Introduzione: quando un errore in ospedale diventa un diritto al risarcimento
Ogni giorno, migliaia di persone entrano in ospedale con una speranza: essere curate. Ma non sempre ciò che accade tra reparti, corsie, sale operatorie e ambulatori corrisponde a una buona pratica medica. Quando un paziente subisce un danno in ospedale a causa di un errore, di una negligenza o di una gestione clinica errata, il diritto al risarcimento è previsto dalla legge.
Non si tratta solo di “sfortuna” o di “rischi” della medicina. Esistono casi in cui il danno è evitabile, prevedibile, riconducibile a una responsabilità precisa. E quando questo accade, l’ospedale – pubblico o privato – è chiamato a rispondere.

Ma come si ottiene un risarcimento danni da un ospedale? A chi ci si deve rivolgere? Quali prove servono? Quanto tempo si ha per agire? Quanto si può ottenere? E come dimostrare che il danno è davvero colpa dell’ospedale?
In questo articolo rispondiamo a domande essenziali:
- Quando un ospedale è responsabile per un danno al paziente?
- Quali sono gli errori più frequenti?
- Cosa serve per ottenere un risarcimento?
- Quali sono i tempi e le modalità per agire?
- Cosa dice la legge italiana?
- E perché è essenziale affidarsi ad Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità per affrontare un ospedale con efficacia.
Ma andiamo ora ad approfondire con gli avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità.
Quando l’ospedale è responsabile di un danno?
L’ospedale è responsabile di un danno quando si verifica un errore, una negligenza, un’omissione o una violazione dei doveri assistenziali che provoca un danno alla salute del paziente e quando tra la condotta della struttura e il danno esiste un nesso causale diretto. In altre parole, la responsabilità dell’ospedale si configura quando la struttura sanitaria, direttamente o per il tramite dei suoi operatori (medici, infermieri, tecnici, ecc.), non fornisce una prestazione conforme agli standard richiesti dalla scienza medica e dai protocolli di buona condotta sanitaria, e da tale carenza derivano conseguenze dannose per il paziente. Ai sensi dell’articolo 1218 del Codice Civile, l’ospedale risponde per inadempimento contrattuale quando non adempie correttamente all’obbligazione di cura e assistenza, che nasce anche in assenza di un contratto scritto: è sufficiente che il paziente venga accettato per una visita, un ricovero o un intervento per far nascere un rapporto contrattuale implicito.
La responsabilità dell’ospedale può derivare da diverse situazioni. Tra le più frequenti ci sono gli errori diagnostici, ovvero quando viene fatta una diagnosi errata o tardiva che impedisce di curare tempestivamente una patologia. Altrettanto rilevanti sono gli errori terapeutici o chirurgici, come l’esecuzione scorretta di un intervento, la lesione di organi non coinvolti, l’omessa rimozione di garze o strumenti chirurgici o la mancata esecuzione delle cure necessarie dopo l’operazione. L’ospedale è responsabile anche quando si verificano infezioni ospedaliere evitabili, cioè infezioni contratte dal paziente durante la degenza a causa di carenze igieniche, sterilizzazione inadeguata, violazione dei protocolli di prevenzione o mancata vigilanza. Allo stesso modo, è responsabile in caso di cattiva organizzazione interna, ad esempio per la mancanza di personale, l’uso di attrezzature obsolete, ritardi nelle prestazioni urgenti, errata assegnazione di reparti, omissioni nella comunicazione tra operatori sanitari, o smarrimento di documentazione clinica.
Anche le condotte degli infermieri, tecnici di laboratorio e altro personale sanitario rientrano nella responsabilità dell’ospedale, perché si presume che questi agiscano per conto della struttura. In base al principio del “controllo organizzativo”, l’ospedale risponde delle azioni o omissioni dei propri dipendenti, a meno che non dimostri che il danno è derivato da un comportamento imprevedibile e autonomo del singolo operatore, tale da interrompere il nesso causale.
L’ospedale è inoltre responsabile per omessa informazione: il paziente ha diritto a ricevere spiegazioni chiare, complete e comprensibili sul trattamento proposto, sui rischi connessi e sulle alternative disponibili. Se manca un consenso informato valido, qualsiasi trattamento medico può essere considerato illecito, anche se tecnicamente ben eseguito. Questo principio è stato ribadito in numerose sentenze, anche dalla Corte di Cassazione.
Perché l’ospedale sia ritenuto responsabile, occorre che il paziente (o i suoi eredi) dimostri l’esistenza del danno e la connessione tra la condotta dell’ospedale e l’evento dannoso. In ambito civile, però, si applica un principio di inversione dell’onere della prova: una volta che il paziente dimostra di aver subito un danno durante la degenza o il trattamento, spetta all’ospedale provare di aver agito correttamente e di aver adottato tutte le cautele necessarie per evitare il danno.
Nel caso in cui l’ospedale sia pubblico, la richiesta di risarcimento può essere rivolta direttamente all’azienda sanitaria (ASL, AO, ecc.) e, nei casi più gravi, anche alla Regione o allo Stato, se vi sono state carenze sistemiche o violazioni di legge. La responsabilità dell’ospedale è quindi oggettiva e diretta rispetto alla prestazione sanitaria complessiva, anche se l’errore materiale è stato compiuto da un singolo operatore.
In sintesi, l’ospedale è responsabile di un danno quando:
- Vi è stato un errore diagnostico o terapeutico che ha compromesso la salute del paziente
- Sono state violate le linee guida mediche, i protocolli o gli standard di sicurezza
- Sono emerse infezioni nosocomiali per carenze igieniche e organizzative
- Il personale dipendente ha agito con negligenza o imperizia
- Non è stato ottenuto un consenso informato valido dal paziente
- La struttura non ha garantito una gestione efficiente e tempestiva dei servizi sanitari
- Non è stato possibile dimostrare che il danno fosse imprevedibile o inevitabile, a causa di fattori esterni
In ogni caso, la responsabilità dell’ospedale è valutata tenendo conto delle prove mediche e documentali, delle perizie medico-legali e del rispetto delle buone pratiche sanitarie. Un’assistenza legale competente è essenziale per accertare i presupposti del danno e agire per ottenere un risarcimento.
Quali sono gli errori ospedalieri più frequenti che danno diritto al risarcimento?
- Diagnosi errate o tardive
- Infezioni ospedaliere da scarsa igiene o procedure scorrette
- Interventi chirurgici con errori tecnici
- Lesioni da parto (ipossia, distocia, manovre scorrette)
- Somministrazione errata di farmaci o trasfusioni sbagliate
- Cadute del paziente in reparto
- Dimissioni premature o inappropriate
- Ritardi in pronto soccorso o terapia intensiva
Come posso dimostrare che l’ospedale ha sbagliato e posso richiedere un risarcimento danni?
Per dimostrare che l’ospedale ha commesso un errore e richiedere un risarcimento danni, è necessario seguire un percorso ben strutturato, che combina analisi medica, raccolta di prove documentali e supporto legale specializzato. Il paziente che ritiene di aver subito un danno da malasanità deve provare l’esistenza di un danno alla salute, la condotta colpevole dell’ospedale (errore, negligenza, imprudenza, imperizia, violazione di protocolli) e il nesso causale tra tale condotta e il danno stesso. Anche se la legge prevede un principio di “inversione dell’onere della prova” in caso di responsabilità contrattuale (cioè quando si agisce contro una struttura sanitaria), resta comunque fondamentale presentare una documentazione completa e coerente, che giustifichi l’apertura del contenzioso.
Il primo passo è ottenere tutta la documentazione sanitaria relativa al caso, cioè la cartella clinica completa, comprensiva di referti, esami, diari medici, prescrizioni, consenso informato e ogni altro documento che attesti il percorso diagnostico e terapeutico seguito durante il ricovero o il trattamento. Ogni paziente ha diritto per legge di accedere alla propria documentazione clinica, che deve essere rilasciata entro 7 giorni dalla richiesta (massimo 30 giorni in caso di integrazioni). La cartella clinica è il punto di partenza per qualsiasi valutazione medico-legale.
Una volta ottenuta la documentazione, si procede con una consulenza medico-legale, affidandosi a un medico legale esperto in contenzioso sanitario. Questo professionista analizza il contenuto della cartella clinica per individuare eventuali errori, omissioni, ritardi, trattamenti inadeguati o violazioni dei protocolli. Se ritiene che esistano elementi concreti per ipotizzare una responsabilità sanitaria, redige una relazione peritale preliminare, che costituisce la base tecnica su cui fondare una richiesta di risarcimento.
Parallelamente, è fondamentale il supporto di un avvocato esperto in diritto sanitario, che collabora con il medico legale per costruire una strategia difensiva solida. L’avvocato verifica la correttezza della procedura, i termini di prescrizione, l’identificazione dei soggetti responsabili (ospedale, medici, ASL, assicurazioni) e valuta l’opportunità di procedere con una richiesta stragiudiziale di risarcimento oppure con un’azione legale vera e propria.
Per aumentare la forza della richiesta, è importante raccogliere anche elementi di prova indiretti, come testimonianze di familiari, fotografie, registrazioni (se lecite), fatture per cure successive, certificati medici rilasciati da altri specialisti e ogni altro documento che dimostri il peggioramento della salute o la necessità di interventi riparatori.
In molti casi è necessario attivare una procedura di accertamento tecnico preventivo (ATP) presso il tribunale, un passaggio obbligatorio per legge prima di poter iniziare una causa. Si tratta di una perizia disposta dal giudice, con la nomina di un medico legale super partes, che esamina il caso e formula un parere sull’esistenza dell’errore e sull’entità del danno. Questo passaggio può concludersi con un accordo tra le parti (ospedale e paziente), oppure può essere l’anticamera di una causa civile, se l’ospedale nega la responsabilità.
Il risarcimento si può chiedere per diverse voci di danno: biologico (lesione alla salute), morale (sofferenza interiore), esistenziale (alterazione della vita quotidiana) e patrimoniale (spese mediche, assistenza, perdita di reddito). Più preciso è il materiale raccolto, maggiore sarà la possibilità di ottenere un risarcimento congruo.
In sintesi, per dimostrare che l’ospedale ha sbagliato e chiedere un risarcimento occorre:
- Richiedere tutta la cartella clinica in copia completa e leggibile
- Far analizzare la documentazione da un medico legale esperto in malasanità
- Ottenere una relazione tecnica preliminare che evidenzi errori e nesso causale
- Affidarsi a un avvocato specializzato, che imposti la richiesta risarcitoria
- Documentare le conseguenze del danno (cure successive, spese, perdita di lavoro, peggioramento qualità di vita)
- Valutare se attivare l’ATP (accertamento tecnico preventivo) o un tentativo di mediazione
- Avviare l’azione legale solo se non si trova un accordo con l’ospedale o l’assicurazione
Seguire questi passaggi con rigore e precisione è fondamentale per ottenere giustizia e vedersi riconosciuto un risarcimento adeguato. La qualità della consulenza tecnica e legale fa la differenza tra un reclamo generico e una vera azione fondata.
Quanto tempo ho per chiedere il risarcimento?
- 10 anni se si agisce per responsabilità contrattuale (verso ospedale pubblico o convenzionato)
- 5 anni per responsabilità extracontrattuale (medico privato libero professionista)
- Il termine decorre dal giorno in cui si ha consapevolezza del danno (non necessariamente da quando è avvenuto)
Qual è la procedura per ottenere il risarcimento da un ospedale?
La procedura per ottenere il risarcimento da un ospedale per un presunto caso di malasanità è composta da una serie di passaggi tecnici, medici e legali, che devono essere affrontati con attenzione e con il supporto di professionisti specializzati. Il risarcimento si può ottenere solo se si dimostra che il danno alla salute è stato causato da un errore o da una condotta colposa dell’ospedale (omissione, negligenza, imperizia, imprudenza, mancato rispetto di protocolli, cattiva organizzazione), e che esiste un nesso diretto tra l’errore e il danno subito. L’intero iter richiede una combinazione di prove mediche, documenti, perizie e azioni legali ben coordinate.
Il primo passo fondamentale è richiedere la cartella clinica presso l’ospedale o la struttura sanitaria coinvolta. Ogni paziente (o i suoi eredi, se la persona è deceduta) ha il diritto di accedere a tutta la documentazione sanitaria che lo riguarda. La richiesta va presentata per iscritto e l’ospedale è tenuto a fornire copia della cartella entro 7 giorni, o al massimo entro 30 se ci sono integrazioni. Questa documentazione è indispensabile per ricostruire il percorso diagnostico e terapeutico e per individuare eventuali errori o omissioni.
Una volta acquisita la documentazione, si passa alla consulenza medico-legale. Uno specialista in medicina legale analizza la cartella clinica e valuta se ci sono elementi che fanno presumere una responsabilità dell’ospedale. Se il medico legale riscontra anomalie, come ad esempio una diagnosi errata, una terapia inadeguata, un’infezione ospedaliera evitabile, o un intervento chirurgico eseguito in modo scorretto, redige una relazione tecnica preliminare, che rappresenta la base della richiesta di risarcimento. In questa fase è importante anche quantificare il danno subito dal paziente, esprimendolo in termini di invalidità permanente, giorni di inabilità temporanea, danno morale, esistenziale e spese mediche sostenute.
Parallelamente, ci si affida a un avvocato esperto in responsabilità medica, che, sulla base della perizia, redige una richiesta di risarcimento danni formale da inviare all’ospedale o alla sua compagnia assicurativa. La richiesta deve contenere la descrizione dei fatti, la ricostruzione dell’evento dannoso, la documentazione medica a supporto e una stima del risarcimento richiesto. A questo punto si può avviare un tentativo di composizione bonaria, in cui le parti valutano la possibilità di un accordo economico senza dover ricorrere al giudice.
Se l’ospedale rifiuta la richiesta o non risponde entro i termini, è necessario attivare una procedura obbligatoria di accertamento tecnico preventivo (ATP), prevista dalla legge Gelli-Bianco. Si tratta di una perizia disposta dal giudice, alla quale partecipano sia il paziente sia l’ospedale, con i propri consulenti tecnici. Il medico nominato dal tribunale esamina il caso e redige una relazione neutrale che può confermare o escludere la responsabilità. Se l’ATP riconosce l’errore, si apre la possibilità concreta di ottenere un risarcimento, anche in via conciliativa.
Qualora non si raggiunga un accordo, l’ultima fase è l’azione civile vera e propria, cioè il deposito di una causa in tribunale per ottenere una sentenza che condanni l’ospedale al risarcimento. Il giudice, sulla base delle perizie e delle prove raccolte, deciderà se riconoscere la responsabilità della struttura sanitaria e quantificare il danno.
L’intero iter può durare diversi mesi o anni, a seconda della complessità del caso, della disponibilità delle prove e della collaborazione dell’ospedale. Tuttavia, seguendo una strategia ben pianificata e documentata, è possibile tutelare i propri diritti e ottenere un ristoro economico per il danno subito.
In sintesi, la procedura per ottenere il risarcimento da un ospedale prevede:
- Richiesta della cartella clinica completa e ufficiale
- Consulenza medico-legale con valutazione del danno e nesso causale
- Redazione di una perizia preliminare a supporto della richiesta
- Affidamento a un avvocato specializzato in malasanità
- Invio di una richiesta risarcitoria formale alla struttura o all’assicurazione
- Tentativo di accordo stragiudiziale, se possibile
- Attivazione dell’ATP (accertamento tecnico preventivo) in tribunale
- Eventuale causa civile, se l’ospedale nega la responsabilità o non offre un risarcimento congruo
Ogni fase richiede attenzione, competenza e collaborazione tra medico legale, legale e paziente. Solo attraverso un’analisi approfondita e documentata sarà possibile dimostrare la responsabilità dell’ospedale e ottenere un risarcimento proporzionato al danno subito.
Quanto si può ottenere come risarcimento danni da un ospedale?
L’importo che si può ottenere come risarcimento danni da un ospedale varia in base a numerosi fattori, tra cui la gravità del danno subito, l’età del paziente, le conseguenze sulla vita personale e lavorativa, le spese sostenute e la qualità delle prove presentate. Non esiste una cifra fissa, perché ogni caso viene valutato individualmente attraverso criteri medico-legali e tabelle di riferimento elaborate dai tribunali, in particolare dal Tribunale di Milano, il cui sistema di calcolo è ampiamente adottato in tutta Italia per stimare il danno non patrimoniale.
Il risarcimento può comprendere diverse voci: il danno biologico, cioè la lesione fisica o psichica permanente alla salute; il danno temporaneo, legato al periodo di inabilità o sofferenza prima della stabilizzazione del quadro clinico; il danno morale, per la sofferenza soggettiva; il danno esistenziale, che riguarda l’impatto del danno sulla qualità della vita (perdita di autonomia, abbandono di hobby, difficoltà relazionali); e infine il danno patrimoniale, che copre le spese mediche sostenute, le perdite di reddito, i costi per l’assistenza o per adattamenti abitativi.
Per fare un esempio pratico: se una persona di 45 anni subisce un danno permanente del 20% a seguito di un errore chirurgico, il valore economico riconosciuto per ogni punto percentuale secondo le tabelle del Tribunale di Milano può aggirarsi intorno a €3.300 per punto, quindi il risarcimento per il solo danno biologico sarà di circa €66.000. Se il danno ha avuto un impatto molto pesante sulla vita del paziente, il giudice può applicare un coefficiente di personalizzazione, aumentando l’importo fino al 25-30%, per cui il totale potrà salire anche a €85.000.
A questo si aggiungono il danno temporaneo, calcolato su base giornaliera (circa €100 al giorno per inabilità totale), le spese mediche documentate (visite, farmaci, fisioterapia, ecc.), le spese future stimate (per assistenza o interventi correttivi), e l’eventuale perdita di reddito per impossibilità a lavorare. Se per esempio la persona è rimasta totalmente inattiva per 60 giorni (€6.000) e ha speso €5.000 in cure mediche, e ha perso un mese di stipendio (€2.500), il totale del risarcimento potrà arrivare a €98.500 o anche di più.
Nei casi più gravi, come danni neurologici permanenti, invalidità totali o decesso del paziente, i risarcimenti possono superare i €200.000 o €500.000, fino ad arrivare in alcuni casi a cifre superiori al milione di euro, soprattutto se vi sono anche familiari conviventi che subiscono un danno morale o se il paziente era giovane e con un’alta capacità reddituale futura.
Anche i familiari di un paziente deceduto o gravemente leso hanno diritto a un risarcimento, che viene valutato in base al grado di parentela, alla convivenza e al legame affettivo. Ad esempio, a un coniuge o figlio può spettare un importo compreso tra €100.000 e €300.000, mentre a un fratello o genitore tra €50.000 e €150.000, secondo le tabelle del Tribunale.
Naturalmente, l’effettiva entità del risarcimento dipende dalla qualità delle prove, dalla precisione della perizia medico-legale, dalla forza della consulenza legale e dalla disponibilità dell’ospedale o della compagnia assicurativa a riconoscere il danno. In sede stragiudiziale, si può trovare un accordo più rapido ma a volte con importi inferiori rispetto a una causa giudiziaria. Tuttavia, in caso di sentenza favorevole, il giudice può condannare l’ospedale a un risarcimento pieno comprensivo anche di interessi legali e rivalutazione monetaria.
In sintesi, quanto si può ottenere come risarcimento danni da un ospedale dipende da:
- Il grado di invalidità permanente (espresso in punti percentuali)
- L’età del paziente al momento del danno
- La durata e gravità dell’inabilità temporanea
- L’impatto sulla vita personale e lavorativa (danno esistenziale e perdita di reddito)
- Le spese mediche sostenute e future, documentate e giustificate
- La perdita di chance professionali o impossibilità a svolgere attività
- Il danno morale e quello subito dai familiari, se previsto
- La possibilità di applicare personalizzazioni in aumento, per specificità del caso
- La decisione del giudice o l’accordo stragiudiziale raggiunto
L’importo finale può andare da qualche migliaio di euro per danni lievi, fino a diverse centinaia di migliaia di euro o più per danni gravi, permanenti o mortali. Per questo motivo è essenziale farsi assistere da un medico legale e un avvocato esperti, in grado di documentare e valorizzare ogni voce del danno.
Cosa dice la legge italiana?
- Art. 1218 c.c. – Responsabilità contrattuale del debitore (ospedale)
- Art. 2043 c.c. – Danno ingiusto da fatto illecito
- Art. 1223 c.c. – Il risarcimento deve coprire la perdita subita e il mancato guadagno
- Legge Gelli-Bianco (n. 24/2017) – Obbligo di rispetto delle linee guida e trasparenza della struttura sanitaria
Chi paga il risarcimento: l’ospedale o l’assicurazione?
Tutti gli ospedali pubblici e privati sono coperti da polizze assicurative per la responsabilità civile sanitaria. In caso di condanna o accordo, l’assicurazione risarcisce il danno. Se non assicurata, risponde direttamente la struttura sanitaria.
Le competenze degli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità contro ospedali
Affrontare un ospedale sul piano legale richiede competenze specifiche, rigore tecnico e una strategia precisa. Le strutture sono tutelate da assicurazioni e avvocati esperti: il paziente non può permettersi di improvvisare.
Gli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità:
- Analizzano tutta la documentazione sanitaria con rigore legale e medico
- Collaborano con medici legali, chirurghi forensi, specialisti per ogni branca
- Ricostruiscono il nesso causale tra l’errore ospedaliero e il danno
- Calcolano in modo preciso il risarcimento dovuto
- Conducono mediazioni, trattative e cause civili con metodo e fermezza
Ogni fase è affrontata con professionalità. Ogni danno è documentato. Ogni diritto è difeso.
In particolare:
- Tutela in caso di danni permanenti post-operatori, infezioni, omissioni gravi
- Richiesta risarcimento per morte evitabile, invalidità, lesioni neurologiche
- Difesa dei familiari per perdita del rapporto parentale
- Calcolo dettagliato di danno biologico, morale, esistenziale e patrimoniale
Ottenere un risarcimento da un ospedale è un percorso tecnico, legale e umano. Ma quando il paziente ha ragione, la legge è dalla sua parte.
Affidarsi agli Avvocati di Risarcimenti Danni Malasanità significa:
- Avere accanto una squadra di professionisti specializzati
- Affrontare l’ospedale con gli strumenti giusti
- Ottenere giustizia, non solo una somma di denaro
Qui di seguito tutti i riferimenti del nostro Studio Legale specializzato in risarcimento danni da errori medici: