Come viene calcolato il risarcimento per malasanità?

Introduzione: quanto vale un errore medico?

Un intervento sbagliato, una diagnosi tardiva, un’infezione non prevenuta, una terapia somministrata male. Ogni errore medico può lasciare conseguenze gravi, permanenti e, in alcuni casi, letali. In questi scenari si apre il diritto del paziente – o dei familiari – a chiedere un risarcimento.

Ma quanto vale quel danno? E come si calcola?

La domanda è fondamentale, e la risposta è tutt’altro che immediata. Il risarcimento per malasanità non è automatico né arbitrario. Deve essere documentato, quantificato e giuridicamente dimostrato. Serve ricostruire l’intera vicenda clinica, misurare l’effettiva lesione subita e collegarla direttamente all’errore sanitario.

Il calcolo del risarcimento si basa su principi di legge, tabelle ufficiali, perizie medico-legali, giurisprudenza recente e una precisa valutazione delle conseguenze del danno nella vita della persona. Ogni singolo caso è diverso, e il valore cambia in base a fattori clinici, personali, sociali e patrimoniali.

In questo articolo rispondiamo a domande chiare, dirette e fondamentali:

  • Quali danni si possono risarcire in caso di malasanità?
  • Come si calcola il valore di ciascun danno?
  • Chi decide l’importo?
  • Quali strumenti tecnici vengono utilizzati?
  • Quali leggi regolano il risarcimento?
  • Quanto può ottenere un paziente danneggiato?
  • E perché è cruciale affidarsi ad Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità per far valere ogni diritto fino in fondo.

Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.

Quali sono i danni risarcibili in caso di malasanità?

Danno biologico

È la menomazione dell’integrità fisica o psichica, valutata in percentuale secondo criteri medico-legali. È sempre presente nei casi in cui un errore sanitario provochi lesioni permanenti.

Danno morale

È la sofferenza interiore, non fisica, causata dall’evento lesivo. Può essere riconosciuta anche se il danno biologico è lieve. La legge prevede che sia autonomamente risarcibile.

Danno esistenziale

È la compromissione della qualità della vita quotidiana: abbandono di attività, relazioni rovinate, perdita dell’autonomia personale, isolamento, rinuncia a progetti.

Danno patrimoniale

Comprende:

  • Spese mediche, riabilitative, farmaceutiche
  • Perdita di guadagno presente e futuro
  • Assistenza domiciliare o familiare
  • Adattamenti ambientali (rampe, carrozzine, presidi)

Danno da perdita del rapporto parentale

In caso di decesso, i familiari (coniuge, figli, genitori, fratelli) possono chiedere un risarcimento per la perdita del legame affettivo.

Chi stabilisce il valore del risarcimento danni per malasanità?

Il valore del risarcimento danni per malasanità viene stabilito attraverso un processo articolato, che coinvolge molteplici figure professionali, parametri medico-legali e criteri giuridici. Si tratta di un percorso che mira a determinare in modo equo e proporzionato l’ammontare del risarcimento spettante alla persona danneggiata da un errore medico o da una condotta sanitaria inadeguata.

In primo luogo, bisogna distinguere il tipo di responsabilità alla base del risarcimento. La responsabilità può essere contrattuale, quando esiste un rapporto diretto tra paziente e struttura sanitaria (anche solo in base al semplice ricovero o accettazione della prestazione), oppure extracontrattuale, quando il danno è causato da un soggetto esterno al contratto, come può essere un medico operante in una struttura privata senza vincoli diretti con il paziente. Questa distinzione ha rilevanza anche in termini di onere della prova e termini di prescrizione.

