Lesione Del Midollo Spinale Durante Laminectomia e Risarcimento Danni

Introduzione

La laminectomia è un intervento neurochirurgico delicatissimo, eseguito per alleviare la compressione sul midollo spinale o sulle radici nervose causata da stenosi del canale vertebrale, ernie discali, tumori spinali o altre patologie degenerative. Si tratta di una procedura che prevede la rimozione di una porzione della lamina vertebrale, ossia la parte posteriore dell’arco vertebrale, per creare spazio e decomprimere il tessuto nervoso.

Se correttamente eseguita, la laminectomia può dare un sollievo immediato da sintomi debilitanti come dolore irradiato, parestesie, debolezza muscolare o perdita di equilibrio. Tuttavia, quando il chirurgo commette un errore tecnico, il rischio più grave è la lesione diretta del midollo spinale o delle strutture nervose adiacenti. Un errore millimetrico può provocare danni neurologici irreversibili, tra cui paresi, paralisi, incontinenza e perdita permanente della mobilità.

Le lesioni midollari iatrogene sono tra le più gravi conseguenze di un errore medico in ambito chirurgico. Non solo causano danni fisici permanenti, ma compromettono per sempre la qualità della vita del paziente, con effetti devastanti sul piano personale, lavorativo, relazionale e psicologico.

Quando un danno così grave è causato da imperizia, negligenza o imprudenza, la legge riconosce al paziente il diritto a essere risarcito in modo integrale. Tuttavia, per ottenere giustizia, è necessario dimostrare il nesso tra la condotta del chirurgo e il danno neurologico, attraverso una ricostruzione medico-legale precisa e documentata.

In questo articolo rispondiamo alle principali domande sul tema: cos’è una laminectomia? Quali sono i rischi concreti? Quando si verifica una lesione del midollo? Come si può dimostrare l’errore? Quali danni si possono ottenere? E, nella parte conclusiva, approfondiremo le competenze degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità, con particolare riferimento ai casi di neurochirurgia.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Che cos’è la laminectomia?

La laminectomia è un intervento chirurgico eseguito sulla colonna vertebrale, che comporta la rimozione di una parte della lamina ossea posteriore di una vertebra. Lo scopo è liberare il midollo spinale o le radici nervose da una compressione patologica.

Si esegue principalmente per:

  • Stenosi del canale vertebrale (restringimento)
  • Ernia del disco con compressione midollare
  • Tumori intradurali o epidurali
  • Ascessi spinali
  • Fratture vertebrali con frammenti ossei instabili

Quali sono i rischi principali?

  • Lesione del midollo spinale
  • Danni alle radici nervose
  • Emorragie spinali
  • Infezioni post-operatorie
  • Adesioni cicatriziali con compressione tardiva
  • Instabilità vertebrale (se non accompagnata da artrodesi)

Cos’è una lesione midollare iatrogena?

È una lesione del midollo spinale causata direttamente o indirettamente dall’intervento chirurgico. Può derivare da:

  • Incisione troppo profonda
  • Utilizzo errato di strumenti rotanti o termici
  • Compressione prolungata durante la manovra
  • Emorragia interna non controllata
  • Manca di monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio

Quali sono le cause più frequenti degli errori e delle complicanze in caso di lesione del midollo spinale durante laminectomia?

La laminectomia è un intervento neurochirurgico delicato, eseguito per alleviare la compressione sul midollo spinale o sulle radici nervose causata da ernie, stenosi, osteofiti o tumori spinali. Consiste nella rimozione della lamina vertebrale – una porzione dell’arco posteriore della vertebra – per creare spazio e ridurre la pressione esercitata sulle strutture neurali. Se eseguita correttamente, può cambiare radicalmente la qualità della vita del paziente, alleviando dolori, debolezza e deficit neurologici. Ma quando qualcosa va storto, e si verifica una lesione del midollo spinale, le conseguenze sono devastanti. Paralisi, perdita di sensibilità, incontinenza, dolore cronico e disabilità permanente: tutto può derivare da un singolo errore millimetrico. Perché succede? Quali sono gli errori e le negligenze più frequenti che portano a una lesione del midollo spinale durante una laminectomia?

Una delle cause principali è l’insufficiente visualizzazione intraoperatoria delle strutture anatomiche. Nonostante l’uso di microscopi e strumenti ad alta precisione, una laminectomia richiede una conoscenza profonda dell’anatomia spinale. L’accesso chirurgico deve essere perfettamente calibrato: una mano incerta o un’errata valutazione della profondità possono portare a un contatto diretto con il midollo o con le radici nervose. In alcuni casi, si verifica una lesione diretta durante la rimozione della lamina, per l’uso troppo energico di frese, pinze o aspiratori. In altri, la lesione è indiretta: causata da strumenti che dislocano il midollo, lo comprimono o ne interrompono la vascolarizzazione.

Un errore gravissimo, seppur raro, è l’errata identificazione del livello chirurgico. Se il chirurgo interviene su un segmento spinale diverso da quello previsto – ad esempio una vertebra sopra o sotto quella da trattare – può finire per danneggiare un tratto sano di midollo. Questo tipo di errore è evitabile attraverso il controllo radiologico intraoperatorio, ma in contesti in cui si lavora con ritmi elevati o senza supporto tecnologico adeguato, può ancora accadere. E in questi casi, l’errore si trasforma immediatamente in una tragedia neurologica.

Un altro fattore di rischio importante è la presenza di aderenze, cicatrici o anomalie anatomiche non diagnosticate. In pazienti operati in passato o affetti da patologie croniche, le strutture anatomiche possono essere alterate. Il midollo può essere più vicino alla lamina, oppure aderente alla dura madre. In questi casi, un gesto chirurgico standard può diventare pericoloso. Se l’intervento viene eseguito senza una risonanza magnetica recente, o senza un’attenta pianificazione preoperatoria, il rischio aumenta notevolmente.

Anche la pressione intraoperatoria eccessiva sul midollo, seppure non visibile ad occhio nudo, può causare danni funzionali. Il midollo spinale è una struttura altamente sensibile all’ischemia: anche pochi secondi di compressione vascolare possono provocare necrosi o sofferenza neurologica. Ciò accade, ad esempio, quando si spostano in modo brusco i tessuti per accedere alla zona chirurgica, oppure quando l’aspirazione viene effettuata con intensità eccessiva. In alcune laminectomie eseguite con frese motorizzate, il calore generato dallo strumento può contribuire al danno, se l’irrigazione non è adeguata.

Non va poi dimenticato il rischio legato alla perdita di liquido cerebrospinale per lesione della dura madre. Se la dura viene perforata accidentalmente, può verificarsi una perdita importante di liquido, con conseguente collasso del tessuto spinale e trazione anomala delle radici. Se la breccia non viene suturata correttamente, il paziente può sviluppare cefalee posturali, raccolte sierose, fistole liquorali o meningiti. In presenza di raccolta post-operatoria o segni neurologici progressivi, la mancata diagnosi tempestiva aggrava il quadro. Anche qui, il danno non nasce solo dall’errore tecnico, ma dalla sottovalutazione dei segnali successivi.

Un’altra causa non trascurabile è l’insufficiente monitoraggio neurofisiologico durante l’intervento. La laminectomia è un intervento in cui il chirurgo lavora a pochi millimetri da strutture che controllano ogni funzione corporea: dal movimento agli sfinteri, dalla sensibilità alle risposte autonome. Monitorare i potenziali evocati somatosensoriali e motori è uno strumento indispensabile per rilevare in tempo reale eventuali segnali di sofferenza neurologica. Tuttavia, non tutte le sale operatorie sono dotate di questa tecnologia, e in alcuni casi, anche se il monitoraggio è previsto, viene affidato a personale inesperto o con protocolli poco sensibili.

