Ostruzione Respiratoria Post-Rimozione Adenoidi e Risarcimento Danni

Introduzione

La adenoidectomia, ovvero la rimozione chirurgica delle adenoidi, è una delle procedure più comuni in età pediatrica. Serve a migliorare la respirazione nasale, a ridurre le otiti ricorrenti e a prevenire le apnee notturne. Tuttavia, nonostante sia considerato un intervento routinario, può comportare complicanze gravi, tra cui l’ostruzione respiratoria post-operatoria.

Secondo i dati della Società Italiana di Otorinolaringoiatria Pediatrica, aggiornati al 2025, circa lo 0,7% degli interventi di adenoidectomia presenta complicanze respiratorie post-operatorie, tra cui emorragie occlusive, edema faringeo, ostruzione meccanica, laringospasmo o stenosi nasofaringea. In molti casi, l’ostruzione è gestibile e risolvibile, ma quando non viene riconosciuta tempestivamente o trattata con urgenza, può evolvere in eventi ipossici, arresto respiratorio o danni neurologici permanenti.

Quando un bambino (o adulto) va incontro a gravi difficoltà respiratorie dopo la rimozione delle adenoidi per colpa di un errore medico, omissione o gestione inadeguata, i genitori (o il paziente) hanno diritto al risarcimento.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Cosa causa l’ostruzione respiratoria dopo un’adenoidectomia?

Le cause più comuni includono:

  • Edema post-operatorio importante,
  • Emorragia o raccolta di sangue che occlude il rinofaringe,
  • Formazione di tessuto cicatriziale (sinechie o stenosi),
  • Spasmo laringeo o collasso faringeo,
  • Intubazione traumatica durante l’anestesia,
  • Allergie o reazioni infiammatorie non trattate.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di ostruzione respiratoria post-rimozione delle adenoidi?

L’adenoidectomia è una procedura chirurgica ampiamente praticata in ambito pediatrico per rimuovere le adenoidi ipertrofiche, spesso responsabili di difficoltà respiratorie, russamento, apnee notturne, otiti ricorrenti e infezioni delle alte vie. È considerata un intervento di routine, ma questo non significa che sia esente da rischi. Tra le complicanze post-operatorie più temute figura l’ostruzione respiratoria, evento che, se non previsto o gestito tempestivamente, può trasformare un’operazione semplice in una situazione critica, soprattutto nei bambini piccoli.

Una delle cause più frequenti di ostruzione respiratoria post-adenoidectomia è la presenza di edema importante della regione rinofaringea. Dopo l’intervento, la zona da cui le adenoidi sono state rimosse può andare incontro a un processo infiammatorio marcato, con rigonfiamento dei tessuti molli che, nei pazienti più piccoli o nei soggetti con vie aeree già strette, può determinare un restringimento significativo del passaggio dell’aria. L’edema può essere aggravato dall’uso eccessivo di strumenti a energia termica (bisturi elettrici, radiofrequenza) o da manovre traumatiche durante l’intervento.

Un altro elemento da considerare è la presenza di secrezioni mucose o coaguli ematici che ostruiscono temporaneamente la cavità rinofaringea o che si riversano verso la laringe. Se non vengono aspirati correttamente alla fine dell’intervento, possono scatenare episodi di soffocamento, broncospasmo o crisi di laringospasmo nei minuti o nelle ore successive al risveglio. Nei pazienti sensibili, anche una minima quantità di materiale può indurre un riflesso vagale con compromissione respiratoria acuta.

Altra causa rilevante è la sottovalutazione dell’ipertrofia concomitante delle tonsille palatine o della base linguale. In molti casi, le adenoidi non sono l’unico ostacolo meccanico alla respirazione. Se il bambino presenta anche tonsille molto ingrossate, la rimozione delle sole adenoidi può modificare il flusso dell’aria e favorire il collasso delle strutture residue, soprattutto durante il sonno. L’effetto paradosso è che il respiro peggiora anziché migliorare. Un errore di valutazione pre-operatoria in tal senso può esporre a complicanze prevedibili.

Una delle situazioni più pericolose è l’insorgenza di una sindrome da apnea ostruttiva grave nel post-operatorio, soprattutto nei bambini con sindromi genetiche, palatoschisi, anomalie craniofacciali o condizioni neuromuscolari. In questi soggetti, anche un modesto edema o una ridotta tonicità muscolare possono causare collasso delle vie aeree. Se non viene effettuato un monitoraggio post-operatorio adeguato, o se il bambino viene dimesso troppo presto, il rischio di ostruzione acuta respiratoria notturna può avere esiti tragici.

