La nascita di un bambino dovrebbe essere un momento di gioia e serenità, ma quando si verificano complicazioni come il giro di cordone ombelicale, la situazione può trasformarsi in un incubo per i genitori. Il giro di cordone si verifica quando il cordone ombelicale si avvolge intorno al collo del feto, ostacolando il corretto afflusso di ossigeno e nutrienti, con possibili danni cerebrali o persino la morte del neonato. Se questa condizione non viene diagnosticata e gestita tempestivamente dal personale medico, le conseguenze possono essere devastanti e dare diritto a un risarcimento per i danni subiti dal bambino e dalla famiglia.

Secondo le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il giro di cordone ombelicale interessa circa il 20-30% delle gravidanze e, sebbene nella maggior parte dei casi non comporti gravi complicazioni, una gestione inadeguata da parte dei medici può causare ipossia, paralisi cerebrale, ritardo nello sviluppo e altre problematiche neurologiche permanenti. La diagnosi tempestiva attraverso ecografie e monitoraggi del battito cardiaco fetale è essenziale per prevenire danni al neonato.
In Italia, il diritto al risarcimento per danni da malasanità è tutelato dalla Legge Gelli-Bianco (n. 24/2017), che regola la responsabilità sanitaria, imponendo alle strutture ospedaliere l’obbligo di adottare protocolli adeguati per la sicurezza del paziente. Inoltre, gli articoli 2043 e 1218 del Codice Civile disciplinano la responsabilità extracontrattuale e contrattuale, consentendo ai genitori di richiedere un indennizzo per i danni subiti dal neonato.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimento Danni Malasanità.
Quando il giro di cordone può essere considerato un errore medico?
Il giro di cordone ombelicale, noto anche come circonvoluzione del funicolo, è una condizione in cui il cordone si avvolge attorno al collo, al corpo o agli arti del feto. È un fenomeno relativamente comune, che può verificarsi in circa il 20-30% delle gravidanze a termine senza necessariamente provocare danni. Tuttavia, in alcuni casi, se il giro di cordone non viene riconosciuto e gestito tempestivamente, può comportare sofferenza fetale, danni neurologici permanenti o morte intrauterina, e in queste situazioni può configurarsi una responsabilità medica.
Per stabilire se il giro di cordone sia stato gestito in modo errato, è necessario analizzare diversi fattori, a partire dalla sorveglianza prenatale. Durante la gravidanza, il monitoraggio ecografico e l’uso della Dopplerflussimetria consentono di identificare precocemente la presenza di un cordone avvolto attorno al feto. Se il medico non rileva il problema nonostante segnali evidenti o non prescrive esami di approfondimento, potrebbe configurarsi una negligenza diagnostica.
Un altro elemento cruciale è la gestione del travaglio e del parto. Se il giro di cordone provoca un’interruzione o una riduzione del flusso sanguigno verso il feto, il cardiotocografo può segnalare alterazioni del battito cardiaco, come bradicardia fetale o decelerazioni ripetitive. Il mancato riconoscimento di questi segnali può portare a gravi conseguenze, rendendo necessaria un’azione tempestiva, come il taglio cesareo d’urgenza. Se il medico o l’equipe ospedaliera non intervengono rapidamente, lasciando proseguire il parto naturale quando non vi sono le condizioni di sicurezza, il danno al neonato potrebbe essere attribuito a colpa medica.
Un altro scenario in cui il giro di cordone può configurarsi come errore medico riguarda la mancata valutazione delle condizioni neonatali subito dopo la nascita. Se il neonato presenta segni di ipossia (mancanza di ossigeno), cianosi, difficoltà respiratorie o scarsa reattività, è fondamentale intervenire immediatamente con tecniche di rianimazione neonatale. Un ritardo nelle manovre di rianimazione può comportare danni cerebrali irreversibili, come la paralisi cerebrale infantile, e in questi casi la responsabilità del personale medico può essere accertata tramite una perizia medico-legale.
Il nesso di causalità tra il giro di cordone e il danno subito dal neonato deve essere dimostrato attraverso documentazione clinica, referti cardiotocografici, esami del pH del sangue fetale e valutazioni post-natali. Se emerge che un intervento tempestivo avrebbe potuto evitare il danno, il medico o la struttura sanitaria possono essere ritenuti responsabili e obbligati a risarcire il danno subito dal neonato e dalla famiglia.