Il primo passo concreto nella determinazione del risarcimento è la valutazione medico-legale. Questa fase è fondamentale perché consente di accertare:

  • L’esistenza effettiva del danno
  • La natura e l’entità della lesione
  • Il nesso di causalità tra la condotta sanitaria e il danno subito

Il medico legale effettua una perizia, spesso richiesta dalle parti o dal giudice, nella quale viene espressa una valutazione del danno biologico (lesione all’integrità psicofisica), normalmente quantificato in punti percentuali che rappresentano l’invalidità permanente. In aggiunta, vengono valutati anche:

  • Il danno temporaneo (ossia la sofferenza e la limitazione durante il periodo di guarigione)
  • Il danno morale (dolore e sofferenza psichica connessi all’evento)
  • Il danno esistenziale (alterazione delle abitudini di vita, delle relazioni e delle attività quotidiane)

Una volta raccolta la documentazione medica e legale, interviene la figura dell’avvocato, che ha il compito di tradurre la valutazione medico-legale in una richiesta economica, basandosi su criteri giuridici riconosciuti.

Uno degli strumenti più utilizzati per la quantificazione economica del danno è rappresentato dalle tabelle elaborate dai tribunali, in particolare quelle del Tribunale di Milano, ritenute il riferimento nazionale più autorevole. Queste tabelle attribuiscono un valore monetario a ogni punto percentuale di invalidità permanente, tenendo conto dell’età del danneggiato. Inoltre, prevedono dei coefficienti di personalizzazione che consentono al giudice di aumentare o diminuire l’importo, a seconda delle peculiarità del caso (gravità delle conseguenze, impatto sulla qualità della vita, ecc.).

Oltre al danno non patrimoniale, il risarcimento può includere anche voci di danno patrimoniale, come:

  • Le spese mediche già sostenute e quelle future previste
  • La perdita di reddito o la riduzione della capacità lavorativa
  • Le spese per l’assistenza personale (caregiver, fisioterapia, assistenza domiciliare)
  • Gli eventuali adattamenti dell’abitazione o del veicolo per le nuove esigenze del paziente

Queste voci devono essere adeguatamente documentate, ad esempio con ricevute, fatture, perizie economiche, estratti conto, dichiarazioni dei redditi, ecc.

Se il caso approda in sede giudiziale, sarà il giudice a determinare il valore finale del risarcimento, avvalendosi delle perizie, delle tabelle e delle prove presentate dalle parti. In alternativa, la questione può essere risolta in via stragiudiziale, tramite una trattativa tra le parti (spesso con l’intervento delle compagnie assicurative), con l’obiettivo di trovare un accordo economico che eviti il processo.

In ogni caso, la determinazione del risarcimento si basa su un principio fondamentale: il danneggiato ha diritto a una riparazione integrale del pregiudizio subito, nei limiti in cui questo sia dimostrabile e quantificabile.

In sintesi, i principali soggetti e strumenti che stabiliscono il valore del risarcimento sono:

  • Medico legale: valuta il danno biologico, temporaneo, morale ed esistenziale
  • Avvocato: struttura la richiesta risarcitoria secondo i criteri legali
  • Tabelle del Tribunale di Milano (o altre): quantificano economicamente il danno non patrimoniale
  • Documentazione economica: dimostra le spese e le perdite patrimoniali
  • Giudice (in sede contenziosa): stabilisce il valore definitivo del risarcimento
  • Assicurazioni e parti private (in sede extragiudiziale): negoziano l’importo risarcitorio

La collaborazione tra medico legale e legale, l’utilizzo di parametri oggettivi e la documentazione puntuale delle conseguenze subite dal paziente rappresentano i cardini di un corretto accertamento e calcolo del danno da malasanità.

Quali strumenti si usano per calcolare il risarcimento?

Tabelle del Tribunale di Milano (aggiornate 2025)

Sono lo standard nazionale di riferimento:

  • Stabilisce il valore economico per ogni punto percentuale di invalidità
  • Aggiunge una quota di danno morale (fino al 30% o oltre)
  • Permette la personalizzazione del danno fino al 50% in più in base alla gravità

Tabelle INAIL

Utilizzate per le invalidità minori (fino al 6%) o in ambito lavorativo.

