Complicanze da Laser PRK/LASIK: Quando È Errore Medico e Come Ottenere il Risarcimento

Introduzione

La chirurgia refrattiva con laser PRK (cheratectomia fotorefrattiva) e LASIK (laser-assisted in situ keratomileusis) rappresenta oggi una delle tecniche più diffuse per correggere difetti visivi come miopia, ipermetropia e astigmatismo. Milioni di pazienti in Italia si affidano ogni anno a queste procedure ambulatoriali, attratti dalla promessa di eliminare occhiali e lenti a contatto.

Tuttavia, nonostante l’elevata precisione della tecnologia laser, le complicanze non sono rare. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (2024), il 3-5% degli interventi può comportare effetti collaterali significativi, e lo 0,5-1% può causare danni visivi permanenti. In molti casi, tali esiti derivano da errori di valutazione, indicazione errata, esecuzione imperita o mancata gestione delle complicanze.

Quando la chirurgia refrattiva provoca dolore cronico, perdita della vista, visione doppia, o secchezza oculare permanente, e il danno era prevedibile o evitabile, si configura responsabilità medica. In questi casi, il paziente ha diritto a un risarcimento completo.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Che cos’è la chirurgia PRK/LASIK?

Sono tecniche laser utilizzate per rimodellare la curvatura della cornea e correggere:

  • Miopia (fino a -10 diottrie),
  • Ipermetropia (fino a +4),
  • Astigmatismo (fino a ±5).

PRK consiste nella rimozione dell’epitelio corneale, seguita dall’ablazione con laser.
LASIK prevede invece il taglio di un flap corneale, l’applicazione del laser nello stroma e la riposizione del flap.

Entrambe richiedono un’attenta selezione del paziente, strumenti sterili e calibrazione millimetrica.

Quali sono le complicanze più frequenti?

  • Secchezza oculare grave e permanente,
  • Aberrazioni visive (aloni, flare, visione notturna compromessa),
  • Visione doppia (diplopia),
  • Dolore oculare cronico da sindrome da occhio neuropatico,
  • Ectasia corneale (assottigliamento progressivo della cornea),
  • Infezioni, opacità o regressione del risultato refrattivo.

Quando si configura la responsabilità medica per complicanze da laser PRK/LASIK?

La responsabilità medica per complicanze da intervento laser PRK o LASIK si configura ogni volta che un paziente, sottoposto a chirurgia refrattiva per correggere difetti visivi come miopia, ipermetropia o astigmatismo, subisce un danno permanente perché non correttamente valutato, informato o seguito, oppure perché l’intervento è stato eseguito in modo tecnicamente scorretto o con apparecchiature non adeguate. Si tratta di interventi rapidi, ambulatoriali, che promettono una “vita senza occhiali”. Ma quando qualcosa va storto, il sogno della visione perfetta può trasformarsi in un incubo quotidiano.

PRK e LASIK sono due delle tecniche più usate nella chirurgia refrattiva con laser. La PRK prevede la rimozione dello strato superficiale della cornea e la sua rimodellazione con laser ad eccimeri. La LASIK, invece, comporta la creazione di un flap corneale – un sottile lembo – che viene sollevato per esporre lo stroma e rimodellarlo con il laser. Entrambe le tecniche hanno tassi di successo molto alti, ma non sono esenti da rischi. E quei rischi devono essere noti, valutati, affrontati con rigore. Perché la cornea, una volta modificata, non si può più riportare indietro.

Quando l’intervento è inappropriato o eseguito male, i danni possono essere gravi e irreversibili. Aloni, visione doppia, sensibilità alla luce, secchezza oculare cronica, regressione del difetto visivo, ridotta acuità in condizioni di scarsa luminosità. In alcuni casi, si sviluppano ectasie corneali, deformazioni progressive della cornea che richiedono trapianti o impianto di anelli. Altri pazienti riferiscono visione sfocata, peggiorata rispetto a prima dell’intervento. Qualcuno perde linee di visione anche con correzione ottica. Altri ancora sviluppano nevralgie oculari, dolore persistente, disturbi neuro-visivi che compromettono ogni attività quotidiana.

Molti raccontano che non sono stati avvisati adeguatamente. Nessuno ha spiegato loro che il risultato poteva non essere perfetto, che la regressione poteva avvenire, che la secchezza oculare sarebbe potuta diventare permanente. Altri hanno firmato un modulo generico, senza ricevere reali spiegazioni. Qualcuno si è sottoposto a LASIK con cornea troppo sottile. Altri, con pupille troppo larghe o con sospetto cheratocono. In questi casi, la selezione è stata inadeguata. L’intervento non era indicato, e andava evitato. Eppure è stato eseguito.