Il risarcimento in caso di errore medico legato al giro di cordone può comprendere il danno biologico, in caso di invalidità permanente del neonato, il danno morale, per la sofferenza subita dai genitori, e il danno patrimoniale, per le spese mediche, le terapie riabilitative e l’assistenza continua necessaria al bambino. In questi casi, è fondamentale rivolgersi a un avvocato specializzato in malasanità, che possa raccogliere le prove, coordinare le perizie medico-legali e ottenere il giusto risarcimento per la famiglia.
Quali sono i danni risarcibili in caso di errore nella gestione del giro di cordone?
I danni risarcibili in caso di errore nella gestione del giro di cordone possono essere significativi e riguardare sia il neonato che la madre. Il giro di cordone, se non gestito correttamente, può provocare complicanze gravi, tra cui sofferenza fetale, ipossia cerebrale e danni permanenti al neonato.
Il danno biologico rappresenta la principale voce di risarcimento e riguarda il pregiudizio alla salute del neonato. Se l’errore nella gestione del giro di cordone ha causato danni neurologici, motori o cognitivi, il risarcimento può superare centinaia di migliaia di euro, soprattutto in caso di invalidità permanente.
Il danno morale riguarda la sofferenza psichica subita dalla famiglia a causa dell’errore medico. Se il neonato ha riportato lesioni gravi, i genitori possono ottenere un risarcimento per il disagio psicologico e il trauma vissuto durante e dopo il parto.
Il danno esistenziale si riferisce alle limitazioni nella qualità della vita del bambino e della sua famiglia. Se l’errore ha comportato disabilità permanenti, difficoltà nelle attività quotidiane e necessità di assistenza continua, il risarcimento può essere elevato.
Il danno patrimoniale include tutte le spese sostenute per trattamenti riabilitativi, assistenza medica, logopedia, fisioterapia e ausili per la disabilità. Se il bambino richiede cure a lungo termine, il risarcimento deve coprire anche i costi futuri previsti.
Per ottenere il risarcimento, è fondamentale dimostrare il nesso causale tra l’errore medico e il danno subito. Cartelle cliniche, esami diagnostici, testimonianze di esperti e perizie medico-legali possono essere determinanti per accertare la responsabilità della struttura sanitaria o del personale medico.
In conclusione, i danni risarcibili in caso di errore nella gestione del giro di cordone includono danno biologico, morale, esistenziale e patrimoniale. Affidarsi a un avvocato esperto in responsabilità medica e ottenere una perizia medico-legale accurata sono passi essenziali per ottenere un risarcimento equo.
Come si dimostra la responsabilità della struttura sanitaria in caso di giro di cordone?
La responsabilità della struttura sanitaria in caso di giro di cordone ombelicale si inserisce in un quadro giuridico e medico complesso, che richiede una valutazione attenta delle circostanze e delle azioni adottate dai professionisti coinvolti. La giurisprudenza italiana ha consolidato negli anni criteri stringenti per l’attribuzione della responsabilità civile e penale delle strutture sanitarie, soprattutto in situazioni che comportano danni permanenti al neonato o alla madre.
Il giro di cordone ombelicale, un evento che può verificarsi durante la gravidanza o il parto, si verifica quando il cordone si avvolge attorno al collo, al tronco o agli arti del feto. Questa condizione può determinare un’insufficienza di ossigeno al neonato, con conseguenze che variano dalla semplice sofferenza fetale a danni neurologici permanenti. Il riconoscimento della responsabilità della struttura sanitaria dipende dalla capacità di dimostrare che vi sia stata negligenza o imperizia nella gestione del caso.
La dimostrazione della responsabilità inizia con l’analisi della cartella clinica, un documento che racchiude tutti i dettagli del percorso assistenziale della madre e del neonato. Questo documento deve riportare con precisione gli esami eseguiti, le diagnosi formulate e le decisioni prese dai medici. In particolare, assume rilievo la presenza o l’assenza di monitoraggi cardiotocografici, esami ecografici e valutazioni del benessere fetale effettuati nel periodo antecedente il parto. Un monitoraggio inadeguato o una sottovalutazione dei segnali di sofferenza fetale possono essere elementi determinanti per l’affermazione della responsabilità della struttura sanitaria.
