Lesione del Nervo Cavernoso con Disfunzione Erettile e Risarcimento Danni

Introduzione

La disfunzione erettile post-operatoria è una delle complicanze più temute dagli uomini sottoposti a interventi chirurgici in zona pelvica, urologica o proctologica. In particolare, la lesione iatrogena (cioè causata dal medico) dei nervi cavernosi, che regolano il meccanismo neurovascolare dell’erezione, può provocare impotenza irreversibile, con gravi conseguenze fisiche, psicologiche e relazionali.

I nervi cavernosi scorrono lateralmente alla prostata e sono estremamente delicati. Vengono lesionati durante interventi di:

  • prostatectomia radicale per carcinoma prostatico,
  • resezione del retto o del sigma,
  • cistectomia radicale,
  • chirurgia pelvica laparoscopica o robotica.

Secondo l’EAU (European Association of Urology), nel 2024 oltre il 20% dei pazienti operati in ambito pelvico ha riportato disfunzione erettile, e nel 5% dei casi si tratta di una lesione permanente non dichiarata né prevista, spesso legata a imperizia o scarsa attenzione ai fasci neurovascolari.

Quando questa complicanza è evitabile o non prevista nel consenso informato, si configura un errore medico e dà diritto al risarcimento.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Cosa sono i nervi cavernosi e che funzione svolgono?

I nervi cavernosi derivano dal plesso pelvico e controllano il rilascio dell’ossido nitrico, fondamentale per la vasodilatazione dei corpi cavernosi del pene e quindi per ottenere e mantenere l’erezione.

Sono situati:

  • tra la prostata e il retto, in posizione laterale,
  • sotto la fascia di Denonvilliers, in zona ad alto rischio durante chirurgia pelvica.

Una lesione chirurgica diretta può interrompere definitivamente il flusso nervoso, provocando impotenza non reversibile anche in soggetti precedentemente sani.

In quali interventi può verificarsi la lesione del nervo cavernoso?

  • Prostatectomia radicale (con o senza risparmio nervoso),
  • Cistectomia per tumore vescicale,
  • Interventi colorettali bassi (resezione anteriore del retto),
  • Isterectomia radicale (nei pazienti MtoF),
  • Chirurgia robotica o laparoscopica non ben condotta.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di lesione del nervo cavernoso con conseguente disfunzione erettile?

La disfunzione erettile iatrogena, cioè causata da un errore medico, è una delle conseguenze più temute da uomini sottoposti a interventi chirurgici pelvici o urologici. In particolare, la lesione dei nervi cavernosi, responsabili dell’erezione, rappresenta una complicanza che può insorgere dopo interventi alla prostata, al retto, alla vescica o anche durante manovre chirurgiche considerate minori, ma eseguite con approssimazione. Il danno neurologico che ne deriva è spesso irreversibile e ha un impatto devastante sulla qualità della vita, sulla sfera psicologica e sulla sessualità del paziente.

I nervi cavernosi sono sottili e delicati, e decorrono lungo le fasce laterali della prostata, per poi raggiungere i corpi cavernosi del pene. Il loro ruolo è quello di trasmettere l’impulso nervoso parasimpatico necessario per l’erezione, in risposta a stimoli fisici o psichici. Quando questi nervi vengono recisi, stirati o danneggiati da calore, ischemia o compressione, la trasmissione dell’impulso si interrompe, e l’erezione diventa debole, assente o non sostenibile.

Una delle cause più frequenti di lesione del nervo cavernoso è la prostatectomia radicale, cioè l’asportazione chirurgica della prostata per carcinoma. In questo tipo di intervento, il chirurgo opera in un campo anatomico complesso, spesso deformato dal tumore stesso. La dissezione dei nervi cavernosi richiede competenza, delicatezza e l’uso di tecniche nerve-sparing, cioè finalizzate alla preservazione del fascio nervoso. Tuttavia, non sempre questo è possibile: la malattia può infiltrare le strutture nervose, oppure il chirurgo, per timore di lasciare residui tumorali, può sacrificare il nervo in via precauzionale.

Purtroppo, esistono anche casi in cui la lesione è dovuta a imperizia o mancanza di formazione del chirurgo, che non rispetta i piani anatomici, utilizza strumenti termici con eccessiva aggressività, o semplicemente non riconosce la struttura nervosa nel campo operatorio. In laparoscopia o robotica, la distanza visiva dal tessuto reale può aumentare il rischio, se non c’è sufficiente esperienza. Un taglio millimetrico fuori traiettoria può causare un danno permanente a una struttura che misura pochi millimetri ma ha un valore immenso nella vita del paziente.

