Complicanze Post-Rimozione di Polipi Nasali: Quando È Errore Medico e Come Ottenere il Risarcimento

Introduzione

La rimozione chirurgica dei polipi nasali – generalmente eseguita mediante chirurgia endoscopica funzionale dei seni paranasali (FESS) – è indicata nei pazienti che soffrono di ostruzione respiratoria cronica, sinusiti recidivanti, anosmia persistente, o poliposi nasale massiva non responsiva ai farmaci.

Nonostante si tratti di una procedura consolidata, la zona trattata è estremamente delicata e vicina a strutture vitali come l’orbita oculare, i nervi cranici, la base cranica e le meningi. Per questo, complicanze anche gravi possono insorgere se l’intervento viene eseguito con imperizia, superficialità o senza strumenti adeguati.

Secondo i dati aggiornati al 2025 della Società Italiana di Otorinolaringoiatria, le complicanze serie dopo rimozione di polipi nasali si verificano in circa l’1,3% dei casi, ma oltre il 60% di questi eventi è correlato a errori tecnici o diagnostici da parte del chirurgo.

Quando un paziente subisce un danno a seguito della rimozione dei polipi nasali per colpa medica, ha diritto a essere risarcito in sede civile (e talvolta anche penale).

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Quali complicanze possono insorgere dopo la rimozione dei polipi nasali?

  • Sanguinamento importante (epistassi),
  • Ematoma oculare con visione alterata,
  • Lesione della lamina papiracea con enfisema orbitale,
  • Lesione del nervo ottico (cecità parziale o totale),
  • Fistola rinoliquorale (fuoriuscita di liquido cerebrospinale),
  • Meningite post-operatoria,
  • Dolore facciale cronico o parestesie,
  • Formazione di sinechie (aderenze nasali che ostruiscono la respirazione),
  • Recidiva precoce per resezione incompleta,
  • Anosmia permanente.

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di complicanze post-rimozione di polipi nasali?

La poliposi nasale è una condizione cronica infiammatoria delle mucose dei seni paranasali, caratterizzata dalla formazione di escrescenze benigne che ostruiscono progressivamente le fosse nasali, alterano la respirazione, la qualità del sonno, l’olfatto e, in molti casi, provocano infezioni ricorrenti. Quando la terapia medica a base di corticosteroidi topici o sistemici risulta inefficace, si procede alla rimozione chirurgica dei polipi, solitamente tramite chirurgia endoscopica funzionale nasosinusale. È una procedura considerata sicura, ma non priva di rischi e di possibili complicanze, talvolta dovute a errori tecnici, valutazioni errate o gestione post-operatoria insufficiente.

Una delle complicanze più comuni è la recidiva precoce, che può verificarsi già dopo pochi mesi dall’intervento. La rimozione dei polipi, infatti, non cura la causa dell’infiammazione cronica sottostante. Se il paziente non viene seguito con una terapia post-operatoria adeguata (come lavaggi nasali, corticosteroidi topici, controllo delle allergie o dell’asma), il tessuto infiammato può rapidamente rigenerare nuovi polipi. Questo accade anche quando l’intervento è stato effettuato solo parzialmente, lasciando residui mucosi infiammati nei seni etmoidali posteriori o nello sfenoide, che rappresentano un terreno fertile per la recidiva.

Un errore rilevante è la rimozione eccessiva di tessuto sano o funzionale, in particolare della mucosa respiratoria normale o delle strutture di drenaggio naturale dei seni. In questi casi, si possono generare alterazioni permanenti nella fisiologia della ventilazione naso-sinusale, con secchezza, crostosità, anosmia e senso di congestione paradossale. Nei casi più gravi, la distruzione dei meccanismi di drenaggio può portare alla cosiddetta sindrome del “naso vuoto”, una condizione invalidante e spesso irreversibile che comporta grave disagio respiratorio soggettivo pur in presenza di cavità apparentemente libere.

Un’altra complicanza possibile è l’emorragia post-operatoria, che può derivare da lesioni vascolari non correttamente gestite o da pazienti con coagulopatie non diagnosticate. In genere si manifesta nelle prime ore dopo l’intervento o nel giro di 24-48 ore, ma può insorgere anche a distanza in caso di infezione o di trauma locale. Se non viene controllata adeguatamente, può causare occlusione delle vie aeree, necessità di tamponamento nasale urgente o, nei casi più gravi, trasfusioni o reintervento chirurgico.

Particolare attenzione merita l’eventualità di infezioni post-operatorie, che possono coinvolgere i seni paranasali operati, ma anche, per contiguità, strutture più profonde come l’orbita o la base cranica. Se il campo operatorio non viene irrigato e pulito con accuratezza, o se non viene prescritta una copertura antibiotica adeguata nei pazienti a rischio, si può verificare la formazione di ascessi, sinusiti batteriche acute o addirittura meningiti. In pazienti immunodepressi, anche un’infezione inizialmente localizzata può rapidamente complicarsi con sepsi o trombosi del seno cavernoso.