Ci sono anche lesioni che si verificano non durante l’atto chirurgico diretto, ma nei minuti successivi alla rimozione della lamina. Dopo la decompressione, il midollo – abituato a vivere compresso – può espandersi bruscamente, andando in contro a edema post-decompressione. Se non si adottano le dovute precauzioni, come il controllo dell’apporto ematico e la somministrazione di corticosteroidi, questo fenomeno può provocare danni paragonabili a una lesione diretta. Il paziente si risveglia dall’anestesia con deficit motori o sensitivi che, nella maggior parte dei casi, sono irreversibili.

Un elemento spesso sottovalutato è la pressione esercitata dal posizionamento del paziente sul lettino operatorio. Nelle laminectomie dorsali o lombari, il paziente viene posizionato prono, spesso su cuscini rigidi o supporti non ergonomici. Una posizione errata o mantenuta troppo a lungo può causare compressione del plesso brachiale, ischemia da decubito o, nei casi peggiori, aggravamento di patologie preesistenti. In soggetti fragili o con stenosi multiple, anche piccoli errori nella postura possono provocare lesioni.

Ci sono infine errori di comunicazione tra équipe chirurgica, anestesiologica e infermieristica. La laminectomia è un intervento multidisciplinare, che richiede coordinazione perfetta. Un calo di pressione arteriosa prolungato durante l’intervento, ad esempio, può ridurre la perfusione spinale e aggravare la sofferenza del midollo. Se l’anestesista non è informato del rischio, o se non comunica al chirurgo eventuali variazioni emodinamiche, il rischio si amplifica. Anche la mancata segnalazione di difficoltà tecniche o anomalie durante la procedura può compromettere la sicurezza del paziente.

Quando una lesione midollare si verifica, il paziente entra in un percorso drammatico e irreversibile. Le conseguenze possono andare dalla paresi temporanea alla paralisi completa. Alcuni perdono la deambulazione, altri la sensibilità profonda, altri ancora la capacità di controllare gli sfinteri. In certi casi, si verificano dolori neuropatici insopportabili, resistenti a qualsiasi terapia. A livello psicologico, il trauma è enorme. Il paziente si era affidato a un intervento che prometteva di migliorare la sua vita, e si ritrova invece con una disabilità permanente. La sensazione di impotenza, tradimento, abbandono è spesso più devastante del dolore fisico stesso.

Spesso, però, la lesione non viene immediatamente riconosciuta. I primi segni vengono attribuiti all’anestesia, alla posizione, al normale decorso post-operatorio. “Ci vuole tempo”, “vediamo nei prossimi giorni”, “probabilmente è solo edema” sono frasi frequenti. Il ritardo nella diagnosi e nel trattamento – anche in caso di ematoma spinale o ischemia acuta – può fare la differenza tra recupero e danno permanente. Ogni minuto conta. Ogni esitazione può costare la vita neurologica del paziente.

E quando, infine, la lesione viene confermata, raramente il paziente riceve una spiegazione chiara. Il linguaggio si fa evasivo, tecnico, distaccato. “Complicanza rara”, “reazione imprevedibile”, “evento avverso”. In realtà, dietro molte lesioni da laminectomia si nascondono errori tecnici, scelte affrettate, valutazioni incomplete, sottovalutazioni macroscopiche. Ma ammettere l’errore, assumersi la responsabilità, comunicare con trasparenza richiede coraggio professionale e una cultura dell’errore che in medicina, troppo spesso, manca.

La lesione del midollo spinale non è una fatalità. È un evento gravissimo, rarissimo, ma nella maggior parte dei casi evitabile. Serve competenza, formazione continua, attenzione chirurgica, tecnologia diagnostica, lavoro di squadra. Serve rispetto profondo per ogni millimetro di tessuto che si va a toccare. Perché ogni fibra del midollo racchiude la vita del paziente: la sua autonomia, la sua dignità, la sua storia. E basta un istante, un’incertezza, un gesto sbagliato per spezzare tutto.