Un altro errore potenzialmente grave è la scelta dell’anestesia e della gestione delle vie aeree durante l’intervento. Un’estubazione troppo precoce, una sedazione eccessiva o la mancata vigilanza durante la fase di risveglio possono esporre il paziente a desaturazioni improvvise, con arresto respiratorio secondario. Nei casi a rischio, sarebbe raccomandabile prolungare l’osservazione post-operatoria in ambiente monitorato per almeno 12-24 ore, ma spesso, per ragioni organizzative, questo non avviene. Il deficit di sorveglianza post-anestesiologica può fare la differenza tra una complicanza risolta e un danno permanente.

Dal punto di vista clinico, l’ostruzione respiratoria si manifesta con segni chiari: dispnea, rumori respiratori, retrazioni toraciche, cianosi, agitazione o, al contrario, iporesponsività. Nei casi più gravi, si può arrivare a necessità di intubazione d’urgenza, ventilazione assistita o rianimazione cardiopolmonare. I genitori, se il bambino è stato dimesso, possono trovarsi impreparati ad affrontare la situazione. Quando la complicanza si verifica a casa, ogni minuto perso prima del soccorso può essere fatale.

Dal punto di vista medico-legale, l’ostruzione respiratoria post-adenoidectomia è considerata una complicanza grave, ma nella maggior parte dei casi prevedibile e prevenibile. I periti valutano se erano presenti fattori di rischio individuali, se è stata effettuata un’adeguata valutazione pre-operatoria, se la tecnica chirurgica era corretta, se il paziente è stato monitorato in modo sufficiente, e se ai genitori sono state fornite istruzioni chiare su cosa osservare e come comportarsi in caso di difficoltà respiratoria. In presenza di omissioni o sottovalutazioni, la responsabilità professionale è spesso riconosciuta.

Il danno risarcibile può essere molto grave, fino al decesso del paziente, ma anche in caso di sopravvivenza le conseguenze possono includere encefalopatia anossica, danno neurologico da ipossia, necessità di tracheotomia, disabilità permanente o traumi psicologici. Nei casi in cui l’ostruzione non venga trattata in modo tempestivo, anche pochi minuti di mancata ossigenazione possono lasciare segni irreversibili. Nei bambini, queste conseguenze sono ancor più gravi per la loro influenza sullo sviluppo futuro.

Le linee guida raccomandano che l’adenoidectomia venga preceduta da una valutazione otorinolaringoiatrica e anestesiologica approfondita, che consideri la conformazione delle vie aeree, la presenza di comorbidità e le condizioni generali del bambino. In caso di rischio elevato, è indicato il ricovero con monitoraggio prolungato. Il genitore deve essere istruito a riconoscere segni precoci di ostruzione e deve avere un contatto rapido con il chirurgo o il pediatra nei giorni immediatamente successivi all’intervento.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di ostruzione respiratoria post-rimozione delle adenoidi sono: edema post-chirurgico non gestito, coagulazioni o secrezioni non aspirate, sottovalutazione di ipertrofie concomitanti, anestesia mal gestita, dimissione affrettata e carenza di monitoraggio post-operatorio. Errori che spesso nascono da una banale sottovalutazione. Ma quando l’aria manca, ogni omissione diventa insostenibile. Perché nei minuti che contano, la differenza tra un respiro e il silenzio è la vigilanza di chi doveva proteggere.

Quando si configura la responsabilità medica per ostruzione respiratoria post-rimozione adenoidi?

La responsabilità medica per ostruzione respiratoria post-rimozione adenoidi si configura ogni volta che un paziente, solitamente un bambino, subisce un improvviso e grave blocco del respiro dopo un intervento di adenoidectomia, a causa di una gestione chirurgica o anestesiologica inadeguata, di una valutazione pre-operatoria carente, o di un’omessa sorveglianza post-chirurgica. L’adenoidectomia è uno degli interventi più frequenti in età pediatrica, considerato generalmente sicuro e risolutivo per problemi come il russamento, le apnee notturne e le otiti ricorrenti. Ma, come ogni procedura sul distretto respiratorio superiore, può nascondere rischi molto seri. E quando il respiro si blocca, anche per pochi secondi, la differenza tra vita e morte può essere sottilissima.