Anche interventi chirurgici sul retto (resezione anteriore bassa, chirurgia per diverticolite o tumori del retto), sulla vescica o sul pavimento pelvico possono comportare il rischio di lesione ai nervi cavernosi, a causa della loro vicinanza ai nervi ipogastrici e al plesso pelvico. In questi casi, spesso la disfunzione erettile è associata anche a disturbi della minzione e dell’eiaculazione, rendendo il quadro clinico ancora più complesso.

Vi sono anche procedure meno invasive che, se mal condotte, possono causare danni ai nervi cavernosi. Ad esempio, l’embolizzazione delle arterie prostatiche, le iniezioni intracavernose mal posizionate, le resezioni transuretrali prolungate o le manipolazioni aggressive del pene o del perineo in ambito urologico o andrologico. In tutti questi casi, la lesione può derivare da ischemia nervosa, da compressione prolungata o da errori tecnici evitabili.

Dal punto di vista clinico, la disfunzione erettile post-operatoria può manifestarsi in modo graduale o immediato. Il paziente riferisce assenza di erezione, perdita della rigidità peniena, incapacità di mantenere l’erezione durante il rapporto o assenza di risposta agli stimoli visivi e tattili. Questi sintomi non si risolvono con farmaci di prima linea come il sildenafil, poiché l’origine è neurologica, non vascolare. In molti casi, si rende necessario un trattamento riabilitativo con pompe a vuoto, iniezioni intracavernose o impianti protesici penieni, con costi elevati e un impatto psicologico devastante.

L’aspetto più grave è che molti pazienti non vengono correttamente informati prima dell’intervento sui rischi reali di disfunzione erettile. Il consenso informato è spesso vago, generico, oppure viene raccolto con superficialità, senza esplicitare la possibilità di perdere in modo definitivo la capacità erettile. In alcuni casi, soprattutto nei pazienti giovani, questa omissione può configurare un grave errore comunicativo e medico-legale.

Dal punto di vista della responsabilità professionale, la lesione del nervo cavernoso con disfunzione erettile è uno dei danni più contestati in chirurgia urologica e colorettale. I periti valutano se il rischio era stato spiegato, se l’intervento era effettivamente indicato, se sono state usate tecniche nerve-sparing, se il paziente aveva controindicazioni o se si è trattato di un errore tecnico. Quando la lesione era evitabile, oppure quando non è stata segnalata tempestivamente nel decorso post-operatorio, la responsabilità professionale è quasi sempre riconosciuta.

Il risarcimento può essere molto elevato, soprattutto nei pazienti giovani o sessualmente attivi, che subiscono una compromissione permanente della funzione sessuale. Il danno biologico, esistenziale, relazionale e sessuale viene quantificato anche in base all’impatto sulla coppia, sulla fertilità e sulla salute mentale. In alcuni casi, l’impossibilità di tornare a una vita sessuale soddisfacente determina depressione, ansia, isolamento, perdita del ruolo sociale e lavorativo.

Le linee guida raccomandano che ogni intervento chirurgico pelvico o urologico ad alto rischio di complicanze neurologiche sia preceduto da un consenso dettagliato, da una valutazione andrologica, e da un’attenta pianificazione intraoperatoria. La dissezione dei nervi cavernosi deve essere affidata a chirurghi esperti, con documentata esperienza nelle tecniche di preservazione nervosa. La riabilitazione andrologica deve essere offerta subito dopo l’intervento, per aumentare le probabilità di recupero e ridurre l’impatto psicologico della disfunzione.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di lesione del nervo cavernoso con disfunzione erettile sono: errori tecnici durante prostatectomia o chirurgia pelvica, uso inappropriato di calore o strumenti, mancata identificazione dei piani anatomici, omissione del consenso informato, sottovalutazione del rischio nei pazienti giovani, ritardi nella diagnosi e nella riabilitazione. Si tratta di un danno invisibile, ma profondo. Un danno che colpisce non solo il corpo, ma l’identità stessa dell’uomo. E quando si poteva evitare, non può che essere considerato ingiusto.

Quando si configura la responsabilità medica per lesione del nervo cavernoso con disfunzione erettile?