Quando si configura la responsabilità medica per lesione del midollo spinale durante laminectomia?

La responsabilità medica per lesione del midollo spinale durante laminectomia si configura ogniqualvolta il danno neurologico riportato dal paziente non sia conseguenza di una complicanza inevitabile, ma derivi da una condotta negligente, imperita o imprudente del chirurgo nel corso dell’intervento. La laminectomia è un intervento neurochirurgico indicato in presenza di stenosi del canale vertebrale, ernie discali, tumori intradurali o compressioni midollari che richiedono la rimozione parziale o totale della lamina vertebrale per decomprimere il midollo spinale o le radici nervose. Si tratta di un’operazione ad alto rischio, in cui la precisione anatomica, la conoscenza delle strutture nervose e l’abilità tecnica dell’equipe sono essenziali per evitare danni irreversibili. Quando il midollo viene danneggiato, il paziente può riportare conseguenze devastanti: paraplegia, tetraplegia, perdita di sensibilità, incontinenza, disfunzioni sessuali, dolore cronico o deficit motori permanenti. La linea che separa la complicanza accettabile dall’errore medico passa attraverso una valutazione rigorosa della condotta adottata prima, durante e dopo l’intervento.

Il primo momento in cui può annidarsi la responsabilità è nella fase preoperatoria. La decisione di sottoporre il paziente a laminectomia deve essere supportata da una diagnosi chiara, da un’indicazione precisa e da una valutazione personalizzata del rischio. Se il medico ha omesso esami diagnostici fondamentali come la risonanza magnetica, l’elettromiografia o la TAC, oppure ha sottovalutato le condizioni cliniche generali del paziente – come l’età, le comorbidità, l’osteoporosi o precedenti interventi spinali – la responsabilità può derivare da un’errata indicazione chirurgica. Non basta sapere operare: bisogna sapere quando non farlo. Se il rischio di lesione era maggiore del beneficio atteso, e la chirurgia è stata eseguita lo stesso, il danno può essere considerato evitabile già nella fase decisionale.

Durante l’intervento, il chirurgo ha il dovere assoluto di rispettare le strutture anatomiche, di procedere con la massima cautela nei pressi del sacco durale e del midollo spinale, e di utilizzare strumenti adeguati, microscopi operatori, aspiratori a bassa pressione, e monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio, quando previsto. Le tecniche più moderne impongono standard elevatissimi di sicurezza. L’uso negligente di punte, trapani o pinze Kerrison può causare perforazioni accidentali, compressioni traumatiche o lesioni dirette delle fibre nervose. Se il midollo viene danneggiato per un errore di manovra, l’evento non può essere considerato una mera fatalità, ma l’effetto di una condotta operatoria difforme dalle regole dell’arte.

Anche l’anestesia e la gestione intraoperatoria possono giocare un ruolo. La posizione del paziente deve essere accuratamente monitorata, perché un’inclinazione errata del tavolo operatorio o un’iperestensione del rachide può mettere in tensione il midollo spinale e predisporre a lesioni ischemiche o meccaniche. Se durante l’intervento non viene utilizzato il monitoraggio elettrofisiologico in pazienti a rischio, o se i segnali di allarme non vengono interpretati correttamente, la responsabilità ricade sull’equipe. In alcune sentenze, è stato accertato che la lesione era stata preceduta da alterazioni nei potenziali evocati, che però non sono state considerate con la dovuta urgenza. Questo tipo di omissione è particolarmente grave, perché si traduce in una mancata prevenzione del danno neurologico.