Le adenoidi sono tessuto linfatico situato nel rinofaringe, dietro il naso. Quando diventano ipertrofiche o infette, causano ostruzione delle vie aeree superiori, respiro orale, voce nasale e disturbi del sonno. L’intervento di rimozione — spesso eseguito in day surgery — ha lo scopo di liberare il passaggio nasofaringeo e migliorare la qualità della vita del piccolo paziente. Tuttavia, in alcuni casi, il decorso post-operatorio si complica improvvisamente. Il bambino si risveglia dalla narcosi con difficoltà respiratorie, stridore, agitazione, cianosi. In altri casi, il problema emerge ore dopo: un edema laringeo, un’emorragia tardiva, una reazione infiammatoria acuta. Alcuni genitori raccontano di bambini che si addormentano tranquillamente e si risvegliano boccheggiando, pallidi, con gli occhi sbarrati. L’intervento era finito. Ma il pericolo no.

In molti casi, l’ostruzione è causata da un edema reattivo della regione retrofaringea, talvolta aggravato da secrezioni non drenate o da una posizione scorretta del capo. In altri, è il risultato di una coesistente ipertrofia tonsillare non diagnosticata, che dopo l’adenoidectomia si fa più evidente. In casi più rari, l’intervento stesso può aver scatenato uno spasmo laringeo, una crisi respiratoria da dolore mal gestito, o una complicanza anestesiologica sottostimata. E quando non c’è un monitoraggio post-operatorio attivo e continuo, il rischio di non intervenire in tempo è reale.

Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura con chiarezza quando l’ostruzione respiratoria si sarebbe potuta prevenire o trattare più tempestivamente. Se l’intervento è stato eseguito in un contesto non attrezzato per le emergenze pediatriche, se non è stato previsto un periodo minimo di osservazione in ambiente protetto, se il bambino è stato dimesso troppo presto o senza informazioni chiare per i genitori, la colpa è evidente. Anche la mancata valutazione pre-operatoria di condizioni associate — come una sindrome ostruttiva del sonno severa, una conformazione cranio-facciale anomala, una storia di allergie respiratorie — rappresenta una negligenza. Il medico non può trattare ogni bambino come se fosse identico agli altri. Ogni respiro è unico, e ogni rischio ha un nome.

Le conseguenze di un’ostruzione respiratoria non trattata in tempo possono essere devastanti. In alcuni casi, si riesce a intervenire con manovre di disostruzione, ossigeno, cortisonici, intubazione o tracheotomia temporanea. Ma in altri, il ritardo provoca ipossia cerebrale, arresto cardiaco, lesioni neurologiche permanenti. Alcuni bambini riportano encefalopatie gravi, altri entrano in coma. Ci sono anche casi documentati di decesso. Famiglie distrutte da un intervento che doveva essere una formalità. Un bambino sano, sottoposto a un piccolo intervento, muore o rimane invalido. E nessuno ha spiegazioni convincenti.

In sede risarcitoria, il danno da complicanza respiratoria post-adenoidectomia è tra i più gravi. Nei casi di decesso, i familiari possono ottenere risarcimenti per danno da perdita del rapporto parentale, per danno morale e patrimoniale. Nei casi di danno neurologico, si valutano l’invalidità permanente (spesso prossima al 100%), i costi di assistenza a vita, il danno esistenziale, relazionale, e quello biologico. I risarcimenti possono superare i 500.000 euro nei casi più gravi. Anche nei casi di crisi respiratoria risolta senza sequele, ma con un trauma psicologico acuto per il bambino e la famiglia, è possibile ottenere il riconoscimento di un danno non patrimoniale, specie se l’evento è avvenuto per negligenza.

Il termine per agire è di cinque anni dalla conoscenza del danno, o dieci in caso di struttura pubblica. È fondamentale raccogliere tutta la documentazione: cartella operatoria, scheda anestesiologica, diario post-operatorio, registrazioni degli allarmi, parametri vitali, testimonianze dei familiari, referti TAC o RMN in caso di danno cerebrale, certificazioni pediatriche e relazioni neurologiche. Una perizia medico-legale pediatrica e anestesiologica potrà ricostruire l’evento e stabilire se la gestione clinica è stata conforme alle linee guida.

Per il medico, l’adenoidectomia non può mai essere considerata un atto banale. Ogni via respiratoria superiore, in età pediatrica, è un campo minato. Ogni edema, ogni secrezione, ogni dolore mal controllato può trasformarsi in crisi. Serve preparazione, monitoraggio, capacità di risposta immediata. E soprattutto serve umiltà. Perché ogni bambino che smette di respirare dopo un intervento minore è un monito. Un richiamo. Un richiamo che dice che la sicurezza non si improvvisa. E che il respiro di un figlio non può essere restituito da nessuna spiegazione tardiva.