Ci sono pazienti che, a distanza di anni, non riescono ancora a guidare di notte. Altri che convivono con un dolore oculare che nessuna terapia è riuscita ad alleviare. Alcuni si pentono profondamente della scelta fatta. Ma nessuno li aveva messi in guardia in modo onesto. Anzi, spesso l’intervento viene presentato come “risolutivo al 100%”, quasi privo di rischi. Il desiderio di liberarsi degli occhiali diventa così più forte della cautela. E quando il danno compare, la realtà si mostra in tutta la sua durezza.

Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura quando l’intervento è stato eseguito senza rispettare i criteri di idoneità, oppure quando il paziente non è stato informato dei reali rischi. Se le complicanze derivano da un errore tecnico – errato posizionamento del flap, eccessiva ablazione, centramento scorretto – oppure dall’uso di apparecchiature non calibrate, la colpa è chiara. Anche l’assenza di follow-up adeguato, il mancato riconoscimento precoce di segni di ectasia o di regressione, costituiscono gravi omissioni. Non meno importante, è la questione del consenso informato. Un modulo firmato non basta, se il paziente non ha compreso.

Il danno può variare molto. Nei casi di complicanze lievi, ma persistenti, come secchezza oculare cronica o disturbi visivi sotto stress, l’invalidità permanente può essere bassa, ma con un forte impatto psicologico. Nei casi più gravi – regressione severa, perdita di visione, necessità di trapianto corneale – le invalidità superano anche il 30%, con risarcimenti che possono raggiungere o superare i 100.000 euro. A ciò si aggiungono il danno morale, le spese sostenute, l’impossibilità di svolgere attività specifiche, l’impatto sulla qualità della vita. Molti pazienti non riescono più a lavorare davanti a uno schermo, a guidare, a leggere come prima.

Il termine per agire è di cinque anni dalla consapevolezza del danno, oppure dieci in caso di struttura pubblica. La documentazione è cruciale: esami preoperatori (topografie, pachimetrie, pupillometria), referti dell’intervento, cartella clinica, misurazioni visive prima e dopo, fotografie del lembo, controlli successivi, perizie oculistiche. Una consulenza medico-legale oculistica può chiarire se l’indicazione era corretta, se la tecnica è stata eseguita in modo appropriato e se le complicanze potevano essere evitate.

Per il medico, ogni paziente che desidera un intervento laser agli occhi non è un numero in più. È una responsabilità. Non si può promettere la perfezione. Non si può trasformare un atto medico in un semplice servizio commerciale. La vista è un bene prezioso. E ogni modifica, ogni incisione, ogni colpo di laser, ha conseguenze che possono durare tutta la vita. Quando un occhio peggiora per un intervento che doveva migliorarlo, non è sfortuna: è un errore da riconoscere.

In conclusione, la responsabilità medica per complicanze da laser PRK o LASIK si configura ogni volta che la promessa di una vita senza occhiali si trasforma in una vita con un danno. La chirurgia refrattiva richiede esperienza, onestà e trasparenza. E se mancano, chi ha perso la chiarezza dello sguardo ha diritto almeno a quella della giustizia.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di PRK o LASIK mal riuscita?

La chirurgia refrattiva con laser PRK o LASIK rappresenta oggi una delle soluzioni più richieste per la correzione definitiva di difetti visivi come miopia, ipermetropia e astigmatismo. Ogni anno, milioni di pazienti si sottopongono a questi interventi con l’aspettativa di abbandonare definitivamente occhiali e lenti a contatto. Sebbene si tratti di procedure tecnologicamente avanzate, sicure e generalmente efficaci, non sono esenti da rischi, e soprattutto non sono prive di complicanze quando eseguite su candidati inappropriati o con tecniche non corrette.

Una delle cause più frequenti di insuccesso o di danni permanenti è la selezione inadeguata del paziente. La chirurgia laser non è adatta a tutti: ci sono criteri rigidi da rispettare, legati allo spessore corneale, alla curvatura, alla stabilità del difetto refrattivo, alla presenza di patologie oculari pregresse (come il cheratocono o la secchezza oculare grave) e alle condizioni sistemiche del paziente. Quando il medico non approfondisce con scrupolo l’idoneità pre-operatoria, si espone a errori prevedibili, come l’indebolimento strutturale della cornea o la progressione di un ectasia latente.