Il danno midollare, quando si verifica, è quasi sempre permanente. Il paziente perde la propria autonomia, la capacità lavorativa, l’equilibrio psicologico, e spesso viene colpito da una condizione di depressione reattiva o da un trauma post-operatorio. La responsabilità medica in questo ambito non è solo tecnica, ma anche umana: riguarda la gestione del rischio, la trasparenza nella comunicazione e la qualità dell’assistenza post-operatoria. Se dopo l’intervento il paziente sviluppa sintomi neurologici – come perdita di forza, parestesie, alterazioni della sensibilità o incontinenza – il chirurgo ha il dovere di attivarsi immediatamente per identificare la causa: una compressione residua, un ematoma epidurale, un’infezione o una complicanza infiammatoria. Ritardare una nuova risonanza, non ascoltare i sintomi del paziente o rimandare il ricovero può aggravare la lesione iniziale e determinare una responsabilità aggiuntiva per aggravamento del danno.

Il consenso informato non può coprire l’errore chirurgico. Informare il paziente del rischio, anche grave, di lesione neurologica non esonera il medico dalla responsabilità se il danno è stato causato da un errore tecnico. Il consenso ha valore solo se è stato fornito in modo comprensibile, senza sottovalutare i pericoli reali, e se il paziente ha ricevuto un’alternativa terapeutica valida. Se il medico ha minimizzato i rischi o non ha spiegato le possibilità conservative, il consenso è viziato e non produce effetti liberatori. Inoltre, firmare un modulo non significa rinunciare al diritto alla cura corretta. L’obbligo del medico non è garantire il risultato, ma eseguire la prestazione con diligenza, prudenza e perizia. Quando ciò non avviene, la responsabilità è piena.

Dal punto di vista giuridico, la lesione midollare intraoperatoria rientra nella responsabilità contrattuale del medico, ai sensi dell’art. 1218 del Codice Civile. Questo significa che è il professionista – o la struttura sanitaria, se pubblica o convenzionata – a dover dimostrare che il danno non era evitabile e che tutte le misure di sicurezza erano state adottate. Se questa prova manca, il paziente ha diritto a un risarcimento che può comprendere il danno biologico permanente, il danno morale, il danno da perdita della capacità lavorativa, le spese mediche, la necessità di assistenza continua e le modifiche necessarie all’abitazione e alla mobilità. Nei casi più gravi, il risarcimento può superare anche le centinaia di migliaia di euro, perché la lesione del midollo compromette ogni aspetto della vita del paziente.

Nella giurisprudenza italiana, non mancano casi in cui i tribunali hanno riconosciuto la responsabilità del chirurgo per lesione midollare durante laminectomia. In molte pronunce, è stato accertato che il danno era prevedibile e prevenibile, e che l’assenza di monitoraggio, l’errore di manovra, l’errata valutazione preoperatoria o il ritardo diagnostico avevano avuto un ruolo determinante. Non basta dire “è andata male”: bisogna dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitarlo. E questo tutto, oggi, è molto più di quanto fosse un tempo: implica tecnologia, competenza, comunicazione e tempestività.

In conclusione, la responsabilità medica per lesione del midollo spinale durante laminectomia si configura quando il danno è il risultato di un errore nella fase diagnostica, esecutiva o post-operatoria. Il paziente ha diritto a un intervento sicuro, a un’informazione chiara, a una gestione professionale delle emergenze. Se viene colpito da una disabilità permanente a causa di una condotta negligente, ha il diritto di ottenere giustizia e un risarcimento adeguato. La chirurgia vertebrale richiede rispetto, non solo del midollo, ma della dignità e della vita delle persone. E chi la esercita deve rispondere pienamente delle proprie scelte.

Cosa prevede la legge?

  • Art. 2236 c.c. – responsabilità del professionista anche per colpa lieve, se non si tratta di attività di particolare difficoltà (ma in caso di lesione midollare, la complessità è elevata)
  • Art. 2043 c.c. – risarcimento per danno ingiusto
  • Legge 24/2017 (Gelli-Bianco) – obbligo di rispetto di linee guida, tracciabilità, documentazione e consenso informato

Quali documenti sono fondamentali?

  • Cartella clinica completa dell’intervento
  • Referti di RMN pre e post-operatoria
  • Descrizione dettagliata dell’atto chirurgico
  • Monitoraggi neurofisiologici intraoperatori (se previsti)
  • Relazione neurologica con stadiazione del danno

Quanto è grave una lesione del midollo?