Parametri personalizzati

Basati su:

  • Età del danneggiato
  • Percentuale di invalidità
  • Tipo di attività svolta (studente, professionista, genitore, sportivo)
  • Impatto sulla vita personale e relazionale

Come si calcola in pratica un risarcimento?

Il calcolo del risarcimento per malasanità in pratica avviene tramite un processo tecnico-giuridico che mira a quantificare in modo preciso tutte le conseguenze dannose subite dal paziente a seguito di un errore medico. Si tratta di una procedura che unisce valutazioni medico-legali e giuridiche, con il supporto di strumenti di calcolo ufficiali come le tabelle dei tribunali. In prima battuta, viene accertato il danno, ovvero si verifica se effettivamente vi è stata una condotta sanitaria scorretta, se da essa è derivato un danno alla salute del paziente e se esiste un nesso di causalità tra l’errore medico e il danno stesso. Questo accertamento viene svolto da uno o più medici legali, che redigono una perizia con una valutazione dell’invalidità permanente (espressa in percentuale) e del danno temporaneo (cioè il periodo in cui il paziente è rimasto inabile). Vengono inoltre valutate le componenti del danno morale e, se presenti, del danno esistenziale.

Una volta accertato e quantificato il danno in termini medici, si passa alla quantificazione economica vera e propria, che viene eseguita con l’ausilio delle tabelle medico-legali del Tribunale di Milano, che rappresentano oggi il principale strumento per determinare il valore economico di ogni punto percentuale di invalidità.

Ad esempio, se una persona di 40 anni subisce un’invalidità permanente del 10%, il valore economico di ciascun punto può essere, secondo le tabelle aggiornate, pari a circa €3.500 a punto, per un totale base di €35.000. Questo valore può essere aumentato con un coefficiente di personalizzazione che varia dal 0% al 30% a seconda dell’intensità delle conseguenze nella vita del danneggiato. Se, nel caso specifico, il danno ha avuto un forte impatto sulla vita quotidiana, il giudice (o le parti, se si tratta di una trattativa extragiudiziale) può decidere di aumentare del 20% l’importo, portando il risarcimento per il danno biologico a €42.000.

A questo si aggiunge il risarcimento per il danno temporaneo. Se la persona ha avuto un’invalidità totale (100%) per 30 giorni e poi un’invalidità parziale del 50% per altri 60 giorni, si applicano valori giornalieri fissi indicati nelle tabelle. Il valore medio per un giorno di invalidità temporanea al 100% è di circa €100, quindi per 30 giorni il risarcimento sarà di €3.000. Per i successivi 60 giorni al 50%, il calcolo sarà: 60 giorni x €100 x 50% = €3.000. Il totale per il danno temporaneo sarà quindi €6.000.

Se il paziente ha dovuto sostenere spese mediche documentate (visite specialistiche, esami diagnostici, fisioterapia, farmaci, ecc.), queste vengono sommate. Supponiamo che ammontino a €4.500. Se inoltre ha perso reddito perché non ha potuto lavorare per due mesi, e guadagnava €2.000 al mese, si aggiungeranno €4.000 per perdita di guadagno.

Il calcolo finale in questo esempio sarà:

  • Danno biologico: €42.000
  • Danno temporaneo: €6.000
  • Spese mediche: €4.500
  • Perdita di reddito: €4.000
    Totale risarcimento complessivo: €56.500

Naturalmente ogni caso è diverso e i valori possono variare in base a molteplici fattori: età del danneggiato, entità dell’invalidità, durata dell’inabilità, impatto sulla vita personale e lavorativa, presenza di figli minori, qualità della prova documentale, disponibilità delle parti a transigere.

In sintesi, per calcolare in pratica un risarcimento per malasanità si seguono questi passaggi:

  • Valutazione medico-legale: accertamento del danno e stima in punti percentuali
  • Determinazione del valore del punto in base all’età e alle tabelle (es. Tribunale di Milano)
  • Applicazione del coefficiente di personalizzazione in base al caso concreto
  • Calcolo del danno temporaneo con valori giornalieri per i giorni di invalidità
  • Somma delle spese documentate (sanitarie, assistenza, trasporti, ecc.)
  • Calcolo delle perdite patrimoniali (redditi non percepiti, pensione, ecc.)
  • Aggiunta di eventuali danni morali ed esistenziali, se giustificabili e dimostrabili

Infine, il risarcimento può essere stabilito da un giudice in sede di causa civile oppure concordato in fase stragiudiziale tra le parti coinvolte (paziente, struttura sanitaria, assicurazione). In entrambi i casi, la precisione nella documentazione del danno e la qualità della consulenza medico-legale e legale sono fondamentali per ottenere un risarcimento equo.

Cosa dice la legge sul calcolo del risarcimento da malasanità?

  • Art. 2043 c.c. – responsabilità extracontrattuale per fatto illecito
  • Art. 1218 c.c. – responsabilità contrattuale del medico o della struttura
  • Art. 1223 c.c. – risarcimento deve coprire “la perdita subita e il mancato guadagno”
  • Legge Gelli-Bianco (L. 24/2017) – obbligo di aderenza a linee guida sanitarie

La giurisprudenza recente conferma che il risarcimento deve essere “integrale, individualizzato, proporzionato e adeguatamente motivato”.

Quali errori sanitari danno più frequentemente diritto a risarcimento?

  • Diagnosi errata o tardiva
  • Errore chirurgico
  • Infezioni ospedaliere evitabili
  • Omissione di esami
  • Lesioni da parto
  • Terapie somministrate in modo errato
  • Ritardi in pronto soccorso
  • Dimissioni premature

Quanto tempo si ha per chiedere il risarcimento danni da malasanità?

Il tempo a disposizione per chiedere un risarcimento danni da malasanità dipende da diversi fattori giuridici, in particolare dal tipo di responsabilità (contrattuale o extracontrattuale), dal soggetto a cui si imputa l’errore e dal momento in cui il danneggiato ha avuto conoscenza del danno e della sua origine. In termini generali, i termini di prescrizione sono disciplinati dal Codice Civile e, in parte, da norme speciali introdotte con la legge Gelli-Bianco (legge n. 24/2017), che regola la responsabilità sanitaria.

Nel caso più comune, cioè quando il danno è causato da una struttura sanitaria pubblica o privata (ospedale, clinica, ASL), il rapporto tra paziente e struttura è considerato contrattuale, anche se non esiste un contratto scritto: l’accettazione del paziente per una visita, un ricovero o un intervento genera un contratto implicito. In questo caso, il termine di prescrizione è di 10 anni, ai sensi dell’articolo 2946 del Codice Civile. Ciò significa che il paziente ha fino a dieci anni di tempo per agire in giudizio contro la struttura sanitaria, a partire dal giorno in cui ha avuto conoscenza del danno e della sua causa.

Se invece si agisce direttamente contro il medico (per esempio un libero professionista non legato da contratto con la struttura), si applica la responsabilità extracontrattuale, per cui il termine di prescrizione è di 5 anni, ai sensi dell’articolo 2947 del Codice Civile. Anche in questo caso, il termine decorre dal momento in cui il paziente scopre, o avrebbe potuto scoprire con l’ordinaria diligenza, sia il danno subito sia il collegamento causale con la condotta medica.

Questa regola della “scoperta del danno” è molto importante: infatti non sempre il paziente si accorge immediatamente delle conseguenze di un errore medico. Un’infezione post-operatoria può manifestarsi settimane dopo un intervento, così come una lesione neurologica può essere diagnosticata solo a distanza di mesi o anni. Proprio per questo motivo, la giurisprudenza ha stabilito che il termine di prescrizione non decorre dal momento dell’evento medico, ma dal momento in cui il danneggiato acquisisce (o può acquisire) piena consapevolezza del danno e della sua origine colposa. Questo principio è ormai consolidato in molte sentenze della Corte di Cassazione.

Nel caso di decesso del paziente, i familiari (eredi) hanno diritto a chiedere il risarcimento per danno iure proprio (loro personale, per la perdita del congiunto) e per danno iure hereditatis (il danno che il paziente avrebbe potuto far valere in vita). Anche in questo caso, si applicano i termini di 5 o 10 anni a seconda del tipo di responsabilità e del soggetto convenuto.

Nel sistema introdotto dalla legge Gelli-Bianco, per agire contro il medico dipendente di una struttura pubblica, il paziente deve sempre agire nei confronti della struttura, mentre quest’ultima può eventualmente rivalersi sul medico. Questa norma rafforza la centralità della struttura sanitaria come principale soggetto responsabile. Tuttavia, per i medici liberi professionisti o convenzionati, il paziente può ancora agire direttamente.

Per interrompere la prescrizione, è sufficiente inviare una richiesta formale di risarcimento (ad esempio una diffida scritta) alla struttura sanitaria o al professionista responsabile. L’invio di tale comunicazione (meglio se tramite PEC o raccomandata A/R) fa ripartire il termine di prescrizione da capo. Lo stesso effetto lo produce la notifica dell’atto di citazione in giudizio.

Nel caso in cui si tenti un procedimento di mediazione o accertamento tecnico preventivo (ATP), obbligatorio per legge prima di iniziare la causa, anche questi atti producono l’effetto di interrompere la prescrizione. È quindi fondamentale rivolgersi tempestivamente a un avvocato esperto, che possa tutelare il diritto al risarcimento senza il rischio che i termini scadano.

In sintesi, i termini per chiedere il risarcimento sono:

  • 10 anni per la responsabilità contrattuale (contro ospedali o cliniche)
  • 5 anni per la responsabilità extracontrattuale (contro medici liberi professionisti)
  • Il termine decorre dalla scoperta del danno e del nesso causale con l’errore sanitario
  • Il termine può essere interrotto con una diffida, una citazione o un’istanza di mediazione
  • In caso di decesso, gli eredi hanno gli stessi termini per agire in qualità di danneggiati o successori

Conoscere questi termini è essenziale per non perdere il diritto al risarcimento. Anche un danno evidente e grave non potrà essere risarcito se l’azione viene proposta oltre i limiti di tempo previsti dalla legge.

Le competenze degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità nei calcoli risarcitori

Stabilire il giusto risarcimento non è un calcolo approssimativo. È una procedura tecnica, legale, scientifica. Ed è il cuore del diritto alla giustizia per il paziente danneggiato.

Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità:

  • Analizzano l’intera documentazione medica, legale, contabile
  • Collaborano con medici legali, periti specialisti, economisti, attuari
  • Valutano in dettaglio ogni voce di danno risarcibile
  • Redigono una richiesta risarcitoria completa, fondata e tecnicamente motivata
  • Agiscono in via stragiudiziale o giudiziale per ottenere il massimo riconoscimento del danno

Ogni caso viene trattato con competenza e metodo, per evitare sottostime o risarcimenti parziali.

In particolare:

  • Tutela per danni permanenti, invalidanti o esistenziali
  • Richiesta di danno morale, esistenziale e parentale con giustificazioni solide
  • Calcolo personalizzato per ogni profilo di vita e attività compromessa
  • Azioni contro medici privati, ospedali pubblici, strutture convenzionate e assicurazioni sanitarie

Quando la sanità fallisce, il diritto deve riparare. E il risarcimento deve essere vero, completo, meritato.

Affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità significa:

  • Essere rappresentati con competenza in ogni fase del calcolo e della richiesta
  • Ottenere il giusto valore per ogni danno subito
  • Difendere con forza il principio che ogni lesione merita giustizia

Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici:

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