L’ecografia e la cardiotocografia rappresentano strumenti fondamentali per individuare eventuali problemi legati al cordone ombelicale. La cardiotocografia, che registra la frequenza cardiaca del feto e le contrazioni uterine, può evidenziare anomalie indicative di ipossia fetale. Se da questi esami emergono segnali preoccupanti e i medici non adottano le misure necessarie, come un taglio cesareo d’urgenza, si può configurare una responsabilità per negligenza. Un’omissione diagnostica o terapeutica che comporti un danno al neonato può essere qualificata come colpa medica e, di conseguenza, dar luogo a una richiesta di risarcimento.
La dimostrazione della responsabilità richiede anche una perizia medico-legale. Il perito deve accertare il nesso di causalità tra l’operato dei sanitari e il danno subito dal neonato. Questo passaggio è essenziale per stabilire se il danno sarebbe stato evitabile con un comportamento diligente da parte della struttura sanitaria. Se si dimostra che una diagnosi tempestiva del giro di cordone avrebbe consentito un intervento salvifico, la struttura sanitaria può essere chiamata a rispondere per il danno causato.
Un altro elemento chiave nella valutazione della responsabilità riguarda le linee guida e i protocolli medici in materia ostetrica. La giurisprudenza riconosce che il mancato rispetto delle linee guida, elaborate sulla base delle migliori evidenze scientifiche, può costituire un indice di colpa medica. Se, ad esempio, il personale sanitario ha ignorato o sottovalutato segnali di sofferenza fetale evidenziati dagli esami, potrebbe essere ritenuto responsabile. L’omissione di un taglio cesareo tempestivo in presenza di chiari segnali di compromissione fetale costituisce una delle violazioni più gravi, spesso all’origine delle richieste di risarcimento danni.
La responsabilità della struttura sanitaria può essere invocata non solo per l’operato dei medici ma anche per eventuali carenze organizzative. Ad esempio, se un reparto di ostetricia non dispone di attrezzature adeguate per il monitoraggio continuo del benessere fetale o se il personale è insufficiente per garantire un’assistenza tempestiva, la struttura può essere ritenuta responsabile. Questo aspetto rientra nella cosiddetta responsabilità contrattuale della struttura sanitaria, che obbliga la clinica o l’ospedale a fornire un servizio conforme agli standard di sicurezza e adeguatezza richiesti dalla legge.
In caso di contenzioso, il risarcimento del danno può comprendere sia il danno biologico che quello morale e patrimoniale. Il danno biologico riguarda le lesioni fisiche e psichiche subite dal neonato o dalla madre, mentre il danno morale attiene alla sofferenza patita. Il danno patrimoniale, invece, comprende le spese mediche sostenute e i costi futuri per la gestione di eventuali disabilità permanenti del bambino. La quantificazione del danno si basa su tabelle medico-legali e su valutazioni economiche delle ripercussioni della lesione sulla vita del soggetto coinvolto.
Il tema della responsabilità sanitaria in caso di giro di cordone si inserisce in un panorama giurisprudenziale in continua evoluzione. La Corte di Cassazione ha più volte ribadito che il medico e la struttura sanitaria devono adottare tutte le precauzioni necessarie per prevenire danni evitabili. In particolare, la sentenza n. 4091/2019 ha sottolineato che la responsabilità della struttura sanitaria sussiste non solo in caso di errore medico, ma anche quando vi sia una carenza organizzativa che abbia impedito una diagnosi tempestiva e un intervento adeguato.
Un ulteriore aspetto da considerare è la prescrizione dell’azione legale. Secondo l’articolo 2946 del Codice Civile, il termine di prescrizione per la richiesta di risarcimento danni è di dieci anni per la responsabilità contrattuale e di cinque anni per la responsabilità extracontrattuale. Tuttavia, in caso di danni permanenti al neonato, il termine inizia a decorrere dal compimento della maggiore età del bambino. Questo principio è stato ribadito dalla giurisprudenza per garantire la tutela dei diritti del minore anche a distanza di anni dall’evento lesivo.
