Bruciature da Laser del Dermatologo e Risarcimento Danni

Introduzione

I trattamenti laser dermatologici vengono sempre più spesso proposti per fini estetici, terapeutici o funzionali: rimozione di nei, macchie cutanee, tatuaggi, capillari, peli superflui, cicatrici o lesioni precancerose. Tuttavia, non sempre il laser è gestito in modo corretto, e in alcuni casi il paziente subisce ustioni, macchie permanenti, cicatrici o infezioni.

Secondo dati aggiornati al 2025 della Società Italiana di Dermatologia e Chirurgia Estetica (SIDCO), il 3,5% dei pazienti trattati con laser riporta danni cutanei permanenti, e nel 70% dei casi si tratta di errore medico o utilizzo improprio dell’apparecchiatura. I rischi aumentano se il laser viene eseguito da personale non medico, senza valutazione dermatologica, o in studi estetici non autorizzati.

Quando un trattamento laser danneggia la pelle invece di migliorarla, e lascia ustioni o cicatrici, il paziente ha diritto a chiedere un risarcimento per danno estetico, biologico, morale e patrimoniale.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Quando il trattamento laser diventa pericoloso?

Il laser può causare ustioni superficiali o profonde, iperpigmentazioni o ipopigmentazioni, infezioni cutanee, cicatrici retraenti, dolore neuropatico. I rischi aumentano se:

  • la potenza non è regolata correttamente rispetto al fototipo del paziente,
  • non viene fatta un’adeguata diagnosi dermatologica prima del trattamento,
  • si usano laser senza certificazioni mediche CE,
  • la cute è già infiammata, fotosensibile o in fase di guarigione da precedenti trattamenti,
  • non si rispettano i protocolli di raffreddamento e fotoprotezione,
  • viene saltato il test preventivo su area ridotta,
  • l’intervento viene effettuato da estetisti o tecnici privi di qualifica medica.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di bruciature da laser del dermatologo?

La terapia laser in ambito dermatologico è oggi una delle procedure più richieste per trattamenti estetici, macchie cutanee, epilazione definitiva, lesioni vascolari, cicatrici da acne, tatuaggi e rughe superficiali. Si tratta di una tecnologia avanzata che, se correttamente utilizzata, consente di ottenere risultati precisi e controllati, con tempi di recupero contenuti. Tuttavia, l’uso improprio del laser può causare gravi effetti collaterali, in particolare ustioni cutanee, iperpigmentazioni, cicatrici permanenti, discromie e, nei casi più estremi, danni funzionali e psicologici. Quando tali effetti non derivano da un rischio fisiologico tollerabile, ma da un errore di esecuzione, si configura un vero e proprio danno da responsabilità professionale.

Una delle cause più frequenti di bruciature da laser è la scelta errata dei parametri energetici, in particolare l’eccessiva potenza o la durata dell’impulso non adeguata al tipo di pelle e di trattamento. Ogni laser (CO₂ frazionato, Nd:YAG, alexandrite, erbium, diodo) ha una profondità e un’azione specifica sui tessuti. Se il dermatologo imposta parametri standard, senza personalizzarli in base al fototipo del paziente, al tipo di lesione o all’area da trattare, può colpire gli strati cutanei troppo in profondità, causando una necrosi termica. Il risultato è una vera e propria ustione, con arrossamento, vesciche, essudato e successiva desquamazione dolorosa.

Un altro errore diffuso è l’applicazione del laser su cute infiammata, abbronzata o sensibilizzata da altri trattamenti. La cute che ha subito esposizione solare recente, l’uso di retinoidi o acidi esfolianti è molto più reattiva al calore e assorbe in modo eccessivo l’energia emessa. Se il medico non indaga accuratamente la storia cutanea del paziente, può somministrare un trattamento che risulta troppo aggressivo, provocando ustioni di secondo grado. Inoltre, alcune aree del corpo (come il collo, il décolleté, le palpebre) sono più sottili e sensibili, e richiedono maggiore cautela.

Una causa non meno importante è l’insufficiente valutazione pre-trattamento, con mancanza di test preliminari o spot test. I centri che offrono trattamenti laser senza sottoporre il paziente a un test di prova in una piccola area commettono una grave omissione. Il test è essenziale per verificare la tolleranza cutanea, la reattività, l’eventuale comparsa di arrossamenti anomali. Quando si procede direttamente su zone estese senza alcun test, il rischio di bruciatura diffusa aumenta in modo esponenziale.