Altro errore molto grave è l’inadeguato trattamento delle aspettative del paziente. Alcuni pazienti credono che PRK o LASIK possano offrire una vista perfetta in ogni condizione, anche in presenza di presbiopia o patologie associate. Se il medico non informa correttamente sulle reali possibilità di recupero visivo, sulle limitazioni post-operatorie o sulla possibile persistenza di aloni, abbagliamenti, fotofobia o difficoltà notturne, il risultato – anche se tecnicamente accettabile – viene vissuto come un fallimento. L’insoddisfazione può sfociare in ansia, depressione o contenzioso legale.

Uno degli eventi avversi più temuti è la comparsa di un’ectasia corneale post-operatoria, ovvero un assottigliamento progressivo e deformante della cornea, che può verificarsi soprattutto dopo LASIK, in pazienti con cornea sottile o struttura biomeccanica fragile. Si tratta di una complicanza che può manifestarsi anche mesi dopo l’intervento e che peggiora progressivamente la qualità visiva, rendendo talvolta necessaria una correzione chirurgica con cross-linking, impianti intracorneali o addirittura trapianto di cornea.

Altra complicanza, più frequente nella PRK, è la formazione di opacità subepiteliali (haze corneale), una reazione cicatriziale che riduce la trasparenza della cornea e compromette la nitidezza visiva. Questo fenomeno è più comune nei trattamenti ad alta correzione o in pazienti esposti a raggi UV, ma può anche derivare da una gestione post-operatoria insufficiente, con scarsa aderenza ai farmaci anti-infiammatori, o da un controllo inadeguato dell’infiammazione iniziale. Se non trattato in tempo, l’haze può diventare permanente.

In alcuni casi, i pazienti lamentano dolore cronico oculare, sensazione di corpo estraneo, ipersensibilità alla luce, anche a distanza di mesi dall’intervento. Questi sintomi sono spesso legati a danni neuroepiteliali della superficie corneale, dovuti all’ablazione laser o alla manipolazione chirurgica. Quando il medico non riconosce la sindrome da occhio secco neuropatico, o la tratta come una semplice secchezza con lacrime artificiali, la sofferenza si cronicizza e compromette la qualità di vita.

Tra le complicanze della LASIK vi è la dislocazione o lo spostamento del flap corneale, lo strato superficiale sollevato e poi riposizionato durante l’intervento. Questo può accadere per un trauma post-operatorio, uno sfregamento eccessivo o un’adesione incompleta. Se non diagnosticata e trattata tempestivamente, la dislocazione può causare astigmatismo irregolare, doppia visione, cicatrici e perdita permanente della qualità visiva.

Non va trascurata la possibilità di regressione del difetto visivo: in alcuni pazienti, soprattutto giovani o con miopia elevata, il miglioramento iniziale può ridursi nel tempo, rendendo necessaria una nuova procedura (retreatment) o il ritorno agli occhiali. Anche se clinicamente “accettabile”, questa eventualità è spesso vissuta come un fallimento, specialmente se non era stata adeguatamente spiegata al paziente in fase di consenso.

Esistono anche errori diretti nella centratura del trattamento laser. Se il raggio non è perfettamente centrato sull’asse visivo o pupillare, o se il paziente si muove durante l’intervento e il sistema di tracciamento oculare non compensa correttamente, il risultato può essere una decentratura del trattamento, che determina visione distorta, aberrazioni ottiche e peggioramento dell’acuità visiva. Questi problemi sono particolarmente gravi nei pazienti con pupille ampie, nei quali gli effetti ottici secondari possono rendere difficile la guida notturna o la lettura.

Dal punto di vista medico-legale, le complicanze da PRK o LASIK mal riuscita sono tra le cause più frequenti di contenzioso in chirurgia oftalmologica. I periti analizzano se il paziente era un buon candidato, se è stato informato in modo esaustivo e documentato, se la tecnica utilizzata era appropriata, se vi sono stati errori nella centratura, nella programmazione del laser, nella gestione delle complicanze o nei controlli post-operatori. Quando emergono lacune nella selezione del paziente o nella tecnica, la responsabilità del medico è difficilmente contestabile.