L’iter legale per ottenere un risarcimento passa generalmente attraverso una fase stragiudiziale e, se necessario, un’azione giudiziaria. La fase stragiudiziale prevede la richiesta di risarcimento alla compagnia assicurativa della struttura sanitaria, supportata da perizie medico-legali e documentazione clinica. Se non si raggiunge un accordo, si può procedere con un’azione giudiziaria, in cui il tribunale valuterà la sussistenza della responsabilità e l’entità del danno risarcibile.
La dimostrazione della responsabilità della struttura sanitaria in caso di giro di cordone ombelicale richiede quindi un’analisi meticolosa della documentazione clinica, una perizia medico-legale approfondita e una conoscenza delle norme giuridiche applicabili. Le famiglie che si trovano ad affrontare le conseguenze di un danno neonatale devono essere supportate da professionisti esperti, capaci di far valere i loro diritti in sede legale e ottenere il giusto risarcimento per il danno subito.
Quali sono i termini per richiedere un risarcimento?
In Italia, la richiesta di risarcimento per danno da malasanità deve essere presentata entro 10 anni dalla nascita del bambino se il procedimento viene avviato dai genitori. Tuttavia, il minore può agire autonomamente fino al compimento del 21º anno di età.
Perché affidarsi a un avvocato specializzato in risarcimenti per malasanità?
Affrontare una causa per malasanità può essere un processo complesso e stressante per una famiglia già provata da un evento traumatico. Un avvocato specializzato in risarcimenti per errori medici offre un supporto essenziale per garantire che la famiglia ottenga il giusto indennizzo.
Un avvocato esperto si occupa di:
- Analizzare la documentazione medica per individuare eventuali errori nella gestione del parto.
- Consultare specialisti medico-legali, per dimostrare la correlazione tra errore sanitario e danno al neonato.
- Negoziare con le compagnie assicurative per ottenere il risarcimento senza necessità di processo.
- Intentare un’azione legale in tribunale, se la struttura sanitaria non riconosce la propria responsabilità.
Gli avvocati specializzati in risarcimenti per malasanità sono aggiornati sulle ultime sentenze e sulle modalità migliori per ottenere un indennizzo adeguato. Sanno come contrastare le strategie difensive delle strutture ospedaliere e delle compagnie assicurative, garantendo ai genitori un supporto legale efficace.
In conclusione, il giro di cordone ombelicale può rappresentare un grave rischio per la salute del neonato se non viene gestito con tempestività ed efficienza dal personale medico. Le conseguenze possono essere devastanti, compromettendo il normale sviluppo neurologico del bambino e creando situazioni di disabilità permanente. In molti casi, un’assistenza neonatale tempestiva può fare la differenza tra un recupero totale e danni irreversibili.
Quando un errore medico causa danni permanenti al bambino, la famiglia ha il diritto di ottenere un risarcimento per il danno subito, che deve coprire non solo le spese mediche immediate, ma anche i costi per terapie riabilitative, assistenza specialistica e supporto educativo per il futuro del neonato. Questo risarcimento può includere anche il danno morale per i genitori, che si trovano a dover affrontare un trauma emotivo e un cambiamento radicale della loro vita.
Oltre agli aspetti economici, ottenere un risarcimento significa garantire che la negligenza medica non resti impunita. Ogni caso di errore nella gestione del giro di cordone dovrebbe essere attentamente esaminato per comprendere se ci siano state omissioni, ritardi o mancate diagnosi che abbiano influito sulle condizioni del neonato.
Affidarsi a un avvocato esperto in malasanità è la scelta migliore per far valere i propri diritti e garantire al proprio figlio le cure e l’assistenza necessarie. La giustizia non restituisce la salute al bambino, ma un adeguato risarcimento può fare la differenza per garantirgli un futuro dignitoso, accesso alle migliori cure disponibili e un supporto adeguato per il suo sviluppo.
Affidarsi a un avvocato esperto in malasanità è la scelta migliore per far valere i propri diritti e garantire al proprio figlio le cure e l’assistenza necessarie. La giustizia non restituisce la salute al bambino, ma un adeguato risarcimento può fare la differenza per garantirgli un futuro dignitoso e un’assistenza adeguata.
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: