risarcimento?

  1. Richiedere cartella clinica completa alla struttura.
  2. Incaricare un avvocato specializzato in responsabilità sanitaria.
  3. Far redigere perizia medico-legale dettagliata.
  4. Avviare tentativo di mediazione obbligatoria.
  5. In caso di mancato accordo: causa civile o penale, se ci sono estremi.

Quali sono i termini di prescrizione?

  • 10 anni contro la struttura sanitaria (responsabilità contrattuale),
  • 5 anni contro il medico (extracontrattuale),
  • 6 anni per il reato di lesioni colpose gravi (art. 590 c.p.),
  • Decorrenza: dal giorno della conoscenza del danno.

Qual è il ruolo degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità rappresentano un punto di riferimento in Italia per i danni nervosi da errore chirurgico. Hanno una competenza legale specifica nelle lesioni iatrogene del nervo sciatico, grazie a un lavoro sinergico con:

  • neurochirurghi,
  • ortopedici,
  • neurologi clinici,
  • medici legali.

Lo studio cura direttamente tutte le fasi del contenzioso:

  • analisi tecnica,
  • perizia medico-legale di parte,
  • assistenza nella mediazione e nella causa,
  • ottenimento di indennità INAIL o invalidità civile.

Un danno neurologico non è solo una menomazione fisica: è un ostacolo alla libertà, all’autonomia, alla dignità personale. Serve una difesa competente, che trasformi l’ingiustizia in un diritto risarcito.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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