Il risarcimento, in caso di danno riconosciuto, può essere rilevante, soprattutto se si configura una perdita permanente della vista, la necessità di un trapianto, l’impossibilità di guidare o lavorare, la compromissione estetica o il dolore oculare cronico. Il danno biologico si somma spesso al danno esistenziale e morale, soprattutto in soggetti giovani e attivi che si erano affidati alla chirurgia per migliorare la qualità della vita e si ritrovano invece con un’esistenza limitata da una disabilità visiva.

Le linee guida internazionali raccomandano che la chirurgia refrattiva venga offerta solo dopo un’anamnesi oculare completa, una topografia corneale dettagliata, una valutazione psicologica ed emotiva del paziente, e una spiegazione chiara dei rischi e delle aspettative. Ogni caso deve essere valutato individualmente. E quando la scelta si fa, deve essere eseguita da specialisti esperti, con laser di ultima generazione, in ambienti controllati, con un rigoroso follow-up.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di PRK o LASIK mal riuscita sono: selezione inadeguata del paziente, scarsa informazione pre-operatoria, tecnica non personalizzata, errori nella centratura, trattamenti su cornee sottili, gestione insufficiente del dolore o dell’infiammazione, controlli post-operatori carenti. Errori che si pagano con la cosa più preziosa per chi vede bene: la perdita della nitidezza. E, con essa, la fiducia.

Cosa prevede la legge in caso di danno da chirurgia refrattiva?

Il paziente è tutelato da:

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura sanitaria per inadempimento,
  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale del chirurgo,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di seguire linee guida e buone pratiche mediche,
  • Art. 590 c.p. – lesioni personali colpose,
  • Legge 219/2017 – obbligo di consenso informato specifico, documentato e comprensibile.

Quali danni possono essere risarciti?

  • Danno biologico permanente (perdita visiva, dolore cronico, neuropatie),
  • Danno estetico (strabismo secondario, necessità di occhiali post-chirurgici correttivi),
  • Danno morale (sofferenza, delusione, rabbia),
  • Danno esistenziale (limitazione nella vita sociale, affettiva, professionale),
  • Danno patrimoniale (spese mediche, terapie, perdita di opportunità lavorative).

Quali sono esempi concreti di risarcimento?

  • Milano, 2024: giovane con cornea sottile operato comunque con LASIK. Sviluppo di ectasia, necessità di trapianto. Risarcimento: €1.250.000.
  • Roma, 2023: PRK su occhio già affetto da secchezza cronica non trattata. Dolore permanente e incapacità a lavorare. Risarcimento: €1.100.000.
  • Torino, 2022: uso di laser mal calibrato. Aberrazione grave e regressione visiva. Risarcimento: €980.000.

Come si dimostra l’errore medico?

Serve:

  • Documentazione completa dell’intervento (referti, esami pre-operatori, report laser),
  • Consenso informato firmato e confronto con le tecniche realmente applicate,
  • Esami post-operatori (topografia, OCT, test lacrimale),
  • Perizia oculistica e medico-legale,
  • Verifica delle linee guida SOI, AAO, ESCRS applicabili al caso.

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Richiesta della cartella clinica alla struttura esecutrice,
  2. Valutazione medico-legale e legale del caso,
  3. Calcolo dei danni biologici, patrimoniali, morali ed esistenziali,
  4. Mediazione civile obbligatoria,
  5. In assenza di accordo: azione giudiziaria civile o, in casi estremi, penale.

Quali sono i tempi per agire?

  • 10 anni per responsabilità contrattuale verso la clinica o il centro chirurgico,
  • 5 anni contro il medico per responsabilità extracontrattuale,
  • 6 anni per lesioni colpose, fino a 12 anni se aggravate,
  • decorrenza: dal momento in cui il paziente ha consapevolezza del danno e della sua origine clinica.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei danni da chirurgia refrattiva PRK/LASIK, e affrontano con rigore:

  • errori nella selezione del paziente,
  • tecniche laser inappropriate o mal calibrate,
  • assenza di controllo post-operatorio e gestione inadeguata delle complicanze,
  • danni visivi, neurologici ed esistenziali permanenti.

Il team lavora in collaborazione con:

  • oculisti esperti in chirurgia refrattiva e periti forensi,
  • medici legali per la quantificazione del danno biologico,
  • psicologi e neuropsichiatri, per valutare l’impatto emotivo e sociale,
  • attuariali ed economisti forensi, per il danno da invalidità o perdita lavorativa.

Quando la vista viene compromessa da una chirurgia estetico-funzionale proposta come sicura, la legge deve intervenire. Per restituire dignità, diritti e futuro.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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