Una lesione midollare è tra le lesioni permanenti più gravi nella medicina legale. Può causare invalidità totale, perdita dell’autonomia, necessità di assistenza permanente e azzeramento della capacità lavorativa.

Esempi giurisprudenziali?

  • Napoli, 2024: laminectomia dorsale con paralisi completa agli arti inferiori. Assenza di neuromonitoraggio. Risarcimento: 580.000 euro
  • Torino, 2023: lesione parziale del midollo cervicale durante decompressione. Paziente costretto su sedia a rotelle. Risarcimento: 420.000 euro
  • Firenze, 2022: sindrome della cauda equina post-intervento mal documentato. Risarcimento: 380.000 euro

Quali danni si possono risarcire?

  • Danno biologico permanente (anche >80%)
  • Danno patrimoniale per perdita del lavoro
  • Danno morale per sofferenza fisica e psicologica
  • Spese per ausili, fisioterapia, assistenza personale
  • Danno esistenziale (perdita dell’autonomia)

Quanto tempo si ha per agire?

  • 10 anni per responsabilità contrattuale (in clinica privata)
  • 5 anni per responsabilità extracontrattuale
  • Il termine decorre dalla scoperta certa e stabile del danno neurologico

Cosa può fare l’avvocato?

  • Acquisizione della documentazione clinica
  • Nomina di neurochirurgo e medico-legale
  • Redazione perizia tecnica
  • Invio lettera di richiesta danni
  • Avvio mediazione sanitaria obbligatoria
  • Ricorso al tribunale civile per risarcimento

Le competenze degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità

La lesione del midollo spinale durante una laminectomia è uno degli eventi più gravi in ambito sanitario. Richiede un’assistenza legale altamente specializzata e un’analisi tecnica rigorosa.

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità seguono ogni pratica con:

  • Approccio multidisciplinare, in collaborazione con neurochirurghi, neurologi e medici-legali
  • Analisi della condotta chirurgica, anche tramite richiesta della registrazione operatoria (ove disponibile)
  • Ricostruzione del nesso causale tra intervento e lesione
  • Calcolo del danno totale, con attenzione a ogni voce: biologico, patrimoniale, morale, esistenziale

Ogni fase viene seguita con precisione, dalla mediazione alla difesa in giudizio. Nei casi più gravi, il team legale attiva anche consulenze in ambito previdenziale e lavorativo, per garantire il riconoscimento di invalidità, indennizzi INAIL e tutele accessorie.

Il diritto alla mobilità, alla dignità, all’autonomia personale è inviolabile. Quando viene compromesso da un errore sanitario, la legge offre gli strumenti per reagire.

Affrontare un danno neurologico permanente richiede forza. Difendersi richiede competenza. E ottenere giustizia richiede una strategia precisa, medica e giuridica.

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

Contattaci Per Errori Medici e Malasanità, Siamo qui per aiutarti.

Se hai bisogno di assistenza legale o vuoi maggiori informazioni sui nostri servizi, non esitare a contattarci.
Il nostro team di esperti è a tua disposizione per rispondere a qualsiasi domanda e offrirti una consulenza personalizzata.

Puoi fissare un appuntamento presso il nostro studio o richiedere una consulenza online, in base alle tue esigenze.
Non aspettare, siamo qui per difendere i tuoi diritti.

Compila il modulo qui sotto e ti risponderemo il prima possibile.

PRIMA DI ANDARE VIA...

Abbiamo Notato Che Stai Leggendo L’Articolo.

Desideri Una Prima Consulenza Gratuita A Riguardo? Clicca sul Pulsante Qui Sotto e Prenotala Subito!

Scrivici su WhatsApp
Risarcimenti Danni Malasanità
Ciao 👋
Scrivici su WhatsApp e scopri come possiamo aiutarti.