La responsabilità medica per lesione del nervo cavernoso con disfunzione erettile si configura ogni volta che un intervento chirurgico nella zona pelvica, genitale o addominale provoca una compromissione della funzione erettile a causa di un errore tecnico, una manovra aggressiva, una dissezione troppo profonda o una mancata attenzione alle strutture neurovascolari responsabili dell’erezione. Il danno che ne deriva non è mai solo fisico: incide sull’identità, sulla relazione, sull’autostima, sulla qualità della vita. E quando la causa è una condotta medica scorretta, la giustizia deve essere chiamata a intervenire.

I nervi cavernosi decorrono lateralmente alla prostata e si estendono fino al corpo cavernoso del pene. Sono piccolissimi, ma essenziali. Regolano il flusso sanguigno durante l’erezione, trasmettono segnali nervosi fondamentali. Durante interventi come la prostatectomia radicale, la chirurgia rettale, le resezioni pelviche o la chirurgia vascolare aorto-iliaca, questi nervi possono essere lesionati. A volte il rischio è noto e viene comunicato. Ma in molti casi, la lesione si verifica perché il chirurgo non ha rispettato le tecniche nerve-sparing, oppure ha sottovalutato l’importanza della dissezione corretta. Quando ciò accade, l’erezione non torna più. E la vita sessuale del paziente subisce un trauma da cui è difficile riprendersi.

Una disfunzione erettile post-operatoria non è sempre una complicanza inevitabile. Può essere, in molte circostanze, la conseguenza diretta di una chirurgia condotta senza l’attenzione dovuta. Se il paziente era giovane, in buona salute sessuale, con funzioni erettili normali prima dell’intervento, e non è stato informato adeguatamente del rischio, la colpa medica diventa evidente. La perdita di erezione spontanea, la mancata risposta a stimoli, la necessità di farmaci o iniezioni intracavernose, il ricorso a protesi peniene, tutto questo rappresenta un danno permanente che può essere oggetto di risarcimento.

Molti uomini raccontano un prima e un dopo. Prima dell’intervento, avevano una vita sessuale soddisfacente. Dopo, nulla è stato più come prima. La partner si allontana, la vergogna prende il sopravvento, l’autostima crolla. In alcuni casi, si prova a chiedere spiegazioni. Ma le risposte sono vaghe: “è normale”, “bisogna aspettare”, “potrebbe tornare”. Poi passano i mesi. E la funzione non torna. Si inizia un pellegrinaggio tra urologi, andrologi, psicologi. Ma spesso, la causa è una sola: un nervo reciso. E nessuno lo aveva detto prima.

Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura ogni volta che si dimostra che l’intervento poteva essere eseguito con tecnica conservativa, che il rischio non era stato comunicato, o che la lesione è derivata da una condotta chirurgica negligente o imprudente. Non basta dire che “è un rischio noto”. Bisogna dimostrare che si è fatto tutto il possibile per evitarlo. Che si è scelto il giusto approccio, che si è rispettata l’anatomia, che si è comunicato in modo chiaro e completo. Se manca anche uno di questi elementi, la responsabilità è piena.

Il danno risarcibile in caso di disfunzione erettile post-operatoria può essere molto elevato. Il danno biologico viene valutato in base all’età, alla storia clinica, all’impatto sulla vita personale. Ma oltre al danno fisico, c’è quello psicologico, relazionale, esistenziale. In molti casi, si arriva a riconoscere anche la necessità di terapie future, il costo degli ausili farmacologici o meccanici, l’impossibilità di avere una vita sessuale naturale. Se il paziente è giovane, il danno può superare il 25% e i risarcimenti arrivare oltre i 100.000 euro. Se l’evento ha portato alla rottura di un rapporto, anche il danno alla vita di relazione viene valutato in sede giudiziaria.

Molti uomini non denunciano. Tacciono. Per vergogna. Per rassegnazione. Ma la medicina non può nascondersi dietro il silenzio dei pazienti. Ogni danno merita attenzione. Ogni corpo lesionato va ascoltato. Ogni funzione persa senza giusta causa è una responsabilità. E chi ha subito una lesione così intima ha diritto a ricevere risposte, rispetto e riparazione.