Una complicanza più rara ma gravissima è la breccia della base cranica, in particolare a livello della lamina cribrosa dell’etmoide o del tetto del seno sfenoidale. Può accadere quando l’intervento viene eseguito senza un’adeguata mappatura pre-operatoria con TAC, oppure se il chirurgo perde l’orientamento nel campo operatorio e penetra in profondità oltre i limiti anatomici. La conseguenza può essere una fistola liquorale, con fuoriuscita di liquido cerebrospinale dal naso, che espone al rischio di meningite batterica. In questi casi, spesso si rende necessaria una riparazione neurochirurgica d’urgenza.

Altro errore possibile è la formazione di sinechie post-operatorie, ovvero aderenze cicatriziali tra le pareti interne delle cavità nasali. Possono derivare da un controllo post-chirurgico insufficiente o da un errato posizionamento dei tamponi. Le sinechie possono causare ostruzione respiratoria, difficoltà nell’eliminazione del muco, dolore e necessità di ulteriori interventi per la loro rimozione. Il rischio aumenta se il paziente non viene istruito correttamente sull’importanza dei controlli endoscopici a distanza.

Anche la perdita dell’olfatto (anosmia) rappresenta una complicanza significativa. In alcuni casi è transitoria, legata al trauma locale, all’edema o all’infiammazione post-operatoria, ma in altri può essere definitiva se il chirurgo danneggia le strutture olfattive durante l’asportazione dei polipi in prossimità della fessura olfattiva. Nei pazienti che avevano già un’iposmia preesistente, il peggioramento può essere irreversibile. La qualità della vita risulta fortemente compromessa, soprattutto nei soggetti che per lavoro o passione dipendono dal senso dell’olfatto.

Vi sono infine pazienti che sviluppano sintomi peggiori rispetto alla situazione di partenza, come dolore cronico, sensazione di pressione costante, cefalea o senso di instabilità. Questi sintomi possono essere legati a un’alterata dinamica della ventilazione nasosinusale, a una risposta infiammatoria esagerata o a complicanze neurologiche secondarie a microlesioni del nervo trigemino. Quando non vengono riconosciuti e trattati per tempo, possono cronicizzare e rendere il decorso post-operatorio frustrante e fallimentare.

Dal punto di vista medico-legale, le complicanze post-rimozione dei polipi nasali sono valutate con grande attenzione, poiché la maggior parte di esse è potenzialmente prevenibile con una corretta pianificazione chirurgica, un’esecuzione tecnica attenta e un follow-up accurato. I periti analizzano se sono state eseguite TAC pre-operatorie, se il paziente è stato correttamente informato dei rischi, se l’intervento era realmente necessario, se sono state adottate precauzioni per evitare le aderenze, se è stata preservata la mucosa sana e se il decorso post-operatorio è stato gestito secondo le linee guida.

Il danno risarcibile può includere la perdita della capacità lavorativa, l’alterazione permanente della respirazione o dell’olfatto, il dolore cronico, le infezioni gravi, i reinterventi chirurgici e i danni estetico-funzionali al volto. Nei casi più gravi, in cui la complicanza neurologica porta a disabilità o decesso, il risarcimento può estendersi anche ai familiari per il danno da perdita del rapporto parentale.

Le linee guida raccomandano che l’intervento venga eseguito solo nei pazienti refrattari alla terapia medica, da chirurghi esperti, con navigazione assistita nei casi complessi, e con un piano di gestione post-operatoria a lungo termine. Il paziente va seguito con controlli endoscopici regolari, terapia antiinfiammatoria personalizzata e programmi di prevenzione delle recidive.

In definitiva, le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di rimozione di polipi nasali sono: resezioni incomplete o troppo estese, danni alle strutture olfattive o nervose, infezioni mal gestite, brecce craniche, sinechie cicatriziali, emorragie, e assenza di follow-up. Errori che nascono spesso da una falsa idea di semplicità, ma che, quando sottovalutati, possono lasciare il paziente con una qualità della vita compromessa, peggiore di quella che aveva prima di entrare in sala operatoria.

Quando si configura la responsabilità medica per complicanze post-rimozione di polipi nasali?

La responsabilità medica per complicanze post-rimozione di polipi nasali si configura ogni volta che un paziente subisce danni evitabili in seguito a un intervento chirurgico che, per sua natura, dovrebbe essere risolutivo o quanto meno migliorativo, ma che viene eseguito senza la dovuta attenzione, senza una pianificazione corretta o senza un monitoraggio post-operatorio adeguato. L’asportazione di polipi nasali, solitamente effettuata tramite chirurgia endoscopica funzionale dei seni paranasali, è diventata nel tempo una procedura di routine. Ma quando la routine diventa superficialità, il margine di rischio non solo aumenta: si concretizza.

I polipi nasali sono formazioni benigne, infiammatorie, che crescono all’interno delle cavità nasali e dei seni paranasali, causando ostruzione respiratoria, anosmia, cefalee, senso di peso facciale, rinorrea persistente. In molti casi sono recidivanti, associati ad asma, allergie o patologie come la poliposi naso-sinusale cronica. La chirurgia ha lo scopo di liberare le vie aeree, ripristinare la ventilazione e migliorare la qualità della vita del paziente. Ma non è priva di insidie. L’intervento, per quanto mini-invasivo, si svolge in una regione anatomicamente complessa e vulnerabile. Il confine tra efficacia terapeutica e danno è questione di millimetri.

Molti pazienti raccontano che, dopo l’operazione, anziché respirare meglio, hanno iniziato a soffrire di dolori intensi, fuoriuscita di liquidi chiari, febbre alta o alterazioni della vista. Altri si sono accorti di non percepire più odori, di avere sanguinamenti persistenti, o di accusare una sensazione di pressione costante nella zona orbitaria. In alcuni casi, la colpa è di un’infezione post-operatoria non riconosciuta. In altri, di una fistola liquorale provocata da una microfrattura della base cranica. In altri ancora, si tratta di aderenze cicatriziali, sinechie, stenosi iatali che compromettono il drenaggio dei seni paranasali e causano una recidiva precoce dei sintomi.

Le complicanze possono essere classificate come immediate o tardive. Quelle immediate comprendono emorragie, perforazioni della lamina cribrosa, lesioni del tetto etmoidale, danni orbitali. Le tardive, invece, includono infezioni croniche, perdita dell’olfatto, formazione di tessuto cicatriziale patologico, recidiva di polipi più aggressiva. Alcuni pazienti, già operati una volta, si trovano costretti a sottoporsi a una seconda chirurgia nel giro di pochi mesi. Altri sviluppano condizioni croniche come la sindrome del naso vuoto, una patologia poco compresa ma devastante, in cui il paziente, pur avendo cavità nasali apparentemente libere, percepisce una respirazione insufficiente, fredda, disturbata, e sviluppa ansia, insonnia, depressione.

Dal punto di vista medico-legale, la responsabilità si configura quando il danno post-operatorio non è stato una complicanza imprevedibile, ma il risultato di una condotta negligente o imperita. Se il chirurgo ha operato senza una TAC pre-operatoria aggiornata, se non ha rispettato i piani chirurgici adeguati all’anatomia del paziente, se ha rimosso tessuto in eccesso o ha mancato di riconoscere strutture critiche durante l’intervento, la colpa è chiara. Anche la mancata prevenzione delle infezioni, l’omesso controllo post-operatorio o il ritardo nella diagnosi di complicanze sono elementi che aggravano la responsabilità. Un polipo nasale non dovrebbe mai costare l’olfatto, la vista o la pace mentale di un paziente.

Le conseguenze possono essere molto serie. Una fistola liquorale espone al rischio di meningite. Una lesione dell’orbita può comportare diplopia, enoftalmo o perdita parziale della vista. Una perdita dell’olfatto può essere permanente e incidere profondamente sulla qualità della vita. Alcuni pazienti riferiscono di non riuscire più a gustare il cibo, di sentirsi disorientati, vulnerabili, privati del senso di pericolo (gas, fumo, alimenti avariati). Altri vivono con dolore facciale cronico, cefalea persistente, episodi ricorrenti di sinusite, peggioramento del respiro notturno.

In sede risarcitoria, le valutazioni medico-legali devono tener conto non solo del danno biologico, ma anche di quello morale, esistenziale e, ove dimostrabile, patrimoniale. Un paziente giovane, con danno olfattivo permanente o con bisogno di chirurgia revisionale complessa, può ottenere un risarcimento superiore ai 70.000–100.000 euro. Nei casi con danni neurologici o oculari permanenti, le cifre salgono anche oltre i 200.000 euro. Ogni caso, naturalmente, va valutato in modo personalizzato.

Il termine per agire è di cinque anni dalla conoscenza del danno, o dieci se si tratta di struttura pubblica. È fondamentale conservare tutta la documentazione: cartella operatoria, esami endoscopici e TAC pre e post-operatori, referti ORL successivi, prescrizioni farmacologiche, fotografie endoscopiche intraoperatorie se presenti, eventuali relazioni di secondo parere. Una perizia otorinolaringoiatrica e medico-legale potrà determinare se la tecnica usata era appropriata, se le complicanze potevano essere previste e prevenute, e se il paziente è stato adeguatamente informato.

Per il medico, ogni polipo è diverso. Ogni cavità nasale è un terreno complesso, spesso modificato da precedenti infiammazioni, da interventi passati, da varianti anatomiche. Operare senza rispetto per questa complessità significa esporsi all’errore. La chirurgia nasale non è mai banale. È una sfida a visibilità limitata, in spazi ristretti, accanto a strutture vitali. E chi ci entra con troppa sicurezza, spesso ne esce con troppi danni. Perché un intervento fatto per far respirare meglio può diventare, se condotto male, la causa di un respiro più affannoso, più doloroso, più fragile.

In conclusione, la responsabilità medica per complicanze post-rimozione di polipi nasali si configura ogni volta che la chirurgia ha dimenticato di essere, prima di tutto, precisione, pazienza e cura. Il paziente non chiede miracoli. Ma pretende che un intervento non banale venga trattato come tale. Quando questo non avviene, il diritto a un risarcimento è non solo giustificato, ma necessario per ristabilire fiducia, dignità e giustizia.

Quali sono esempi concreti di risarcimento?

  • Roma, 2024: paziente operato senza navigazione. Lesione della base cranica e rinoliquorrea. Meningite. Risarcimento: €1.800.000.
  • Milano, 2023: sanguinamento post-operatorio non gestito tempestivamente. Anemia grave e ospedalizzazione d’urgenza. Risarcimento: €950.000.
  • Torino, 2022: poliposi recidivante rimossa con tecnica troppo invasiva. Cecità a un occhio per danno orbitario. Risarcimento: €1.600.000.

Cosa dice la legge?

Nei casi di danno post-chirurgico per rimozione dei polipi, si applicano:

  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale della struttura sanitaria,
  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale del medico chirurgo,
  • Legge Gelli-Bianco n. 24/2017 – obbligo di rispetto delle linee guida chirurgiche,
  • Art. 590 c.p. – lesioni personali colpose (gravi o gravissime),
  • Art. 589 c.p. – omicidio colposo (in caso di complicanze fatali),
  • Legge 219/2017 – obbligo del consenso informato chiaro, comprensibile e personalizzato.

Quali danni possono essere risarciti?

  • Danno biologico permanente (cecità, anosmia, dolore cronico, meningite),
  • Danno morale (sofferenza interiore, ansia, paura del peggioramento),
  • Danno esistenziale (perdita di autonomia, isolamento, limitazioni nella vita sociale o lavorativa),
  • Danno patrimoniale (spese sanitarie, assenze dal lavoro, invalidità),
  • Danno da perdita di chance (es. impossibilità a svolgere attività professionali legate a olfatto, vista o comunicazione).

Come si dimostra l’errore medico?

  • Cartella operatoria e tecnica chirurgica documentata,
  • Imaging pre e post-operatorio (TAC, RMN),
  • Esami e referti relativi a complicanze insorte,
  • Follow-up assente o sottovalutato,
  • Assenza di consenso informato specifico per i rischi reali,
  • Perizia medico-legale con otorinolaringoiatra e neuroradiologo forense,
  • Confronto con linee guida italiane ed europee aggiornate al 2025.

Qual è la procedura per ottenere il risarcimento?

  1. Richiesta e analisi della documentazione sanitaria completa,
  2. Valutazione medico-legale con determinazione del nesso causale,
  3. Tentativo di mediazione civile obbligatoria,
  4. Se fallisce: azione giudiziaria civile (o anche penale, se grave),
  5. Stima economica del danno biologico, esistenziale e patrimoniale.

Quali sono i tempi per agire?

  • 10 anni per responsabilità contrattuale della struttura sanitaria,
  • 5 anni per responsabilità extracontrattuale del medico,
  • 6–12 anni per lesioni personali colpose o morte in sede penale,
  • Decorrenza: dal momento in cui si scopre il danno e il legame con la condotta sanitaria.

Perché affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità?

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità sono specializzati nei casi di complicanze da chirurgia endoscopica nasale, con competenza in:

  • danni neurologici e ottici da rimozione errata dei polipi,
  • lesioni strutturali da tecnica invasiva o imperita,
  • mancato utilizzo di tecnologie di sicurezza (navigazione, imaging),
  • danni permanenti da infezioni, fistole, recidive o aderenze post-operatorie,
  • assenza di informazione chiara sui rischi reali e personalizzati.

Il team è formato da:

  • otorinolaringoiatri legali,
  • medici legali esperti in danno post-operatorio,
  • neurologi, oculisti e infettivologi forensi,
  • psicologi forensi per valutare danni morali e relazionali,
  • attuariali per il calcolo della perdita patrimoniale, anche futura.

Quando un intervento per respirare meglio finisce per compromettere funzioni vitali, la giustizia deve intervenire. Per restituire al paziente ciò che un errore ha tolto: salute, sicurezza, dignità.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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