In conclusione, la responsabilità medica per ostruzione respiratoria post-rimozione adenoidi si configura ogni volta che la leggerezza ha sostituito la vigilanza, e la routine ha oscurato la prudenza. La medicina deve saper prevedere. Non sempre può evitare ogni rischio. Ma deve saperlo riconoscere e affrontare. Perché se un bambino perde il respiro, la priorità non è difendere l’intervento. Ma salvargli la vita.

Quali sono le conseguenze per il paziente?

  • Ipossia cerebrale,
  • Danno neurologico permanente,
  • Stenosi nasofaringea secondaria con difficoltà respiratoria cronica,
  • Tracheotomia d’urgenza,
  • Attacchi di panico legati alla respirazione,
  • Isolamento sociale e regressione psicologica nei bambini,
  • Morte nei casi estremi, per asfissia non trattata.

Quali sono esempi concreti di risarcimento?

  • Roma, 2024: bambino di 4 anni con edema non trattato dopo adenoidectomia. Arresto respiratorio e coma ipossico. Risarcimento: €2.000.000.
  • Milano, 2023: ragazza dimessa con difficoltà respiratoria sottovalutata. Rientro in ospedale con tracheotomia d’urgenza. Esiti permanenti. Risarcimento: €1.400.000.
  • Napoli, 2022: emorragia occlusiva ignorata per ore. Intervento tardivo. Danno cerebrale permanente. Risarcimento: €1.750.000.

Cosa prevede la legge?

Il danno da ostruzione respiratoria post-adenoidectomia è regolato da:

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura sanitaria,
  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale del medico,
  • Art. 590 c.p. – lesioni personali colpose gravi, aggravate se in età pediatrica,
  • Art. 589 c.p. – omicidio colposo, nei casi di decesso,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di adozione di linee guida e buone pratiche,
  • Legge 219/2017 – obbligo di consenso informato completo e individualizzato.

Quali danni sono risarcibili?

  • Danno biologico permanente (neurologico, respiratorio, psichico),
  • Danno morale (sofferenza del minore e della famiglia),
  • Danno esistenziale (limitazioni permanenti, traumi, regressione),
  • Danno patrimoniale (cure mediche, riabilitazioni, perdita di autonomia futura),
  • Danno parentale (nei casi di morte o danno permanente del figlio).

Come si dimostra l’errore medico?

  • Cartella operatoria,
  • Documentazione anestesiologica e parametri post-operatori,
  • Saturimetria e monitoraggio della funzione respiratoria,
  • Orari e descrizione degli interventi successivi (rianimazione, tracheotomia),
  • Perizia medico-legale con esperti ORL, anestesisti e pediatri forensi,
  • Valutazione del danno biologico, relazionale e patrimoniale.

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Richiesta della documentazione clinica completa,
  2. Analisi medico-legale del danno e del nesso con l’atto sanitario,
  3. Tentativo di mediazione civile obbligatoria,
  4. Se fallito: azione giudiziaria civile o penale per lesioni o omicidio colposo,
  5. Stima economica del danno biologico, morale, esistenziale e patrimoniale.

Quali sono i tempi per agire?

  • 10 anni per responsabilità contrattuale verso la struttura,
  • 5 anni per responsabilità extracontrattuale del medico,
  • 6–12 anni per lesioni colpose o omicidio colposo in sede penale,
  • Decorrenza: dal momento in cui si acquisisce consapevolezza del danno e del suo legame causale con l’intervento.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei danni post-operatori in ambito pediatrico e otorinolaringoiatrico, con competenza in:

  • ostruzione respiratoria post-adenoidectomia per errore o ritardo gestionale,
  • danni neurologici da ipossia non trattata tempestivamente,
  • tracheotomie evitabili e loro conseguenze permanenti,
  • negligenza nel monitoraggio di bambini operati,
  • violazioni delle linee guida e dei protocolli post-chirurgici pediatrici.

Il team è composto da:

  • medici legali specializzati in danni post-chirurgici pediatrici,
  • otorinolaringoiatri forensi e anestesisti legali,
  • pediatri clinici e neurologi infantili,
  • psicologi forensi dell’età evolutiva,
  • attuariali per la valutazione del danno futuro patrimoniale del minore.

Quando un intervento per far respirare meglio porta a smettere di respirare, il diritto deve intervenire. Per dare giustizia, voce e futuro al bambino e alla sua famiglia.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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