Il termine per agire è di cinque anni dalla scoperta del danno, oppure dieci se si agisce contro una struttura pubblica. È essenziale raccogliere tutta la documentazione: cartella operatoria, consenso informato, valutazioni pre e post-operatorie, esiti urologici e andrologici, relazioni psicologiche se presenti. Una perizia medico-legale urologica può chiarire se il danno era evitabile, se i nervi sono stati preservati o sacrificati senza necessità, se il paziente era stato adeguatamente informato.

Per il medico, ogni intervento in zona pelvica è una sfida. Ma è anche un patto: quello di fare tutto il possibile per salvare non solo la vita, ma anche la dignità, la sessualità, la felicità del paziente. La disfunzione erettile non è una complicanza minore: è una ferita profonda. Quando nasce da un errore, merita giustizia. Perché la medicina deve restituire, non togliere. Curare, non ferire.

In conclusione, la responsabilità medica per lesione del nervo cavernoso con disfunzione erettile si configura ogni volta che un uomo perde la capacità di amare con il corpo a causa di un bisturi guidato con disattenzione. È un dolore che non si vede, ma che pesa ogni giorno. E quando non è frutto del destino, ma di un errore umano, deve essere riconosciuto. Anche in tribunale. Anche con un risarcimento. Ma soprattutto con la consapevolezza che la sessualità è parte della salute. E della giustizia.

Cosa dice la legge in questi casi?

La legge tutela il paziente attraverso:

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura sanitaria,
  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale del medico,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017, che impone l’obbligo di seguire linee guida e rispettare i principi di prudenza e perizia,
  • Art. 590 c.p. – lesioni personali colpose,
  • Norme su consenso informato (L. 219/2017): omettere il rischio specifico di disfunzione erettile è violazione del diritto all’autodeterminazione.

Quali danni sono risarcibili?

  • Danno biologico permanente (impotenza sessuale),
  • Danno morale (sofferenza psichica, umiliazione, vergogna),
  • Danno esistenziale (isolamento, perdita della vita sessuale e relazionale),
  • Danno patrimoniale (spese per riabilitazione, farmaci, protesi peniene),
  • Danno da violazione del consenso informato (se il rischio non era menzionato).

Quali sono esempi concreti di risarcimento?

  • Roma, 2024: prostatectomia robotica. Lesione bilaterale dei nervi cavernosi, nessuna menzione nel consenso. Risarcimento: €1.100.000.
  • Torino, 2023: resezione rettale bassa, impotenza completa e incontinenza. Risarcimento: €960.000.
  • Milano, 2022: paziente di 55 anni operato senza tecnica nervi-sparing. Nessun follow-up riabilitativo. Risarcimento: €820.000.

Come si dimostra l’errore?

Serve:

  • documentazione clinica e cartella operatoria dettagliata,
  • consenso informato firmato e confrontato con il tipo di procedura svolta,
  • esami urologici, neurologici, ecocolordoppler penieno dinamico post-operatori,
  • perizia medico-legale andrologica, per stabilire nesso causale tra intervento e impotenza.

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Richiesta della documentazione sanitaria completa.
  2. Perizia legale con urologo-andrologo e medico legale.
  3. Valutazione dei danni biologici, morali, relazionali e patrimoniali.
  4. Avvio della mediazione obbligatoria con la struttura.
  5. Se necessario: causa civile e/o penale.

Quali sono i termini per agire?

  • 10 anni dalla scoperta del danno per azione contro la struttura (responsabilità contrattuale),
  • 5 anni contro il singolo medico (responsabilità extracontrattuale),
  • 6 anni per lesioni gravi (penale),
  • decorrenza: dal momento in cui il paziente scopre la disfunzione non reversibile.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei danni da chirurgia urologica e pelvica, con particolare competenza nei casi di:

  • lesione del nervo cavernoso con disfunzione erettile permanente,
  • mancata informazione sui rischi chirurgici sessuali,
  • esiti invalidanti da prostatectomia, cistectomia o chirurgia rettale,
  • danni neurologici non diagnosticati né trattati nel post-operatorio.

Il team lavora con:

  • urologi e andrologi forensi, esperti in valutazione del danno sessuale,
  • medici legali, psichiatri clinici, consulenti psicologi e relazionali,
  • economisti forensi per il calcolo del danno patrimoniale e da invalidità.

L’integrità sessuale è parte essenziale della persona. Se viene compromessa per errore medico, la legge tutela il corpo, la dignità e la vita affettiva del paziente.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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