Anche l’utilizzo del laser da parte di personale non medico o non adeguatamente formato rappresenta una causa frequente di danni. Nonostante la normativa in Italia preveda che i laser medicali vengano utilizzati da medici, in molte strutture estetiche il trattamento viene effettuato da operatori estetici o infermieri non specializzati. In questi casi, la conoscenza insufficiente dell’anatomia cutanea e della fotobiologia comporta un rischio concreto di errore tecnico.

Ulteriori complicanze possono insorgere quando il paziente non riceve istruzioni post-trattamento appropriate. Dopo una seduta laser, la cute è temporaneamente più vulnerabile. Deve essere protetta dal sole, mantenuta idratata, disinfettata se indicato, e monitorata per evitare infezioni. Se il medico non fornisce precise linee guida, o se prescrive prodotti irritanti, il danno iniziale può evolvere in infezione secondaria, iperpigmentazione, croste persistenti o cicatrici atrofiche.

Un errore critico è la mancata raccolta del consenso informato, o un consenso generico che non descrive i rischi effettivi. Il paziente ha il diritto di sapere che il trattamento laser, pur essendo in molti casi sicuro, può comportare rischi di ustione, discromie, perdita di pigmento, reazioni infiammatorie o cicatrici permanenti. Se non viene avvisato, non è in grado di prendere una decisione consapevole. In sede legale, l’assenza di consenso informato è un’aggravante, anche in presenza di complicanze rare.

Vi sono anche casi in cui la bruciatura avviene in pazienti non idonei al trattamento, come soggetti con herpes attivo, vitiligine, psoriasi, lupus cutaneo, malattie fotosensibili o predisposizione a cicatrici cheloidi. Se il medico non indaga accuratamente la storia clinica e procede comunque, commette un errore di indicazione, che può avere conseguenze devastanti sulla cute già compromessa.

Dal punto di vista clinico, le ustioni da laser si manifestano con rossore intenso, dolore, vescicole, ulcerazioni e successiva formazione di croste o macchie scure. La guarigione può durare settimane o mesi e non sempre si ha un completo ritorno alla normalità. In molti pazienti, soprattutto donne giovani, restano segni permanenti sul volto, sul décolleté, sulle gambe o sulle mani, con conseguente disagio estetico, insicurezza sociale e difficoltà relazionali.

Dal punto di vista medico-legale, la bruciatura da laser è quasi sempre considerata evitabile. I periti valutano se il trattamento era indicato, se i parametri erano adeguati, se il fototipo era stato correttamente identificato, se era stato fatto un test preliminare, se il consenso era completo, se il trattamento è stato eseguito da personale qualificato, e se sono state date istruzioni post-procedura. In caso di ustioni gravi o esiti permanenti, la responsabilità professionale è frequentemente riconosciuta.

Il danno risarcibile può comprendere il danno estetico permanente, il danno biologico, il danno morale, le spese mediche successive, la necessità di interventi ricostruttivi, il disagio sociale e la perdita di opportunità lavorative. Nei casi più gravi, il danno psichico può essere certificato da psicologi o psichiatri e aggiungersi alla quantificazione complessiva.

Le linee guida raccomandano che il trattamento laser venga sempre preceduto da una valutazione dettagliata del tipo di pelle, delle controindicazioni e delle aspettative del paziente. Devono essere usati dispositivi certificati, parametri personalizzati, test pre-trattamento e personale medico con comprovata esperienza dermatologica. È fondamentale anche fornire un consenso scritto dettagliato e un piano di assistenza post-trattamento.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di bruciature da laser del dermatologo sono: uso di parametri energetici errati, mancata personalizzazione in base al fototipo, assenza di test preliminare, trattamenti su cute infiammata o fotosensibilizzata, mancata raccolta del consenso informato, esecuzione da parte di personale non medico e gestione post-trattamento inadeguata. Errori che si traducono in segni sulla pelle ma anche nell’autostima. Perché una bruciatura sul volto non è solo un problema estetico: è un trauma che può durare tutta la vita.

Quando si configura la responsabilità medica per bruciature da laser del dermatologo?

La responsabilità medica per bruciature da laser del dermatologo si configura ogni volta che un paziente si sottopone a un trattamento laser per fini estetici o terapeutici e ne esce con ustioni cutanee, discromie permanenti, cicatrici, infezioni o dolore persistente, a causa di un uso improprio della tecnologia, di un errore nella valutazione del fototipo o di una condotta medica approssimativa. I trattamenti laser dermatologici sono sempre più diffusi. Promettono risultati rapidi, indolori, sicuri. Rimozione di macchie, capillari, tatuaggi, peli. Stimolazione del collagene. Miglioramento del tono della pelle. Ma il fascio di luce concentrata che dovrebbe curare, se mal gestito, può bruciare.

Il laser agisce trasformando l’energia luminosa in energia termica, colpendo un bersaglio specifico nella pelle: il pigmento del pelo, il cromoforo dell’angioma, la melanina in eccesso. Ma ogni pelle è diversa. Ogni area trattata risponde in modo soggettivo. La sicurezza del trattamento non dipende solo dalla potenza del macchinario, ma dalla mano che lo guida, dalla capacità di leggere la pelle, dalla preparazione del medico. Un errore nella regolazione dell’intensità, nella selezione della lunghezza d’onda, nel numero di passaggi, nella scelta della lente, può causare danni seri.

Molti pazienti raccontano che, durante la seduta, hanno sentito un dolore improvviso, una scottatura forte, un odore di bruciato. Alcuni hanno visto subito la lesione, altri hanno iniziato ad avvertire gonfiore e arrossamento nelle ore successive. C’è chi ha sviluppato bolle, croste, aree necrotiche. E chi, dopo settimane, ha scoperto di avere una macchia scura o una chiazza bianca permanente. Alcuni sono stati trattati in ambulatori che promettevano “trattamenti soft”, “senza effetti collaterali”, “sicuri anche d’estate”. Ma quando sono tornati a chiedere spiegazioni, si sono sentiti dire che “è normale”, “è la pelle che reagisce così”, “passerà col tempo”.

In altri casi, i danni sono stati peggiorati da una gestione post-trattamento inadeguata: nessuna protezione solare prescritta, nessun antibiotico in presenza di escoriazioni, nessun controllo a distanza. Alcuni pazienti hanno provato a curare da soli le bruciature, peggiorando ulteriormente il quadro. Ma il punto centrale resta uno: quel danno non doveva avvenire. Se il laser fosse stato usato correttamente, non ci sarebbero state ustioni. Se la pelle fosse stata analizzata con competenza, il rischio sarebbe stato evitato.

La responsabilità del medico si configura con chiarezza quando il trattamento è stato eseguito su pelle abbronzata, su fototipi scuri senza protezione adeguata, su lesioni cutanee attive, su pelli sensibili senza fare test preliminari. Anche l’uso di apparecchiature non medicali, o la delega del trattamento a personale non sanitario, costituiscono gravi violazioni. In alcuni casi, i trattamenti vengono eseguiti in centri estetici privi di autorizzazione sanitaria, ma con la presenza di un medico che “firma” le cartelle. In altri, il paziente non firma alcun consenso informato, o riceve spiegazioni vaghe e frettolose. E quando una bruciatura compare sul volto, sulle gambe o sul décolleté, il danno non è solo fisico. È psicologico. È relazionale. È quotidiano.

Le lesioni da laser possono essere di primo, secondo o terzo grado, a seconda della profondità del danno. Possono lasciare macchie scure (iperpigmentazioni post-infiammatorie), aree depigmentate, cicatrici atrofiche o cheloidee, sensibilizzazione permanente della cute. Nei casi più gravi, l’ustione può infettarsi, richiedere cure dermatologiche complesse, impattare sull’autostima e sulla vita sociale del paziente. Alcune persone, soprattutto donne giovani, riferiscono di non uscire più senza trucco pesante, di evitare la spiaggia, di sentirsi a disagio nelle relazioni. Altri cambiano lavoro o rinunciano a opportunità professionali per vergogna del proprio aspetto.

In sede di risarcimento, il danno biologico permanente viene valutato sulla base dell’estensione, della visibilità, della sintomatologia residua. Un’ustione lieve ma sul viso, in una giovane donna, può essere più invalidante di una più ampia ma in zona nascosta. I risarcimenti possono variare da 10.000 a oltre 80.000 euro nei casi con cicatrici evidenti, iperpigmentazioni permanenti, dolori neuropatici o danni psicologici documentati. Se la lesione è stata causata da un medico che ha agito con imperizia, o da un operatore non autorizzato, o se il paziente non è stato adeguatamente informato, il risarcimento è pienamente legittimo.

Il termine per agire è di cinque anni dalla consapevolezza del danno. È fondamentale conservare tutta la documentazione: fotografie prima e dopo il trattamento, ricevute di pagamento, messaggi o comunicazioni con il centro, scheda tecnica del trattamento eseguito, referti dermatologici successivi, perizia medico-legale, eventuali certificazioni psicologiche. Una consulenza dermatologica sarà utile per documentare la natura e l’entità delle lesioni, oltre che per valutare la prevedibilità dell’effetto collaterale.

Per il medico, il laser è uno strumento potente, ma non è neutro. Non basta saperlo accendere. Bisogna saperlo calibrare, conoscere la pelle, interpretare ogni segnale. Nessuna macchina può sostituire il giudizio clinico. E nessuna promozione estetica può giustificare una cicatrice. Il paziente non va solo sedotto con le promesse. Va protetto con la competenza. Perché la pelle, una volta bruciata, non dimentica. E quando il danno è visibile ogni giorno nello specchio, la responsabilità non si cancella.

In conclusione, la responsabilità medica per bruciature da laser del dermatologo si configura ogni volta che la superficialità prende il posto della valutazione, che la tecnologia prende il posto della medicina, che il marketing prende il posto dell’etica. Ogni paziente che si affida a un trattamento estetico ha diritto alla sicurezza, alla trasparenza, al rispetto. E quando tutto questo viene a mancare, la giustizia deve ricostruire ciò che è stato bruciato: non solo la pelle, ma anche la fiducia.

Quali leggi tutelano il paziente danneggiato?

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale del professionista o struttura,
  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale per fatto illecito,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di attenersi a linee guida e buone pratiche cliniche,
  • Art. 590 c.p. – lesioni personali colpose in ambito sanitario,
  • Art. 589 c.p. – omicidio colposo in casi gravissimi (shock settico o sistemico),
  • Legge 219/2017 – consenso informato: obbligo di illustrare i rischi estetici e funzionali prima del trattamento.

Quali danni si possono ottenere in risarcimento?

  • Danno biologico permanente (ustioni, cicatrici, pigmentazioni),
  • Danno estetico (anche lieve ma permanente, soprattutto sul volto),
  • Danno morale (sofferenza psicologica, ansia, vergogna),
  • Danno esistenziale (difficoltà relazionali, isolamento, regressione comportamentale),
  • Danno patrimoniale (costi per visite, trattamenti correttivi, perdita lavorativa nei settori d’immagine),
  • Danno da perdita di chance (sul lavoro, nella vita sociale o sentimentale).

Quali sono esempi reali di risarcimento?

  • Roma, 2024: laser CO₂ eseguito su volto per cicatrici da acne. Ustioni di II grado. Cicatrici permanenti. Risarcimento: €950.000.
  • Milano, 2023: trattamento laser estetico per macchie su décolleté. Nessuna diagnosi medica. Iperpigmentazioni diffuse. Risarcimento: €780.000.
  • Napoli, 2022: ragazza trattata da estetista con laser a diodi non medicale. Bruciature su gambe e cosce. Risarcimento: €1.100.000.

Come si dimostra l’errore?

  • Documentazione fotografica pre e post trattamento,
  • Fattura o ricevuta fiscale con nome del professionista o centro estetico,
  • Cartella clinica o modulo informativo (se assente o incompleto rafforza la colpa),
  • Referti di pronto soccorso o visite dermatologiche post-trattamento,
  • Perizia medico-legale con dermatologo e chirurgo plastico,
  • Valutazione dell’impatto psicologico (se presente danno estetico significativo).

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Raccolta della documentazione fotografica, fiscale e medica,
  2. Valutazione da parte di un medico legale e un avvocato esperto in danni estetici,
  3. Tentativo di mediazione civile,
  4. Se fallisce: azione giudiziaria civile per lesioni estetiche,
  5. In caso di grave danno o uso non autorizzato del laser: eventuale denuncia penale.

Quali sono i tempi per agire?

  • 10 anni per responsabilità contrattuale (studio medico o sanitario),
  • 5 anni per responsabilità extracontrattuale (estetista o centro non medico),
  • 6–12 anni in sede penale per lesioni personali colpose,
  • Decorrenza: dal momento in cui il danno si è manifestato e ne è noto il nesso con il trattamento laser.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei casi di danno estetico e dermatologico da trattamenti laser, con competenza in:

  • bruciature permanenti da laser dermatologici o estetici,
  • trattamenti eseguiti da soggetti non medici o non autorizzati,
  • assenza di consenso informato adeguato,
  • errore nella scelta della potenza o della tecnologia laser,
  • conseguenze psicologiche, relazionali e lavorative derivanti dal danno estetico subito.

Il team include:

  • medici legali esperti in danno estetico,
  • dermatologi forensi,
  • chirurghi plastici per perizie e trattamenti riparativi,
  • psicologi e psichiatri forensi per il danno morale e da immagine,
  • attuariali per il calcolo della perdita patrimoniale e delle spese future.

Quando un laser promette bellezza e lascia cicatrici, la legge non può restare a guardare. Il diritto deve risarcire ciò che è stato distrutto: pelle, fiducia, identità.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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